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Autore: Viresel    27/10/2012    2 recensioni
Al liceo di Fantasy City arrivano nuovi professori e nuovi allievi, che cambieranno radicalmente le vite di un bel pò degli abitanti della città.
Personaggi tratti da FF: IV, V, VI, VII, VIII, IX, X; Kingdom Hearts I e II. Coppie etero, lesbiche e gay. Non fatevi spaventare dalle avvertenze, giuro che non è una storia porno XD
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai, Crack Pairing
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Incest, Triangolo
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Capitolo 1

 

Per una famiglia grande ci vuole una macchina grande, o almeno così pensava Auron Crimson, 43 anni, professione insegnante, con tre figli adottivi.

 

Il più grande, Sephiroth, aveva intrapreso la sua stessa carriera, ed ora si ritrovavano a lavorare nello stesso istituto. Gli altri due figli invece, Zexion e Riku, erano ancora studenti, ed era stato facile per lui sistemarli nella stessa scuola in cui lavorava. Sperava solo di non ritrovarseli di fronte in classe un giorno o l'altro.

 

"Bene ragazzi, oggi iniziamo ufficialmente la nostra vita a Fantasy City. Come vi sembra?"

 

Ovviamente il primo a rispondere su Sephiroth "Interessante." Gli altri due, invece, stettero zitti.

 

"Spero davvero che riusciate a farvi degli amici qui. So che vi manca la vecchia scuola, ma non potevamo trasferirci solo io e Seph e lasciarvi da soli..."

 

"Potevi lasciarci da zia Paine." Obiettò Zexion. Auron Sospirò.

 

"Sai bene che zia Paine non è in grado di badare a tre persone contemporaneamente..."

 

Zexion incrociò le braccia sul petto e non rispose. Dopo qualche minuto arrivarono nel parcheggio della scuola, riservato ai soli docenti.

 

"Eccoci arrivati, scendete e prendete gli zaini, Seph vi accompagnerà in classe: ieri è venuto a fare un...giro turistico, diciamo così." Auron tirò il freno a mano e slacciò la cintura, mentre Riku schizzava fuori dalla macchina. "Riku, mi raccomando."

 

"Cosa papà?" rispose il figlio, guardandolo da sopra il finestrino abbassato del passeggero, con i suoi occhi verdi pieni di voglia di vivere, scoprire, fare.

 

"Non far uscire di testa nessun compagno e nessun insegnante, d'accordo?"

 

Sotto lo sguardo severo del padre, Riku abbassò lo sguardo. "Va bene, va bene, per questa settimana non farò nulla di male, contento?"

 

Auron sospirò. "Preferirei lo facessi sempre, ma una settimana è già un inizio." Sorrise. "Dai, ora andate, o farete tardi." Scendendo dalla macchina assaporò la freschezza dell'aria mattutina. Erano abituati a ben altro clima, ma anche questo non gli dispiaceva molto.

 

"Ah, professor Crimson!" una voce femminile alle sue spalle lo fece voltare, e si trovò davanti una giovane ragazza bionda in un tailleur rosa antico, con i capelli raccolti sulla testa e un paio di occhiali, che la faceva sembrare indubbiamente una maestrina.

 

"Buongiorno." la salutò.

 

"Buongiorno a lei." la ragazza fece in piccolo inchino con la testa. "Io sono Quistis Trepe, una delle insegnanti di suo figlio Zexion, piacere di conoscerla." Gli porse la mano con un sorriso radioso stampato in volto. Difficile da dire se fosse vero o solo di circostanza, ma le strinse comunque la mano.

 

"Il piacere è tutto mio." le sorrise di rimando.

 

Aggiustandosi gli occhiali sul naso, la ragazza diede un'occhiata alla cartellina che teneva in mano. "Bene, questa mattina ha lezione nella classe 5 sezione A. Immagino che abbia portato il materiale didattico, vero?" Quistis alzò gli occhi su di lui, aspettando la sua risposta.

 

"Sì, ho tutto dietro." disse, annuendo.

 

"Perfetto, allora mi segua, prego."

 

Auron aprì il bagagliaio della macchina, tirò fuori un paio di libri e una cartellina, e richiuse. Si avvicinò a Quistis, che lo stava aspettando sulla porta d'ingresso, neanche un pelo fuori posto.

