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Autore: floorcoaster    24/05/2007    12 recensioni
Draco vive lo stesso sogno ogni notte... e ogni mattina lo dimentica. Insieme a tutto quello che è accaduto il giorno prima.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Red Memory - Seconda Parte


È la notte prima di San Valentino, tre anni da quando Draco ha avuto i suoi ricordi strappati via. Non ha reagito bene a quello che gli è successo; per lo più è arrabbiato, un po’ rassegnato. Riceve un gufo dal San Mungo che gli ricorda che la sua visita di controllo è fissata per l’indomani.

Draco riesce persino a sorridere quando si rende conto che Harry gli ha fissato un appuntamento per San Valentino. Probabilmente solo per esser certo che non combini qualcosa di stupido, o se ne stia a letto tutto il giorno, o si riduca il cervello in poltiglia a furia di bere. Quello che farebbe un buon amico. Quando il suo sorriso si dissolve getta il bicchiere di Firewhiskey nel camino.

La notte sta calando e decide di andare a trovare il vecchio che ha forgiato l’anello. L’anello che tiene riposto nella sua tasca segreta, al sicuro dietro una parola d’ordine più che preziosa. Aspetta fino a dopo l’orario usuale di chiusura dei negozi, sperando di evitare… la gente, nel suo complesso.

Quando pensa che sia giunto il momento Draco si copre per la passeggiata al freddo che sta per intraprendere. Sono quasi le dieci e mezza e spera che magari, semplicemente magari, il vecchio abbia ricevuto una commissione all’ultimo minuto da parte di qualche altro tizio sfortunato e sia ricurvo sul suo tavolo da lavoro, a infondere magia. Sicuramente gli chiederà se la signorina è rimasta soddisfatta dal suo lavoro e Draco si rende conto che teme dover dare la riposta a questa domanda.

Con un ultimo controllo si assicura di avere tutto con sé – bacchetta, anello, mantello, cappello – e si Smaterializza.

Arriva a Diagon Alley. Cammina verso la gioielleria e scopre con sua sorpresa che ora, al suo posto, c’è un café*. Il vecchio, pensa, deve essere morto. Fissa la vetrina, cercando di rimpiazzare le mensole con le vetrinette, l’ambiente intimo con il polveroso laboratorio. Riesce quasi a vedere il fantasma del vecchio, chino sul bancone, a lavorare.

Draco era arrivato un po’ in anticipo, l’anello non era ancora finito.

Si erano seduti e avevano chiacchierato un po’, mentre il vecchio portava a termine il lavoro, e il vecchio gli aveva raccontato come avesse incontrato sua moglie. La loro storia era un poco simile a quella di Draco ed Hermione, sebbene senza lo stesso astio. Erano in Case rivali ad Hogwarts e si erano cordialmente odiati fino al loro ultimo anno, quando erano stati appaiati per un progetto di Pozioni. Le loro liti e la loro animosità si erano presto tramutate in aperti flirt e sguardi rubati, e da lì non si erano più voltati indietro. La strega in discussione era allora entrata nel laboratorio, portando a Draco e al marito del tè, e s’era fermata con loro.

Aveva raccontato a Draco delle loro notorie lotte, che a volte erano risultate in muri crepati, ritratti squarciati e sedie divelte. Solo per citare qualcosa, ovviamente. Poi gli aveva chiesto della ragazza per cui era stato intarsiato l’anello.

Draco aveva raccontato alla vecchia coppia la sua storia e naturalmente sapevano chi era, lui e la sua famiglia, e la loro vicinanza con tutto ciò che è Oscuro. Sapevano anche che era stato coinvolto nella sconfitta del Signore Oscuro. Raccontò loro come lui e Hermione erano simili a loro due, in Case rivali, a punzecchiarsi di continuo, o per lo meno ogni volta che lui ne aveva voglia. Si odiavano veramente l’un l’altra e il loro odio era persistito per tutta la scuola e oltre. Quando Draco aveva deciso di unirsi all’Ordine avevano ripreso da dove si erano lasciati, solo che ora le loro lotte erano ancor più cattive e cruente.

Lei lo odiava per essere la causa, per come vedeva le cose, della morte di Silente e nulla le avrebbe mai fatto cambiare idea. Almeno finché lui non aveva fatto qualcosa di completamente insolito, almeno per come lei vedeva lui. Qualcosa per lei.

Il suo compleanno si stava avvicinando, ma nessuno sembrava ricordarsene. La Guerra stava impazzando e nessuno ne parlava. Si accorse che se ne stavano per dimenticare completamente – solo lui sembrava ricordarsene. Ma, per qualche motivo non chiaro in lui, non voleva vederla ferita, così come lo sarebbe stata dalla dimenticanza dei suoi amici. Dopo tutto quello che lei aveva fatto per loro – per l’Ordine – dopo tutti i sacrifici che aveva fatto, si meritava almeno un giorno in cui sentirsi speciale.

Aveva così ricordato a Harry che al suo compleanno mancavano solo tre giorni. Harry aveva assunto un color pomodoro e balbettando aveva ringraziato Draco per averglielo ricordato. Poi l’aveva detto a Ron e al resto dei Weasley, e Hermione s’era ritrovata con una festa a sorpresa assolutamente enorme quando era tornata da una missione con Ron. Draco pensava che avessero un po’ esagerato, probabilmente sentendosi un po’ in colpa per essersene quasi dimenticati. Lui, durante i festeggiamenti, era rimasto nel retro, l’aveva vista aprire i primi regali e, senza aspettare che arrivasse al suo, se ne era andato.

