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Autore: LiquidScience    04/11/2012    3 recensioni
[Supercar]
KITT, appena tornato da una missione, guarda con angoscia il cumolo di circuiti che Bonnie sta riparando.
Erano resti, resti di un fantasma del passato che lasciava dietro di sé caos e distruzione.
KITT e KARR, Il bene e il male, il bianco e il nero: due facce della stessa medaglia.
Ma questa volta è destinata andare diversamente...
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bonnie si alzò presto quella mattina e si mise subito a riparare i miei circuiti Alpha, prima che Michael si svegliasse.
“Ecco fatto, KITT!” disse il meccanico chiudendo il vano sotto il cruscotto da dove si poteva accedere ai circuiti e scendendo dall’abitacolo.
“Grazie, Bonnie. Non so cosa farei senza di te” dissi io.
“Probabilmente saresti dallo sfasciacarrozze, visto la cura con cui ti tratta Michael”
Detto questo, scosse la testa sorridendo e ricominciò a lavorare sull’ammasso di circuiti.
La parola ‘sfasciacarrozze’ mi irritò i circuiti. Ci sono stato una volta in quel posto e mi è bastata.
Michael aprì la porta e si stiracchiò.
“Buongiorno, Michael!” lo salutai io.
“Oh, beh svegliato!” disse Bonnie.
“Buon giorno anche a voi. Cosa stai facendo?” disse Michael, avvicinandosi. Quando vide quello a cui il meccanico stava lavorando, emise un debole ‘ah’ e guardò altrove, distraendosi.
“Bene, KITT. Andiamo a fare colazione?”
“D’accordo, Michael. Traccio un percorso per il punto di ristoro più vicino”
“Bonnie, tu non vieni?”
“No grazie, non ho fame”
“Non ho visto RC prima, che fine ha fatto?” disse il mio pilota prima di salire. Bonnie fece cenno di non saperlo.
“RC si è addormentato sul sedile della Base Mobile e non si è ancora svegliato” risposi prontamente io.
Reginald Cornelius III, detto comunemente RC, è l’autista del camion ma a volte approfitta un po’ troppo del pilota automatico e finisce per guardarsi la televisione o addormentarsi. A parte questo, è un umano simpatico. E non lo dico solo perché ha dato man forte a Bonnie per ripararmi, l’anno scorso.
Michael sorrise, entrò e mi mise in moto. Bonnie aprì il portellone del rimorchio e uscimmo.
 
Poco dopo ci fermammo in un bar. Michael parcheggiò su uno dei 15 posti liberi e scese.
“Ah, a proposito: KITT, quanto hai di autonomia?”
“Considerando l’andatura media, la probabilità e la velocità del vento contrario, l’aumento dei consumi causato dal tuo vizio di tenere sempre aperto il finestrino e…”
“KITT!” mi interruppe Michael.
“62,15 miglia”
“Beh, allora dopo faremo un saltino al distributore”
Oh, no! Il distributore no!
“Oh, Michael! Non si potrebbe tornare alla Fondazione e fare il pieno con il mio carburante?”
“Eh dai, KITT! Sei mai morto?”
“Due volte, ma solo per cause esterne”
“Ecco, vedi? Rimani lì e fai il bravo” concluse Michael avviandosi verso il locale.
Io rimasi lì, apparentemente tranquillo, ma in realtà tormentato dal pensiero di passare il pomeriggio a spurgare il serbatoio.
 
