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Autore: Momos    24/10/2012    1 recensioni
-Ciao- qualcuno le disse. Si voltò velocemente e vide un uomo che correva al suo fianco.
-Ciao- rispose lei continuando a correre. Non si era accorta di lui.
-Piacere, Shannon- le disse. Si voltò e si mise ad osservarlo attentamente. Stentava a credere ai suoi occhi. Non doveva farsi vedere agitata, tantomeno euforica. Così smise di guardarlo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sperava di impiegarci il maggior tempo possibile per arrivare, non riusciva a trovare lo stesso coraggio che quella mattina presto l’aveva spinta a tornare lì. Dopo poco era già arrivata. Sentiva la voce di Sofia urlarle nella testa “Questo destino va aiutato, Voglio che mi chiami e mi dici che hai il suo numero”. Iniziò a girare per il quartiere, il rumore della moto sovrastava tutti gli altri e la aiutava a coprire i suoi pensieri. Continuava a passare di fronte a quella casa ma l’unica cosa che vedeva era un’immensa costruzione bianca con enormi finestre. Nessuno che camminava lì dentro, nessun suono che proveniva da lì. Il suo stomaco iniziava a brontolare così abbandonò l’idea di trovarlo in casa e cercò una pizzeria. Ne trovò una poco distante da lì, non c’era molta gente quindi facilmente si mise seduta dopo aver preso un trancio di pizza rossa e una coca cola. Sentì il cellulare vibrarle nella tasca, lo afferrò e vide che sul display lampeggiava il nome “Jenny”
-Ciao Mamma- rispose in italiano la ragazza.
-Ciao! Come stai?- le chiese lei, il suo italiano era ancora macchiato da un accento americano anche se ormai era una vita che viveva in Italia.
-Tutto bene, sto mangiando-
-Ah si, dimenticavo che li è giorno- rise lei. –quado torni?- chiese
-se le cose vanno così…credo mai- le disse tranquillamente.
-Ma noi vogliamo vederti! Chissà come sei diventata- sentì il papà dire
-Non aspettarti la Chiara di prima, anzi, scordatela proprio! Sono libera di essere me stessa. Di nuovo ho due piercing al labbro, non porto più gli occhiali e ho fatto un po’ di tatuaggi. Tutto questo perché non mi avete lasciata libera di tingermi a 16 anni, , mi avete repressa e ora mi sto sfogando. Tutto quello che ho in mente lo faccio- rispose a suo padre più che alla mamma. Era sempre stato lui ha bloccare le sue idee e i suoi sogni, soprattutto dopo l’incidente.
-Non voglio che mi rispondi così- urlò lui
-E io non voglio che rompi ancora. Ora sono in America e vivo felice. Ciao Mamma ci sentiamo con calma e papà, spero di non sentirti mai più- e riagganciò. Morse l’ultimo pezzo e se ne andò.
Tornò alla spiaggia, amava quel posto era il primo in cui era stata con Sofia il giorno del loro arrivo, era l’unico pezzo di spiaggia in cui nessuno si fermava mai, in tutti quegli anni ci aveva visto quattro famiglie prendere il sole lì. Respirò a pieni polmoni e vide in lontananza quella figura ormai familiare, era di spalle ma non aveva dubbi, era lui. Corse verso di lui
-Sapevo di trovarti qui- senza accorgersene si ritrovò a stringere Shannon in un forte abbraccio, sdraiandolo sulla sabbia.
-Cos’è tutto questo affetto?! Ieri non potevo neanche farti due domandine- rise lui accarezzandole la schiena. Si ritirarono entrambi su e sorrisero.
-Cosa ci fai qui?- chiese la ragazza sedendosi di nuovo sulla sabbia
-Ti aspettavo- rispose schietto lui. Lei arrossì e nascose il viso fra le mani.
-Davvero?!- chiese timidamente. In quel momento il telefono squillò ancora. “Mamma”
-Mà cosa vuoi ancora?- rispose di nuovo in Italiano
-Sono papà. Volevo dirti se torni-
-Ancora? Ti ho detto di no! Ormai, vivo e sono felice, qui! Non ho intenzione di tornare a casa e diventare di nuovo la bambina di quattro anni che sono per te- urlò lei.
-Ma se ti capita di nuovo qualcosa con la moto? Chi ti starà vicino!?-
-Ho Sofia qui, mi basta lei. Ora scusami ma ho da fare- e attaccò.
Sapeva di aver sbagliato a rispondere in pizzeria, doveva rifiutare la chiamata, come al solito.