Poi era tornato ai suoi compiti di spia, e la volta successiva che era tornato al quartiere generale dell’Ordine tutti l’avevano guardato in maniera diversa, e la cosa l’aveva spaventato, all’inizio. Aveva creduto che sospettassero un suo tradimento, cosa che era assurda, ma le persone si possono convincere di tante cose. Poi Hermione era stata carina con lui e gli aveva passato il burro quando gliel’aveva chiesto, ed era bastato porgere la richiesta una volta sola. Con un lampo di comprensione aveva capito che Harry e Ron dovevano averle detto quello che aveva fatto, o perlomeno dovevano averla convinta che lui non fosse quel bastardo freddo e insensibile che voleva far credere.

Da lì le cose erano precipitate ed esplose e non molto tempo dopo erano insieme. L’aveva sorpreso scoprire che il suo corpo tremava ogni volta che era vicino a lei. Aveva sempre pensato che avesse a che fare con l’odio che si irradiava tra loro, ma dopo che l’odio s’era spento, i tremiti erano rimasti. Quando un giorno le loro mani s’erano sfiorate e lui s’era sentito contorcere fino alla punta dei capelli, aveva capito come stavano le cose. Per convincere lei, ovviamente, c’era voluto molto più tempo, ma poi l’aveva baciato, apparentemente per zittirlo, e dopo quello anche lei si era convinta.

Il vecchio aveva finito l’anello e Draco l’aveva pagato, un largo sorriso sulle labbra, sentendosi ancora più leggero che in precedenza. L’aveva riposto nel suo mantello, assicurato la tasca magica con la preziosa parola d’ordine e aveva augurato la buona notte alla coppia.

Stare in piedi fuori dal negozio, sforzando la sua mente a ricordare ogni particolare, ogni immagine fugace di quella notte gli fa dimenticare che è Febbraio e che sta congelando. I ricordi si dissolvono, il café ritorna e Draco non sente quasi più il suo naso. Lo riscalda strofinandolo con una mano guantata, poi si gira e cammina via.

È una notte molto fredda, e tranquilla, la tranquillità di una via ricoperta di neve, senza suoni se non quelli della neve che si compatta sotto il suo peso, mentre cammina. Un passo alla sua sinistra e il suo cuore sta martellando. Due passi, e le sue mani sudano e la presa sulla sua bacchetta si fa ferrea. Tre passi, e fa fatica a respirare. Quattro, e i suoi occhi dardeggiano a guardare tutto intorno a lui, e lui è quasi immobile per la paura.

Poi cinque passi, e sente i polmoni contrarsi e venir colpiti dall’aria fredda che ha inalato. Sei, e la presa sulla bacchetta si fa meno forte, sette e sta respirando normalmente. Otto passi, e si volta per vedere il luogo in cui la sua vita è cambiata.

Sembra uguale a ogni altro punto di quella strada – ricoperto di neve e freddo. Non c’è un solo cartello a gridare “È successo qui!”, nulla che dica ai passanti che è lì che Draco Malfoy è stato privato della sua vita. Solo un ricordo nella sua testa e le ombre dei Mangiamorte nella sua mente.

Fissa il punto, mentre il suo respiro si condensa davanti a lui. I pochi lampioni e la luna argentata tingono d’argento anche la neve. È tardi, ormai, il tempo è passato mentre lui rimaneva in piedi fuori dal café e tutti i negozi sono chiusi. Questa notte, nessuno è in giro.

Inizia a nevicare e le luci illuminano i fiocchi nel loro volteggiare verso il terreno, facendogli distogliere lo sguardo da quel punto. Vede solo la neve che cade intorno a lui, ma è bellissimo, e vorrebbe non essere solo a vedere quel miracolo della natura. È così tranquillo che può quasi sentire i fiocchi colpire il suolo. Rimane in piedi, la neve lo circonda, respira l’aria gelata, e ora non riesce più a sentire del tutto il suo naso.

Ascolta le sue scarpe scricchiolare nella neve e lasciare una traccia del suo cammino mentre si dirige al Paiolo Magico.

ooo

Il giorno seguente si sveglia con uno strano misto di paura e pace, tutto insieme. È San Valentino, tre anni da quando aveva programmato di dichiararsi a Hermione. E invece che svegliarsi accanto a lei, è solo.

Non l’ha vista da quel giorno in ospedale e i suoi sentimenti sono contrastanti. È triste e arrabbiato, perché lei dovrebbe essere sua. Ma è anche sollevato perché lei non è sua e non è sicuro di riuscire a sostenere una conversazione civile con lei, anche mettendosi d’impegno. È ancora così arrabbiato con la sua situazione, con quello che gli è successo.

Lentamente si prepara per il suo appuntamento. Si sveglia alle otto e la visita è alle dieci, ma non vuole fare tardi. Si Materializza a qualche isolato di distanza e ricopre il resto della distanza camminando. È vestito completamente di nero, non elegante, visto che non sa che cosa vorrà fare poi. Ha anche un paio di occhiali da sole, nel mezzo di Febbraio. In questo modo non deve rispondere agli sguardi delle persone che lo guardano.

È dall’altra parte della strada, guarda il magazzino abbandonato che funge da ingresso all’ospedale. Rimane lì in piedi e guarda, e non sa per quanto. Dovunque sposti lo sguardo, vede lei. Ogni strega o mago, che si guarda fugacemente intorno prima di entrare, è Hermione.

Lei è l’ospedale. Ha lavorato lì in passato, lavora lì ora. Ha lavorato lì per tutto il tempo in cui è rimasto ricoverato. Non aveva pensato fino ad ora che avrebbe potuto incontrarla andando alla sua visita con Harry. Anche se non è un suo paziente, lo è stato per tre anni e sa che vorrà sapere come sta andando.

E così non può andare. Non può entrare. Si limita a fissare. Centinaia di persone gli passano accanto, ma nessuna lo sfiora. Si sente come un masso in mezzo a un fiume.