 

Come siamo diversi.

 

La ragazza lo portò a destinazione senza fare commenti. Arrivati davanti alla porta della classe a cui avrebbe fatto lezione, si girò verso di lui "Ecco, questa è la sua classe per stamattina. Se ha bisogno, per qualsiasi cosa mi trova nell'aula professori di questo piano, fino all'ora di pranzo. È la stanza in fondo a quel corridoio, a destra." disse, indicando con la mano alla sua sinistra. "Buona lezione professore." Quistis sorrise e fece di nuovo quel piccolo inchino con la testa.

 

"Grazie, e a lei buona mattinata!" lui, di nuovo, sorrise di rimando. La ragazza si allontanò con passo deciso, quasi marziale, e Auron non poté fare a meno di sperare che tutti i suoi colleghi non fossero come lei.

 

 

"Riku, questa è la tua classe." Sephiroth si era fermato davanti a una classe il cui cartello indicava '2A'. "Te l'ha già detto nostro padre, ma io te lo ripeto: non fare casini, intesi?"

 

"Sì, sì, ho capito, ho promesso che farò il bravo, datemela un po' di fiducia ogni tanto!" rispose il fratello più piccolo.

 

"Solo ogni tanto però, sennò te ne approfitti." disse Zexion.

 

Riku stava per ribattere ma Sephiroth lo fermò. "Ok, ok, Riku buona mattinata, torno all'ora di pranzo, Zex andiamo." Il ragazzo sembrò sgonfiarsi come un palloncino, ed entrò in classe con il broncio.

 

Mentre camminavano, Zexion chiese al fratello "Come mai hai detto che questa città ti sembra interessante? Hai visto qualcosa?"

 

Sephiroth sorrise. "Ho visto qualcuno." Zexion smise di camminare.

 

"Considerando che ieri sei stato solo qui, non so se essere felice o meno di quello che mi hai appena detto." Il più grande scoppiò a ridere.

 

"Tranquillo fratellino, non sono intenzionato a mietere vittime fra docenti e studenti." disse, sorridendo. Zexion riprese a camminare, non troppo convinto.

 

"Allora...è uno studente o un professore?" chiese.

 

"Uno studente." rispose Sephiroth.

 

"E in che classe è?"

 

"Quella in cui insegno." Zexion si fermò di nuovo.

 

"Ennò pero'." Il più piccolo guardò il fratello con uno sguardo a metà fra lo sconsolato e l'incredulo.

 

"Ahaha, dai Zex, non l'ho mica fatto apposta!" Zexion si passò una mano sul viso, e riprese a camminare.

 

"Non voglio sapere più niente." Sephiroth ridacchiò sotto i baffi.

 

Camminarono ancora un paio di minuti, finché non arrivarono davanti ad un'altra porta, il cui cartellino indicava '4C'.

 

"Sei arrivato fratellino, questa è la tua classe. Divertiti!" gli fece l'occhiolino.

 

Zexion lo guardò male. "Mi sa che sarai tu l'unico a divertirsi oggi. Neanche Riku può, dato che ha promesso di 'fare il bravo'." salutò il fratello con la mano ed entrò in classe.

 

Mi divertirò un sacco sì!

 

 

"Ooh, ma allora è questo?"

 

"Sembra davvero un bell'uomo!"

 

"Macchè uomo, è giovanissimo!"

 

"Beh, è bello comunque..."

 

Kuja sapeva che ad un certo punto della giornata avrebbe avuto una lezione con il professor Crimson, ma sperava con tutto il cuore accadesse il più tardi possibile. Invece eccolo lì, seduto alla cattedra, mentre spulciava il registro.

 

Magari sta cercando il mio nome...ahaha, che pensiero stupido.

 

Sorridendo fra sé, cominciò ad organizzare le proprie cose sul banco, mentre un paio di voci ridacchiavano in fondo alla classe.

 

"Bene ragazzi, prima di tutto buongiorno a voi. Io sono Sephiroth Crimson, come immagino già sappiate, e sarò il vostro insegnante di filosofia per quest'anno." La classe davanti a lui sembrava divisa a metà: da una parte le ragazze, che lo fissavano come fosse stato una tortina al cioccolato spruzzata di panna; dall'altra i ragazzi, stranamente attenti per essere una classe di liceali. Sephiroth notò subito due teste che spiccavano fra le altre, e non solo per il colore dei capelli. Indicandoli, disse "Voi due dovreste essere i fratelli...Rosembold, giusto?"

