capitolo 1.

 

“sveglia bella addormentata nel bosco!” urla justin dal piano di sotto.

mugugno qualcosa di incomprensibile al genere umano, affondando il viso in un cuscino per cercare di sopprimere le urla del mio migliore amico.

“ancora cinque minuti.” sussurro, cercando di riaddormentarmi.

“andiamo, selena. devi andare a scuola!” dice justin, sbucando da dietro la porta.

“la fai facile tu, che non ci devi andare.”

“ehi, oggi c’è sciopero. non è mica colpa mia!” dice, avvicinandosi. “dai, alzati.”

“no.”

“alzati, sel.”

“no!” ripeto, alzando notevolmente il tono di voce.

“non vorrai mica sfidarmi, vero?”

mi alzo leggermente, poggiando la schiena alla tavarca del letto. “perché devi sempre rompere le palle?”

“io non ti sto rompendo le palle, ti sto solo svegliando.” sorride amabilmente.

sospiro, passandomi una mano tra i capelli. “okay, mi alzo.”

“brava, ragazzina.” dice, stampandomi un bacio in fronte.

“odio quando mi chiami in questo modo.” dico, incrociando le braccia al petto.

“ehi, ma sei la mia ragazzina tu.”

“ma perchè?”

sorride. “credo sia una cosa dolce, no?”

“no, per niente.”

sospira. “ora alzati prima che arrivi in ritardo.”

sbuffo, per poi alzarmi e rinchiudermi in bagno.

mi lavo velocemente, mi vesto con i primi panni che trovo e sistemo il trucco.

“drew io vado.” urlo, prendendo la borsa e aprendo la porta.

“vuoi un passaggio?”

“nah, tranquillo. vado a piedi.”

“okay, mi raccomando.” sorride.

lo saluto con un cenno della mano, per poi uscire di casa.

era una bella giornata, il che era strano visto che a stratford vedere il sole era un fenomeno straordinario.

percorro la solita stradina che faccio tutte le mattine con justin.

per me lui è da sempre un punto di riferimento, soprattutto da quando i miei genitori hanno divorziato ed ora io e mia mamma siamo andati a vivere con pattie e justin.

senza neanche accorgermene, sono davanti a scuola.

butto un’occhiata al cellulare: sono le otto in punto.

woah, stranamente non sono in ritardo.

questa è una data da segnare sul calendario, assolutamente.

salgo velocemente i gradini che mi separano dalla mia classe, per poi entrarci.

“ehi sel!” mi saluta anne, una delle mie due migliori amiche.

“ciao.” sorrido, andandomi a sedere vicino a lei. “come va?”

“bene, bene.” dice velocemente. “indovina? cristal ha una cotta.”

spostai lo sguardo verso la biondina, ovvero l’altra mia amica.

“davvero?” domando, eccitata. “e chi sarebbe il fortunato?”

“non ve lo posso dire, ragazze.” gesticola lei, in preda al panico. “sarebbe troppo imbarazzante.”

“imbarazzante? cristal siamo le tue migliori amiche, per la miseria!” urla anne, richiamando l’attenzione della classe intera.

“calma i bollenti spiriti, rossa.” cerco di tranquillizzarla.

“mi dispiace, magari un giorno ve lo dirò.” sospira cristal.

“dai, cri, stai tranquilla.” le poggio una mano sulla spalla. “quando vorrai dircelo, ce lo dirai.”

lei annuisce, tirando un sospiro di sollievo.

 

“in questo modo proust formulò la legge della costanza della composizione dei composti chimici…” 

chissà chi era la fantomatica cotta di cristal.

“e la chiamò legge di proust…”

insomma, in verità lei ha sempre avuto un debole per qualcuno, eppure non ha mai avuto il coraggio di dircelo.

“joseph-louis proust era uno dei più famosi chimici francesi…”

comincio a mordicchiare il tappo della penna.

lo conoscevo, forse?

magari è uno della classe.

“ed era figlio di un farmacista del paes- signorina gomez!” sbotta il professore, puntando lo sguardo verso di me.

oh, merda.

“ehm… sì?”

“di cosa stiamo parlando?” chiede, incrociando le braccia.

“di proust.” rispondo pronta.

alla faccia tua, ah!

“e quando sarebbe nato proust?” 

vabbè, ora mi chiede troppo. “nel… 1869?” buttai lì una data a caso.

lui scuote la testa. “no, nel 1754. cerca di prestare maggior attenzione.”

annuisco, tornando a mordicchiare il tappo della penna.

eh, porca troia! ho cose più importanti a cui pensare di proust.

 

 

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ayeeee.

salve, questo è il primo capitolo della mia fan fiction.

probabilmente non la leggerà nessuna, ma vabbè lol.

much love,

marta.

 

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