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Autore: YamaTheShepherd    01/11/2012    2 recensioni
Erano passati pochi giorni da quando Hector Sinistro, un terribile Domatore Nero, minacciandolo di porre fine alla vita della sua più cara amica, lo aveva privato dei suoi poteri. Così Zick non era stato in grado di riflettere e l'aveva data vinta al nemico pur di riportare Elena sana e salva a casa. Ma era ugualmente arrabbiato. Furioso con se stesso per non essersi reso conto del pericolo a cui stavano andando incontro, mettendo a rischio la vita di persone a lui care.
Genere: Azione, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elena Patata, Zick Barrymore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice
Questa fanfiction si presta come piccolo proseguimento della storia originale. Il finale alquanto amaro del fumetto mi ha sempre lasciata perplessa. Dopo averlo letto e riletto è arrivato il momento per me di dire la mia. Non sono mai stata contenta di come mi abbiano lasciato, per anni ho sperato in un sequel mai arrivato e una one shot su quello che per me potrebbe essere il continuo mi sembrava il minimo che potessi fare.
Mi scuso per gli errori che potrebbero esserci, ma soprattutto per la narrazione un po' troppo frettolosa. Ultimamente ho parecchi problemi a scrivere al pc. Scrivere cose troppo lunghe mi ingarbuglia i neuroni, e sicuramente questo non è un testo corto (sono 31278 caratteri per 10 pagine di WordPad). Alla fine sono letteralmente impazzita e ho finito per mandare all'aria tutti i buoni propositi con cui ero partita. Chiedo quindi umilmente perdono e spero possiate gradire.
Ah, vi prego di non prestare troppa attenzione al titolo, alquanto pessimo.

Ne approfitto per dire che la mia visione del futuro è piuttosto pessimistica -almeno all'inizio-. Penso che Zick sia più debole di quello che voglia far credere, è un bambino di dieci anni in fondo e perdere i poteri Dom -a parer mio- potrebbe essere stato un grande shock per lui. Forse è anche troppo esagerata, ma vabbé. Quel che è fatto è fatto e anche se non sono una grande scritrice di ff -ho sempre buttato giù pensieri e storielle, ma quasi mai le ho rese pubbliche per vergogna- ora mi faccio avanti solo per MA che amo e amerò per sempre.


 


Sapere che sono là fuori non mi basta



«C'è un sacco di gente che crede nei mostri senza averne mai visto uno! Io almeno so che sono là fuori e questo mi basta».
Ma a chi voleva darla a bere? Aveva passato tutti e dieci i suoi anni in mezzo a mostri, scoprendo solamente dopo tanto tempo che la sua non era solo una capacità, ma un vero e proprio potere, perché era proprio come quegli esseri che apparentemente solo lui riusciva a vedere. Ed ora, privato di tutto ciò, era diventato come tutte quelle persone che lo avevano deriso e scansato perché ritenuto diverso. Non era più un Domatore e doveva farsene una ragione.
Fosse stato possibile!
Erano passati pochi giorni da quando Hector Sinistro, un terribile Domatore Nero, minacciandolo di porre fine alla vita della sua più cara amica, lo aveva privato dei suoi poteri. Così Zick non era stato in grado di riflettere e l'aveva data vinta al nemico pur di riportare Elena sana e salva a casa.
Ma era ugualmente arrabbiato. Furioso con se stesso per non essersi reso conto del pericolo a cui stavano andando incontro, mettendo a rischio la vita di persone a lui care. Aveva abbandonato il suo potere per rimediare ai suoi sbagli. Lo aveva fatto per Elena, ma non era più tanto sicuro che fosse stata un buona scelta. Rimpiangeva di essere stato così avventato ed ora aveva perso tutto. Tutto quello che era stato fino a quel giorno, Zick era affondato insieme alla barca di quei banditi che lo avevano reso un involucro privo del suo contenuto.

Tentare di consolarlo era la cosa che tutti quelli che gli stavano vicino tentavano di fare. I mostri dell'Oasi fingevano che tutto fosse normale, continuando ad essere visibili e trattandolo come al solito. Lay Mamery, Teddy Thaur, i suoi compagni del corso per Domatori e persino qualche amico Rifugiatore di Elena, andavano a trovarlo sperando di riavere presto indietro il vecchio Zick, quello sbruffoncello, forte e determinato, che spesso li aveva tirati fuori dai guai. Ma il ragazzino non riusciva a dimenticare tanto facilmente e quella continua sensazione di vuoto gli ricordava che aveva perso una parte importante di se.
