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Autore: Krixi19    06/11/2012    6 recensioni
Penso esistano diversi tipi di coppie. Ci sono coppie ben assortite, di quelle che sai benissimo che finiranno per sposarsi, [...]. Ci sono coppie male assortite, di quelle che sai già che finiranno male – tutti lo sanno, loro compresi – ma nonostante questo continuano a stare insieme [...].
E poi ci siamo noi.
Eve e Ben.

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Eve e Ben hanno un legame strano, probabilmente incomprensibile. Si sono trovati e le loro anime si sono riconosciute, e per stare insieme sono andati contro a tutto e tutti. Per questo sono in fuga, per questo potrebbero venire uccisi. Ma a loro non importa, vivono alla giornata, senza passato e senza futuro.
Eve e Ben separati non hanno senso, affogano, ma forse insieme riescono a galleggiare. Eve sa poco di Ben, ma non gli interessa saperlo. Ben invece sembra sapere un po’ di più sul passato di Eve, ma nemmeno questo importa. L’unica cosa che importa sono loro.
Eve e Ben.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Prima di che vi addentriate nella lettura, vi consiglio di leggere ascoltando Run dei Daughter (youtube: http://www.youtube.com/watch?v=psiILfa-G1c), da cui sono tratte le strofe che trovate nella storia – a proposito di questo, sono proprio parte integrante della narrazione, quindi, per chi non avesse dimestichezza con l’inglese, ho riportato alla fine la traduzione.

 

 

 

 

Run

 

 

Penso esistano diversi tipi di coppie. Ci sono coppie ben assortite, di quelle che sai benissimo che finiranno per sposarsi, avere marmocchi, avere i marmocchi dei marmocchi, vivere felici e contenti, come si sente sempre dire in quelle miniere di assurdità che sono le favole. Ci sono coppie male assortite, di quelle che sai già che finiranno male – tutti lo sanno, loro compresi – ma nonostante questo continuano a stare insieme, perché sì, forse perché in realtà sono masochisti, forse perché vogliono fare i diversi, forse perché vogliono dimostrare qualcosa agli altri, qualcosa che prontamente non dimostreranno.

E poi ci siamo noi.

Eve e Ben.

 

When I powder my nose,

he will powder his guns.

 

Io e Ben non rientriamo in nessuna delle tipologie di coppie che potrebbe venirvi in mente. Ma forse già dire che siamo una coppia è sbagliato. Io e Ben viviamo alla giornata, viviamo ogni attimo come se fosse l’ultimo, incapaci di prevedere dove possa portarci tutto questo. Ma la verità è che non ha importanza, non vogliamo saperlo, non ci interessa saperlo. Oggi siamo qui, domani potremmo non esserci più. Ed è questa consapevolezza che ci unisce, ci ha unito fin dal primo momento. Per questo siamo diversi: le coppie hanno un futuro, bello o brutto che sia. Io e Ben no. Io e Ben siamo, e basta.

Se dovessi elencare perché io amo Ben non saprei da dove iniziare. No, non nel senso che ci sono un sacco di motivi, come la sua gentilezza – che non ha – o il suo essere altruista – che non è. È nel senso che non mi viene in mente niente da dire. Ben è, io lo amo, lui ama me, fine della storia. Quando ci siamo visti, fin dal primo istante, la mia anima ha riconosciuto la sua, e la sua ha riconosciuto la mia. Ecco, è questo che siamo io e lui: un incontro di anime.

È come se tutto intorno a noi fosse sfocato e noi fossimo l’unica cosa che ha senso in questo mondo assurdo, dotato di regole che non mi, che non ci, appartengono.

Per questo, quando tutte le mattine lui carica la sua Beretta, la stessa che aveva quando ancora era nell’esercito, e, dopo avermi dato un bacio sulla fronte, esce, senza dirmi dove va, né a fare cosa, non mi preoccupo e torno a truccarmi. Lui tornerà da me, lo farà sempre.

