2. ~Supremazia persuasiva.
E
la chiamata era arrivata, puntuale come la bolletta della luce.
Vedendo
il suo nome lampeggiare minaccioso sul display del cellulare, Kevin
esitò un istante prima rispondere e si appellò
ipocritamente a
qualche santo in cui non credeva, nella speranza che lo aiutasse a
uscire indenne da quella che si prospettava essere la Litigata del
Secolo. Mai come allora il tema che aveva associato al suo numero, il
maestoso quarto movimento della sinfonia n.9 di Dvořák, gli
era
parso più appropriato.
-
Tu-sei-da-prolasso.
Giust'appunto,
si iniziava nel migliore dei modi.
-
Evviva, ciao anche a te, eh – Borbottò lui,
incassando la cortese
definizione con disinvoltura e aggiungendo subito dopo – E se
ne
parlassimo a quattr'occhi, così potresti sbranarmi meglio?
Qualunque
cosa pur di rimandare la discussione, foss'anche soltanto di
mezz'ora.
-
Kevin, sono seria. Quello che hai fatto è grave, Ben ci
è rimasto
malissimo. E anche io sono molto delusa.
Sì,
beh. Se gli avesse piantato direttamente uno stiletto nel cuore forse
gli avrebbe fatto meno male, tuttavia riuscì a rispondere,
ingoiando
il rospo: - Mi dispiace, ok? Non è la fine del mondo, ma
soprattutto
non l'ho fatto apposta! Troverà un altro lavoro, anzi, se
vuole gli
darò una mano io.
-
Kevin – Ripeté lei, sbuffando – Proprio
non capisci? L'hai fatto
silurare a tre giorni da San Valentino.
Lui
cascò dalle nuvole.
-
E allora?
Dall'altra
parte si udì un profondo sospiro di costernazione che gli
fece un
po' girare le scatole.
-
E allora lavorava lì per racimolare dei soldi e fare un
regalo a
Julie. Un regalo importante, che simboleggiasse tutto quello che
prova per lei. Probabilmente un anello, non so. Almeno fin qui ci
arrivi?
Ecchediamine!
Quanto gliela menava, si era trattato solo di uno stupido incidente!
Non era colpa sua se aveva le gambe lunghe e quel tavolinetto
ridicolo era talmente minuscolo da averlo costretto ad allungare un
piede all'esterno, per essere più comodo. Che c'entrava lui
se, per
una sciagurata coincidenza, un giulivo Ben fischiettante e
vassoio-munito era passato di lì proprio in quel momento,
inciampandovi sopra e rovesciando le portate addosso a se stesso e a
tre clienti spocchiosi? Senza contare che quel nano feroce ci avrebbe
fatto più bella figura a risparmiare al resto dei presenti
l'esecrabile massacro verbale avutosi quando gli si era avventato
contro, inveendo epiteti da far rivoltare Gesù Cristo nella
tomba.
-
Epiteti a cui tu ovviamente avevi il dovere morale di rispondere,
vero? - Rimarcò Gwen, contrariata. - Sia mai che tu possa
chiedere
scusa e basta, per una volta.
-
Mi sono già scusato, quante volte lo dovrò
ripetere prima di
ottenere la redenzione? - Replicò l'altro a denti stretti,
infastidito
dal suo tono castrante.
-
Avrò qualche problema di udito, perché mi
sembra che tu non abbia
mai pronunciato niente di simile.
-
Ti ho detto che mi dispiaceva due secondi fa! Più che
d'udito, mi sa
che hai un problema con la memoria a breve termine.
-
Non sono io la persona a cui devi porgere le tue scuse -
Ribatté
lei, lasciandosi scivolare addosso la frecciatina.
-
Massì, parlerò con Ben, prima o poi –
Mugugnò lui vago,
masticando le parole. – Te l'ho mai detto che sei assillante?
-
E chi lo sa. Dopotutto, ho un problema con la memoria a breve
termine, no?
-
...Gwen?
Nessuna
risposta.
-
Te la sei presa?
-
...No. Ma mi devi promettere che sistemerai le cose con Ben.
Ebbe
bisogno di prendersi qualche istante di raccoglimento prima di
alitare, rassegnato come un condannato a morte: -
...Lo prometto. Basta che tu non mi faccia la sostenuta da qui
all'eternità.
-
Bene, siamo d'accordo.
Tutto
sommato se l'era cavata con poco, constatò lui sollevato.
Una
volta sola. Bastava pronunciare quell'odiosa parolina una volta
soltanto al cospetto di Ben.
In
fondo non era poi una cosa così
tragica.
-
Ah, Kevin...?
-
Sì? - Il peggio era passato, almeno a giudicare dal trillo
gioioso e
rilassato con cui l'aveva richiamato. Si lasciò sfuggire un
mezzo
sorriso, che gli morì sulle labbra quando la
sentì cinguettare:
-
Dico a Ben che ci pensi tu a prestargli i soldi che gli mancano per
comprare il regalo a Julie, ok?
Ebbe appena il tempo di esplodere in un - Che cosa? Oh, ma andiamo! - che già Gwen aveva riagganciato, sottraendosi per un pelo a un'abominevole sequenza di bestemmie passabili di censura.
✪✪✪✪
Se
non conoscete (blasfemi!) il quarto movimento della sinfonia n.9 di
Dvořák, colmate immediatamente la vostra vergognosa lacuna andando ad
ascoltarlo QUI.
E sarete perdonati. Fra
parentesi, immagino musicisti e direttore d'orchestra travolti da un
orgasmo collettivo mentre suonano l'epica sinfonia, ahah.
Comunque
sia, devo ringraziare Raven Cullen se ho aggiornato
questa
fanfiction che, caduta nell'oblio ormai da diversi anni, rischiava di
restare a prender polvere in eterno nella cartella delle incompiute.
È passato molto tempo da quando l'ho iniziata e ho dovuto
riprendere
in mano il filo logico della narrazione, spero di non aver fatto
pasticci (stento a ricordare dove volessi andare a parare, LOL, ma
tuttavia rammento benissimo che si trattava di una cosina buttata
giù
senza impegno, con una trama priva di intrecci avvincenti o
accadimenti memorabili. E conoscendomi come potrebbe essere
diversamente XD)
Può darsi che
il prossimo capitolo sia quello conclusivo, se mai
riuscirò a
trovare la giusta ispirazione per scriverlo :)