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Autore: Sophrosouneh    04/11/2012    1 recensioni
[Le tre sorelle erano Erinni. Furie scaturite dalle più turpi azioni dell’essere umano che, per esse, veniva torturato. Vendicatrici dei torti subiti agivano su vari fronti, attaccando la preda come un sol uomo.
Vhes era l’incarnazione del desiderio, della forza e della determinazione.
Thaet era subdola e scaltra, infida come una vipera velenosa.
Ed Inarwe aveva il dolce amaro gusto dell'infanzia spezzata.]
Raccolta partecipante alla Challenge Think Angst di Simph8 e Vogue91
1# Vhes “del Connubio”
2# Thaet “dell’Ego”
3# Inarwe "della Desolazione"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Autore: Ss904 (Sophrosouneh)
Fandom: Originale/Epico
Personaggio: Vhes
Set: Tempo
Prompt: Notte
Storia partecipante alla Challenge Think Angst di Simph8 e Vogue91

 

In gloria alla Morte


C’era qualcosa di magico nell’aria quella notte.
Non soffiava neppure la minima brezza, tacevano immote le zampe dei grilli e neppure una placida stella osava squarciare il nero pece della volta celeste.
Era in momenti come quelli che Vhes non poteva che amare il proprio lavoro.
Quella sera si era premurata di lasciare addormentate le due sorelle minori, ed era saltata giù dalla mansarda abbandonata in cui avevano trovato rifugio per svolgere quel lavoro.
Thaet ed Inarwe erano state fuori tutto il giorno, occupandosi della loro ultima vittima.
Le avevano poi riferito puntualmente le condizioni del soggetto.
Adesso toccava a lei.
Inspirò l’aria notturna, mentre planava scalza sui tetti dai comignoli ritorti.
Era talmente fredda da perforarle i polmoni: una vera gioia per il suo animo tumultuoso.
Aveva bisogno di concentrazione per quest’ultimo atto.
Stava per entrare in un mondo in cui la follia assumeva un significato completamente nuovo.
Per un istante i ruoli si sarebbero invertiti, sarebbe stata vulnerabile.
Avrebbe dovuto lottare per ottenere il controllo in un territorio tanto insidioso in cui sarebbe sempre partita con un piede in fallo.
I sogni erano il suo territorio di caccia preferito, perché, per quanto pericolosi, accrescano in lei una sorta di delirio di onnipotenza. Arrivare a manipolare i sogni di un uomo era il suo primato indiscusso.
E per quanti rischi sapesse di correre, il suo orgoglio la spronava ogni volta a trascendere quel sottile limite tra realtà e distorsione.

Correndo a perdifiato verso il suo obbiettivo la luna irrorò di un bagliore perlaceo i biondi capelli sparsi nel aria immobile.
Non esistevano timori o esitazioni, soltanto un’innata sicurezza di sé.
Sarebbe potuta morire lei stessa, ne era al corrente.
Eppure il gioco valeva la candela.

Continuava ad avvicinarsi, poteva sentire l’odore deliziosamente appagante della contesa pizzicarle le narici.
Era vicina ormai.
Spiccò un balzo e disparve nel limbo dell’immateriale.
Ancora una volta si perse in un mondo abitato da paure, tenebre e spettri.

Eppure non era niente per lei, se non l’ennesima prova del fato.
Divorava tenebre, risplendendo della stessa forza della fiamma divina.
Tagliava il vento, gareggiando con il tempo.
Obbediva strenuamente al comando di tutta una vita: vincere e dominare.
Sorrideva, Vhes, in gloria alla Morte.

  
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