Infine distoglie lo sguardo e si volta, controcorrente. Non è ancora passata l’ora di pranzo, ma un drink gli sembra un’ottima idea. Che modo migliore c’è di passare questo giorno, il più orribile dei giorni, che con un bicchiere senza fondo da un parte e un’alta bottiglia piena di promesse dall’altra?

Solo, è già stato lì la scorsa notte e il vecchio Tom lo riconosce e si mostra preoccupato. Preoccupato che forse stia bevendo troppo. Ma Draco gli rivolge il più disarmante dei suoi sorrisi e, ben più importante, i suoi soldi e Tom borbotta che ‘non è un suo problema, non è un suo problema’ e serve a Draco l’ambrosia richiesta.

Dopo tre bicchieri si sente quasi male. Dal giorno prima non ha mangiato nulla e sono quasi le due del pomeriggio. Vorrebbe mangiare, ma crede che starà male di sicuro se lo facesse. Così si mette la bottiglia in tasca ed esce in strada. Non è sicuro di dove sia più improbabile vederla, Diagon Alley o Londra, ma crede che probabilmente stia lavorando, così sceglie Londra.

Cammina per il parco gelato e avvolto in una coperta di neve. Odia sentirsi così. Amaro, vuoto e arrabbiato. In quello che per lui era il mese precedente era felice. Maledettamente felice. Solo, sono passati tre anni, in realtà. Non riesce sempre a tenerlo presente. È andato a letto una sera e s’è svegliato la mattina successiva senza avere più nulla. Questo è quello che importa. Divelto come un vecchio quadro scrostato.

Ci sono alcuni bambini che corrono intorno a lui e pensa che vorrebbe avere una famiglia. Una famiglia vera, dove i genitori si amano l’un l’altro e giocano in parchi ghiacciati con i propri figli. Si chiede se dovrà fare qualche sorta di patto con Hermione per decidere chi potrà tenere i nomi dei bimbi.

Si sgrida con forza per aver pensato a lei, di nuovo. Ma mentre avanza faticosamente, senza prestare attenzione a dove stia andando, non può esimersi dal dirsi che ha il diritto di pensare a lei. A tutto quello che vuole! E a volte vuole che lei bussi alla sua porta e inizi a parlare – di tutto. Del tempo, o della riunione noiosa a cui è appena stata, o dei prezzi dei pizzi e dei merletti.

Ma è anche arrabbiato. Alla vita, al mondo, al sistema dell’universo. Sa che ha fatto cose orribili, ma chi non le ha fatte? Perché lui? Ma pensa anche, perché non lui? Perché lui dovrebbe avere tutto quello che vuole? E ancora, è lei tutto quello che lui vuole. Per il mondo lei è solo una ragazza, ma per lui, lei è tutto.

Ed è arrabbiato con lei, e odia anche questo.

Quando finalmente alza lo sguardo non riconosce il posto in cui si trova, cosa non del tutto sorprendente visto che è nella Londra Babbana. È su una panchina ai bordi del fiume, a fissare l’acqua che serpeggia verso il mare.

Decide che è il momento di smetterla di essere così preso da se stesso. Momento di smetterla di pensare a lei così tanto. Lei è andata avanti. Dovrebbe farlo anche lui. Si è dato un po’ di tempo, e adesso è tempo di lasciarsela alle spalle. Di iniziare il tentativo di lasciarsela alle spalle. Sospira e si appoggia alla panchina, le mani in tasca e senza più gli occhiali da sole, che il sole sta ormai finendo il suo cammino.

Qualcosa attira la sua attenzione e si volta per trovare accanto a lui un bambino, con capelli scuri. Il piccolo lo guarda e gli rivolge un largo sorriso sdentato. Draco risponde al sorriso e per la prima volta non sente nessun briciolo di amarezza.

Poi il bambino si alza e gli mette in mano un pezzo di pane. Draco lo accetta con uno sguardo curioso, ma il bimbo si è avvicinato alla riva e sta gettando pezzi di pane nel fiume. Draco si avvicina, si ferma accanto a lui e guarda l’acqua. Le anatre si stanno radunando sotto di loro, attaccano le briciole di pane galleggiante. Il bambino alza di nuovo lo sguardo su Draco, sorride e riprende la sua attività.

Draco si unisce a lui e silenziosamente gettano pezzettini di pane nell’acqua sporca. E Draco pensa di nuovo che vorrebbe una famiglia. In quel momento quel bimbo è la sua famiglia.

“Sai cosa dice mamma quando torna a casa dal lavoro ed è troppo stanca per fare nulla e si mette di fronte alla tv con qualcosa che puzza come il dopobarba del nonno?” chiede il bambino.

Draco è sorpreso, riesce solo a formulare un debole, “Cosa?”

“Anche questo deve passare.”

Draco annuisce, ha capito. Finisce il suo pezzo di pane e osserva le anatre litigare per prendersi le briciole più grosse. Rimette una mano in tasca, aspetta che anche il bimbo abbia finito. Poi sorride e arruffa i capelli del ragazzino. “Grazie, amico.”

Ritorna al Maniero, alla sua casa enorme e insopportabilmente vuota, e zigzagheggia verso i giardini, immaginando una bimba di tre anni con ricci biondi che corre verso di lui, finché non raggiunge il suo posto preferito. Poi immagina un bambino dai capelli castani, forse un poco più grande della bambina, che le corre dietro. È un pensiero bello e lui rimane in giardino finché non sente più il suo naso.

ooo

Un paio d’ore più tardi, quando l’orario per ricevere visite è alle spalle da molto, qualcuno bussa alla porta. Il capo degli elfi domestici lo avverte, e lui si fa forza per alzarsi.

“Chi è?” chiede.

