Part 1
“Okaeri„
Sapeva che
quel piccolo biglietto che accompagnava la foto del Team 7 era stato lasciato
lì da Sakura.
Solo lei
avrebbe avuto il coraggio di dirgli “Bentornato a casa”: lui non aveva più
avuto una vera casa sin dalla strage del suo clan. Tornare…tornare…come poteva
dire di averci fatto ritorno? Dove?
Ma
soprattutto, perché?
Ok, aveva
salvato Naruto, l’Eroe di Konoha e
probabilmente di tutte e cinque le
grandi nazioni. Non era stato un gesto di generosità, ma neanche di redenzione,
semplicemente lui aveva salvato Naruto, non l’Eroe di Chi-se-ne-Frega e non era
stato un gesto particolarmente soppesato.
Tutti gli shinobi si trovavano attorno a
due corpi inermi, morti e silenti. Uno era il nemico, il sogno di un mondo
perfetto, ma fittizio, ancora appeso allo sguardo assente. L'altro invece era
un corpo giovane, atletico di un ragazzo come gli altri: folti capelli biondi e
grandi occhi azzurri sbarrati verso il cielo. Un urlo disperato si era levato
dalla folla, Hinata si era gettata su quel cadavere che non avrebbe più potuto
rispondere ai ripetuti “Naruto-kun”.
Shikamaru, insieme ai compagni di Konoha,
non riusciva a credere che fosse davvero successo, che quel ragazzo pieno di
vita, della fiamma ardente del fuoco, si fosse spento come una semplice
candela. Anche Sakura non riusciva a staccare gli occhi dalla scena della
vittoria.
Ma quale vittoria può esistere nella
sconfitta?
Uzumaki Naruto era perso per sempre.
Ma proprio quando la notizia pareva essere
permeata in ogni fibra del corpo degli astanti, Sasuke Uchiha si alzò e
sfuggendo alla prigione-protezione di Sakura, con passo malfermo, si avvicinò
al suo migliore amico. Capirlo in ritardo come aveva fatto con Itachi non dava
di certo vanto alla sua supposta superiorità.
Camminava a fatica e spargendo per il
terreno sporco di sangue altre gocce di liquido rosso, si avvicinò alla figura
immobile. Più che inginocchiarsi, cadde a terra accanto a quell'odioso ragazzo
che gli aveva sempre causato problemi.
Con un gesto implorante allontanò Hinata
che non ne voleva sapere di spostarsi.
-Ti prego...- mormorò.
Finalmente è libero. Lui e Naruto, ancora
una volta faccia a faccia.
Chiudendo gli occhi, attivò la tecnica.
Guardò per l'ultima volta il mondo,
soffermandosi sul maestro Kakashi, su Sakura e poi su Naruto. Erano tutti
ridotti male. Fece una smorfia. Avrebbe preferito un'ultima immagine migliore.
IZANAGI
Bastano pochi millesimi di secondo e tutto
cambia.
Un profondo respiro squarcia il silenzio.
Naruto respira! Respira!!!
La gente incredula osservava la scena: per
alcuni ha la sensazione di un dejà vu, Gaara si chiede come questo
possa accadere ancora e come possano essere così fortunati, lui questa
volta era uno spettatore.
-Naruto-kun- Hinata rinunciò ad ogni
ritegno e riserva lanciandosi nuovamente contro il petto che si abbassava e si
alzava con gioia.
-Hinata...- mormora la voce roca che tutti
riconobbero come quella del figlio del Quarto Hokage.
Sasuke spalancò gli occhi che erano
diventati di un bianco latteo. Anche quella luce che Itachi gli aveva donato
era stata spenta, questa volta per il bene della Foglia seguendo la volontà del
fratello. Ma ormai, tutto è finito. Veramente finito.
La folla esplose.
SI!
Mentre la confusione
regnava sovrana in quei momenti di gloria, Sakura l’aveva portato lontano da
tutti, nella tenda dove i medici stavano ancora lavorando non coscienti delle
vite che non avevano bisogno del loro aiuto. Doveva essere stanca, distrutta,
avrebbe potuto benissimo festeggiare e lasciare perdere, ma invece la sua
ex-compagnia di squadra passò tutta la notte a salvargli l’occhio sinistro,
quello che non aveva subito Izanagi, ma che era andato in sofferenza a causa
della debilitazione fisica e forse dello sconforto psicologico del suo
paziente. È vero, se poteva vederci ancora era grazie a lei, se non era ridotto
ad un reietto compatito da tutti era proprio merito di quella ragazzina
petulante che non faceva altro che sussurrare “Sasuke-kun” sin dalla sua infanzia.
