Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Calipso19    28/10/2012    1 recensioni
Un viaggio infinito che racconta l'ormai leggenda di un mito troppo grande per una vita sola. Una storia vissuta sulle ali della musica, respinta dalla razionalità umana, colpevole solo d'essere troppo anomala in una civiltà che si dirige alla deriva. La rivisitazione di un esempio da seguire.
( Capitolo 4 modificato in data 14 marzo 2016)
Dalla storia:
- Sono cambiate tantissime cose da quando guardavamo le stelle nel guardino a Gary.
- E ne cambieranno altrettante Mike. Se fra quarant'anni saremo ancora insieme te ne accorgerai.
Insieme.
Michael ripetè nella mente quella parola più volte, come una lezione da imparare, e concluse quel bellissimo quadro con un sorriso.
- Certo che saremo ancora insieme, non dire sciocchezze.
- Ci credi davvero Michael? - lei lo guardò con occhi seri e sinceri. - Le persone attorno a te arrivano e se ne vanno come niente.
- Certo che lo credo, anche se non so dirti in che modo. E dovresti crederci anche tu Jackie, avere un po’ più di fiducia.
Abbassò gli occhi per vedere le proprie mani cingere la vita di Jackie, scorse una piccola macchia di pelle bianca sul polso.
Chissà quanto ancora si sarebbe allargata.
Tutto cambiava, senza sosta.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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PROLOGO

 

 

15 Maggio 1950

 

Nel teatro si librarono leggiadre le ultime note, mentre luci e suoni si confusero ancora una volta fra di loro, creando uno spettacolo meraviglioso di pura poesia.

Sul palco illuminato, Coleman James Mitcheel, detto da tutti King Of The Music, allontanò il microfono, mentre gli applausi del suo pubblico riempivano l'aria.

Centinaia di persone erano corse lì, a Londra, per ascoltarlo.

Lui era un professionista.

Nulla, nel suo lavoro, era lasciato al caso.

I suoi lavori erano sempre curati e graditi.

E quello spettacolo doveva essere il più grande dei tanti.

Piccole gocce di sudore fecero brillare la fronte, nascosta appena da qualche ciuffo castano scuro che cadeva anche sugli occhi, azzurri come il cielo.

Alzò lo sguardo, il grande artista, per ammirare i risultati della sua fatica: un mare di luci scattanti e persone applaudenti, eleganti nei loro abiti da sera, come il teatro lo chiedeva.

Gente distinta che non si strappava i capelli, o urlava, come quella di oggi.

Era un pubblico, un vero pubblico, di un vero teatro.

Mitcheel si inchinò ala folla e scese dal palco, alzando la mano.

Una volta nel buio delle quinte, si diresse sicuro verso i camerini. Lo staff e i macchinisti si complimentarono con lui. Nelle loro voci suonava il rispetto.

Nel corridoio che portava all'auto, Mitcheel fu affiancato da un uomo basso e robusto, dall'aria decisa e soddisfatta.

Vincent Cook era, senza ombra di dubbio, il manager più fortunato degli anni '50.

 

- Un ottimo spettacolo Coleman. Davvero ottimo! - disse sorridente.

 

Mitcheel lo ascoltò distrattamente.

Non amava prendere complimenti. Era un uomo serio, con i piedi ben piantati a terra. Mai una volta si era permesso di scherzare con i suoi colleghi di lavoro. E per questo o per la sua statura, a volte incuteva paura.

E dopo quel complimento, inciampò e cadde.

Riuscì a tenersi al muro e tenne lo sguardo basso.

Il manager, preoccupato, corse subito in suo soccorso.

 

- Oh cielo Coleman! Cosa succede?

 

- Vincent… - sussurrò lui, debolmente.

 

- Sei stanco? Eh si, è stato un concerto duro. Ma tranquillo. Il prossimo è fra una settimana. Vuoi che chiami George?

 

- Vincent… - lo chiamò ancora l'altro. - Sto bene, ho avuto un lampo.

 

- Un lampo? Come un lampo?

 

Coleman si sedette su una sedia lì vicino. Era pensieroso, preoccupato. E ciò agitò il manager.

 

- Coleman, mi spieghi che cosa vuoi dire?

 

- Io e Presley non dureremo per sempre. Gli anni passano in fretta e prima o poi qualcuno crollerà. Tutti crolleranno e verranno dimenticati, tutte le star, chi più chi meno… - disse sicuro.

 

- Ma così dici Coleman? Tu sei The King Of The Music! Così ti chiamano! Tu non passerai mai di moda!

 

- Credo… - Mitcheel esitò. Non aveva mai avuto una conversazione così "personale" con il manager. Ma decise di rivelargli il lampo che aveva avuto.

 

- Credo di non essere io quello che… che la gente aspetta…

 

Vincent guardò attentamente il cantautore. Si chiese se fosse impazzito. Conosceva molto bene l'onestà e la serietà di Mitcheel, e ciò che gli aveva rivelato lo rendeva inquieto.

Cercò di capire e di farsi spiegare di più.

 

- Bè.. certo ci saranno molti altri cantanti ma tu hai fatto storia! Insomma, sei famoso in tutto il mondo e il tuo successo è incredibile!

 

- Io credo che qualcuno possa fare di più. Sai quando compongo una canzone? Le note arrivano da sè, come per magia? Ecco. Prima ho avuto un lampo di questo genere, solo che.. era diverso…

 

- Coleman, non ti capisco. Sei diverso. Cosa intendi dire?

 

- Intendo dire che qualcuno arriverà, e sconvolgerà il mondo. Altro che me e Presley, il mio fidato amico-rivale! Questo qualcuno sarà più grande di me, sarà un genio, sarà umile… sarà la Musica fatta persona!

 

Si era fatto prendere dall'entusiasmo e dall'emozione. Anche Vincent ne fu contagiato. Sorrise e scosse la testa, incredulo. Sembrava tutto un anteprima…

 

- D'accordo Coleman. Sapevo che in fondo eri un pazzo. Ma ti credo. Aspettiamo.

 

Ma a differenza di ciò che disse, Vincent dimenticò quella discussione.

Invece Mitcheel no.

Anzi, coltivò ciò che aveva sentito, scrivendo e disegnando ciò che quella sera del 15 Maggio non aveva saputo dettare a parole.

Disegnò forme astratte, linee vorticanti, alcune bianco e nero, altre con colori intensi. Rosso, oro, argento, giallo, blu scuro, fino a creare un miscuglio disordinato ma dall'impatto violento.

Mitcheel amava ammirare le sue creazioni.

Da una parte, era deluso, perché era sicuro che anche lui sarebbe passato. Dall'altra, era orgoglioso di essere il primo a sapere dell'esistenza prossima di un mitico personaggio.

Era così assurdo da non sembrare vero.

A volte, chiuso nella sua enorme villa a Washington, sognava il suo personaggio. Come sarà? Alto o basso? Come avrà il viso?

Tormentato da quei pensieri, Mitcheel sognava una calda notte d'estate.

Pregò Dio perché qualcuno arrivasse.

Pregò per l'arrivo di qualcuno che potesse davvero sconvolgere il Mondo, come aveva predetto.

 

E quella notte tanto attesa, finalmente, arrivò...
 

  
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