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Autore: eos75    08/05/2007    5 recensioni
Ricordi di scuola tornano prepotenti nella vita dell' SGGK, portando un con loro malinconia e una dolce sensazione, come se niente sia ancora perduto per quel cuore chiuso a doppia mandata che si ritrova nel petto. Troverà la donna in possesso della chiave giusta per aprirlo? Forse lo aiuterà un vecchio libro...
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di cominciare, una piccola premessa: questa ff è dedicata ad Ada, che in periodo piuttosto nero, mi ha spinta e convinta a continuare a scrivere, dandomi le sacrosante botte in testa che mi meritavo... Ed essendo dedicata a lei, fan di CT e del Signore degli Anelli, vi troverete degli accenni ed un passaggio tratto da quel lavoro assolutamente fantastico di J.R.R. Tolkjen.
Grazie ^^.
Ma devo ringraziare anche Chiara, Miki e Domenico, che ci sono sempre quando c'è bisogno. E' anche grazie a loro se sono qui a pubblicare.
Buona lettura!
Eos


Era sdraiato sull’erba, nel prato antistante i campi da calcio della scuola, i libri abbandonati accanto a se ed il fedele cappellino rosso abbassato sul viso. Ripensava a Parigi, alla vittoria, a quello che avrebbe significato per quel che riguardava il suo futuro in squadra ad Amburgo.
Tutto ad un tratto il filo dei suoi pensieri venne interrotto. Qualcosa aveva coperto i raggi del sole, facendogli ombra.
“Ciao.”
Sollevò la tesa del cappello con un dito. Davanti a lui una ragazzina dai capelli lunghi, castani, raccolti in una treccia, il viso seminascosto dall’enorme montatura degli occhiali.
“Ciao.”  le rispose.
Un sorriso timido le illuminò il viso.
“Tieni.”  disse, porgendogli un quaderno giallo.
Il ragazzo si tirò a sedere appoggiandosi su un gomito ed allungò una mano per prenderlo, con espressione interrogativa.
“Appunti di storia e letteratura… I temi che ci hanno assegnato per quest’estate sono impossibili da svolgere senza le spiegazioni del prof. Dovresti leggerti daccapo tutti i testi non obbligatori… E dopo il Torneo di Parigi e con gli allenamenti che ti aspettano non credo ce la faresti…”
Effettivamente era vero… Venendo dalle scuole giapponesi, tutta la parte di storia  e letteratura europee gli mancavano. Nelle altre materie non aveva avuto alcun problema ma le umanistiche lo avevano costretto a perdere un anno…
“Beh… grazie.”
“Figurati…”  ancora quel sorriso, mentre ritraeva velocemente la mano –“Sono io che ti devo ancora ringraziare… se non fosse stato per te i miei libri sarebbero finiti nel canale!”
Il giovane fece spallucce  “Michael e Lukas avevano bisogno che qualcuno desse loro una lezione di educazione...”
“Comunque, grazie ancora!”
In quell’istante l’orologio della scuola suonò le quattro.
“Accidenti! Farò tardi agli allenamenti! Ciao!” e così dicendo gli voltò le spalle, correndo via con la treccia che le batteva sulla schiena.
“Te li restituisco al più presto!”  le gridò dietro.
Lei si voltò, continuando a camminare veloce all’indietro  “Non importa! Quelli sono per te! Io ne ho una copia! Ciao!”  e così dicendo lo salutò alzando una mano, per poi voltarsi e ricominciare a correre.
“Ciao…”  la tesa del cappello tornò a coprire gli occhi, solo un lieve sorriso piegò le labbra del ragazzo, che si sdraiò nuovamente sul prato, riprendendo il filo dei propri pensieri.






Odiava le conferenze stampa. La partita era finita, avevano vinto, non c’era bisogno di dire altro, no?
Vero che il campionato era praticamente terminato e che loro avevano già la vittoria in tasca, vero che i Mondiali di Germania erano alle porte, ma non riteneva necessario tutto quel can can. Si ritrovò accanto il biondo capitano, che gli rivolse un sorriso di comprensione mentre un lampo divertito passava negli occhi di ghiaccio.