E se non lo farà, vorrà dire che sarà morto. E io con lui, perché dopo che avranno trovato lui, verranno a cercare me.

Ma non m’importa granché, mi va bene così: senza di lui non ci vorrei nemmeno stare in questo schifo.

 

Don't know where he's going

Don't know where he's been

 

Non so molto di Ben prima di Eve e Ben. Anzi, direi di non sapere nulla. È nato in una cittadina sconosciuta di uno di quegli stati americani che nessuno mai considera. Forse Ohio, forse Texas, forse Indiana. Non saprei, è completamente privo di accento. O meglio, sì, ce l’ha, ma è un accento misto: alcune parole le strascica come uno del sud, altre parole le chiude come uno dell’East Side, a volte gli esce una s spagnola, a volte la t italiana. Penso abbia viaggiato molto.

Di certo non è mai stato in Georgia, dove invece sono stata io praticamente tutta la mia vita prima di fuggirne a gambe levate, altrimenti non si spiegherebbe perché voglia andarci. Dice che stare in contatto con le radici è importante. Bella faccia tosta detto da uno con tre passaporti, su ognuno dei quali è riportata una città di nascita diversa. La data, no, la data di nascita è sempre quella. 4 luglio. Ironico, no? È per questo che ogni volta che mi tira fuori la storia della Georgia e delle radici, gli dico: “Okay, allora andiamo dove sei cresciuto tu”.  So che non me lo dirà e sinceramente nemmeno m’interessa saperlo, ma so anche che è l’unico modo per farla finita con quella stronzata, perché immancabilmente prende e se ne va, a pulire quella pistola, che a volte chiama Colt, a volte Beretta, l’unica attività che sembra rilassarlo.

Una volta gli ho chiesto se preferisse me o la pistola. Ha preferito non rispondere. Immagino che sia perché, senza la pistola, non potrebbe stare con me. Ma, senza me, la pistola potrebbe usarla solo per spararsi un colpo in testa.

 

And if I try to get close,

he is already gone

 

Ci sono un sacco di cose che non so di lui. Come ci sono un sacco di cose che lui non sa di me, del resto. O almeno, credo: forse sa più di quello che mi dice; per esempio, mica gliel’ho detto io che vengo dalla Georgia, e non penso di aver un accento tanto marcato.

Ma le cose che non sappiamo l’uno dell’altro non hanno importanza, non sono quelle che fanno di una persona quella che è. È veramente il lavoro? Dove è nata? Dove ha vissuto? Quanti uomini ha ucciso? Sono queste le cose che compongono una persona nella sua interezza? Io non credo.

Però, lo ammetto, a volte sono curiosa, soprattutto quando se ne esce con frasi che io non mi sognerei mai di dire, come la puttanata sulle radici, per esempio. Che vita ha vissuto un uomo che ti propina certe cose, credendoci così tanto – perché lo so che ci crede – senza applicarne nessuna? Cos’è che gli impedisce di stare attaccato alle sue radici? O cos’è che gli impedisce di prendere un aereo e di andare in Rwanda, a dare gli aiuti che dice di voler tanto dare?

Così ogni tanto chiedo, ma difficilmente ottengo risposta. No, meglio: mi risponde, ma la maggior parte delle volte le sue risposte non hanno senso. E dopo me le dimentico, insomma, come faccio a ricordare una cosa che non capisco minimamente? C’è solo una conversazione incomprensibile che ricordo.

“Perché il Rwanda?” gli avevo chiesto di punto in bianco.

“Lì hanno bisogno di aiuto,” aveva detto, distogliendo lo sguardo dalla partita e fissandomi. Detestava le domande all’improvviso, come se lo stessi interrogando, come se ci fossero risposte sbagliate da darmi. Come se non sapesse che non esiste cosa al mondo che lui possa dire che mi faccia allontanare da lui.