Uscire di casa era difficile quanto restarvici all'interno. Il solo guardare suo padre gli ricordava tutte le avventure passate grazie a quegli esseri bizzari che ora non riusciva più a vedere. Quelli dell'Oasi Barrymore erano un conto, poteva vederli perché loro volevano farsi vedere, ma fuori? All'esterno Zick era cieco, facile preda degli Spettri Neri e di altri mostri, perché non tutti gli abitanti di quel mondo erano buoni come il Bombo che viveva in casa sua.
Dopo "l'incidente" con Sinistro, Zick aveva provato ad andare a scuola. Inizialmente sembrava tutto normale. Camminava verso l'istituto, Elena si era svegliata presto quella mattina e diversamente dalle quelle che erano le loro abitudini, lo aveva preceduto. Il ragazzino procedeva non troppo velocemente, non era il tipo da sbrigarsi per arrivare a scuola presto, addosso non sentiva quella sensazione a cui sembra quasi essersi abituato. Era vestito ovviamente, ma sentiva ugualmente nudo, senza difese, come una chiocchia senza il suo guscio avrebbe osato dire. Ad ogni angolo o rumore insolito si girava furtivo, aveva paura che qualche pericolo invisibile avrebbe approfittato della situazione, attaccandolo e lui ormai non poteva più fare nulla per combattere. Quasi a metà strada era tornato a casa correndo e senza guardarsi indietro, spaventato da un mondo che non riusciva a riconoscere.
Più passavano i giorni e più questa paura cresceva, finendo per rinchiuderlo nella sua stanza.
Le persone a lui vicine evitavano di lasciarlo solo troppo a lungo. Per quanto potesse essergli di conforto i mostri e Timothy vegliavano su di lui, rassicurandolo che nessun essere spaventoso avrebbe messo piede nell'Oasi Barrymore. Anche Elena faceva la sua parte passando ogni ogni secondo libero insieme a lui. Appena suonava la campanella della scuola schizzava via come un razzo, entrava rumorosamente dall'ingresso sul retro, saliva le scale con foga urlando saluti così che tutti sapessero che era lei, spalancava la porta della camera, scaraventava il suo zaino per terra e si buttava sul letto del ragazzino, cercando di coinvolgerlo con i suoi soliti modi di fare. Era riconoscente a Zick per quello che aveva fatto, per averle salvato la vita, e vederlo così era una sofferenza. Fortunatamente la ragazzina non si dava per vinta. Lo spingeva ad alzarsi dal letto, lui la cacciava fuori dalla stanza, si vestiva, e il più delle volte riusciva persino a portarlo in giardino. Giocavano, chiacchieravano, lo aiutava a studiare e portava i suoi compiti a scuola così da non farlo rimanere indietro. Ma per Zick riprendersi non era un'impresa da poco. Era grato a tutti per l'impegno con cui cercavano di confortarlo e di aiutarlo, ma lui non riusciva a mettercene altrettanto per riprendersi.
Non ci volle molto e anche la scuola finì, lasciando spazio alle vacanze e alle giornate afose.
Se tutto fosse stato come una volta ora Zick ed Elena si trovavano all'Armeria a chiacchierare con gli altri ragazzini come loro, pronti ad intraprendere qualche emozionante avventura estiva, oppure gli insegnanti avrebbero organizzato qualche altro Campo Dom in una delle tante e meravigliose Città Sospese. C'erano tantissime cose che Zick avrebbe voluto fare, ma questa volta lui non avrebbe partecipato.
No, non avrebbe partecipato mai più.
Elena, che ovviamente era consapevole di tutto, evitava di raccontargli troppi particolari sulle sue giornate all'Armeria. Quelle poche volte in cui Zick gli chiedeva come andasse lei rispondeva che le lezioni erano una palla e che quasi lo invidiava, a quel punto lui le sorrideva, ma era chiaro che non le credesse. La conosceva fin troppo bene, sapeva quanto Elena amasse i mostri ed essere una Rifugiatrice, e anche lui li amava come amava essere un Domatore.