Anche lei
era cambiata.
E chi non
lo era?
Il suo grande gesto d’altruismo, non riusciva
neanche a pensarci senza sbuffare, invece gli aveva dato il lasciapassare per
una vita normale, così l’avevano chiamata. Naruto aveva appianato tutti gli
animi con la sua solita testardaggine mista ora ad autorità e nessuno aveva più
messo taglie sulla sua testa.
Che
consolazione! Una volta realizzato il fatto di aver sbagliato tutto nella
propria vita, Sasuke Uchiha aveva solamente desiderato una morte in battaglia,
veloce e indolore. Ora invece era condannato a invecchiare alla mercé e pietà
della gente che lo detestava perché Naruto non riusciva proprio a lasciarlo
andare. Non aveva più la forza per scappare visto che non avrebbe saputo dove andare, cosa fare perché
farlo. Se questo era veramente il luogo in cui tornare, perché non si sentiva a
casa? Perché tutti si sentivano in diritto di dirgli cosa ne sarebbe stato dei
suoi giorni?
Alla fine
li avrebbe lasciati fare: questo era il
suo modo per ripagarli delle fatiche che aveva causato. Anche loro alla fine si
sarebbero corrosi vedendolo decadere lentamente. Nessuno avrebbe avuto ragione.
Sasuke
emise un suono di scherno al buio mentre gettava la cornice e ciò che
l’accompagna sul letto: se ne sarebbe andato a fare una doccia intanto per
riempire le sue ore solitarie.
Non poteva
realmente essere lasciato in pace, non lui. Al suo ritorno dal bagno, un
asciugamano legato in vita, un altro sulla testa per frizionarsi i capelli,
trovò Sakura che gli stava rifacendo il letto.
Rimase interdetta
per qualche secondo vedendolo in quella mise
decisamente insolita e puntando gli occhi al pavimento si scusò, un po’
imporporata, per l’intrusione.
Lui non
rispose, non la guardò, non manifestò alcun segno di averla notata, ma prese i
vestiti e tornò in bagno.
Sakura
sospirò, ma non di certo rassegnata, le mancava pochissimo e non era quello il
momento di allentare la presa. L’avevano portato a casa, ce l’avevano fatta.
Non importava quanto ci sarebbe voluto e i sei mesi che erano trascorsi al villaggio
dal ritorno dalla guerra dimostravano di come si potesse sempre lavorare più
sodo. La zona degli Uchiha era stata ricostruita dalla distruzione che aveva
causato Pain: gli edifici che erano stati previsti erano la Centrale di Polizia
della Foglia, il Quartiere Anbu che era stato spostato verso quella parte del
villaggio e gli alloggi del personale. La sicurezza interna non sarebbe stato
più appannaggio di una sola famiglia, anche perché scomparsa. L’unica casa che
era stata voluta come in passato era quella che avevano abitato i fratelli
Uchiha prima di partirsene per salvare, a modo loro, quello che ritenevano
caro. Quella mattina erano stati completati tutti i lavori, anche se era da un
po’ di giorni che Sasuke abitava uno stanzino con una piccola finestra vicino
al soffitto. Gli bastavano poche cose per vivere e la casa era veramente troppo
grande e vuota per lui. Il bagno, lo stanzino e la cucina erano le uniche zone
in cui era mai entrato, il resto era rimasto chiuso come l’avevano lasciato gli
operai.
Non è che
in sei mesi Sasuke Uchiha non avesse cambiato almeno un milione di volte
pensiero sul fatto di restare a marcire a Konoha e quella non era la prima
volta che Sakura veniva a trovarlo per convincerlo a non sparire di nuovo. Ora
Naruto aveva molti più impegni e responsabilità del genin che era stato e non
riusciva monitorare il suo fuggevole migliore amico come avrebbe voluto. Lo
portava a mangiare ramen ogni venerdì sera per fare quattro chiacchiere che
alla fine si risolvevano in un monologo del biondo sul modo sublime con cui Teuchi tagliava le
cipolle che gli davano il nome.
