Scritto col sangue
E colava, piccole gocce sbavavano il tratto, rendendolo tremulo, sporco, impreciso…
Lo doveva cancellare, depennare come gli errori commessi componendo una poesia, una canzone di morte e dolore.
Non era più William, adesso era Spike e non scriveva più con mano tremante.
Era sicuro, deciso, convinto non solo di se stesso, ma del nome da eliminare.
Doveva uccidere Buffy e, con il suo sangue carminio, avrebbe firmato il capolavoro più grande della sua vita, quello che lo avrebbe reso immortale tra gli immortali, una leggenda da raccontare per spaventare ogni cacciatrice futura.
Peccato che quel nome fosse divenuto parte integrante del suo spirito, marchiandolo nel profondo, ardendo la pelle e scoprendo la carne putrefatta dall’odio, corrodendola finché non s’intravedesse quello che un tempo era stato, colui che Spike disprezzava, quel misero e indeciso mortale che odiava: William il poeta, il debole uomo che invano combatteva contro la nuova natura.
Perché se Spike era attratto dalla forza della cacciatrice, dal suo essere sovrannaturale, nemica per definizione, William ambiva a carezzare i capelli dello stesso colore del grano e del sole che più di cento anni addietro aveva riscaldato il suo corpo.
Entrambi però attratti, entrambi derubati della ragione, entrambi travolti dalla passione…
“L’amore non è un fatto di cervello, è passione,
passione che ti squarcia da dentro e ti fa fare quello che vuole.
Io sarò anche schiavo della passione, ma almeno sono tanto uomo da ammettelo!”
Spike