Fanfic su artisti musicali > t.A.T.u.
Ricorda la storia  |       
Autore: Phoebus    28/10/2012    2 recensioni
1287, nel cuore dell'Italia medievale un amore rischia di sconvolgere alleanze politiche e una famiglia intera. Un amore forte, nato per caso, ma destinato all'eternità.
Al tempo delle dame e dei cavalieri, una giovane ragazza bella e splendente come una vera dama e un'aristocratica non proprio nobile come un cavaliere, incroceranno i loro destini per legarsi nell'anima...
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“ricordi come iniziò tra noi?”
 
“certo che lo ricordo…tu eri talmente bella che la prima volta che ti guardai mi annullai nei tuoi occhi, perdendomi…”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Stato della Chiesa, dicembre 1287.
 
 
 
 
 
La neve iniziava a far sentire il suo freddo pungente e a mostrare il suo candido colore su quei monti nei pressi di Perugia, mentre già la sera scendeva lenta; l’inverno era alle porte e nel ducato di Spoleto due giovani donne correvano incuranti del pericolo, che poteva nascondersi in ogni angolo.
 
Le ragazze correvano e correvano senza sosta, cercando di scappare da chissà cosa, o di arrivare in chissà quale posto.
 
 
 
“dai forza Anna sbrigati! Altrimenti faremo tardi! Dimentichi forse cosa ci aspetta??” – la prima giovane con i lunghi capelli ramati precedeva l’amica di qualche metro.
 
“no che non lo dimentico Lena! Non vedo l’ora di rivederlo…” – la seconda la seguiva a stento.
 
“eh a chi lo dici! Uno del genere me lo sposerei subito!” – le due scoppiarono a ridere e intanto continuavano allegramente a camminare con velocità.
 
 
 
Dopo pochi minuti giunsero nei pressi di una locanda, animata dalle risa e dal rumore di giovani e meno giovani che trascorrevano le serate tra birra e chiacchiere, gioco e compagnia.
 
Le due entrarono…musica, buonumore si contrapponevano al silenzio gelido che si percepiva fuori. Alla triste oppressione che di giorno i sudditi di quel ducato infelice dovevano sopportare.
 
 
 
Spoleto era, fin da secoli prima, territorio dello stato pontificio e come tale doveva rispettare severe regole e, mensilmente, pagare forti tributi. Gli abitanti del borgo erano stanchi e sfiniti dalle sopraffazioni che dovevano subire, dalle umiliazioni a cui erano sottoposti se anche solo osavano fiatare per ribellarsi; era impossibile anche pagare le tasse, il raccolto e l’artigianato non fruttavano poi molto.
 
Ma nessuno osava sfidare il Papa, nessuno osava contrastare i rappresentanti di sua Santità in terra umbra, i famosi Duchi di Spoleto; discendevano da terre lontane e da matrimoni ben studiati, e vantavano nell'albero genealogico cardinali e legami con alcuni vescovi di Roma. Si trattava du una nobile famiglia di origine germanica, investita del titolo ducale in seguito a dei servizi, non molto chiari, fatti per il Pontefice.
 
Non era ammesso controbattere, tutto veniva placato nel sangue; sia l’esercito vaticano che quello ducale erano famosi per questo.
 
 
 
Ma per fortuna il popolo non si arrendeva così presto, e alcuni trovavano ancora la forza e l’allegria di sorridere insieme.
 
Ragazzo: “ehi Anna!” – e appena la vide l’abbracciò subito, non resistendo proprio!
 
Anna: “Giacomo! Non sai quanto ti ho pensato!” – dovevano essere innamorati, così tanto che lasciarono per un po’ in disparte Lena, che giustamente si stava sentendo di troppo!
 
La rossa osservava tutto in disparte; i capelli morbidi le fluivano sulle spalle, e il semplice vestito che portava incorniciava bene quelle forme così sviluppata di una donna ormai vera.
 
