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Autore: michiyo1age    08/11/2012    1 recensioni
“Okaeri„
Sapeva che quel piccolo biglietto che accompagnava la foto del Team 7 era stato lasciato lì da Sakura.
Solo lei avrebbe avuto il coraggio di dirgli “Bentornato a casa”: lui non aveva più avuto una vera casa sin dalla strage del suo clan. Tornare…tornare…come poteva dire di averci fatto ritorno? Dove?
Ma soprattutto, perché?
Ok, aveva salvato Naruto, l’Eroe di Konoha e probabilmente di tutte e cinque le grandi nazioni. Non era stato un gesto di generosità, ma neanche di redenzione, semplicemente lui aveva salvato Naruto, non l’Eroe di Chi-se-ne-Frega e non era stato un gesto particolarmente soppesato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Okaeri part 1

Part 1

“Okaeri„

Sapeva che quel piccolo biglietto che accompagnava la foto del Team 7 era stato lasciato lì da Sakura.

Solo lei avrebbe avuto il coraggio di dirgli “Bentornato a casa”: lui non aveva più avuto una vera casa sin dalla strage del suo clan. Tornare…tornare…come poteva dire di averci fatto ritorno? Dove?

Ma soprattutto, perché?

Ok, aveva salvato Naruto, l’Eroe di Konoha  e probabilmente di tutte  e cinque le grandi nazioni. Non era stato un gesto di generosità, ma neanche di redenzione, semplicemente lui aveva salvato Naruto, non l’Eroe di Chi-se-ne-Frega e non era stato un gesto particolarmente soppesato.

Tutti gli shinobi si trovavano attorno a due corpi inermi, morti e silenti. Uno era il nemico, il sogno di un mondo perfetto, ma fittizio, ancora appeso allo sguardo assente. L'altro invece era un corpo giovane, atletico di un ragazzo come gli altri: folti capelli biondi e grandi occhi azzurri sbarrati verso il cielo. Un urlo disperato si era levato dalla folla, Hinata si era gettata su quel cadavere che non avrebbe più potuto rispondere ai ripetuti “Naruto-kun”.

Shikamaru, insieme ai compagni di Konoha, non riusciva a credere che fosse davvero successo, che quel ragazzo pieno di vita, della fiamma ardente del fuoco, si fosse spento come una semplice candela. Anche Sakura non riusciva a staccare gli occhi dalla scena della vittoria.

Ma quale vittoria può esistere nella sconfitta?

Uzumaki Naruto era perso per sempre.

Ma proprio quando la notizia pareva essere permeata in ogni fibra del corpo degli astanti, Sasuke Uchiha si alzò e sfuggendo alla prigione-protezione di Sakura, con passo malfermo, si avvicinò al suo migliore amico. Capirlo in ritardo come aveva fatto con Itachi non dava di certo vanto alla sua supposta superiorità.

Camminava a fatica e spargendo per il terreno sporco di sangue altre gocce di liquido rosso, si avvicinò alla figura immobile. Più che inginocchiarsi, cadde a terra accanto a quell'odioso ragazzo che gli aveva sempre causato problemi.

Con un gesto implorante allontanò Hinata che non ne voleva sapere di spostarsi.

-Ti prego...- mormorò.

Finalmente è libero. Lui e Naruto, ancora una volta faccia a faccia.

Chiudendo gli occhi, attivò la tecnica.

Guardò per l'ultima volta il mondo, soffermandosi sul maestro Kakashi, su Sakura e poi su Naruto. Erano tutti ridotti male. Fece una smorfia. Avrebbe preferito un'ultima immagine migliore.

IZANAGI

Bastano pochi millesimi di secondo e tutto cambia.

Un profondo respiro squarcia il silenzio.

Naruto respira! Respira!!!

La gente incredula osservava la scena: per alcuni ha la sensazione di un dejà vu, Gaara si chiede  come questo  possa accadere ancora e come possano essere così fortunati, lui questa volta era uno spettatore.

-Naruto-kun- Hinata rinunciò ad ogni ritegno e riserva lanciandosi nuovamente contro il petto che si abbassava e si alzava con gioia.

-Hinata...- mormora la voce roca che tutti riconobbero come quella del figlio del Quarto Hokage.

Sasuke spalancò gli occhi che erano diventati di un bianco latteo. Anche quella luce che Itachi gli aveva donato era stata spenta, questa volta per il bene della Foglia seguendo la volontà del fratello. Ma ormai, tutto è finito. Veramente finito.

La folla esplose.

SI!

 

Mentre la confusione regnava sovrana in quei momenti di gloria, Sakura l’aveva portato lontano da tutti, nella tenda dove i medici stavano ancora lavorando non coscienti delle vite che non avevano bisogno del loro aiuto. Doveva essere stanca, distrutta, avrebbe potuto benissimo festeggiare e lasciare perdere, ma invece la sua ex-compagnia di squadra passò tutta la notte a salvargli l’occhio sinistro, quello che non aveva subito Izanagi, ma che era andato in sofferenza a causa della debilitazione fisica e forse dello sconforto psicologico del suo paziente. È vero, se poteva vederci ancora era grazie a lei, se non era ridotto ad un reietto compatito da tutti era proprio merito di quella ragazzina petulante che non faceva altro che sussurrare “Sasuke-kun” sin dalla sua infanzia.