L’elfo domestico lo informa che non ha aperto la porta, vista la tarda ora, e ha solo informato il Padrone del visitatore. Draco annuisce e fa cenno all’elfo che può andarsene, poi si alza e si getta addosso una veste da camera. Arriva al portone principale e sente un leggero bussare.

Apre.

E lei è lì, in piedi sotto il suo portico, evidentemente raffreddata, nervosa e speranzosa.

Lui non riesce a parlare, così si limita a fissarla.

“Ciao” gli dice, sbattendo i denti.

Dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte, risponde, “Ciao.”

Si fissano l’un l’altra per un momento o due, poi lei sbotta, “Hai qualcosa da mangiare?”

Quasi ride, quasi. “Certo, Uhm, vieni dentro.”

Entra, strofinandosi le braccia per riscaldarsi. È sorpreso di vederla vestita con solamente un cappotto leggero, una camicia a maniche lunghe e un paio di jeans, e un cappello. Niente sciarpa, niente guanti, e nessun incantesimo riscaldante.

Una volta nell’atrio del massiccio ingresso frontale, riprendono a guardarsi. Draco sente la rabbia, come bile, rivoltargli lo stomaco. Ma lei sembra così piccola che si sforza a non sciogliere le briglie lì, dove sono.

“La cucina è da questa parte,” dice, iniziando a camminare.

Lei lo segue, sebbene stia camminando velocemente, e presto perde il passo. Servono loro un paio di minuti prima di raggiungere la cucina, minuti passati in uno strano silenzio.

Una volta lì, Hermione inizia immediatamente a rovistare tra le credenze e la dispensa, alla ricerca del cibo. È sorpreso che lei sia così a suo agio in quell’ambiente, ma poi si ricorda che probabilmente è venuta lì spesso durante la sua… assenza. E ora sta mangiando come se non avesse mangiato da settimane.

Vuole iniziare a parlare, apre la bocca e tutto, ma non sa come chiamarla. Hermione gli pare troppo personale, ma Granger troppo duro, persino considerando quanto arrabbiato si senta. Ha giurato che non avrebbe mai più pensato a lei in quel modo, solo come a un nome, e questo significa che non l’ha chiamata “Granger” da molto tempo. Decide infine di non chiamarla del tutto.

“Quand’è stata l’ultima volta che hai mangiato?” chiede.

Lo guarda. “Qualche giorno fa. Hai cenato?” Ha un pacchetto di cracker in mano e lo scuote.

Alza un sopracciglio. “È quasi mezzanotte; sì, ho cenato.” Non si preoccupa di dirle che la sua cena sono stati quegli stessi cracker.

“Oh,” dice. Poi si dirige verso il frigo e fruga alla ricerca di qualcosa da bere. E lui non riesce a permetterle di bere dal cartone, così le toglie il succo di frutta di mano e lo rimette a posto. Lo guarda con occhi interrogativi.

“Siediti. Ti preparo qualcosa da mangiare. Non mangerai come un Weasley nella mia cucina.”

Lei abbassa gli occhi, ma si siede comunque su una sedia. Draco s’ingegna a preparare un piatto semplice ma gustoso – ha degli standard, dopotutto – e Hermione, con ostinazione, guarda dappertutto tranne che verso di lui.

È veloce a prepararlo e dopo pochi minuti le porge un sandwich. Guarda il piatto, poi guarda lui, poi ancora il piatto.

“Perché sei qui?” le chiede, più rudemente di quanto non avesse voluto, ma non gli importa.

Lo guarda prima di prendere un morso. Poi dice, “Hai saltato il tuo appuntamento.”

Lui ride e mormora tra sé, “certo.”

“Io- noi- eravamo preoccupati. È importante andare ai controlli.”

“Che cosa sconsiderata da parte mia. Causarti una preoccupazione,” dice, la sua paura di essere incapace di rimanere civile che si fa vera.

Lei sembra ferita, ma lo maschera velocemente. “Lasceresti che ti esamini io? Così non dovresti prendere un altro appuntamento.”

Lui scrolla le spalle.

“Harry era impaziente di vederti.”

“Sono necessarie tutte queste formalità?” Il suo tono è secco.

Di nuovo lei non dice nulla. Finisce il suo panino ed estrae una piuma e un documento. “Allora. Come va la memoria?”

“Alla grande,” mormora, sedendosi di fronte a lei.

“Hai avuto delle ricadute? Momenti in cui ti sei dimenticato di qualcosa?”

“No.”

“Ti ricordi del tempo passato in ospedale?”

“No.”

“Hmm,” dice, mordendosi il labbro e guardando con curiosità i suoi fogli. “Ho una teoria,” inizia e, prima che lui possa dirle che non potrebbe interessargli meno delle sue teorie, prosegue. “Che non ti ricorderai mai del tempo trascorso in ospedale. Che sarà sempre come se quegli anni non fossero mai esistiti.”

“Beh, non è troppo male, no? Non mi ricorderò di tre anni di inutili giorni a girare in tondo nella mia testa.”

Lo guarda, un po’ preoccupata, un po’ curiosa. “C’è stato qualcosa di anormale? Qualche spiacevole effetto collaterale? Qualsiasi cosa?”

Le rivolge uno sguardo torvo. “Nulla di inaspettato.”

Lei si muove a disagio sulla sua sedia, e lui è certo di aver colpito un nervo scoperto. È sempre la stessa, può ancora premere i tasti giusti per ottenere una reazione, e in qualche modo questo è confortante. “Va bene. Ho solo bisogno che rispondi a queste tre semplici domande. A chi ha dato Harry metà della bacchetta di Voldemort?”

Sospira sonoramente, con impazienza. “Remus.”

“E qual è il nome del figlio di Harry?”

“James.”

