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Autore: HurricaneOfHope    05/11/2012    9 recensioni
"La mia vita, il mio mondo, sono diversi dai tuoi. Tu vivi la Realtà e dormi il Sogno. Io vivo il Sogno e dormo la Realtà."
Una storia che ha come filo conduttore il sogno, dove tutto è possibile. Perché troppa monotonia fa male. Perché staccare ogni tanto dal mondo canonico che conosciamo, spaziare con la fantasia, è qualcosa di magnifico.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sveglia che non suona, pullman perso, nota per ritardo ingiustificato. Si dice che quando le giornate cominciano male continuano anche peggio. Questa era cominciata decisamente male. Dopo un bel quattro di matematica mi è preso uno dei soliti mal di testa a cui sono tanto abituato e, come se non bastasse, tutti mi ricordano insultandomi, che sono la pecora nera della classe.
Con l'emicrania come unica compagna, me ne torno a casa. Oggi piove. Una macchina passa sopra ad una pozzanghera accanto al marciapiede dove sto camminando, in un istante sono zuppo.
Fradicio e gocciolante arrivo a casa verso le due del pomeriggio e, come previsto, mia madre mi urla contro per il brutto voto e la nota appena presi, minacciandomi di non farmi più uscire per settimane e bla bla bla...
Tutto quanto mi lascia indifferente, io attendo solo che arrivino le ventidue.
A cena, i miei litigano. Si urlano addosso, si insultano e continuano così per tutta la serata.
Sono quasi le dieci, finalmente. Entro in camera mia, preparandomi per andare a letto. Mi rimbocco le coperte. Appena prima di spegnere l'abat-jour, controllo il comodino e, appoggiato su di esso, vedo un libro aperto: ha la copertina nera e tutte le pagine bianche, ad eccezione delle due centrali, nere.
Spengo la lampada e con i tuoni come ninna nanna mi addormento. Anzi, mi sveglio.
Buongiorno.


La mia vita, il mio mondo, sono diversi dai tuoi. Tu vivi la Realtà e dormi il Sogno. Io vivo il Sogno e dormo la Realtà.