Un po' alla volta la ragazzina riuscì a convincerlo ad allontanarsi sempre più dalla sua casa. In sua presenza Zick non era spaventato e cominciò a riacquistare fiducia verso il mondo esterno, tornando presto in grado di girare Oldmill Village, anche senza di lei, portandosi sempre dietro qualche aggeggio scaccia mostri che gli causava violente reazioni allergeniche -d'altrone lui era per metà un mostro-. Durante le loro passeggiate incontravano spesso i vecchi compagni di classe. Molti curiosi chiedevano se non ci fosse altro sotto la sua "scomparsa". Non si era presentato a scuola per molti giorni, la famiglia aveva giustificato la lunga assenza per malattia, tanto Zick era sempre stato inquadrato come un ragazzino cagionevole e la cosa non avrebbe stupido nessuno. Ma ora che si trovavano fuori scuola si sentivano tutti più liberi di chiedere, ovviamente divorati dalla curiosità di dare una forma concreta alle storielle che giravano per le classi durante quei giorni in cui lui non c'era. Zick non spiccicava quasi mai parola ed era sempre Elena a parlare per lui, anche in sua presenza, spiegando che non c'era nulla oltre ad un brutto malanno.
In quel periodo per il ragazzino fu fondamentale l'amicizia di una persona a cui non avrebbe mai pensato. David McMackamack detto Dedevid, il bulletto che per anni si era preso gioco di lui, era uno di quelli che non si era bevuto la storia della malattia. Fu un amico importante perché faceva parte di quel mondo di cui anche Zick adesso era un membro. Quel mondo in cui i mostri sono solo frutto di tanta fantasia.
Quando Elena era impegnata con i suoi compiti da Rifugiatrice, Zick era sempre con il biondino a fare cose "normali" da bambini della loro età.
Greta e Zobedja poterono così tirare un sospiro di sollievo. Vedere il figlio lasciarsi andare in quel modo non era stato facile per loro e cercare di aiutarlo era il minimo che potessero fare. Ma non sempre i genitori sono in grado di risolvere i problemi dei figli.
Fortunatamente le cose iniziavano ad andare meglio e anche se Zick non accettava ancora questa situazione, almeno si stava abituando a vivere come un bambino qualunque.
Sicuramente quella non fu l'estare eccitante che Zick aveva immaginato di trascorrere, ma passò e con se molte delle sue paure, arrivando al "grande" ingresso alle scuole medie.
Il cambiamento di scuola non gli diede troppi pensieri, perché già aveva la testa piena di problemi da risolvere, così ci penso Elena ad occupare il posto accanto al suo, come l'anno precedente, felice che l'amico avesse ritrovato una parte di se stesso.

Frequentavano il secondo anno delle medie quando cominciarono a costruirsi le basi di quella che sarebbe stata la più grande avventura della loro vita.
Strani avvenimenti disturbavano gli abitanti delle Città Sospese. Giovani mostri che sparivano dalle loro abitazioni, genitori in preda al panico, bozzoli distrutti... Nel mondo dei mostri erano cose rare. Erano troppo evoluti per concedersi a banalità come rapimenti e furti -esclusi i mostri che poi si trovavano rinchiusi nelle Oasi di Detenzione- ma raramente avvenivano cose di tale gravità. Per i ponti delle Città Sospese non c'era anima viva. Di mostri se ne vedevano pochi, spostarsi in compagnia di parenti e amici, ma mai da soli. Ovviamente tra le strade delle città abitate dagli umani di mostri non se ne vedeva più l'ombra.
Fu un periodo grigio che si concluse con l'ultimo rapimento proprio a Bibbur-si. La Monster Gazette ne parlò per molto tempo, anche dopo che i crimini terminarono, per non far dimenticare ai mostri quanta sofferenza abbiano portato azioni del genere e per tenere acceso il ricordo dei cuccioli scomparsi.

Gli anni passarono e Zick scoprì che vivere con tante preoccupazione non faceva bene alla sua salute.
Le medie erano trascorse con più facilità di quanto immaginasse, anche se non tutto andava bene. Si rese conto che non bastava vedere i mostri per essere considerato strano, così Elena e David rimasero i suoi unici amici. La ragazza ci mise un po' ad accettare nel "gruppo" la presenza del biondino (e di Ragnetto, la sua fidanzatina, che dalle elementari lo seguiva ovunque), ma anche per lei si rivelò con sorpresa, una buona amicizia.
Crescere era stata la cosa più spaventosa. Svegliarsi più alto di due centimetri gli faceva lo stesso effetto di quando si rendeva conto di aver dormito tutta la notte con la parte inferiore di Bu come cuscino. Ma non solo lui, anche Elena e i suoi amici crescevano. Cambiare voce, fisionomia e persino il carattere... Affrontare l'adolescenza era spaventoso.