“Perché, chessò, in Burundi, no?” gli avevo fatto notare io.

“In Burundi non ho nessun debito da ripagare,” aveva detto, spostando lo sguardo sulle sue mani. Le sue sono belle mani, a proposito, di quelle che raccontano una storia. In effetti, dicono molto di più di quello che esce dalla sua bocca.

“Che genere di debito?” avevo insistito io. Di solito non rompo così tanto la palle, ma quel giorno ero particolarmente curiosa.

“Nessuno, ti ho detto che non ne ho,” aveva risposto brusco, alzando poi il volume della tv. Ecco perché mi ricordo che c’era la partita, perché non aveva senso nemmeno questo: perché alzare il volume di una partita? Insomma, una partita si vede, mica si ascolta, considerando poi le scemenze che dicono i cronisti.

“Ma in Rwanda sì,” avevo insistito.

Non aveva risposto.

“Ben,” l’avevo chiamato. “In Rwanda sì?” Ripeto: di solito non sono così rompipalle, ma quel giorno lui mi aveva fatto scorgere qualcosa – per quanto incomprensibile – del suo passato, qualcosa che di solito evitava accuratamente di far trapelare.

“Adesso devo andare.” Aveva spento la tv, a metà partita, e se n’era andato.

Insomma. Zero senso. Quando provo ad avvicinarmi, è già sparito. Ma non ha importanza, non è la quantità di dati che sai su una persona a determinare quanto tu la conosca. Non ha importanza che io non sappia perché sta sveglio la notte a guardare fuori dalla finestra o perché si svegli urlando. Io e Ben abbiamo incatenate le anime l’uno all’altra: è questo che conta.

 

He is restless at night

He has horrible dreams

 

La maggior parte delle volte però sono io che lo sveglio urlando. Ed è qui che capisci che nel nostro mondo c’è qualcosa che non va se una donna urla l’anima una notte sì e due no e nessuno chiama la polizia.

Quando succede, Ben è lì, sempre. È questo che m’impedisce di cadere a pezzi la notte o la sera prima di andare a dormire: so che lui è lì e che ci sarà al mio risveglio, sia che avvenga per il suono della sveglia, sia che avvenga per il suono delle mia urla. Lui è lì, a tenere insieme i pezzi. Non dice niente, non serve: mi basta il rumore dei suoi respiri sulla mia pelle, le sue braccia intorno alle mie, i suoi capelli mischiati ai miei, i cuori che tentano di sincronizzarsi. E stiamo così, fermi, abbracciati, al buio, il tempo necessario che mi serve affinché i miei pezzi si riattacchino. Non mi chiede mai cos’ho sognato, non gli interessa; non mi dice mai parole confortanti, non ne ho bisogno.

Stiamo così, immobili, mentre la sua anima lenisce la mia e, forse, la mia la sua.

 

So we lay in the dark

'Cause we've got nothing to say

Just the beating of hearts like two drums in the grey

 

A volte rimaniamo così finché non ci riaddormentiamo, a volte stare abbracciati non basta, e facciamo l’amore – perché è questo che noi facciamo, noi non scopiamo – mischiando i corpi, perché le anime unite lo sono già; a volte invece rimaniamo così, immobili, finché non è mattina, e ricomincia il nostro tran tran, di cui non comprendo tutto. E va bene così. Agiamo in base ad un passato che in gran parte mi è oscuro, ma Ben sembra sapere molto più di me e io di lui mi fido ciecamente. Perché non dovrei? Così faccio le cose che mi chiede di fare – non che tutti i giorni abbia un compito per me, sia chiaro. Altrimenti, vista la capacità di concentrazione che ho, non penso che concluderei granché. Comunque, Ben chiede e Eve cerca di fare, cerca di aiutare.

