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Autore: unleashedliebe    03/11/2012    6 recensioni
La facevano sorridere, sentire bella, speciale. La facevano sentire bene.
Sentiva il bisogno di poterli vedere, sentire dal vivo, confondersi con la folla e cantare all’unisono con la sua “famiglia acquisita” delle directioners.
Voleva vederli, doveva vederli.

One Direction.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(c)



They don’t know how special you are,
 They don’t know what you’ve done to my heart,
They can say anything they want
cause they don’t know about us
 



Ci sono cose in grado di cambiare una giornata, come un bel voto a scuola, qualche risata con gli amici, un incontro speciale, gesti affettuosi o altre piccole cose.

La giornata di lei, invece, era  stata rivoluzionata da un semplice tweet, il quale annunciava le date europee del tour del gruppo anglo-inglese dei One Direction, in particolare la sua attenzione era stata attirata da una frase: “18 May Verona, 20 May Milan – Italy”: sarebbero venuti nel suo paese – nella sua regione anche – per ben due concerti.
Non le importava di cosa avrebbero detto i suoi genitori, aveva diciassette anni, era abbastanza grande per decidere cosa fare.
Voleva vederli a tutti i costi.
Al diavolo ciò che la gente su di loro, a tutte le etichette a cui veniva associati – la maggior parte negative – e alle occhiate derisorie che riceveva ogni volta che diceva di amare quella band. Non le importava.
Voleva vederli, doveva vederli.
Era sempre stata una persona dal carattere realista, più tendente al pessimismo a detta degli altri: non voleva sperare troppo, sognare di riuscire a vederli: se non ci fosse riuscita la delusione sarebbe stata troppo grande.
Adorava quei cinque ragazzi, nonostante li conoscesse da malapena un anno. La passione per il gruppo era iniziata per caso, ne sentiva parlare su Twitter e la curiosità l’aveva portata a scaricare qualche canzone. Quello fu l’”inizio della fine”.
Scaricò l’album per poi comprarlo, scaricò qualche immagine, studiò la biografia, guardò qualche video e lesse qualche fan fiction su di loro, diventando a sua volta “scrittrice”.
Erano personaggi affascinanti, semplici ma con caratteri diversi tra loro ma bel delineati.
C’era Louis, il ragazzo simpatico dalla risata infantile e la voce acuta.
C’era Harry, il ricciolo dal timbro vocale caldo e roco, con le fossette e gli occhi verde smeraldo.
C’era Niall, l’irlandese biondo tinto, fan di Justin Bieber e con un sorriso sempre stampato in viso.
C’era Liam, quello che dava l’impressione di essere il più dolce e maturo fra gli altri, con quella deliziosa voglia sul collo.
C’era, infine, Zayn, il pakistano misterioso, dallo sguardo profondo e con un tatuaggio nuovo alla settimana.
Ragazzi diversi fra loro, sconosciuti diventati un gruppo, solisti diventati un’unica voce per seguire un’unica direzione: one direction.
Erano entrati nella sua vita per caso, non sapeva quando  se ne sarebbero andati, ma gli era grata per quello che erano in grado di fare per lei semplicemente grazie a una canzone o una battuta stupida durante un’intervista.
La facevano sorridere, sentire bella, speciale.
La facevano sentire bene.
Sentiva il bisogno di poterli vedere, sentire dal vivo, confondersi con la folla e cantare all’unisono con la sua “famiglia acquisita” delle directioners.  Voleva vederli, doveva vederli.
Era in ansia, aveva davvero paura di non riuscire a comprare quel biglietto che, per lei, rappresentava la chiave per realizzare un sogno. Aveva preparato tutto: si era trovata a casa con una sua amica, due computer per ordinare i tickets – Milano e Verona – e carta di credito.
Tic, tac. Non riusciva a stare su Twitter perché leggere ciò che scrivevano le altre ragazze le metteva ansia.
Aspettavano le dieci, quando gli “Hunger Games” – così era stata definita la caccia ai biglietti – sarebbero iniziati.
Nove e cinquanta.
Nove e cinquantadue.
Nove e cinquantacinque.
Nove e cinquantotto.
Dieci.
Ecco, si era collegata il più velocemente possibile, maledicendo il sito che non si caricava abbastanza in fretta – stanza d’attesa! – e, una volta scelto il biglietto, aveva cliccato e risultava non disponibile.
Aggiornare la pagina, scegliere la data, scegliere un altro prezzo, metterlo nel carrello. Non disponibile.
Provare ancora, non disponibile.
Pacchetto vip, una pazzia ogni tanto si può fare, no? Avrebbe speso tutti i suoi risparmi, però era convinta che ne sarebbe valsa la pena.
Scegli l’opzione, compila i dati, modalità di pagamento. Carrello vuoto.
Ricaricare la pagina.
Biglietti non disponibili. Evento non disponibile.
Sogno non più disponibile.
Su Twitter pochissima gente era riuscita a prendere i biglietti e leggere i loro messaggi allegri la faceva solo stare male.
Era colpa sua, non doveva sperarci così tanto, doveva immaginare sarebbe rimasta delusa – come sempre.
Non voleva arrendersi però. Continuava a ricaricare quella maledetta pagina, voleva crederci fino all’ultimo.
Alle due si era presentata al negozio per vedere se riusciva a prenderli nel punto vendita: nulla.
Allora aveva preso il suo ipod e aveva fatto partire la playlist con tutte le canzoni più tristi e lente che conteneva - avrà sentito Little Things un centinaio di volte mentre si lasciava invadere dall'amarezza e dalla delusione.

Non era giusto, perché lei non era riuscita a comprarli? Perché gli altri sì e lei no?
Era stata veloce,  aveva preparato i soldi, aveva già immaginato come sarebbe potuto essere un suo concerto.
Eppure tutto era stato inutile: il suo sogno non era al momento disponibile.
Quando allora? Quanto doveva aspettare? Quante persone doveva vedere realizzare il suo sogno, mentre lei restava a guardare tutto dall’esterno, inerme?
Non era giusto, Voleva vederli, doveva vederli.
Doveva aspettare.
Come sempre.


* * *



Ehm, questa non è una OS né una drabble o flashfic.
E' uno sfogo, oggi ho passato una giornata davvero pessima - non credo di essere l'unica,
sentivo il bisogno di sfogarmi in qualche modo e allora ho buttato giù queste 790 parole piene di frustrazione e delusione.
Ci tenevo così tanto a vederli...
Tutte meritano di assistere a un loro concerto, non è giusto veder i biglietti sfumare in neanche dieci minuti.
Non so se ci sono errori dentro, non ho proprio voglia di rileggere (rischio di scoppiare a piangere come una bambina)
perdonate quindi eventuali schifezze grammaticale o cose non logiche.
Probabilmente non la lascerò a lungo su EFP, mi fa sentire esposta, però volevo condividere il mio essere triste con voi.
Neanche le nuove canzoni mi fanno sentire meglio ç___ç (le frasi all'inizio sono di "They don't know about us")
Se volete deprimervi con me, mi trovate su Twitter (@xunleashedliebe)
Un bacio! 

   
 
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