 

"Sì professore, siamo proprio noi!" rispose quello dei due che aveva i capelli più lunghi, mentre l'altro sogghignava. Sephiroth sorrise ad entrambi.

 

"Bene, vorrei gentilmente che cambiaste di posto." Ai due ragazzi si gelò il sorriso sul volto.

 

"Come...ma...perché..." cominciò uno dei due.

 

"Perché sono sicuro che assimilerete meglio, qui davanti." continuò il professore, un'espressione serena sul volto. "E sono convinto che anche i vostri compagni ne saranno felici." Sephiroth diede una rapida occhiata al resto della classe, e si soffermò sugli occhi grigi che aveva tanto apprezzato il giorno prima.

 

Kuja, dal canto suo, pensò di essere arrossito di una tonalità di rosso ancora sconosciuta all'umanità, e distolse immediatamente lo sguardo.

 

"Forza, prendete il posto di questo ragazzo...come ti chiami?" chiese, rivolto al biondino seduto di fronte a lui, che indossava una maglietta a maniche corte di un bel giallo limone.

 

"Ehm, Tidus. Tidus Fleetarm."

 

Sephiroth alzò entrambe le sopracciglia, interessato. "Oh, Fleetarm. Quindi devi essere il figlio di Jecht Fleetarm, o sbaglio?"

 

Il ragazzo sembrò arrabbiato per la domanda. "Sì, è il mio vecchio." Rispose, a denti stretti.

 

"Capisco, allora mi fa ancora più piacere conoscerti." Tidus lo guardò incuriosito. Era abituato alle persone che gli chiedevano di suo padre, essendo abbastanza famoso. Ma qualcuno felice di conoscere lui? Questa era nuova.

 

Si alzò, lasciando il posto ad Axel Rosembold, che, passandogli vicino, gli sussurrò "Appena questo se ne va tu torni dov'eri." Tidus fece un piccolo cenno di assenso e si sedette in fondo all'aula.

 

Reno, il fratello di Axel, stava per sedersi a fianco a lui, quando Sephiroth scosse la testa.

 

"No ragazzo, tu ti siederai là." disse, indicando il posto vicino alla finestra. Reno sbuffò, allontanandosi a malincuore.

 

Kuja, invece, aveva un sorriso enorme, e alcuni dei suoi compagni lo fissavano spaventati: il maggiore dei Tribal sorrideva solo per scherno.

 

 

Il refettorio era sempre pieno di studenti, poiché la quasi totalità di essi frequentava dei corsi pomeridiani supplementari, che spaziavano dall'economia domestica, alla recitazione, alle lingue straniere e sulla storia del cinema. In un tavolo appartato, però, sedeva una ragazza dai capelli chiarissimi molto mossi, e sembrava volesse sprofondare nel pavimento. Teneva gli occhi bassi sul piatto che aveva davanti, masticando lentamente. Il suo vestito rosso a collo alto era l'unica nota di colore in quello che sembrava un punto di pura luce.

 

Zexion la notò subito. Era una delle sue nuove compagne di classe, e aveva immediatamente preso nota del suo atteggiamento schivo nei confronti di coloro che le stavano intorno. Un po' come lui. Decise che, se proprio doveva farsi degli amici, avrebbe cominciato da lei. E poi, detestava il chiasso.

 

"Ciao. Posso sedermi?" le chiese, appena arrivò al suo tavolo. Lei alzò gli occhi con calma, come se qualsiasi movimento le costasse uno sforzo enorme. Annuì leggermente, e Zexion si sedette di fronte a lei, dando le spalle al resto della sala. La ragazza tornò a guardare il suo piatto.

 

"Io sono Zexion, mi sono trasferito da poco in questa città. Ti ho vista prima in classe, sai? Come ti chiami?" la ragazza non rispose.

 

Passò qualche secondo, e Zexion cominciò a pensare che fosse muta, quando, ingoiato il boccone che stava masticando, disse "Terra."

 

Il ragazzo le sorrise. "È davvero un bel nome. Piacere di conoscerti." allungò una mano verso di lei, che la guardò con sguardo vuoto. Alla fine, Zexion abbassò il braccio. "Ti senti bene?" chiese.