Dopo sei minuti di totale calma, i miei sensori captarono un paio di ragazzini che camminavano tra le auto. Le osservavano bene, una ad una, come se fossero nel parcheggio di un autoconcessionario.
Quando passarono vicino a me, uno dei due si fermò. Indossava una maglietta rossa di almeno due taglie più grande, jeans blu e un berrettino dello stesso colore della maglia. Anche l’altro indossava un paio di jeans, ma aveva anche un giubbotto dello stesso materiale e una maglietta bianca.
“Toh, guarda questa!” disse quello con la maglietta rossa indicandomi.
“Wow, che forza! Guarda dentro!” rispose l’altro.
Non avevo oscurato i vetri, per cui si vedevano tutti gli interni. Normalmente lo faccio solo se devo parlare con un essere umano che non mi conosce.
Quello con il giubbotto in jeans provò a scassinare la serratura, inutilmente. Nessuno ci è mai riuscito, figuriamoci un ladruncolo da quattro soldi.
Ma io ero comunque eccitato: se qualcuno tenta di rubarmi vuol dire che ho valore, sia estetico che effettivo.
“Niente da fare. Proviamo con quella lì?” disse infine il ragazzino, indicando una Mustang nuova fiammante.
“Sì, è anche molto più nuova e bella di questa qui” concluse il secondo ragazzino, andandosene via con il primo.
E così, tutto il mio entusiasmo scemò così come era venuto.
Dopo un tempo apparentemente interminabile il mio pilota uscì dal bar.
“Michael…”
“Cosa c’è?” chiese lui, entrato nell’abitacolo.
“Secondo te io passerò di moda?” dissi con un tono forzato.
“Eh? In che senso?”
“Nel senso, diventerò mai un modello superato, da museo?”
“Come ti saltano in mente cose simili, KITT? Tu sei insuperabile! Vedrai, anche fra trent’anni tutti ti adoreranno”
“Lo spero proprio, Michael”
“Anche perché sei l’unico della tua specie. Come te, non c’è nessuno”
“Grazie, Michael”
Il viaggio verso la sede della Fondazione continuò tranquillamente, il ronzio del motore e quello degli pneumatici sull’asfalto erano gli unici rumori che rompevano il silenzio della strada.
La Base Mobile era tornata alla F.L.A.G. (la Fondazione) mentre Michael era a fare colazione.
Io e il mio pilota entrammo nel garage, dove c’erano anche Bonnie e RC che stavano lavorando al solito ammasso di circuiti circondati da grandi macchinari all’avanguardia, potenti due o tre volte un normale computer anni ottanta che si trovi comunemente in giro.
“Siete arrivati giusto in tempo, stiamo per accenderlo” annunciò Bonnie con un sorriso stampato sulle labbra.
“Cos… Bonnie, ma sei impazzita?”
“No, Michael. Questa volta credo di avercela fatta”
Bonnie fece un cenno a RC, che attaccò una spina.
Delle lucette si accesero dentro una scatola, affianco all’ammasso di circuiti.
Tutti rimasero col fiato in sospeso.
“Questa è la voce del Knight Automated Roving Robot,  primo prototipo delle Knight Industries. Sono il prototipo della macchina del futuro”
Non avrei mai creduto di sentire di nuovo quella voce agghiacciante, cupa e fredda.
Quello era KARR, il mio prototipo. Fu disattivato ancora prima che io fossi costruito, a causa di un gravissimo errore di programmazione: era programmato per l’autodifesa e poteva diventare pericoloso.
Infatti, la prima volta che fu riattivato erroneamente da due barboni ha seminato il caos, disturbando la quiete pubblica e cercando di fare una rapina. Io e Michael abbiamo fatto in modo che cadesse da una scogliera, sperando di eliminare la potenziale minaccia.
E invece, due anni dopo fu ritrovato su una spiaggia da un passante,  che lo liberò dalla sabbia e lo riparò completamente. KARR minacciò più volte quel ragazzo e la sua fidanzata e li manovrò a suo piacere come delle pedine per preparare una trappola. Per me.
Contrattando in modo da non lasciare feriti, con uno scontro frontale distruggemmo quel prototipo una volta per tutte. Almeno, era quello che credevamo.
“Sono riuscita a cambiare la programmazione principale del suo sistema, è stata dura ma… KARR, come stai?” disse Bonnie, guardando a turno tutti i presenti, compreso me.
“I miei circuiti non sono soggetti a nessun stadio emotivo” rispose KARR, freddamente.
“KARR…” dissi io, a stento.
“Chi sei, tu?”
“KARR non ricorda nulla di tutto quello che è successo dopo esser stato disattivato la prima volta” informò Bonnie coprendo un piccolo microfono collegato alla CPU del mio prototipo.
“Io sono la Knight Industries Two Thousand, il tuo modello definitivo”
“Impossibile. Io sono l’unico della mia specie”
“Eccolo che ricomincia…” disse Michael tra sé, sospirando.
“Quanti siete? Perché non riesco a vedervi?” chiese KARR con un tono vagamente confuso.
“Non ho ancora collegato i tuoi sensori visivi. Io sono Bonnie, il meccanico che ti ha riattivato”
“Ti ringrazio per avermi riportato alla vita”
“Beh, io sono Michael Knight, il pilota di KITT” disse Michael, spostando nervosamente il peso da un piede all’altro.
“Knight? Sei un parente di Wilton Knight?”
Wilton Knight è il genio che ha creato me e KARR e salvato Michael in fin di vita.
“No… non proprio” rispose Michael sorridendo.
Il suo vero nome era Michael Long, cambiò nome per questioni burocratiche dopo essere stato salvato da Wilton.
“E visto che siamo in vena di presentazioni e io non ho detto parola fino ad adesso… piacere, sono Reginald Cornelius III, RC per gli amici” disse RC guardando i circuiti sul banco da lavoro.
“Perché mi avete riattivato?” chiese KARR, dopo qualche secondo di attesa.
“Perché vogliamo darti una seconda possibilità” rispose Bonnie, incrociando le braccia.
“Allora, è un piacere conoscervi”
 
***                       
 
Quella notte rimasi in garage, come ero solito fare. La stanza era completamente buia, rischiarata a tratti dalla luce rossa del mio scanner.
“KITT, sei tu?” disse KARR ad un certo punto, illuminando il mucchio di circuiti di una tenue luce gialla.
“Sì, KARR, sono io”
KARR aveva certamente sentito il rumore del mio scanner.
“Qual è la tua disposizione strutturale esterna?”
“Come la tua”
KARR non era sempre stato nero e bianco con lo scanner color ambra: all’inizio era tale e quale a me.
Seguirono quattro minuti di silenzio, durante i quali nessuno dei due osò parlare.
“Quindi tu una mia replica”
“Non esattamente. Tu sei un prototipo pieno di difetti, io sono un modello definitivo eccellente”
“Comunque sia, rimani comunque una pallida copia dell’originale”
  
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