“Ci sono momenti in cui
tutto sembra così scuro che non lo
si può più guardare senza provare un senso di
sfinimento e di impotenza.
Ricordo una volta, un paio di anni fa, in cui avevo un problema che mi
sembrava
troppo più grande di me. Ora, tu mi conosci, sai che sono
abituata ai problemi
di questo tipo, ma quella volta era davvero qualcosa di portentoso
riguardo
alla complicatezza. Ho passato, me lo ricordo come se fosse ieri, una
giornata
intera in uno stato di ansia e di nevrosi, senza che niente potesse
riscuotermi
da esso. E pensa che la mia migliore amica, per distrarmi mi
portò dappertutto
per un intero pomeriggio! Girammo per ore, con lei entusiasta che mi
trascinava
da un negozio, a un caffè, a una mostra e io che tentavo con
tutte le forze di
distrarmi, ma proprio per questo non ci riuscivo! Riesci a immaginarlo?
Alla
fine, rassegnata, la mia amica mi riaccompagnò a casa, dove
trascorsi qualche
ora a mangiarmi le unghie, preoccuparmi e girare a vuoto per le stanze,
guadagnandomi gli improperi di mia sorella che tentava di studiare.
Hahaha! Era
disperata, poverina!”
“E poi?”
“E poi mi è arrivata una telefonata. La
telefonata. Mi sono resa conto che il
mio problema, grazie al cielo, era inesistente, e mi sono messa a fare
salti di
gioia. E mia sorella giu a lamentarsi che non poteva studiare, che ero
una
trottola e che dovevo stare ferma un momento o mi avrebbe spiaccicato
sul muro.
Sempre gentile lei… hahaha!”
“Quindi?”
“Quindi non ti crucciare, il tuo problema si
risolverà!”
“No, non è così. Insomma, come
può risolversi? ”
“Allora, sei sicurissimo di quello che hai sentito?”
“Beh…. Si, abbastanza!”
“Finché non è al cento per cento, non
tornare, chiaro? Lo sai che se non si è
certi non posso intervenire.”
“Ma… ”
“Niente ma, caro mio. Ora tu vai da lei e tenti di capirci il
più possibile,
senza farle sospettare nulla naturalmente. Fra una settimana ci
rivediamo.”
“Dove?”
“Tu fatti trovare qui alla stessa ora. Ci
sarò.”
“Va bene, ci vediamo allora.”
“Ciao. Stammi bene, eh.”
“Aspetta, posso farti una domanda?”
“Si dimmi.”
“Tu mi uccideresti se te lo chiedessero?”
“Dipende da che cifra ne ricaverei.”
“Ah, grazie!”
“Il mondo è denaro, caro mio. Ormai è
così. Lo sai che io non mi fido di
nessuno. E sai anche che la mia unica morale è che non si
uccide solo se si ci
fida e si uccide solo con i fatti provati. E i soldi.”
“Si, si lo so. Però non le diresti che la tradisco
vero?”
“No. Certo che siete una bella coppia di infedeli, eh! Tu la
tradisci mentre
lei ti tradisce! Si direbbe che chi lo scopre per primo vince. ”
“Lei non l’ha scoperto vero? Perché se
fosse così si sarebbe rivolta a te,
quindi…”
“Anche se fosse, non potrei dirtelo, mio caro. Arrivederci
allora.”
“Arrivederci.”
“Ei, stronza!”
“Cosa? come siamo scortesi oggi!”
“La mia amante è morta! E sono certo che
c’è il tuo zampino! Allora, perché non
me lo hai detto?”
“Segreto professionale caro mio.”
“COME HAI POTUTO?”
“Hei, ti devo informare di una cosa: tua moglie mi ha
ordinato di farlo per una
bella somma, ma non solo.”
“Che hai? Stammi lontano!”
“Ma non posso. Ti devo uccidere.”
Il sangue sgorgava copioso dal corpo del perdente.