Mi sveglio nel mio vero letto in una vecchia casa, costruita non so dove. Nel mondo onirico orientarsi è impossibile.
Vivo con la sola compagnia di un gufo, è l'unica di cui ho bisogno. La casa in cui abito è di legno, un tantino trasandata. Ha tre piani, e da fuori sembra un assemblamento di tanti solidi messi a caso: un camino che spunta sul tetto, un altro da una parete, una stanza che penzola nel vuoto, balconi che spuntano dovunque, piani sconnessi. All'interno è piena di mobili vecchi e oggetti di antiquariato; è abbastanza disordinata, ma dopo un po' ci si fa l'abitudine. L'unica cosa che si può trovare in qualunque stanza, in qualunque angolo, sono i libri. Centinaia e centinaia di libri che riempiono armadi, scaffali e cassetti.
Mi tolgo di dosso le coperte e vado al primo piano a fare colazione, scendendo le rampe di scale fin troppo scricchiolanti. Gli armadietti e gli scaffali in cucina strabordano di bustine di tè e caffè in polvere. La teiera di ceramica candida e la caffettiera di metallo usurato, insieme al gufo, sono le mie più fidate compagne. Tè e biscotti, sia per me che per Anacleto.
Esco. E il paesaggio che mi si para davanti è il consueto, magnifico spettacolo. Dopo una striscia di terra nuda non troppo larga, che si trova attorno alla casa, si estende un infinito campo di grano. Le spighe dorate mi arrivano fino alle spalle. Non c'è nemmeno un accenno di verde, è un oceano giallo. Ciò che rende magico il paesaggio è il cielo sempre scuro, come fosse notte. Ed è trapuntato di stelle, tantissimi puntini luminosi che si dispongono nel cielo nei più svariati modi.
Nonostante il cielo nero, tutto si vede come se fosse giorno. E il contrasto tra cielo scuro e il mare luminoso di spighe è qualcosa di fantastico, degno di un sogno.
Chiudo la porta e mi inoltro tra le spighe. Non serve che presti attenzione alla direzione in cui devo andare, basta camminare un po', finché la casa non è più visibile, ed eccolo. Sono entrato in un cerchio di terra nuda in mezzo alle spighe, al cui centro si trova una porta di legno d'ebano. Il legno della porta ha tantissime venature, e come unico decoro ha una maniglia di ametista. Afferro la maniglia, spingo la porta ed ecco che inizia la parte più bella del Sogno.
Mi ritrovo in un'enorme ala di una biblioteca. Non riesco a vederne il soffitto: è altissimo, o semplicemente continua all'infinito. Anche gli scaffali sono così, senza fine. Nella grande sala essi sono disposti ordinatamente, ma ce ne sono a centinaia e orientarsi è difficile. Ricoprono quasi interamente le pareti, interrotti da grandi finestre in stile gotico situate molto in alto, che lasciano entrare una luce grigia. Dai fasci di luce delle finestre si può notare quanta polvere aleggi in questo posto.
Ti starai chiedendo cosa ci faccio qui. Ebbene, vivendo il Sogno devo svolgere ogni giorno una sorta di compito: esso consiste nel trovare l'oggetto che si trova sul mio comodino di quando dormo la Realtà. Finché non prendo l'oggetto non posso uscire dal mondo onirico in cui esso è situato, in questo caso la biblioteca. Mi è capitato di trovarmi in sogni talmente belli da rimanerci per eoni, dato che il tempo qui è irrilevante, prima di raccogliere l'obiettivo.
Ora, l'oggetto da prendere è il libro dalla copertina nera. Inizio la ricerca per l'enorme biblioteca, e mi rendo conto subito che trovarlo non sarà una cosa proprio facile.
In ogni caso devo dire che questo è un posto bellissimo. Quasi mi sento sopraffare da tutti questi libri. Insomma pensare a tutto ciò che c'è scritto, tutte le vite, le avventure narrate, i pensieri e le emozioni dei personaggi descritti, è una cosa che lascia senza fiato.
Immerso nei miei pensieri, raggiungo un leggio d'oro, situato di fronte ad uno scaffale in mezzo a tutti gli altri. Sopra, è poggiato il libro che cerco, e di fianco ad esso c'è una candela blu accesa. Una targhetta sul leggio recita "Tomo principale della Biblioteca, la conoscenza sta nel Fuoco".
Provo a sollevarlo, ma sembra incollato. Posso comunque aprirlo: è identico a quello del mio comodino, ma noto una cosa di cui non mi ero accorto: le due pagine nere sono fatte di cera. Allora prendo la candela e inizio a sciogliere la cera nera sulle pagine e mi accorgo, senza sorprendermi troppo, che la carta delle pagine non prende fuoco. Una volta che le pagine sono pulite leggo, scritto in inchiostro bianco, "In questa biblioteca vi sono riposti tutti i libri che sono stati e che verranno scritti fino alla fine dei tempi. Contemplatene l'immensità."
Raccolto il libro, mi ritrovo davanti la porta con la maniglia d'ametista, e dopo averla oltrepassata metto piede nel campo di grano.
Appena rientrato in casa appoggio il libro nero sul comodino di fianco al letto, poi basta che distolga l'attenzione anche solo per un attimo, e l'oggetto sparisce. Succede tutte le volte. Solo in un'occasione mi è stato concesso di restare in possesso dell'oggetto. Questo "oggetto" è Anacleto, il mio bel esemplare di gufo comune, dalle piume marroni, alternate chiare e scure. Ha una sola caratteristica che lo diversifica dagli altri gufi: gli occhi. Già gli occhi dei gufi sembrano quasi magici, molto simili ai nostri, ma i suoi non hanno un colore definito, cambia continuamente, non so ancora in base a cosa.
Comunque sia, dove spariscano gli oggetti per me è ancora un mistero, ma penso che in qualche modo siano collegati con l'unica stanza della casa che non riesco ad aprire. Quella dannata stanza.
Ora sono stanchissimo, e dopo una veloce cena a base di dolci me ne vado a letto. E' ora di un po' di monotona Realtà.

  
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