E comunque ritrovarsi più alto non fu l'unica sorpresa. Crescendo i poteri di un Domatore aumentavano e Zick scoprì di non aver lasciato in quel dombox il cento percento dei suoi. Con il passare dei giorni alcune delle sue capacità iniziarono a tornare, fino ad essere addirittura in grado di poter finalmente rivedere i suoi nonni. Questo fece tornare in lui la speranza di poter un giorno riacquistare tutto quello che aveva perso.
Non c'era minuto in cui Zick non pensasse a come ritrovare il suo potere. Sicuramente sconfiggere Sinistro era la strada più sicura, ma lo aveva visto con i suoi occhi affondare con tutti i suoi scagnozzi ed insieme ai suoi poteri. Da quella volta non si era più sentito parlare di lui e Zick, di certo, teneva le orecchie ben aperte.
Per gioco continuava a studiare il Manuale del Domatore, sicuro che prima o poi tutte quelle nozioni sarebbero servite a qualcosa. Oltretutto era persino riuscito a tornare all'Armeria. Nuovamente in grado di vedere i mostri, rimaneva un buon aiutante che tante di quelle volte era riuscito a salvare la pelle dei suoi compagni. L'accoglienza fu calorosa, il suo ritorno acclamato, era stato un piacere per Zick vedere tanti volti nuovi quanto ritrovarne di vecchi. Persino i fratelli Luseney lo abbracciarono affettuosamente, cosa che probabilmente non avevano mai fatto con nessun altro.
La vita sembrava tornare quella di una volta. Quando non studiavano, Zick ed Elena erano fuori a fare ricerce, che li portarono spesso ad incappare in pericoli più o meno pericolosi. Per la loro gioia le avventure sembravano non essere finite.

Zick ed Elena avevano ormai raggiunto la maggiore età, erano passati cinque anni da allora. La scuola superiore portava via loro molto tempo, ma questo non gli impediva di continuare le loro avventure.
Zick aveva riacquistato un minimo della sua influenza sui mostri. Era successo dopo quei brutti avvenimenti del Poddum-si -in seguito chiamati "I giorni degli innocenti"-. Inizialmente riusciva a controllare i mostri più deboli e docili, ma già con uno come Lali Bergingigonz aveva problemi a far prevalere il suo volere. La cosa lo rendeva ugualmente felice, soprattutto quando imparò nuovamente a controllarlo -alla meno peggio-.
Tutti i poteri tornavano a farsi sentire, fiochi, a cui Zick non riusciva a dare alcun tipo di controllo, ma il solo fatto di riuscire a sentirli era per lui un grande traguardo. Anni prima si lamentava perché non era né un umano né un mostro, ora qualsiasi cosa lo portasse ad essere più vicino possibile a ciò che era veramente lo mandava al settimo cielo.
Quell'anno il mondo dei mostri tornò a tremare.
Hector Sinistro, sopravvissuto otto anni prima, era tornato, più feroce di prima. Era stato lui, cinque anni prima, a creare scompiglio per le Città Sospese. Lui aveva rapito e sacceggiato. Non desiderava più il denaro, voleva possedere tutti i mostri del mondo. Voleva diventare il padrone del Poddum-si.
Lo aveva urlato al mondo, il giorno in cui era tornato a mettere la testa allo scoperto, fuori dal suo buco. Lo aveva urlato mentre iniziava a distruggere la città insieme alla banda di mostri che controllava.
Erano passati cinque anni. Per un mostro non erano nulla, ma ai giovani catturati erano sembrati un'eternità. Sinistro li aveva schiavizzati per creare il suo nascondiglio proprio sotto Bigburg, dove nessuno lo avrebbe mai cercato. Aveva fatto loro il lavaggio del cervello e con la violenza li aveva addestrati, per fare poi quello che realmente accadde. I giovani mostri scomparsi tornarono alle loro case, tra i pianti di gioia di chi li amava e la curiosità di tutti gli altri, interessati a cosa fosse accaduto loro per tutto questo tempo, la gente del Poddum-si dimenticò il terrore che li aveva abbracciati, facendo spazio a sentimenti più gioiosi. E questo era esattamente quello che il Domatore Nero voleva. Le Città Sospese si lasciarono andare a giornate di festa, allentando quella tensione che era andata a crearsi in quegli anni. Sinistro voleva approfittare proprio di questo. Bastò un comando e tutte le Sue Creature abbandonarono lo sguardo felice, facendo posto ad un'espressione vuota, indicativa dello strato di trans in cui erano caduti.
Era guerra.
Guerra tra Hector Sinistro e l'intero mondo dei mostri.
