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Autore: Milla Chan    05/11/2012    3 recensioni
Copenhagen, gennaio 1904.
Mathias gli sorrise, un po’ meno esageratamente del solito e con un modo di fare molto più comprensivo.
-È un Teddy Bear, una vera novità dall’America. C’è una buffa storia dietro...- gli spiegò paziente ed emozionato, rigirandolo tra le mani e posandoglielo infine sulle gambe. Non vedeva l’ora di darglielo.
-Ma è un orso in miniatura…- commentò Eirik con un mezzo sorriso, un po’ stupito, certo, ma per nulla scettico.
-Ed è adorabile.- precisò l’altro, con gli occhi che brillavano e le mani dietro la schiena, con un atteggiamento da gran signore che parla però di argomenti per bambini.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Danimarca, Islanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Copenhagen, gennaio 1904

 
Eirik sapeva che fuori faceva freddo, veramente freddo, e questo era un bene perché così non ci sarebbe stata alcuna scusa al mondo che avrebbe potuto smuoverlo dalla sua postazione, sul divano bordeaux del salotto, accanto al camino e avvolto nel tepore, con le gambe accavallate e un piccolo romanzo tra le mani. Tirò un sospiro sollevato e rilassato, poiché conscio del fatto che lo strato gelido di neve distava appena qualche metro, ma a separarli vi era un muro bello spesso.
Era tanto immerso nella lettura da non sentire Mathias fermarsi in piedi davanti a lui.
Eppure, all’improvviso, la voce ridente dell’uomo ruppe il silenzio e lo riportò nel mondo reale.
 
-Hej, Eirik.-
 
 Alzò lentamente la testa, sbattendo gli occhi per mettere a fuoco l’uomo.
-Cosa fai, piccolo?-
Per amor del cielo, Dan, non chiamarmi “piccolo”.
- Johannes si è appena sposato con Camilla e io speravo con tutto il cuore che non accadesse.- spiegò velocemente, a voce bassa, con un sospiro rassegnato.
L’uomo ridacchiò. –Non è un po’ femminile, questo romanzo?-
-Solo perché è una storia d’amore non significa che io non possa leggerla.- ribatté pacatamente, buttando un’occhiata alla finestra e scoprendo che la neve oltre il vetro aveva ricominciato a cadere, quieta e leggera.
 -…In ogni caso, ti ho portato un regalo!- esordì Mathias, facendo sbucare da dietro la schiena qualcosa che, sul subito, a Eirik sembrò un enorme coniglio impagliato.
-Che cosa…- Ma il ragazzo si soffermò ad osservarlo, corrucciando appena la fronte e chiudendo distrattamente il libro, affascinato e quasi rapito da quel coso marrone e peloso che, in tutta verità, non aveva ancora capito come definire esattamente. Si ammutolì e guardò l’uomo, interrogativo.
 
Mathias gli sorrise, un po’ meno esageratamente del solito e con un modo di fare molto più comprensivo.
-È un Teddy Bear, una vera novità dall’America. C’è una buffa storia dietro...-  gli spiegò paziente ed emozionato, rigirandolo tra le mani e posandoglielo infine sulle gambe. Non vedeva l’ora di darglielo.
-Ma è un orso in miniatura…- commentò Eirik con un mezzo sorriso, un po’ stupito, certo, ma per nulla scettico.
-Ed è adorabile.- precisò l’altro, con gli occhi che brillavano e le mani dietro la schiena, con un atteggiamento da gran signore che parla però di argomenti per bambini.
Islanda aprì la bocca e prese tra le mani l’orsacchiotto, sentendolo così terribilmente morbido, quasi come una pelliccia vera. Osservò gli occhietti fatti con i bottoni e lo avvicinò al viso, curioso –lo era sempre stato- e volenteroso di studiarne tutti i particolari.
Dan si sedette accanto a lui, osservandolo tutto contento. –Ti piace?-
L’altro annuì, sorridendogli un attimo prima di tornare a tastare le zampe –si potevano muovere su e giù!
Immaginava che i bambini moderni ne sarebbero andati pazzi, era un peccato che lui non avesse mai posseduto nulla del genere. Era sicuro che avrebbe passato giornate intere, con quel giocattolo così morbido, evitando così oggettini di legno smussati male e che lasciavano schegge sulle mani.
 
Ma Dan, io non sono un bambino.
 
La frase gli morì in gola, vedendo la sua espressione entusiasta, così veramente e profondamente felice come aveva visto solo raramente, da quando… Sì, insomma, da quando le guerre gli erano costate la perdita di Norvegia. Un po’ –un bel po’- di tempo addietro. Riusciva a capire quanto fosse stato doloroso e vedeva ogni giorno la mancanza del fratello negli occhi del danese.

Si sentiva troppo importante, in quel momento, troppo fondamentale, sentiva come se, se ne fosse andato, Mathias avrebbe perso anche l’ultima ragione per cui sorridere e restare in piedi.
Per questo gli stava dando tutto quello che voleva, sia come nazione che come persona, faceva qualsiasi cosa pur di averlo sempre con sé senza renderlo infelice o farlo sentire imprigionato.
Eirik non era più un bambino. Mathias l’aveva capito bene, altrimenti non gli avrebbe mai dato un governo interno. Forse non sapeva ancora badare completamente a se stesso, ma entrambi si erano resi conto che la Danimarca e l’Islanda stavano a poco a poco allontanandosi . Quest’ultima si stava lentamente prendendo la propria indipendenza, previsione che distruggeva Mathias e inquietava Eirik.
 
-…Grazie mille.- mormorò con la gola secca e lo stomaco chiuso, lasciandosi stringere tra le braccia del danese.
 
-Sarai sempre il mio bambino.- gli rispose sottovoce, facendo sgranare gli occhi a Eirik, che rispolverò la sua antichissima ipotesi, di quando ancora arrivava alle ginocchia di Mathias.
 
Ma pabbi… legge nel pensiero?


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Angolo autrice e chiarimenti.

Storia nata grazie al magnifico settimo capitolo dell’altrettanto magnifica fanfiction Amsterdam (consigliata a tutti!).
L’idea del teddy bear era a dir poco appetitosa e io mi sono buttata a capofitto negli arcani registri della storia del celeberrimo orsacchiotto di peluche! Storia tra l’altro che mi ha fatta sorridere moltissimo: vi consiglio di andare su questa pagina di Wikipedia per conoscere il curioso aneddoto che vi è alla nascita di questo giocattolo! :D
Per chi fosse interessato, il libro che sta leggendo Islanda è Victoria, un romanzo breve scritto nel 1898 da Knut Hamsun, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1920 (tra l’altro, Norvegia ha preso in prestito il suo cognome nella fanfiction Jeg er en jente!  )
...Siamo giunti alla fine!
Grazie mille per aver letto fin qui, fatemi sapere se vi è piaciuta e un bacio a tutte le lettrici.
   
 
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