Però... non so se è la roba che mi ha fottuto il cervello o se davvero non capisco per che cosa ci stiamo preparando. O meglio, per cosa stiamo facendo tutti questi preparativi, considerando che non crediamo nel futuro. Considerando che non c’è domani, non c’è mai stato nella mia vita, non vedo perché dovrebbe esserci ora.

Ma forse è Ben che ha cambiato tutto.

 

Don't know what we're doing

Don't know what we've done

 

Non mi piace parlare del prima-di-Ben. Tra che è tutto confuso nella mia testa, tra che era una merda, è un argomento che non mi piace toccare. Per questo ho tagliato con quella parte di vita. Nessuno di quel periodo sa di noi due. Ma forse non c’è nemmeno nessuno che sappia della nostra esistenza.

Mia madre crede che io sia morta, ed è meglio così, per lei. Meno preoccupazioni, meno pensieri, vita più lunga. Oddio, non che si sia mai data troppi pensieri per me. Potevo portarmi a casa chiunque, farci quello che volevo, l’importante era salvare le apparenze. Se fossi rimasta incinta? Mi avrebbe diseredato, chiuso i conti, e io non avrei tutti questi soldi. Cioè, non tutti: parte dei soldi se li è procurati Ben. Potevo anche farmi le canne, bastava che lei non lo sapesse. Occhio non vede, cuore non duole. Così diceva lei, o almeno credo.

I genitori di Ben sono morti, quindi ovviamente non sanno di noi. Sempre che non si creda in quella cazzata che le persone che sono morte sono sempre con noi, ci osservano, e blablabla. Il che è parecchio inquietante – non voglio nemmeno pensare all’idea di mio padre che sia sempre con me – e da voyeur. Se ‘sta boiata è vera, giuro, non piantonerò mai nessuno. Rimarrò per l’eternità con gli occhi chiusi, mano nella mano con Ben.

 

And I won't tell my mother

It's better she don't know

And he won't tell his folks

'Cause they're already ghosts

 

But the fire is coming

 

Oggi sta davvero per succedere qualcosa, lo capisco anche io. Ben è agitato, si vede.

“Buttala via,” mi dice, indicando il joint che mi sono appena accesa. Normalmente l’avrei mandato a fanculo, ma qualcosa nella sua espressione mi mette paura. No, non Ben stesso: è la serietà del suo volto, quell’espressione. Cazzo, se ha quell’espressione sta per scoppiare un casino.

“Che succede, Ben?”

“Eve,” dice, la stessa espressione seria di prima. “Prendi la borsa che ti ho chiesto di preparare ieri.”

“Che succede?” ripeto. “Ci hanno trovato?”

Vai” e quasi urla, così corro. Inciampo in quella cazzo di mattonella che non mi sono mai decisa di riparare, mi taglio, perché sono a piedi nudi, ma continuo a precipitarmi verso la camera. Afferro il borsone, con i soldi, il cibo e le due pistole che Ben mi ha chiesto di procurarmi, e torno da lui.

“Eve. Penso che dobbiamo scappare.”

Annuisco, e gli afferro la mano che mi tende. Lo penso anche io.

 

So I think we should run

I think we should run, run, run

 

While I put on my shoes

He will button his coat

 

M’infilo quelle scarpe merdose che mi ha fatto comprare l’altra settimana, e che non ho mai messo. Le ho odiate fin dal primo momento, ma Ben ha insistito, così le ho prese. Adesso capisco perché: correre con i miei soliti sandali non sarebbe stato altrettanto comodo, soprattutto considerando il piede che continua a sanguinarmi.

S’infila il cappotto, lo stesso che aveva la prima volta che lo vidi in quel bar merdoso di Main Street. Quel cappotto non c’entrava niente con quello che lo circondava, e nemmeno con Ben, se è per questo. Ben è da pantaloncini, piedi nudi nella sabbia, petto nudo. Non da cappotto.

Esce e si guarda attorno, controllando che la strada sia sgombra.

E corriamo, scappiamo, corriamo.