 
 
Lena: “ehm…ragazzi scusate…” – era un po’ in imbarazzo.
 
Giacomo: “si? Che c’è?” – Anna seguì con gli occhi l’amica.
 
Lena: “no, niente…-poi guardandosi intorno, notò un’assenza…un’assenza di qualcuno che avrebbe voluto rivedere, dopo molto tempo…-…ma…Giacomo  hai…hai notizie di Ferdinand? Non…non l’ho più visto…”
 
Un velo di tristezza era sceso un attimo sugli occhi della ragazza.
 
I suoi capelli così rossi e vivi le coprirono il viso un attimo, poi sistemandosi si accorse che una lacrima ribelle voleva scendere da quei profondi occhi verde smeraldo, bellissimi ma scuri. Scuri ogni volta che provava un dolore in cuore.
 
 
 
L’amico, avvicinandosi, poggiò una mano sulla spalla della ragazza sofferente.
 
Giacomo: “Lena…sai com’è Ferdinand…perché non lo lasci perdere? Almeno per un po’…sai com’è fatto, poi sono giorni che non si fa vivo, non so proprio dove sia…”
 
Anna: “ha ragione, lui non ti merita…prova a non pensarci sempre…prova a trovare un altro amore…un giovane degno di te, della bellezza del tuo cuore…” – anche la fedele amica cercava di confortarla, anche se in cuor suo sapeva quanto fosse inutile.
 
Lena: “avete ragione amici…ci devo provare…” – e così, senza pensare troppo, passarono una serata tranquilla, bevendo e raccontandosi delle loro giornate.
 
Giacomo aveva avuto dei problemi; faceva parte dell’esercito del borgo e ultimamente le contee limitrofe non erano poi molto amichevoli; Anna e Lena avevano passato il pomeriggio a rammentare dei vecchi vestiti, sognando ad occhi aperti, magari il giorno in cui sarebbero state felici e quando la situazione si sarebbe un po’ calmata.
 
Stavano ridendo beatamente quando…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Uomo: “ vediamo un po’ chi c’è qua stasera! Ehi babbeo portami subito da bere!” – un ragazzo alto e moro, scortese e arrogante, scortato da due gendarmi era entrato nella locanda, sferzando un pesante calcio alla porta d’ingresso. Poi rivolgendosi al bancone ordinò che gli fosse portato da bere, senza obiezioni.
 
 
 
Il rumore cessò, tutti si voltarono senza batter ciglio. Tutto era silenzioso.
 
Solo un leggero bisbiglio si udiva nella sala…
 
 
 
 
 
Lena: “ accidenti, ci mancava solo il figlioccio del Duca! Victor…Che impostore…”
 
Anna: “zitta Lena! Questo non scherza mica! È capace di farci uccidere!” – nemmeno a farla apposta il nuovo entrato udii la silenziosa conversazione e senza neppure bere, si indirizzò verso le due ragazze.
 
 
 
Victor: “si può sapere cos’hai tanto da parlare puttanella?” – Anna rimase impassibile, spaventata a morte da quell’uomo che effondeva paura solo a guardarlo. Nonostante fosse così giovane e piacevole d’aspetto.
 
Giacomo non osò nemmeno controbattere, non perché fosse codardo, ma semplicemente perché sapeva che non avrebbe ottenuto nulla, avrebbero solo rischiato di fare una brutta fine e di farla fare alle sue amiche. Potevano solo sperare che quell’aristocratico si placasse da sé.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Una figura, da dietro quel giovane, si fece lentamente avanti. Pareva essere un soldato, abbigliamenti scuri e bellici, con un’ampia camicia bianca, ma sporca, che si intravedeva sotto la casacca in ferro.
 