“Ok”  pensò sospirando tra sè “Prepariamoci alla battaglia…”
Cominciarono: le solite domande al Kaiser e all’allenatore, le solite battute sul fatto che era incredibile che un giocatore come lui provenisse da un Paese che, notoriamente, non aveva storia nel calcio… Tutte le volte la stessa solfa!
Ad un tratto, una voce femminile si fece sentire sopra le altre. Una bella donna, chiaramente orientale, mora, i capelli appena sopra le spalle, lo sguardo castano vivace e brillante.
“Signor Wakabayashi, quali sono le intenzioni della Nazionale giapponese riguardo ai prossimi Mondiali?”
Un sorrisetto divertito si disegnò sulle labbra di colui il quale veniva soprannominato SGGK... Conosceva molto bene quella giornalista!
“Sa benissimo cosa ne pensiamo, signora Nakazawa… Abbiamo tutta l’intenzione di farci onore!”
“Cosa pensa dei suoi compagni che non giocano in Europa? Crede che il dislivello tra i giocatori, dal punto di vista tecnico, vi metterà in difficoltà?”
“Ritengo che la preparazione dei miei colleghi che giocano in Asia non abbia nulla da invidiare alla nostra. Semplicemente, non giocando spesso insieme, la Federazione Giapponese, come lei ben sa, ha deciso di anticipare il più possibile il ritiro della squadra, in modo da creare un’intesa perfetta tra gli atleti….”
“Lei cosa ne dice, Schneider?” chiese un altro.
La giovane giapponese non distolse lo sguardo da quello del portiere, il quale lo sostenne con espressione sprezzante.
Al termine della conferenza…
“Nakazawa! Ti diverte tanto provocarmi?!” stava guardando la giornalista a braccia conserte, il solito sorrisetto ironico.
“Piantala, Wakabayashi! Ammettilo che sono stata l’unica là dentro a farti una domanda intelligente!” –gli era di fronte, le mani piantate ai fianchi, lo sguardo diretto in quello di lui.
Sul viso dell’SGGK si dipinse un’espressione divertita  “Come diavolo fa Tsubasa a sopportarti?”
“Perché non mi chiedi, piuttosto, come faccio io a sopportarlo?!”
“Sempre la solita Anego…”
Negli occhi di lei un lampo divertito  “Non cambi mai, Wakabayashi!”
“Anego?”  Schneider era apparso alle spalle del portiere.
“Capo…” tradusse questi, sorridendo.
“Azzeccato, direi!”  convenne il capitano, appoggiandosi con una mano alla spalla del compagno. Insieme fissarono la giovane con sguardo divertito.
“Ma sentili! Che razza di cavalieri, siete! Non dimostrate minimamente di essere felici di vedere una vecchia amica!”  li scrutò ad occhi stretti, le braccia conserte ed un piede che batteva nervoso sul pavimento.
“Ma dai, Nakazawa, scherziamo! Certo che siamo contenti di vederti! Anzi, stavo giusto per proporti una cena tra amici!”
“Posso unirmi a voi?” chiese una voce morbida alle loro spalle. I due campioni si voltarono, trovandosi di fronte ad una bellezza statuaria. Alta, corpo a dir poco perfetto fasciato squisitamente da un elegante tailleur verde scuro. Il viso leggermente ovale, abbronzato ma non troppo, sul quale spiccavano labbra carnose ed occhi azzurri truccati con sapienza, era incorniciato da lunghi capelli rosso fuoco raccolti in una semplice coda bassa. La gonna sopra il ginocchio lasciava scoperte un paio di gambe davvero mozzafiato.
“Wakabayashi, Schneider, vi presento il mio capo: Angela Weiss,nuova direttrice responsabile di Sport & Sport qui in Germania.”
“E’ un onore conoscere finalmente di persona il capitano della nostra Nazionale!”  disse la donna tendendo la mano al Kaiser, il quale fu sorpreso della stretta decisa.
“Il piacere è solo mio, freuilain. Le presento il miglior portiere della Bundesliga…”
“Genzo Wakabayashi! Il grande SGGK! Molto onorata!”  e così dicendo tese la mano al portiere.
Il quale la strinse con  espressione alquanto dubbiosa. Una donna direttrice di una rivista sportiva così importante? Di donne che ne capivano veramente di sport ne conosceva pochissime, anzi, forse una soltanto: Sanae Nakazawa!