Anche lei era cambiata.

E chi non lo era?

Il  suo grande gesto d’altruismo, non riusciva neanche a pensarci senza sbuffare, invece gli aveva dato il lasciapassare per una vita normale, così l’avevano chiamata. Naruto aveva appianato tutti gli animi con la sua solita testardaggine mista ora ad autorità e nessuno aveva più messo taglie sulla sua testa.

Che consolazione! Una volta realizzato il fatto di aver sbagliato tutto nella propria vita, Sasuke Uchiha aveva solamente desiderato una morte in battaglia, veloce e indolore. Ora invece era condannato a invecchiare alla mercé e pietà della gente che lo detestava perché Naruto non riusciva proprio a lasciarlo andare. Non aveva più la forza per scappare visto che  non avrebbe saputo dove andare, cosa fare perché farlo. Se questo era veramente il luogo in cui tornare, perché non si sentiva a casa? Perché tutti si sentivano in diritto di dirgli cosa ne sarebbe stato dei suoi giorni?

Alla fine li avrebbe lasciati fare: questo  era il suo modo per ripagarli delle fatiche che aveva causato. Anche loro alla fine si sarebbero corrosi vedendolo decadere lentamente. Nessuno avrebbe avuto ragione.

Sasuke emise un suono di scherno al buio mentre gettava la cornice e ciò che l’accompagna sul letto: se ne sarebbe andato a fare una doccia intanto per riempire le sue ore solitarie.

Non poteva realmente essere lasciato in pace, non lui. Al suo ritorno dal bagno, un asciugamano legato in vita, un altro sulla testa per frizionarsi i capelli, trovò Sakura che gli stava rifacendo il letto.

Rimase interdetta per qualche secondo vedendolo in quella mise decisamente insolita e puntando gli occhi al pavimento si scusò, un po’ imporporata, per l’intrusione.

Lui non rispose, non la guardò, non manifestò alcun segno di averla notata, ma prese i vestiti e tornò in bagno.

Sakura sospirò, ma non di certo rassegnata, le mancava pochissimo e non era quello il momento di allentare la presa. L’avevano portato a casa, ce l’avevano fatta. Non importava quanto ci sarebbe voluto e i sei mesi che erano trascorsi al villaggio dal ritorno dalla guerra dimostravano di come si potesse sempre lavorare più sodo. La zona degli Uchiha era stata ricostruita dalla distruzione che aveva causato Pain: gli edifici che erano stati previsti erano la Centrale di Polizia della Foglia, il Quartiere Anbu che era stato spostato verso quella parte del villaggio e gli alloggi del personale. La sicurezza interna non sarebbe stato più appannaggio di una sola famiglia, anche perché scomparsa. L’unica casa che era stata voluta come in passato era quella che avevano abitato i fratelli Uchiha prima di partirsene per salvare, a modo loro, quello che ritenevano caro. Quella mattina erano stati completati tutti i lavori, anche se era da un po’ di giorni che Sasuke abitava uno stanzino con una piccola finestra vicino al soffitto. Gli bastavano poche cose per vivere e la casa era veramente troppo grande e vuota per lui. Il bagno, lo stanzino e la cucina erano le uniche zone in cui era mai entrato, il resto era rimasto chiuso come l’avevano lasciato gli operai.

Non è che in sei mesi Sasuke Uchiha non avesse cambiato almeno un milione di volte pensiero sul fatto di restare a marcire a Konoha e quella non era la prima volta che Sakura veniva a trovarlo per convincerlo a non sparire di nuovo. Ora Naruto aveva molti più impegni e responsabilità del genin che era stato e non riusciva monitorare il suo fuggevole migliore amico come avrebbe voluto. Lo portava a mangiare ramen ogni venerdì sera per fare quattro chiacchiere che alla fine si risolvevano in un monologo del biondo sul modo sublime con cui Teuchi tagliava le cipolle che gli davano il nome.

Sakura si diresse verso la cucina per rimpinguare le magre scorte con la spesa che aveva appena fatto. Per quello che faceva non riceveva nulla, né un grazie né un cenno di riconoscimento, ma a lei andava bene così.

Ino sapeva che quello che la differenziava da Sakura era la totale abnegazione che lei aveva, il sacrificarsi completamente per uno che non lo meritava. Poteva essere partita con una cotta, ma Ino sapeva che la sua rivale aveva sempre pensato a Sasuke-kun in ogni attimo di separazione, in ogni occasione, Sakura non aveva mai smesso di pensare a lui.

-Puoi anche tornartene a casa-  era apparso di colpo, appoggiandosi allo stipite della porta,, sovrastandola in tutta la sua altezza.