 

And we will step outside

Checking out the coast is clear on both sides

We don't want to be seen

 

Quando pensi di morire ci sono cose strane che ti vengono in mente. Così dicono. A me non sta venendo in mente nulla, c’è solo Ben, nei miei pensieri. Le nostre mani intrecciate sono l’unica cosa a cui riesco a pensare.

Siamo Ben e Eve, e faremo di tutto per tenerci al sicuro, insieme. Non c’è niente di più importante.

Per questo scappiamo.

Per Ben e Eve. Per noi.

 

So we'll just keep each other as safe as we can

To run, run, run

 

Ben spranga la porta, per quanto possa essere sprangata la porta di un merdoso Motel, di una cittadina dimenticata non solo da Dio, che comunque dimentica tutti, ma anche dal presidente.

“Ce la faremo?” gli chiedo.

“Non lo so,” mi risponde. “Non credo.”

Non ci sono bugie tra me e Ben, non ci mentiamo, non potremmo mai. Ci sono cose non dette, ma puttanate mai.

“Se moriamo, moriamo assieme,” dico. “Non voglio morire anni dopo di te,” specifico.

“Non potrei stare un minuto senza di te, Eve,” dice, e trova persino la forza di sorridermi.

 

Will you stay with me, my love

For another day?

“Quanto abbiamo?” chiedo.

“Un giorno.”

“Se vuoi, puoi scappare, da solo. Io ti rallento solo,” gli dico, indicando il mio piede impiastricciato di sangue secco.

Lui sorride, e si avvicina.

“Non erano questi i patti, Eve. Per sempre insieme. Si trattava di questo,” dice, prendendomi il viso tra le mani, così che io non distolga gli occhi dai suoi. Come se volessi. Come se potessi.

“Preferisco passare ancora un giorno intero con te, che anche mille senza te al mondo,” dice, e io gli credo, non posso farne a meno.

“Tu, invece? Vuoi stare con me, per un altro giorno?”

“Voglio stare con te, finché non diventiamo vecchi e rugosi,” dico, mentre un briciolo di speranza entra in me.

 

'Cause I don't want to be alone

Will you stay with me, my love

'Till we're old and gray?

 

Il vento mi fa volare i capelli, mentre il sole mi accecherebbe, se non avessi questi Ray-Ban che abbiamo rubato ad un distributore. Sicuramente finti, ma paiono veri.

Ben spinge sull’acceleratore, non è ancora finita. Stiamo ancora scappando. Non so dove stiamo andando né come faremo a sopravvivere. Ma Ben è ottimista, dice che ce la faremo.

E io gli credo.

Dopotutto, siamo Eve e Ben.

 

Don't know what we're doing

Don't know what we've done

But the fire is coming

So I think we should run

 

Run, run, run

 




(più in basso le vere NdA)

 

Traduzione delle strofe – non esattamente letterale:

 

When I powder my nose,

he will powder his guns.

Quando mi inciprio il naso,

lui carica le sue pistole [Nella traduzione si perde un po’ il gioco tra powder, stesso verbo in circostanze completamente diverse]

 

Don't know where he's going

Don't know where he's been

Non so dove sta andando,

Non so dove è stato

 

And if I try to get close,

he is already gone

E quando provo ad avvicinarmi,

lui è già lontano

 

He is restless at night

He has horrible dreams

La notte è irrequieto,

fa sogni orribili

 

So we lay in the dark

'Cause we've got nothing to say

Just the beating of hearts like two drums in the grey

Così giacciamo nell’oscurità

Perché non abbiamo niente da dire

Solo il battito dei nostri cuori, come il suono di due batterie, nel grigio

 

Don't know what we're doing

Don't know what we've done

Non so cosa stiamo facendo

Non so cos’abbiamo fatto

 

And I won't tell my mother

It's better she don't know

And he won't tell his folks

'Cause they're already ghosts

E non lo dirò a mia madre

è meglio che non lo sappia

E lui non lo dirà ai suoi genitori

perché sono già fantasmi

 