 

"Scusami." fu tutto ciò che rispose la ragazza, alzandosi.

 

Zexion rimase a bocca aperta. A quanto pare aveva sbagliato...la ragazza non era riservata, ma una con la puzza sotto al naso. Dopo neanche un secondo una voce dietro di lui disse "Non prendertela con lei, non è sempre così."

 

La ragazza che aveva appena parlato entrò nel suo campo visivo, e Zexion poté vederla in faccia. Era abbastanza minuta, e sembrava più piccola di lui di qualche anno. Aveva i capelli neri a caschetto, e una felpa bianca col cappuccio. Ai piedi portava un paio di scarpe da ginnastica.

 

Forse questa sarà più amichevole.

 

"Ah, no?" le disse. "E normalmente com'è?" La ragazza, mentre lui l'osservava, si era seduta nel posto lasciato vuoto da Terra.

 

"La persona più buona del mondo." rispose, facendo un piccolo sorriso. "Sai, lei...non sappiamo bene cos'abbia, ma ogni tanto sembra totalmente in un altro mondo, a malapena risponde quando le si parla..."

 

"Sì, l'avevo notato." disse Zexion, guardando nella direzione in cui se n'era andata la ragazza.

 

"Parlale di nuovo domani, ti assicuro che vedrai cosa intendo. E probabilmente neanche si ricorderà di averti visto. Devi scusarla, davvero non è colpa sua." La ragazza lo guardò dispiaciuta. "Comunque, tu devi essere uno dei nuovi studenti, vero? Io sono Garnet, anche se tutti mi chiamano Daga." disse, allungando la mano verso di lui, che la strinse con gioia.

 

"Io mi chiamo Zexion. Sono in classe con Terra, per questo l'avevo avvicinata."

 

"Ah, capisco." disse Garnet. "Io invece sono in 3A." aggiunse, cominciando a mangiare.

 

Zexion si rese conto solo allora di non aver ancora toccato cibo. Anche lui prese la forchetta dal sacchettino di plastica che conteneva le posate ed il tovagliolo, e pinzò un broccoletto, guardandolo poco convinto. "Qui il cibo com'è?" chiese.

 

Garnet lo guardò raggiante "Ottimo!" esclamò. "Abbiamo una cuoca fantastica, fa praticamente tutto da sola, e dicono che abbia viaggiato per tutto il mondo imparando ricette e segreti dei migliori chef!"

 

Zexion continuò a fissare la sua verdura. "Se lo dici tu." disse, mettendo in bocca il broccoletto. Subito non capì cosa fosse successo. Era talmente abituato al gusto scialbo dei broccoli bolliti della sua vecchia scuola, che non si aspettava assolutamente di sentire delle spezie delicate solleticargli il palato. Inoltre, non era per niente mollo come pensava.

 

Garnet lo guardava sogghignando. "Allora?" chiese.

 

"Ma...è...davvero sono broccoli?" Garnet scoppiò a ridere.

 

"Sì, sono broccoli. I migliori broccoli della città, se posso permettermi!"

 

Zexion ne prese subito ancora. "Come si chiama la cuoca?"

 

"Quina." rispose Garnet.

 

 

La ragazza dal volto pallido camminava vicino al bordo della piscina della scuola, guardando fissa davanti a sé.

 

"Buon pomeriggio Terra." disse un uomo dietro di lei.

 

La giovane si voltò verso la voce, e fissò la persona che aveva davanti con occhi vacui. Poco a poco, sembrarono riprendere colore.

 

"Ah, buon pomeriggio a lei professore." disse la ragazza, guardandosi intorno spaesata. "Cosa ci facciamo qui?"

 

"Ti ho di nuovo trovata a vagare per la scuola senza meta." rispose lui, sorridendole enigmatico.

 

In quel momento la giovane si rese conto di essere quasi finita dentro la piscina, e si affrettò a mettere abbastanza spazio fra sé e l'acqua. "Oh, la ringrazio professore, è sempre davvero molto gentile con me."

 

L'uomo le si avvicinò "Dovere Bradford, dovere."

 

"Allora, penso che sia ora che vada a prendere le mie cose e poi diretta a casa. A domani, professor Palazzo, e grazie ancora!"

 

La ragazza si allontanò salutando con la mano. "A domani...Terra."

  
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