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Autore: Miss I    06/11/2012    10 recensioni
Avete mai sentito parlare del lago di Saint Pardoux?
Io sì e ho avuto la curiosa idea di farne una storia..
Diciamo che non racconto la storia del lago.. Ovvio!
..Ma di come una ragazza ne verrà coinvolta!
Spero di avervi incuriosito abbastanza..
Miss I.
Genere: Avventura, Erotico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Introduzione

Ah, la calma delle vacanze. Io adoravo le vacanze e se c'era anche la calma più adeguata al mio udito, le potevo amare.
La leggera brezza estiva che mi sfiorava la pelle scura per l'abbronzatura, era perfetta. Ci sarei tornata, qui.
Era un posto paradisiaco per i miei gusti. Mi trovavo a Friaudour, una piccola città di campagna sperduta, in Francia.
Non era di certo il classico posto per vacanze ma io avevo bisogno di staccarmi dal mondo.
L'unico problema era la lingua, che con i pochi abitanti, mi ero ritrovata a dover fare i salti mortali prima di comporre una frase giusta e corretta.
Quando, qualche anno fa, andavo a scuola, in francese studiavo il minimo per prendere la sufficienza. Mai di più e ora ne pagavo le conseguenze.
Sta di fatto che osservando il cielo farsi più buio, decisi di tornare al mio appartamento, affittato per la settimana che ero riuscita a concedermi.
Mi alzai da dove precedentemente ero sdraiata e raccolsi le mie cose. Presi il telo e lo piegai quattro volte, per poi metterlo all'interno della borsa.
Cominciai a camminare, lasciando la riva del lago Saint Pardoux, in cui la l'indomani sarei volentieri tornata per l'ennesimo bagno.
Vidi due bambini avvicinarsi velocemente a me ma non diedi loro molta importanza sinché non mi strapparono la borsa dalle mani.
«Tornate qui, razza di mostricciatoli!» li rincorsi, come se loro si fossero fermati.
Dove erano i genitori che si occupavano di loro? Come finale della giornata, io dovevo correre e odiavo farlo.
Speravo tanto in una calma passeggiata, nel silenzio della natura, verso casa.
Tornarono alla riva ridendo di gusto e buttarono la borsa nel lago, che subito vidi scomparire.
Era assurdo come la rabbia veniva veloce, rispetto all'amata calma.
«Che cosa ci avete guadagnato?» mi buttai in ginocchio sulla sabbia della riva, con le mani sul viso.
Quelle acque, alla luce fornita dal crepuscolo, sembravano assumere un colore peggiore rispetto alla pece.
Mi guardarono confusi poi si allontanarono, verso i loro genitori. Era altrettanto assurdo che non gli avessero messi in castigo.
Già! Avevo parlato in italiano e essendo francesi o di qualche altra provenienza, non avevano capito un granchè di quello che avevo detto.
Decisi che l'avrei recuperata. Dopotutto quanto potevano averla buttata a fondo?
Presi forza e soprattutto quel coraggio, che se ne stava nascosto nella parte più remota del mio cervello, prima di mettere piede nel lago.
Misi il secondo e per come l'acqua di esso fosse sporca e allo stesso tempo gelida, rabbrividii. «Calma, ce la puoi fare, calma.» continuavo a sussurrarmi.
Con le mani, affondate nell'acqua del lago, continuavo a cercare la borsa ma queste non toccavano altro che le particelle di idrogeno e ossigeno, combinate.
Ero stanca di continuare a fare la stessa cosa e il tempo sembrava, stranamente, scorrere lento.
Più andavo avanti, più i miei vestiti erano zuppi d'acqua. A momenti non riuscivo più a toccare il fondo.
Cercai con lo sguardo la riva, per cercare aiuto ma la mia paura prese l'assalto sul coraggio che avevo tirato fuori, quando non la vidi.
Non c'era la riva. Non c'era più. Com'era potuto accadere? Mi ero allontanata così tanto? Rimasi in quel punto ma ripensandoci un paio di volte era inutile.
Continuai a fare quel che facevo, nel buio, inconsapevole di dove sarei finita.
Ma il freddo dell'acqua del lago mi faceva tremare costantemente, raggrinzendo sempre di più la mia pelle abbronzata.
Ad un tratto l'acqua diventò più chiara, in cielo vidi diradarsi il buio rimpiazzato dal sole e la mia pelle diventare di un pallido spaventoso.
La mia finezza andò a quel paese quando nella mia mente iniziò a rimbombare la stessa domanda: che cazzo sta succedendo?
Sentii quell'acqua prendermi, come fosse stata la mano forte di un uomo, e trascinarmi nel fondo o meglio, nel nulla.


 


  
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