Eppure aveva un’aria troppo superiore e sublime per essere un semplice soldato…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Victor: “sorella guarda! Magari ti ci puoi divertire tu!”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
I corti capelli neri scompigliati e lucenti, due occhi oceano, marcati e capaci come quelli di un falco, e un viso di una bellezza incomparabile, maschile eppure così delicata…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Victor: “che ne dici Julia?” – era la sorella di Victor, la primogenita del Duca Volkova, contessa e comandante dell’esercito del ducato; aveva appena vent’anni eppure la sua mira e la sua crudeltà erano rinomate in tutte le terre papali.
 
Come la sua bellezza.
 
 
 
 
 
 
 
Comandante: “fammi vedere va, magari ci faccio un pensiero…” – con aria strafottente si avvicinò alla piccola Anna, che non aveva il coraggio di muovere un dito. -…però! – poggiandole una mano sul viso, si compiacque della timidezza e piacevolezza di quella ragazza, tanto che davvero intendeva prenderla -…ti farò passare una notte molto movimentata mia cara plebea…”
 
Victor: “si ma non sporcartici troppo, è gente che non vale nulla.” – il fratello stava già uscendo.
 
Comandante: “non preoccuparti, so come trattare certa gente.” – non riuscì a terminare la frase che uno sputo le arrivò dritto in viso.
 
 
 
Lena: “dovreste vergognarvi! – il comandante lasciò il viso di Anna e si pulì gli occhi, impregnati della saliva della rossa ribelle. -…voi dovreste proteggerci! E invece non siete altro che degli sporchi aristocratici senza cuore!” – Giacomo ne approfittò per portare al sicuro Anna, mentre Lena ora era in un bel pasticcio.
 
 
 
 
 
 
 
Il comandante si ricompose, seguita dal fratello che fece marcia indietro nel locale.
 
Ma Lena non abbassava lo sguardo, non poteva sopportare più quella vita, quei trattamenti riservati a chi non aveva un titolo, un nome, dei soldi.
 
 
 
 
 
Comandante: “non sapete cosa avete fatto.” – e con un semplice gesto alla guardia che aveva al seguito fece legare Lena, con le braccia dietro la schiena.
 
Lena: “potete anche uccidermi…ma rimanete sempre un essere squallido e ignobile…come tutta la vostra famiglia e tutti quelli che tanto chiamate vostri amici…” – uno schiaffo a mano aperta colpì il viso della giovane, scaraventandola a terra.
 
Comandante: “ti avviso. Un’altra parola e ti uccido davvero. – la guardava seria e cinica, feroce -…sporca sgualdrina…”
 
Lena: “che siate maled…” – non riuscì a terminare frase che un calcio le colpì l’addome, stavolta dal soldato che accompagnava i due duchi.
 
 
 
 
 
Victor: “andiamo, qui non c’è altro da vedere. A palazzo ci staranno aspettando. – il Comandante fissava sempre con la stessa spietatezza quella ragazza, l’unica che aveva osato parlare, l’unica che pur di controbatterli stava rischiando grosso e una sorta di ammirazione stava nascendo in lei…aveva comunque avuto coraggio… -…Julia andiamo!”
 
Comandante: “si…” – e scagliando a terra il primo tavolo che trovarono, uscirono, lasciando così quella gente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Anna corse da Lena, chinandosi a lei e aiutandola a rialzarsi.
 
“sto bene Anna…sta tranquilla…tu piuttosto…” – non aveva la forza di muoversi, eppure si preoccupava per l’amica.
 
“a me non hanno fatto nulla…vieni, ti aiuto…stanotte è meglio se dormi da me…se tua madre ti vedesse in questo stato le verrebbe un infarto…” –e così dicendo la fece alzare reggendola.
 
“si, direi che la farei morire di crepacuore!” – sorrideva Lena.
 
“ma possibile che hai sempre voglia di scherzare tu!!” – e dopo aver salutato Giacomo, si avviarono così verso casa, frastornate e doloranti, ma felici di potersi sostenere a vicenda.
 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > t.A.T.u. / Vai alla pagina dell'autore: Phoebus