Domatori in ogni angolo del globo si prepararono. Pronti a sferrare il proprio attacco. All'Antica Armeria, contro qualsiasi etica, furono armati persino i bambini. Era la battaglia di tutti e chiunque si sentisse parte di quel mondo aveva diritto di lottare per salvarlo.
Zick era con loro. A dieci anni era stato un guerriero formidabile, e anche se ora non poteva sentirsi alla pari di un tempo, non gli mancava la grinta e la volontà di salvare uno dei due mondi a cui apparteneva.
Sinistro non si limitò ad attaccare le città dall'interno. Antichi e pericolosi mostri, da secoli imprigionati in Dombox ormai dimenticati, erano stati liberati e andavano distruggendo qualunque cosa gli si parasse davanti, anche appartenente al Poddum-ska.
Li imprigionava, li affamava e li aizzava contro i loro simili, contro gli altri mostri e contro le povere persone innocenti. I mostri delle Città Sospese erano facile preda, ma i mostri del Poddum-ska non si lasciavano intimorire. Erano pur sempre mostri ed avrebbero difeso anche il loro peggior nemico pur di scacciare tale minaccia. Persino i Gorka si erano alleati contro il Domatore Nero. Quello che stava facendo era inconcepibile e chiunque avesse qualcosa a che fare con il Mondo Sospeso aveva voglia di prendere a pugni in faccia quel Mostro. Tutti erano in prima linea a difendere i propri diritti e il proprio popolo.
Ma come mai stava accadendo tutto questo? Come aveva fatto Sinistro a sopravvivere? Come poteva essere tornato? Come faceva ad essere così potente?
Poi Zick ricordò quel "piccolo" particolare che come uno stupido aveva rimosso.
Quello era il suo potere. Ebbe paura. Ora capiva per quale motivo il Domatore Nero aveva preteso il suo Dom. Ora capiva perché lui voleva lottare con tutte le sue forze. Ora capiva perché da quando Sinistro era tornato sentiva il suo petto bruciare, divorato dalla voglia di fargliela pagare per avergli rovinato la vita.
Un sorriso gli tagliò il volto. Spaventata, Elena, gli chiese cosa gli passase per la testa, non lo aveva mai visto con quello sguardo e la cosa sembrava non piacerle. «Ora è tutto chiaro» le rispose prendendola per mano e trascinandola con se senza darle modo di fare altre domande. Prese il suo mantello ed il bastone in cui il padre -per sicurezza aveva detto- aveva fatto passare piccola parte del suo potere.
Si diresse a passo svelto verso i Flyvan. Sapeva che erano bestie pericolose e per questo gli era vietato usarli a causa del suo scarso potere. In quel momento, però, era l'unico modo per arrivare in fretta da Sinistro e porre fine a questa battaglia prima che fosse troppo tardi.
Tra tutti quelli che l'Armeria ospitava, c'era un Flyvan che non si era mai lasciato cavalcare da nessuno. Eppure Zick si era accordo più di una volta di essare fissato da quell'animale. Lo sguardo che posava su di lui era diverso dal modo in cui guardava gli altri Domatori. Era un animale fiero e forte, troppo orgoglioso per farsi cavalcare da chi non fosse nelle sue grazie e il ragazzo lo percepiva dai suoi occhi, quelli che spaventavano i giovani studenti e che teneva sempre puntati su Zick ogni volta che si trovava nei paraggi. Tutti lo bramavano e Teddy continuava a ricordarglielo, sparando idiozie su un futuro non troppo lontano in cui lui sarebbe stato incoronato Re dei Domatori e avrebbe cavalcato quell'essere. Ma sembrava non essere destinato a lui, bensì al ragazzo dai capelli blu. Zick doveva scommettere tutto su quel mostro.
In condizioni normali non sarebbe mai stato in grado di cavalcarne uno, neanche il più docile, ma quel giorno era speciale, tanto quanto lo era quel Flyvan.
Zick sistemò la sella sperando che nessuno lo vedesse, mentre Elena preoccupata continuava a domandargli cosa avesse in mente di fare.
La ragazza cominciò ad alzare la voce «Zick sei impazzito? Cosa diavolo pensi di fare? Hai sbattuto la testa per caso? Non vorrai mica salire su quel Flyvan? Io non ti permettero di andarti ad ammazzare! Zick ti prego rispondimi!» era seriamente turbata da tutto quello che stava accadendo, ma lui era più preoccupato a non farsi scoprire dalle guardie in ronda. Le tappo la bocca con la mano intimandole di fare silenzio. Ma Elena era una ragazza cocciuta e probabilmente anche a causa dell'agitazione dovuta alla situazione, non accennava a calmarsi.