“E infine, che cosa avevi programmato di fare in questo giorno, tre anni fa?”

Fa una smorfia. “È un colpo basso, Granger. E fuori discussione.”

Lei sospira e mette via la sua piuma. Il cuore di lui si stringe dolorosamente, perché significa che ha finito e non è sicuro che sia pronto a lasciarla andare. Non è nemmeno sicuro di volere che rimanga, però. Lei si prende il suo tempo per sistemare la sua borsa e infine lascia cadere le pretese di essere in partenza.

Invece, chiede, “Come stai?”

Quasi ride. “È una domanda professionale? O ti interessa veramente?”

Lo guarda, sul limitare della tristezza, ma non esplode. “Mi interessa veramente.”

“Beh, sto da cani, grazie per averlo chiesto.”

I suoi occhi si spalancano. “Cosa?”

Con un gesto la ferma. “Basta parlare di me. Come stai tu?” chiede, nonostante sia difficile tenere l’amarezza lontana dalla sua voce.

“Sto… bene,” risponde.

Non riesce più a trattenersi, così chiede, “Perché sei venuta qui? Veramente, voglio dire. Sarebbe potuto venire Potter a farmi quelle domande, senza dover coinvolgere te.”

Finisce di bere il suo bicchiere di succo prima di rispondere. “Volevo vedere come stavi.”

“Mi ripeto: è quasi mezzanotte.”

“Sono passata prima, ma non c’eri.”

“Ah. Giusto. Ho avuto una giornata piena.”

Si acciglia. “Cosa c’è che non va, Draco? Sembri – arrabbiato. Tanto.”

Ora scoppia a ridere. “Io? E perché mai al mondo dovrei essere arrabbiato?”

“Smettila. Ti prego, dimmi solo come sei stato da quando hai lasciato l’ospedale. Harry mi ha detto che sta ancora aspettando che tu accetti il suo invito per una cena.”

“Sono stato molto occupato.”

I tratti di lei passano dal mostrare preoccupazione ad ira in un istante. “Ascolta, Draco. Comprendo che sei arrabbiato con me e posso accettarlo. L’ho capito. Possiamo andare avanti? Voglio sapere come -”

“Sto. Va bene, va bene. Te l’ho già detto: da cani. Sto passando tutto il mio tempo a rimettermi in pari con quello che ho saltato.” Suona così amaro, anche alle sue stesse orecchie, che si ritrae. “Novità, la mia compagnia, gli amici, tutto.” Si ferma e la guarda. “Devo dire, però, che hai maneggiato gli affari della mia famiglia meglio di quanto non avessi immaginato. Non solo hai fatto andare tutto liscio, ma hai anche incrementato i guadagni. Ti ringrazio.” Sogghigna. “Non ti dico quanti mi hanno detto che, per quanto siano felici che sia tornato, dovrei assumerti, che hai fatto un ottimo lavoro al mio posto e della fortuna che ho avuto che ci fossi tu.”

Poi torna alla sua ira. “Oh, ma poi c’è anche quella parte sull’accettare di averti persa. È stato un mucchio di divertimento.”

“Draco -” inizia.

“No, l’hai chiesto. E ora ascolti la risposta.” La squadra, la sua mente che turbina con il pensare su cosa dire ora, ma si ferma quando nota quanto piccola sembra. “In effetti, ho finito. Il tuo turno.”

Prende un profondo respiro e si alza per mettere un pentolino d’acqua sul fornello. Accende il fuoco e tira fuori la scatola con le bustine da tè. “Cosa vuoi sapere? Com’è stato l’ultimo mese? O gli ultimi tre anni?”

Scrolla le spalle. “Sorprendimi,” dice, come se non gli importasse.

“Va bene, allora. Avevi visto giusto nel tuo ricostruire il primo anno dopo il tuo attacco. Harry e Ron mi convinsero a rallentare un po’ il ritmo, e lo feci. Ron mi chiese di uscire dieci volte prima che gli dicessi di sì -”

Alza una mano, i suoi occhi bruciano. “Non siamo al punto in – cui desidero sentir parlare di te e di Weasley? Chiaro?”

Gli rivolge un’occhiataccia. “Oh cresci, Malfoy. Gli ho detto di sì, ma poi mi sono tirata indietro -”

Ora è livido. “CRESCI? Cresci? Sei seria? Mi hai appena detto di crescere?” E ora sta urlando.

Solo, sta urlando anche lei. “- e poi, dopo altre due richieste di appuntamento, sono uscita effettivamente con lui, ed è stato terribile! Piangevo tutto il tempo -”

“Bene! È quello che avresti dovuto fare! Il tuo ragazzo era in ospedale per danni cerebrali, nello stesso ospedale in cui lavoravi, e tu sei uscita con qualcun altro!”

“- mi sentivo malissimo, perché mi sembrava di starti tradendo -”

“Lo stavi facendo!

“- e Ron era veramente comprensivo -”

Ringhia. “Cosa ho detto? Non voglio sentire -”

Tu ha chiesto e adesso tu ascolti la risposta!”

“Stavo solo facendo la persona educata! Non mi importa!” Solo che entrambi sanno che non è vero, e lei smette di urlare, e lui vede i suoi occhi inumidirsi, e quella parte di lui che è ancora follemente innamorata di lei si stringe e cerca di costringere il suo corpo ad avvicinarsi a lei per confortarla.

È felice che l’altra parte di lui, quella arrabbiata, è al momento molto più forte della prima.

Si rifiuta di prendere nota delle sue lacrime, e lei continua, con più calma. “Sono venuta qui per parlarti di – di tutto. E il minimo che potresti fare è stare a sentire.”

Lui non dice nulla, così lei prosegue.