-Appena avrò finito tutto- rispose senza guardarlo nell’occhio.

-Io non ti ho mai chiesto nulla- ribatté.

-Lo so. Ma io lo faccio lo stesso.- e questa volta gli occhi fiammeggianti si concentrarono sul suo volto. Quello che non seppe sostenerlo fu proprio Sasuke che cercò di mascherarlo con uno sbuffo: -Devo dire che sei cresciuta, Sakura- incrociò le gambe –Non sei più quella ragazzina deboluccia che piangeva per ogni cosa-

-Grazie- mormorò piegando le borse della spesa. Fece per andarsene, ma all’ultimo si girò: -Tu invece sei rimasto il solito bambino che si fissa su qualcosa e fin quando non ce l’ha, continua a frignare-

Non ci volle neanche un secondo per trovarsi il sibilo freddo del suo malcontento sul collo e le mani sulla testa che premevano in direzioni opposte. Un leggero movimento e l’osso del collo si sarebbe rotto.

-Non mi parlare così-

-Lo faccio- un’altra volta tentò di guardarlo negli occhi. Lei sapeva che non c’era qualcosa di veramente malvagio in Sasuke. Tutto quello che aveva fatto era stato per seguire le proprie convinzioni, i propri obiettivi, ma non l’aveva mai fatto per gioia di uccidere. C’era stato un momento in cui aveva creduto di averlo perso per sempre, quando aveva tentato di ucciderla e si era lasciato trascinare da quella risata diabolica. Naruto invece non aveva mai perso la speranza, mai.  A quei tempi aveva capito che lei non poteva farci nulla, ci aveva provato, ma non era quello di cui lui aveva bisogno. Non aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui.

Ma ora sì.

-Quando voglio.- continuò -Ho sempre rimproverato Naruto quando faceva lo stupido e non vedo perché con te dovrei comportarmi in maniera diversa-

-Ma lasciami in pace-  Si allontanò con gesto di disgusto dirigendosi nel suo stanzino.

-Non COSTRINGERMI  a seguirti! L’ho già fatto una volta!-

La spaventava, la spaventava terribilmente questa resa incondizionata. Aveva paura che lui avesse fatto terra bruciata nel suo animo, aveva paura che si fosse convinto che nessuno, nessuno, potesse rimpiazzare il fratello e il clan scomparso. Doveva combattere e reagire, più lui lasciava perdere, più lei era spinta ad andare avanti.

-Vattene-

Era seduto sul letto, i gomiti appoggiati sulla gambe larghe.

-No-

-Perché fai questo?-

-Per lo stesso motivo. E’ sempre lo stesso motivo- fece un piccolo passo nella sua direzione –Io ti amo, ti amo nonostante tu non lo faccia, nonostante volessi ucci-

-TACI-

Sakura si bloccò sul posto presa da paura, peggio terrore.

-Sasuke-kun, tu…-

-So chi sono e non serve che nessuno me lo dica. E SO di non appartenere a questo posto. Di non appartenere a nessun luogo- aveva la testa tra le mani, sperava solo di scacciare Sakura per rimanere a fissare il soffitto fino a quando i primi raggi dell’alba non l’avessero schiarito.

Si sentì molto più sollevata  e con la mano tremante gli toccò la testa. Non la scacciò, non si mosse.

-Tu appartieni a Konoha. Sei nato qui, ci sei cresciuto- gli fece appoggiare il viso alla propria pancia, accarezzandogli i capelli –Forse quello che ti teneva legato qui non c’è più. Ma potrai sempre creare qualcos’altro- cominciò a singhiozzare –C’è spazio qui per te-

-Non ti si può dire che non frigni più, che apri i rubinetti-

Sakura tirò su con il naso, continuando a tenerlo attaccato al proprio grembo come se fosse un bambino.

-Ti ricordi quali erano i tuoi piani? Vendicarti…- Sasuke trattenne il respiro –ma anche rifondare il clan-

Sasuke alzò lo sguardo, ghignando: -Allora era questo a cui puntavi tutto questo tempo-

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Salve! 

questa è la mia prima e speriamo ultima SasuSaku. Grazie ad un'interessantissima discussione con Berty_Poppins (ne ha scritta una anche lei e ve la consiglio caldamente) mi è venuta l'idea/smania/desiderio ossessivo-compulsivo di descrivere come vedo io il complicato personaggio di Sasuke Uchiha e visto che un'introspettiva vera e propria sarebbe risultata pesante e infruttuosa (perchè lasciare macerare i pensieri di Sasuke sulla pagina non ha scopo alcuno) l'ho messo in relazione con Sakura per vedere come si potrebbe comportare.

Non sono un'esperta di caratterizzazione di questi due personaggi quindi sarò lietissima di ricevere commenti e consigli sul modo di rappresentarli. Detto questo, devo solo informarvi che ci sono altre due parti e che quindi non è finita qui, vedrò di aggiornare il più presto possibile.

Alla prossima!

   
 
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