A mali estremi, estremi rimedi pensò il ragazzo stampandole un bacio sulle labbra, sicuro che questo avrebbe funzionato. Dichiararsi ad Elena era una delle tante cose che gli frullavano nella mente negli ultimi anni, non aveva mai avuto il coraggio di farlo, figurarsi darle un bacio. Ma doveva essere coraggioso e quello gli era sembrato l'unico modo per far capire ad Elena che doveva fare silenzio e avere fede, anche se era una cosa che avrebbe decisamente voluto fare in modo molto più romantico.
«Devi solo avere fiducia in me, perché io ho bisogno di te al mio fianco» detto questo salì sul Flyvan porgendole la mano, aveva le orecchie viola per la vergogna. Le sorrise. Elena, le cui guance si erano arrossate e ancora non riusciva a spriccicare parola, un po' per la sorpresa e un po' per l'emozione, l'afferrò tirandosi sù e si mise a sedere dietro di lui. «Tieniti forte, si parte!» esclamò invitando Elena a cincergli la vita, dando al volatile due colpi con i piedi per fargli capire che era ora di spiccare il volo.
I Flyvan erano degli animali complessi, in grado di leggere dentro le persone e di entrare in sintonia con chi li cavalcava, e in quel momento Zick era come un libro aperto per l'animale. Più si avvicinavano a Sinistro, più il petto del ragazzo bruciava e l'essere era in grado di sentire l'energia che il Domatore emanava, così da avere la rotta ben chiara.
Sfrecciavano nel cielo verso Bigburg, talmente veloci che i Domatori partiti al loro inseguimento, dopo averli visti spiccare il volo, non riuscirono a raggiungerli.
Bestioni volanti, manovrati da Sinistro, gli andarono incontro bloccandogli il passaggio e non furono avversari facili da sorpassare. Zick aveva paura di usare i suoi poteri, erano comunque troppo debole per riuscire a mandare fuori gioco mostri come quelli. A questo andarono a suo vantaggio i Domatori che li stavano inseguendo. Tra i tanti c'era anche suo padre che gli si accostò ancora in volo urlandogli, per farsi sentire, quali stupide intenzioni avesse.
«Quello è il mio potere, papà. E' il mio potere!» Zick rispose altrettanto forte, con tutta la voce che riusciva a tirare fuori «E devo andarmelo a riprendere». Non era difficile per Zob immaginare da quali sentimenti fosse mossa tale energia. Aveva visto il figlio in condizioni a cui un genitore non vorrebbe neanche pensare, e in un certo senso era in grado di capirlo. Zob era rimasto rimpicciolito per anni, vivendo senza poter far sapere a Zick che lui era lì a sostenerlo. Era giunto quindi il momento di dargli tutto il supporto possibile. La fiducia non gli mancava, già da bambino gli aveva dimostrato di sapersela cavare, ormai era grande e Zob non poteva impedirgli di fare ciò che riteneva giusto. «Buona fortuna figliolo» fù l'unica cosa in grado di dire, sogghignando al pensiero di quanto gli assomigliasse. La sua voce era però troppo bassa e Zick non fu in grado di udirlo. Inutile ripeterlo visto che il ragazzo gli dava già le spalle, schizzando con il suo Flyvan verso il mostro più grande, quello su la cui groppa Sinistro gestiva l'apocalisse del Poddum-si.
Altri giovani Domatori lo seguivano a ruota, aiutandolo a togliersi ti torno i mostri che gli si paravano davanti, perché lui non poteva permettersi di fermarsi. Doveva andare avanti e terminare il prima possibile quello per qui era lì. C'era anche da dire che non aveva idea di cosa lo stesse aspettando, quale fosse il vero potere del nemico, doveva quindi mantenersi in forze.
Era a pochi metri da Sinistro. L'adrenalina era entrata in circolo e l'unica cosa che ormai riusciva ad avere ben chiara nella testa era il Domatore Nero.
Lasciò le redini ad Elena, che ancora frastornata non aveva ben capito cosa avesse intenzione di fare, e diede al Flyvan un'unica indicazione: portare la ragazza in un luogo sicuro. Assicuratosi che il volatile avesse ricevuto le sue incazioni saltò giù, mentre erano ancora in volo, proprio sopra la testa di Sinistro, che lo guardava sogghignando divertito da ciò che aveva creato.