“Ron è – un mio amico. E credo stesse tentando di aiutarmi ad andare avanti -”

“Che carino. Molto gentile da parte sua, così altruistico!” sputa.

“- perché voleva quella che era meglio per me. Lui -”

“Quello che era meglio per te? No, lui voleva te. E tu ti sei lasciata ingannare dalla sua sceneggiata.”

Si schiarisce la gola e gli rivolge un’occhiata torva. “Era comprensivo e premuroso in un periodo in cui mi sentivo completamente sola. Non hai idea di come sia, vederti tutti i giorni e sapere che tu non avevi nessuna idea di chi ero. Non mi sono mai sentita così insignificante – così inutile – in tutta la mia vita. Mi guardavi con quegli occhi ciechi e rispondevi alle mie domande, e tutto quello che io volevo fare era urlarti di ricordare, baciarti e farti ricordare di me! Ma non potevo, i miei colleghi mi avevano avvisato che sarebbe stata la cosa peggiore che potessi fare – cercare di forzare la tua mente a qualcosa per cui non era pronta. Così aspettavo, e stavo male, e piangevo.”

Lo guarda, aspettando che la interrompa, ma lui la sta semplicemente fissando, con una fredda espressione e occhi fieri.

Tremando si versa il tè nella tazza, cercando di trattenere le lacrime. Ha quasi finito, ormai.

“Ci sono voluti quasi tre anni, ma Harry e Ron mi hanno convinto ad andarmene, a non averti più come paziente. E-”

“Mi hai lasciato andare, in più e più modi, no? Dopotutto eri perfettamente felice con lui.” Lei apre la bocca, ma lui la ferma. “Non lo capisco, Hermione.” Il suo nome ha il sapore della segatura sulle sue labbra, e vorrebbe non averlo detto. “Mi avevi detto che mai, mai, avresti avuto dei sentimenti per lui. Che era l’ultima persona sulla faccia della terra che avresti -” Non riesce a finire, perché è troppo.

Lei si guarda le mani, unite nel suo grembo. “Lui- lui era confortante – quando così tanto della mia vita era traballante. Era familiare, e carino. Ha sempre avuto paura che ti risvegliassi, però.”

“Sapeva che l’avrei maledetto da qui al prossimo universo.”

“Sì, qualcosa del genere,” dice, con un timido sorriso. E questo lo fa traballare un poco. Lei lo guarda, il sorriso andato. “Mi sei mancato ogni singolo giorno, ogni singolo momento. Così tante volte ho pensato che sarei morta perché di certo nessuno può soffrire così tanto e vivere ancora. Ma vivevo e lentamente il dolore si soffocava. E ho creduto di essere pronta per andare avanti con la mia vita.” Ora la sua voce è solo un sussurro. “Non ho più creduto che saresti migliorato. Ho rinunciato a sperare, Draco. Per questo, mi dispiace.”

“Colpa tua. Come hai potuto farlo?” dice, la rabbia che danza sulle sue parole. “Io t’avrei aspettato. Non avrei mai dubitato per un secondo che le cose sarebbero andate per il meglio. Io ti avrei aspettato.”

Lei lascia che una lacrima scivoli via, e dice, in un mormorio sofferente, “Lo so. Lo so, adesso, e so che è quello che avrei dovuto fare.”

Lui non può più mantenere il suo tono amaro, che viene rimpiazzato da rimpianto, e nostalgia, e tristezza. “Di tutto quello che avevo – soldi, prestigio, il mio nome – di tutto questo, avrei potuto perdere tutto finché avessi avuto te. E non avrei rimpianto nulla per un secondo. E invece, adesso, ho tutto quello, ma ti ho perso.” Scuote la testa e si volta, mette le stoviglie nel lavabo. Fare qualcosa di normale sembra una buona idea, in questo momento.

Il silenzio li avvolge mentre lava i piatti e le posate, e lui cerca di far durare l’operazione a lungo, ma non è una di quelle cose che possono durare all’infinito.

La guarda e può giurare che stia pensando.

“Cos’hai fatto oggi?” gli chiede.

Scrolla le spalle. “Niente di che.” Poi decide che non può venir del male a dirle la verità. “Sono andato all’ospedale, ma non sono riuscito ad entrare. Poi sono andato al Paiolo Magico e ho fatto amicizia con il fondo di un bicchiere. Poi mi sono fatto un giro per Londra, finendo al fiume.” Crede di aver avvertito la scatolina muoversi nella sua tasca ed è così dilaniato che vorrebbe urlare. “Perché?”

Alza le spalle. “Ero solo curiosa. Se avessi pensato… beh, di noi, per un istante.”

La sua risata è amara. “Se ho pensato a noi due, chiedi? Merlino! Onestamente, cosa credi? Come avrei potuto non pensare a noi? Considerando…” La sua voce si spegne e lui rimpiange anche quell’unica parola. Sa che lei non lascerà perdere.

I suoi occhi scattano a incontrare quelli di lui. “Cosa? Considerando cosa?”

Stringe le spalle. “Cosa?”

“Cosa stavi per dire?”

Dibatte tra sé se deve dirglielo o meno. Se lo fa, che accadrà? Le farà del male? Le importerà? Scuote la testa; certo che le importerà. Lui vuole buttarsi tutto alle spalle e magari dirglielo è il modo giusto per farlo. “Considerando quello che avevo programmato per noi, tre anni fa.”

“Per San Valentino?” chiede, incredula, e lui fa un mezzo sorriso.

“Sì.”

“Ma io odiavo San Valentino.”

“Lo so. Era capitato per quel giorno, tutto qui. Lo sai come sono le mie improvvisate.”