-Non vorrei essere indiscreto ma..cosa...cosa succede?- chiese lui –non ho capito niente della conversazione ma stavi urlando, quindi non era una cosa felice- continuò.
-Niente, erano i miei genitori- rispose riponendo il cellulare in tasca
-Sono ancora in Italia?- chiese lui giocando con la sabbia
-Si e spero ci rimangano- lui corrugò la fronte, non capiva, era logico non conosceva la storia.
-Non ci vai molto d’accordo allora. Mi dispiace, per quanto possa servire dirlo- Chiara fece spallucce
-A me non dispiace, se lo sono cercati loro il mio allontanamento. Mi opprimevano, non potevo fare niente, niente tinte ai capelli, niente piercing, niente moto, niente di niente così a 19 anni appena finita scuola me ne sono andata insieme alla mia amica Sofia e ora faccio ciò che voglio con il mio corpo. Ho tinto i capelli, ho fatto i piercing, i tatuaggi, sto sto facendo di tutto per far avverare i miei sogni, insomma sono felice!- rise di nuovo –scusa, so che non ti interessa-
-Tranquilla, ieri mi sono sfogato io oggi tu- rise lui. –perché non ti facevano andare in moto?- chiese ancora lui. A fatica Chiara tirò su il pantalone mostrando la gamba. Nel lato esterno c’erano due fori perpendicolari.
-Ho fatto un incidente quando aveva 17 anni, mentre facevo una corsa e ora ho una specie di tutore impiantato nella gamba. Da quanto dicono i medici è l’unico modo per camminare bene- Shannon aveva gli occhi fissi su quei due fori poi avvicinò la mano e li sfiorò delicatamente.
-Fa male?- le chiese dolcemente.
-No, non più. Quel giorno non sentivo più la gamba era come se fosse.. morta. Poi dopo l’intervento mi sentivo una specie di automa e ci ridevo su, questo ferro in fondo mi fa camminare ma quando i ragazzi vedevano questi fori rimanevano impressionati e si allontanavano da me. Diciamo che se non avessi il fisico esile ma fossi rimasta un po’ sovrappeso come ero un tempo e con questi due buchi sarei l’emarginata, asociale, depressa, priva di autostima Chiara- rispose lei. Lui rise a quell’elenco di aggettivi.
-Non capisco perché non vogliano farti correre, se è il tuo sogno dovrebbero aiutarti a portarlo avanti! Capisco lo spavento ma ora va tutto bene, perché continuare a dire no?- chiese lui.
-I miei genitori sono molto apprensivi, direi quasi oppressivi nei miei confronti- rispose ridendo. –Ma ora sono felice qui, corro e mi alleno senza problemi-
-So che un giorno riuscirai a raggiungere traguardi importanti- le disse avvolgendole le spalle con un braccio. La ragazza appoggiò la testa alla sua spalla sorridendo
-Lo spero tanto- rispose poi quasi in un sussurro.
 
 
 
-Film preferito?- avevano iniziato a farsi domande random a vicenda
-Harry Potter, è la mia saga preferita! Ho anche un tatuaggio dedicato alla storia! Non prendermi per bambina ma davvero ci sono cresciuta- rispose. Lui rise e scosse la testa. –Il tuo?- chiese lei
-Mi piace molto il signore degli anelli- rispose. La ragazza sbarrò gli occhi
-Allora tu sei il nemico!- rise lei allontanandosi.
-Ebbene si. Io sono il nemico di Harry Potter- rise lui tirandola dal braccio per farla riavvicinare.
-Fammi vedere tutti i tatuaggi che hai- le disse lui
-Ma questa non è una domanda- protestò lei incrociando le braccia
-Posso vedere tutti i tatuaggi che hai?- le chiese dolcemente Shannon –e poi io sono più grande quindi comando io- rispose lui incrociando le braccia per imitarla.
-Ho la scritta Bubbles qui nell’incavo fra la spalla il collo e Sofia, la mia amica, ce lo ha uguale, è il nostro soprannome lo abbiamo fatto appena siamo arrivate qui. Poi ho la frase “after all this time?” “always” qui all’interno del avambraccio destro e questo è dedicato a Harry Potter. Poi Mythra qui all’interno del polso. La vostra simbologia, dietro al collo proprio sulla colonna vertebrale e la scritta “Come as you are” al lato del torace. E poi, il mio preferito, all’interno del avambraccio sinistro, un albero quasi del tutto spoglio circondato dalle sue foglie secche e alcune di loro vengono trasportate dal vento formando la vostra simbologia- gli illustrò la ragazza molto meticolosamente. Lui sbarrò gli occhi
-Bè, ora devi spiegarmeli tutti!- rise aspettando che iniziasse.