La giornalista afferrò al volo il significato dell’espressione del vecchio amico  “Sai, Wakabayashi, Angela è stata due  volte campionessa nazionale di pattinaggio, ed ha sempre adorato anche il calcio! Direi che se ne intende quanto e più di me!”
“Allora, saremo ben lieti di avere freuliain Weiss a tavola con noi stasera!”  sorrise acido, mentre un lampo divertito passava negli occhi neri. Per conquistare la sua fiducia, la bella direttrice avrebbe dovuto faticare non poco!
Si dovette presto ricredere: Angela Weiss era davvero un’esperta di calcio. Conosceva atleti, allenatori, risultati, squadre. Commentava con cognizione di causa partite ed azioni, ascoltando con interesse le dissertazioni dei due campioni.
La serata scorse piacevole.
L’SGGK si offrì di riportare in albergo l’amica, mentre il suo capitano e l’affascinante direttrice tornavano alle rispettive dimore.
“Non male, Angela, vero?”  lo stava guardando di sottecchi, per vedere la sua reazione.
“Non male.”  nessuna emozione scompose il volto del giovane.
“Wakabayashi, piantala! Angela è stupenda! Non solo è una gran bella donna, è anche un’esperta di calcio e sport in generale e…”
“E?”
La morettina sospirò  “E’ tua ammiratrice da sempre!”
“E allora?”
“Accidenti! Sei insopportabile!”  e così dicendo incrociò le braccia, rintanandosi nel sedile.
Un sospiro uscì dalle labbra del portiere  “Ok, Nakazawa, ok! E’ una bella donna e ama il calcio. E allora? E’ una mia ammiratrice… onorato! E poi?”
“Pensavo potesse interessarti! Visto che sei solo già da tempo…”
Era vero. In realtà il bel portiere aveva una fila lunghissima di ammiratrici, che avrebbero dato l’anima anche solo per un’ora con lui. Egli, da canto suo, non che le disprezzasse (certo, qualche storia c’era stata, ma nulla di importante) semplicemente nessuna l’aveva mai coinvolto in maniera seria.
In fondo, non gli interessava. La sua vita era il calcio, la sua famiglia, i compagni di squadra, aveva altro a cui pensare. L’amore non era una delle sue priorità.
Lasciò la ragazza davanti all’albergo. Appena prima di scendere, lei si voltò, guardandolo negli occhi con aria preoccupata  “Non puoi passare tutta la vita così…”
Le sorrise. Non sarcastico né ironico come al solito. Riconoscente.
“Non ti preoccupare, Nakazawa, me la so cavare…”
Per tutta risposta ricevette un bacio sulla guancia.
Tornò nella sua grande villa appena fuori Monaco.
Nakazawa, in fondo, non aveva tutti i torti. Era solo da parecchio tempo. Non che la cosa gli pesasse, ma cominciava a sentire il bisogno di una presenza che riempisse quella grande casa. Sospirò tra se mentre scorreva mentalmente i volti delle poche donne con le quali poteva dire di aver avuto un rapporto serio. Alla fine nessuna era risultata la donna della sua vita, nessuna aveva lasciato tracce importanti nella sua esistenza. Nessuna gli aveva mai fatto battere realmente il cuore. Si ritrovò ad invidiare un poco Tsubasa e Sanae… La loro storia aveva avuto un inizio tormentato, ma si era risolta nel migliore dei modi. Erano felicemente sposati, avevano un figlio stupendo e, tra un ritiro ed un altro, stavano pensando di metterne in cantiere un altro…
Richiuse la pesante porta alle sue spalle. L’atrio era buio, filtrava solo la luce dalle grandi finestre della sala. Avrebbe desiderato, si, una donna che l’accogliesse a casa, con la quale condividere gioie e sconfitte. Una donna da amare.
Chiuse gli occhi e, sospirando, scosse il capo. Aveva altro a cui pensare! I Mondiali si avvicinavano e Karl sarebbe stato il suo avversario più temibile.
Si riscosse e la solita espressione imperscrutabile ricoprì il volto mentre saliva agilmente le scale.

   
 
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