Fresche lacrime le riempiono gli occhi. “Odio questo giorno. Non mi era mai piaciuto prima, ma dopo che tu sei stato ferito… è stato in questo giorno che mi hanno detto che eri in coma, con danno cerebrale. Ogni anno, in questo giorno, ho pianto tutte le mie lacrime. Volevo vederti oggi e cercare di alleviare un po’ questo. Tutto questo mese… da quando ti sei ripreso, sono stata completamente dilaniata. Volevo vederti, ma volevo anche lasciarti guarire, lasciarti trovare il tuo spazio.”

“E poi c’era anche il problema di capire cosa stesse andando per la mia testa, cosa che mi ha preso un po’ di tempo – troppo, effettivamente, ma mi conosci, dovevo essere sicura. Poi questo giorno è arrivato, e il dolore è ancora forte, e intenso. Odio Febbraio per questo giorno, odio il sole che si alza in questo giorno. Perché è come sale strofinato sul mio cuore, a ricordarmi che il mondo continua ad andare avanti, anche se per me si è fermato in questo giorno, anni fa.”

Non sa perché, ma ora vuole dirglielo. Tutto. Adesso. “Vuoi sapere com’è stato per me?” le chiede, incerto se voglia farle ancor più male o solo dirglielo perché lei lo conosce, lei lo ha sempre capito. “Sai che per me è come se fosse passato solo un mese.” Lei annuisce. “Un mese non è un periodo tanto lungo, specie se comparato a tre anni.” Si ferma di nuovo e lei appoggia la tazza sul tavolo, sostenendo il suo sguardo. “Seguimi. E prendi il tuo cappotto.” Si gira e lascia la stanza. Lei deve correre per seguirlo e tenere il passo mentre attraversano la casa, e la porta sul retro, nei giardini.

La conduce nel luogo dove aveva pianificato di proporsi. È in piedi, lo sguardo su un arbusto, il favorito di sua madre.

“Cosa?” chiede lei, i suoi occhi che scrutano quello che la circonda.

Draco la guarda e decide, infine, che deve farlo, deve sapere quello che lei ha significato per lui, tutto quello che ha significato. Se poi riuscirà a lasciarsela alle spalle, se la lascerà alle spalle. Se no… ci sarebbe riuscito, prima o poi. Mette una mano in tasca e pronuncia la parola d’ordine, e gli occhi di lei si spalancano. Continuando a tenere lo sguardo fisso nel suo, estrae la scatola e dopo averla stretta leggermente tra le dita gliela porge. Lei la prende, guardinga, senza mai distogliere gli occhi.

“Così stavano le cose per me un mese fa. Uno. Questo – questo è quello che sento oggi. Quello che ho provato tutto questo mese, da quando mi sono risvegliato.”

Lei apre la scatola e le lacrime le inondano il volto. Cade a terra, piangendo, stringendo la scatola, e non trema nemmeno. Lui s’accorge che non s’è messa il cappotto, così l’avvolge con il suo, mentre lei è seduta per terra, e piange.

Le lacrime smettono di scorrerle sul volto, ma non può smettere di fissare l’anello. “Draco, è – è – bellissimo.”

“Ti piace davvero?” chiede, con gentilezza, ora.

Lei annuisce e vorrebbe metterselo, perché le sembra passato solo un giorno.

“Speravo ti piacesse. Pensavo ti sarebbe piaciuto, perché non sei la classica ragazza, ma a volte mi sorprendevi ed eri la classica ragazza, così non ne ero sicuro.”

“Mi- mi piace davvero.” Vorrebbe dire che non solo le piace: lo ama, ma quella particolare parola sembra inopportuna, in quel momento. “Draco, non sto con Ron.” Non sa perché l’ha detto, né perché l’ha detto adesso, ma è la cosa più importante che l’è venuta in mente.

È il suo turno di sentirsi senza fiato. Pensa che il suo cuore stia per scoppiargli fuori dal petto, sta battendo così forte, ma allo stesso tempo così leggero, e la combinazione non può essere buona, ma è bello.

“Volevo dirtelo, ma non sapevo come. È successo la notte che ti sei ripreso, ed è stata la cosa migliore che potesse capitare. Ed era inevitabile, comunque, perché avevi ragione; non mi era stato vicino come amico per tutto quel tempo. Voleva solo che ti dimenticassi. L’ho capito settimane prima che tu ti riprendessi, ma ero ancora così debole che continuavo a rimandare il momento in cui fare qualcosa. Dovevamo andare fuori a cena anche con Harry, ma Ron aveva costretto Harry a non venire, e poi tu stavi meglio e Harry è dovuto rimanere, e -”

Draco la zittisce con un dito sulle sue labbra. Tutto il suo corpo ricorda com’è baciarla e deve sopprimere l’istinto di farlo, perché non è il momento giusto, e magari lei non ha finito di dirgli quello che deve dirgli.

“Hermione,” dice, ed ora è come miele sulle labbra. “Capisco.” Lei annuisce e lui si accovaccia di fianco a lei, e pensa che potrebbe iniziare a galleggiare per come lo sta guardando.

“Ricordi di quello che hai detto sul perdermi?” Lui annuisce. “Sul tuo denaro, e sul tuo nome, e su tutto il resto, ma non me?” Lui annuisce ancora. “Draco, tu non mi hai persa. Non mi hai mai persa. Solo – ero confusa e tutto era così distorto, e – mi dispiace.”

La zittisce di nuovo, e le toglie una lacrima dalla gota. “Sai dove sono rimasto io, vero?” Annuisce lei, stavolta. “È passato solo un mese ed io volevo sposarti. Devi aver capito che ti amo ancora. Ma sono passati tre anni per te, non è possibile che i tuoi sentimenti siano gli stessi.”

“Non sono cambiati di molto”, dice, con un piccolo sorriso. “Ma hai ragione, le cose sono cambiate, ora. Probabilmente anch’io sono diversa. Potresti scoprire che non t’interesso più così tanto.”