-Allora, Bubbles è in onore alla nostra amicizia, con Sofia. Abbiamo iniziato a ripeterlo la notte del VyRT, Jared non smetteva di dirlo quella notte!-rise lei ricordando quel periodo -La frase di Harry Potter, beh ho scelto quella perché è quella cruciale del film, ti fa vedere tutti sotto un'altra luce e poi amo Alan, l’attore che interpreta Severus Piton nel film. Poi Myhtra, la fenice, il simbolo della libertà. La simbologia che rappresenta di nuovo voi, la mia salvezza e la mia felicità. Come as you are. Bè, la frase si commenta da sola, Kurt Cobain credo sia uno dei miei pochi “idoli” scriveva dei testi che, anche se li conosco tutti a memoria, ogni volta che li rileggo mi fanno sempre salire un brivido, sono poesie. E poi, per ultimo, ma non per importanza, l’albero. Qui la cosa si complica un po’. L’albero che appassisce rappresenta me stessa, quanto io mi stessi lasciando andare finché poi non siete arrivati voi, rappresentati dal vento. Mi avete fatta tornare felice e che mi avete aiutata a tirarmi su- raccontò Chiara sfiorando il tatuaggio con un sorriso sulle labbra.
-È davvero..meraviglioso. Non so cosa..davvero, è bellissimo- disse sfiorandolo piano. Poi scosse la testa, come per allontanare un pensiero.
-chissà i tuoi cosa pensano del fatto che Kurt Cobain sia un dei tuoi idoli. Di solito la gente fa dei commenti su di lui che neanche mio fratello riesce a sopportare- rispose lui continuando ad osservarla
-Bè, diciamo che loro non ci hanno fatto molto caso, credevano che fossi io la drogata e che Kurt mi avesse solo incentivata a farlo- fece spallucce.
-Componente preferito dei 30 seconds to mars?- chiese curioso
-Ma toccava a me! Sei un barone!- rise lei dandogli una piccola spinta sulla spalla.
-Te lo ripeto, io sono più grande, comando io- rispose alzando un sopracciglio. Chiara rise e scosse la testa
-Assolutamente e ovviamente...tu- rispose lei cercando lo sguardo del ragazzo forse per la prima volta.
-Ah si? Molto interessante- disse lui annuendo.
-Puoi toglierti gli occhiali da sole? Capisco che ti senti molto divo con quelli addosso ma non riesco a vedere i tuoi occhi con quelle lenti scure- gli chiese. Voleva perdersi nei suoi occhi ma era praticamente impossibile, quegli occhiali erano una muraglia impenetrabile.
-Perché?- chiese lui un attimo prima di sfilarsi gli occhiali e appenderli alla maglietta.
-Mi piacciono i tuoi occhi- rispose lei arrossendo.
-E a me piacciono i tuoi- rispose lui osservandola da vicino. –sono particolari, non sono di un colore definito. Intorno all’iride sono azzurri poi però diventano verdi- disse avvicinandosi al suo viso per guardarla negli occhi, diminuendo la distanza fra loro.
“Attenta, questa distanza non va bene! Cerca di non muoverti, resta ferma, se ti muovi è fatta.” si ripeteva nella testa. Shannon scosse di nuovo la testa e si allontanò. Chiara deglutì e abbracciò le sue gambe nascondendo la testa sulle ginocchia. Per un attimo avrebbe voluto sporgersi in avanti, per assaporare quelle labbra tanto desiderate ma non lo aveva fatto. E il rimorso iniziava a impadronirsi di lei.
Shannon con un braccio le avvolse le spalle e iniziò a compiere movimenti circolari con le dita poggiate sul suo braccio.
-Sei davvero uno scricciolo, riesco ad avvolgerti con un braccio solo! Non capisco ancora come tu riesca a tener su una moto così pesante, hai le ossa minuscole!- rise lui stringendola un po’.
-Forse sei tu che sei troppo muscoloso- rise finalmente lei
-Potrei essere la tua custodia sai?!- rise lui –se fossimo delle matrioske saresti la più piccola- continuò lui
-Non sono così piccola- rise lei facendo finta di mettere il broncio.
-Oh si che lo sei!- continuò lui. Ridendo sbilanciò il peso all’indietro facendoli cadere con le spalle a terra. Continuarono a ride anche in quella posizione, non c’era un vero motivo per il quale quelle semplici battute avevano scatenato delle risate così forti. Dopo qualche minuto si rialzarono e le domande continuarono fra risate e spintarelle. 
   
 
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