But the fire is coming

Ma il fuoco sta arrivando

 

So I think we should run

I think we should run, run, run

Quindi penso che dovremmo scappare

Penso che dovremmo correre, scappare, correre

 

While I put on my shoes

He will button his coat

Mentre mi metto le scarpe

lui si abbottona il cappotto

 

And we will step outside

Checking out the coast is clear on both sides

We don't want to be seen

E noi usciremo fuori

Controllando che la costa sia sgombra da entrambi i lati

Non vogliamo essere visti

 

So we'll just keep each other as safe as we can

To run, run, run

Quindi ci terremo solo l’un l’altra più al sicuro che possiamo

Per scappare, scappare, scappare

 

Will you stay with me, my love

For another day?

Starai con me, mio amore,

per un altro giorno?

 

'Cause I don't want to be alone

Will you stay with me, my love

'Till we're old and gray?

Perché non voglio rimanere da solo

Starai con me, mio amore

fino a quando non saremo vecchi e ingrigiti?

 

Don't know what we're doing

Don't know what we've done

But the fire is coming

So I think we should run

 

Run, run, run

 

Non so cosa stiamo facendo,

non so cos’abbiamo fatto

ma il fuoco sta arrivando

quindi penso che dovremmo correre

 

Correre, correre, correre


Ed eccoci giunti alle vere NdA. Bene, mie cari lettori e lettrici, devo ammettere di essere molto, molto emozionata. È la mia prima vera originale, prima volta che abbandono il mio fandom, dunque sono spaventata-esaltata-atterita-entusiasta e tante altre tantissime cose. Ma di questo probabilmente non ve ne importa, quindi veniamo alle vere vere NdA.
In primis, il discorso Colt-Beretta; ho fatto una piccola ricerca e la pistola Beretta 92 FS è una semiautomatica, che per la sua affidabilità è stata espressamente richiesta dall'esercito americano, dove è stata rinominata Colt M9 (in realtà, da altre ricerche ho trovato che la Beretta M9 sia una 92 FS lievemente modificata). Questo spiega comunque perché Ben alle volte chiami la sua pistola Beretta, alle volte Colt.
Poi, chi sono Ben e Eve? La verità è che questa shot è volutamente vaga, con accenni a un passato che non viene chiarito, a una loro storia di cui non viene detto molto. Sono i buoni, sono i cattivi? Chi li cerca e perché? Quando ho cominciato a scrivere forse non avrei saputo rispondere: avevo in mente solo Ben e Eve e il loro rapporto. Ma poi questi due hanno preso il sopravvento e la storia si è arricchita di particolari e di un passato, a cui faccio riferimento. Non voglio svelarvi tutto, perché penso proprio continuerò questa storia (non qui, questa è una OS, ma penso proprio che tornerò a scrivere di loro due). Quindi... penso vi lascerò con i dubbi – sono cattiva, sì. Vi dico solo che Ben è un ex poliziotto corrotto, dove ex si riferisce al poliziotto, non alla corruzione (ma se si smette di essere poliziotti, si smette anche di essere corrotti?). Eve è una ragazza sbandata, di famiglia ricca, molto ricca. Ma Eve e Ben da soli non hanno molto senso, vanno alla deriva, mentre forse insieme riescono a galleggiare.
E questo è quanto: una storia particolare, strana, nata leggendo il testo di questa canzone, che mi ha subito portato dentro a questa vicenda. Spero vi sia piaciuta almeno tanto quando è piaciuto a me scriverla, e sentitevi liberi di stroncarmi con una recensione critica.

Ringrazio tantissimo SeveraBartySha, alias Sev, che mi ha dato preziosi consigli per rendere la storia più "vera" e che mi ha corretto quei maledetti erroririni odiosi. Grazie enormemente.

A presto,
Cri

   
 
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