Zick atterrò sul dorso dell'enorme mostro su cui anche l'altro Domatore si trovava. Era il mostro più grande che avesse mai visto. Persino più grande di un Senza Nome. Ma non rimase troppo a pensarci. Aveva un unico obiettivo in quel momento ed era eliminare Hector Sinistro dalla faccia della Terra.
Nello zaino che portava in spalla, Zick, aveva uno speciale Dombox che lui stesso aveva costruito tempo prima, con la speranza di riuscire un giorno a riunchiuderci il Domatore Nero. E quel giorno sembra finalmente essere arrivato.
Nello stesso istante in cui stava per togliersi lo zaino, Teddy e Lay scesero in picchiata con i loro Flyvan sulla testa di sinistro, facendolo ruzzolare dal suo "posto di controllo". Zick ne approfittò mentre i suoi compagni non lasciavano un momento di respiro al nemico. Aprì lo zaino e vi trovò un altro Dombox. Lo tirò fuori sorpreso. Era vuoto, di vetro opaco, sembrava molto resistente, con il tappo e varie rifiniture in oro. Non lo aveva mai visto prima. Se lo riggirò tra le mani fino a trovare una targhetta, la lesse e sorrise commosso.
Stupido, come pensi di recuperare il tuo potere?
Elena

La ragazza doveva averlo messo lì mentre lui era troppo concentrato a dirigere il Flyvan. Cercò Elena con lo sguardo, voleva ringraziarla, poi si ricordò di aver mandato via il volatile mentre la ragazza era ancora in sella. Lui era così. Pensava sempre prima ad Elena che a se stesso, ma non sempre il suo pensiero andava a braccetto con la volontà della ragazza. Non ci aveva pensato. Magari Elena voleva stare al suo fianco e fare la sua parte in quello scontro. Scrollò la testa. Non era il momento di perdersi in pensieri simili, si sarebbe scusato dopo con lei.
Prese il Dombox di vetro e lo aprì. Percepite le sue intenzioni, Sinistro scagliò contro di lui una sfera di Dom che Zick riuscì a parare facendo uno scudo. Per sua fortuna l'attacco non era potentissimo, altrimenti avrebbe intaccato senza problemi la sua difesa. Pensava di averla scampata per un pelo, ma Zick non si era reso conto che il potere che Sinistro gli aveva rubato anni prima iniziava a rifluire in lui, aumentando il suo Dom. Non era stata solo fortuna. Zick iniziava a diventare più forte, ma non era abbastanza lucido da potersene rendere conto.
«Bloccatelo!» urlò ai due giovani Domatori in un momento in cui Sinistro era troppo preso a guardare il Dombox, avendo capito cosa aveva intenzione di fare il ragazzo. Lay e il giovane Thaur lo afferrarono per le braccia. Colto di sorpresa gli ci volle un po' per realizzare e cominciare a divincolarsi, ma quel punto Zick aveva già impartito il comando. Con il Gesto Dom a rafforzare la sua volontà, un'aura azzurrina iniziò a lasciare il corpo marcio di Sinistro, dirigendosi verso il vaso che Zick teneva ai suoi piedi. Il ragazzo iniziava a sudare. Era più faticoso di quello che immaginasse. Poco a poco inziò a tremare. Aveva i muscoli irrigiditi dallo sforzo e la testa iniziava a girargli, ma il Potere non finiva più di affluire all'interno dei Dombox. Stava per mandare a monte tutto il suo pianosopraffatto dalla fatica, quando senti due mani afferrargli i polsi per risollevargli le braccia. Si girò. Elena gli sorrideva alle sue spalle «Non avevi detto che avevi bisogno di me?»
Zick riacquistò forza di volontà e riprese a guardare il Domatore Nero con più intensità di prima, dando più potere al suo comando. Per quanto lo sforzo potesse essere immane, Elena era lì a sostenerlo, e quello gli dava la forza per andare avanti. Quando chiuse finalmente il Dombox, pieno del potere che era riuscito a recuperare, crollò a terra privo di forze.

Si svegliò nel suo letto. Rintontito dalla lunga dormita e accecato dalla forte luce che penetrava dalla finestra. Erano stati giorni bui, non solo per i mostri. Il cielo era stato coperto da una fitta coltre di nubi che non lasciava passare che pochi raggi di luce e tutto quel sole ora gli faceva bruciare le cornee.