“Impossibile,” replica, ricolmo di convinzione. Riprende la scatola con l’anello. “Lo metterò via e lo terrò al sicuro.” Lo ripone nella sua tasca e lo assicura con il nome di sua figlia.

Lei fa un cenno d’assenso con il capo. “È veramente perfetto, Draco, per me. Lo amo,” dice, guardandolo negli occhi, sperando che capisca che sta dicendo che ama anche lui. Gli occhi di lui brillano per un istante, e lei crede che lui l’abbia compreso.

“Beh, non ti chiederò di sposarti stanotte,” dice, alzandosi e porgendole una mano per aiutarla a rimettersi in piedi. “Ma vorresti uscire a cena con me, domani?”

Gli getta le braccia al collo e grida, “Sì!”, in giardino e da qualche parte un stormo di uccelli prende il volo, irritato d’essere stato disturbato nel suo sonno.

Poi la bacia, perché non può aspettare un secondo di più e lei ricambia il bacio, e il suo mondo è rimesso a posto. Anche se tre anni più tardi.


Fine



Nota dell'Autrice: Fonti di ispirazione per questa fanfiction sono state il telefilm Alias e il film Memento (sebbene questo tipo di menomazione della memoria, che impedisce la creazione di nuovi ricordi, sia una condizione reale).

Nota di Traduzione:

*) Café viene qui inteso come luogo di ritrovo, per leggere, bere e stare in compagnia.

***********************

Ed ecco qui la fine, che spero non vi abbia deluso. Un grazie speciale a Merryluna per aver ricontrollato il tutto e vinto la mia pigrizia.

marygenoana: Grazie, cara! Mi fa sempre enorme piacere ritrovarti a ogni mia traduzione :) Spero di non averti fatta aspettare troppo (perché i miei computer hanno il vizio di fracassarsi ogni due per tre? ^^) e che ti sia piaciuta anche questa seconda parte. Un bacione.
PiperHG: Grazie! Provo a risponderti su Ron. Più che essere brusco e crudele perché questa è una D/Hr, io credo che Ron sappia davvero esserlo specie quando si sente insicuro e tenta, a modo suo, di "accaparrarsi" Hermione. Finora nei libri raramente è riuscito a esprimere se stesso e i suoi sentimenti in maniera chiara, diretta e semplice. Ama (anche se io preferisco dire che "gli piace" o "ha una cotta per" XD) Hermione, eppure nel sesto si comporta da cani con lei (e con Lavanda^^). Qui è, più o meno, la stessa cosa. Come dice Hermione in questa seconda parte, le è stato vicino, l'ha consolata e supportata, ma nel momento in cui s'è ritrovato davanti la possibilità di perderla ha ceduto alla rabbia e quelle reazioni che sono tipiche del Ron adolescente. Ecco, probabilmente è un po' immaturo rispetto alla sua età ;) Su Harry e Draco è un po' una caratteristica di questa autrice andare a esplorare il terreno di una amicizia tra i due. Se mai ti capiterà di leggerla, nella sua long-fiction We Learned the Sea lo sviluppo del loro rapporto e l'amicizia che viene a instaurarsi tra loro sono tra gli elementi chiave. Grazie ancora per i complimenti e spero ti sia piaciuta anche questa seconda parte ;) Un bacio.
Malfoy_lover: Grazie mille! Che bellissimi complimenti :D Spero questa seconda parte non ti abbia deluso ;) Un bacio e grazie ancora :)
Gy_MrSMaLfOy: Ecco qua tutte le risposte e le scelte dei nostri, un po' sofferte ma sicuramente quelle giuste (Ron! A cuccia! La tua opinione non è richiesta! XD). Grazie mille per i complimenti e spero di non averti fatto aspettare troppo :) Un bacio.
merryluna: Carissima, eccomi qua^^ Finalmente ce l'ho fatta ad impossessarmi del pc abbastanza a lungo per sistemare il tutto. Sui ghiaccioli/sorbetti al limone, ti dirò la verità, fino a questa fic non mi ero mai posta il problema. Mi sembrava un po' bizzarro, ma dopotutto si tratta sempre di Silente. Poi quando ho visto Harry chiedere a Hermione se voleva un "lemon drop" e poi indicare la ciotolina con delle caramelle gialle, ho incominciato a capire che c'era qualcosa che non tornava^^ Cercando su wiki ho scoperto l'arcano. Il resto credo di avertelo già detto, volevo solo ringraziarti ancora perché il sapere di essere riuscita a trasmettere la stessa atmosfera dell'originale è il più bel complimento che potessi ricevere :) Grazie di tutto, un bacione.
lunachan62: Sei gentilissima come sempre! Spero di non averti fatto aspettare troppo ;) Grazie e un bacio.
gemellina: Grazie mille! Personalmente non conosco "Butterfly Effect". Oh beh, a dirla tutta manco ho mai visto "Memento" o "Alias" (sono un disastro, eh? XD), ma negli ultimi anni sono usciti parecchi film sull'argomento. E' affascinante (per quanto tragico), così come sono affascinanti e complicati i rapporti e gli equilibri che devono riadattarsi durante e dopo una situazione del genere. Grazie ancora e un bacio :)
Briseide: Ciao Bri! Il tempo è proprio una brutta bestia^^ Grazie per la fiducia sulle mie scelte e non preoccuparti per CS, che rimane lì e non scappa (spero... quando c'è Draco in mezzo non si può mai sapere XD). Addirittura un mese senza infierire sul Sifilico, ehm Ron? Sei troppo buona! Se ci riesci avrai tutta la mia ammirazione :P Grazie mille e spero che questo finale sia stato all'altezza ;) Un bacio.

   
 
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