Guardandosi intorno, si rese conto di essere solo, e ancora mezzo assonnato si girò su un lato. Cercò ancora un po' di sonno, ma dentì suonare il campanello di casa e le sue orecchie si concentrarono involontariamente sul suono delle ciabatte della madre che strusciavano sul parquet mentre correva ad aprire la porta. «Buongiorno» la sentì dire «Buongiorno. E' sveglio?» la risposta arrivò presto. Era Elena «Sembra di no. Puoi andare sù se vuoi» la madre sembrava felice. Tutti sembravano felici. Ma cos'era successo poi? Aveva un vuoto di memoria. Dopo aver chiuso il Dombox era tutto nero e se provava a pensarci gli faceva male la testa.
Sentì i passi della ragazza davanti la sua porta ed entrare. Non disse una parola, si limitò a prendere la sua sedia, a spostarla e a sedersi. Sentiva il suo sguardo su di lui e non sopportando più tutto quel silenzio si girò verso di la ragazza a cui sembrò illuminarsi il volto.
«Buongiorno» la salutò mettendosi a sedere sul bordo del letto. La risposta della ragazza fu "leggermente" più eccessiva. Si lanciò su di lui letteralmente stritolandolo e Zick dovette fermarla prima che gli spezzasse l'osso del collo. Non aveva molta voglia di stare lì a far finta di niente quindi Zick decise di andare dritto al punto e domandarle cosa era successo ad Hector Sinistro.
«E' nel Dombox, Zick! E' nel tuo Dombox!» urlò dalla felicità raccontandole per filo e per segno tutto quello che era successo. Che mentre il Flyvan la portava via, Zob l'aveva fatta salire con lui ed erano andati ad aiutarlo. Che dopo essere crollato al suolo il padre e altri Domatiri arrivati in soccorso avevano affrontato un Sinistro quasi allo stremo, che aveva perso dopo poco finendo rinchiuso nel Dombox che Zick aveva costruito. Che lo avevano sigillato in modo che non potesse uscirne mai più, nascondendolo in una delle stanze segrete dell'Antica Armeria. Che dopo aver tolto tutto il potere a Sinistro i mostri rapiti erano usciti dallo stato di trans in cui erano caduti, interrompendo immediatamente l'attacco alle Città Sospese. Che unendo le loro forze i Domatori erano riusciti a rinchiudere nuovamente tutti i mostri che il Domatore Nero aveva liberato. C'erano così tante cose da raccontare che la mattinata passò in un attimo senza che Elena chiudesse mai la bocca. Era stata così cupa negli ultimi giorni che Zick fu sollevato nel vederla finalmente allegra.
Era tornato tutto alla normalità. I mostri dell'Oasi erano tranquilli e le persone anche. In tv parlavano della fine degli strani avvenimenti che avevano messo in subbuglio molte città del Mondo, mentre sulla Monster Gazette si parlava dei coraggiosi Domatori che erano stati in grado di fermare il terribile Sinistro impedendo al Poddum-si di cadere nell'oblio più profondo.
All'Armeria si festeggiava. Mostri e Rifuggiatori banchettavano e scherzavano insieme aproffittando della quiete. Era una giornata allegra in cui tutti, anche chi non era a conoscenza dei fatti, aveva voglia di lasciarsi alle spalle tutti i pensieri per fare spazio alla gioia di vivere in serenità.
Una giornata senza preoccupazioni, tanto che Zick si era quasi dimenticato di aver recuperato i suoi Poteri Dom. Fu Elena infatti a ricordarglielo, trascinandolo nella stanza in cui era custodito il Dombox di vetro. Glielo passò, incitandolo ad aprirlo. Titubante, il ragazzo, poggiò la mano sul tappo in oro giallo. Per un attimo si domandò se fosse giusto farlo. Se non fosse soddisfatto della vita che aveva anche senza di esso. Poi gli ritornarono alla mente i ricordi di Sinistro mentre minacciava Elena, mentre lo privava delle sue capacità. Ricordò i giorni passati rinchiuso in casa divorato dalla paura di uscire, la sua debolezza, il non essere più all'altezza del Poddum-si. Non voleva più essere debole. Voleva essere in grado di proteggere i suoi parenti, i suoi amici, ma soprattutto Elena. Sorrise alla ragazza che lo ricambiò. Pochi secondi e tutto sarebbe tornato normalità -se così poteva essere definita- di otto anni prima. Dove ringraziare Elena per essere stata al suo fianco ed averlo sostenuto. Ma soprattutto doveva farle sapere quali erano i suoi veri sentimenti. E mentre questi pensieri gli scuotevano l'animo, si fece coraggio e girò il tappo.

   
 
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