Sakura si
diresse verso la cucina per rimpinguare le magre scorte con la spesa che aveva
appena fatto. Per quello che faceva non riceveva nulla, né un grazie né un
cenno di riconoscimento, ma a lei andava bene così.
Ino sapeva
che quello che la differenziava da Sakura era la totale abnegazione che lei
aveva, il sacrificarsi completamente per uno che non lo meritava. Poteva essere
partita con una cotta, ma Ino sapeva che la sua rivale aveva sempre pensato a
Sasuke-kun in ogni attimo di separazione, in ogni occasione, Sakura non aveva
mai smesso di pensare a lui.
-Puoi anche
tornartene a casa- era apparso di colpo,
appoggiandosi allo stipite della porta,, sovrastandola in tutta la sua altezza.
-Appena
avrò finito tutto- rispose senza guardarlo nell’occhio.
-Io non ti
ho mai chiesto nulla- ribatté.
-Lo so. Ma
io lo faccio lo stesso.- e questa volta gli occhi fiammeggianti si
concentrarono sul suo volto. Quello che non seppe sostenerlo fu proprio Sasuke
che cercò di mascherarlo con uno sbuffo: -Devo dire che sei cresciuta, Sakura-
incrociò le gambe –Non sei più quella ragazzina deboluccia che piangeva per
ogni cosa-
-Grazie-
mormorò piegando le borse della spesa. Fece per andarsene, ma all’ultimo si
girò: -Tu invece sei rimasto il solito bambino che si fissa su qualcosa e fin
quando non ce l’ha, continua a frignare-
Non ci
volle neanche un secondo per trovarsi il sibilo freddo del suo malcontento sul
collo e le mani sulla testa che premevano in direzioni opposte. Un leggero
movimento e l’osso del collo si sarebbe rotto.
-Non mi
parlare così-
-Lo faccio-
un’altra volta tentò di guardarlo negli occhi. Lei sapeva che non c’era
qualcosa di veramente malvagio in Sasuke. Tutto quello che aveva fatto era
stato per seguire le proprie convinzioni, i propri obiettivi, ma non l’aveva
mai fatto per gioia di uccidere. C’era stato un momento in cui aveva creduto di
averlo perso per sempre, quando aveva tentato di ucciderla e si era lasciato
trascinare da quella risata diabolica. Naruto invece non aveva mai perso la
speranza, mai. A quei tempi aveva capito
che lei non poteva farci nulla, ci aveva provato, ma non era quello di cui lui
aveva bisogno. Non aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui.
Ma ora sì.
-Quando
voglio.- continuò -Ho sempre rimproverato Naruto quando faceva lo stupido e non
vedo perché con te dovrei comportarmi in maniera diversa-
-Ma
lasciami in pace- Si allontanò con gesto
di disgusto dirigendosi nel suo stanzino.
-Non
COSTRINGERMI a seguirti! L’ho già fatto
una volta!-
La
spaventava, la spaventava terribilmente questa resa incondizionata. Aveva paura
che lui avesse fatto terra bruciata nel suo animo, aveva paura che si fosse
convinto che nessuno, nessuno, potesse
rimpiazzare il fratello e il clan scomparso. Doveva combattere e reagire, più
lui lasciava perdere, più lei era spinta ad andare avanti.
-Vattene-
Era seduto
sul letto, i gomiti appoggiati sulla gambe larghe.
-No-
-Perché fai
questo?-
-Per lo
stesso motivo. E’ sempre lo stesso motivo- fece un piccolo passo nella sua
direzione –Io ti amo, ti amo nonostante tu non lo faccia, nonostante volessi
ucci-
-TACI-
Sakura si
bloccò sul posto presa da paura, peggio terrore.
-Sasuke-kun,
tu…-
-So chi
sono e non serve che nessuno me lo dica. E SO di non appartenere a questo
posto. Di non appartenere a nessun luogo- aveva la testa tra le mani, sperava
solo di scacciare Sakura per rimanere a fissare il soffitto fino a quando i
primi raggi dell’alba non l’avessero schiarito.
Si sentì
molto più sollevata e con la mano
tremante gli toccò la testa. Non la scacciò, non si mosse.
-Tu
appartieni a Konoha. Sei nato qui, ci sei cresciuto- gli fece appoggiare il
viso alla propria pancia, accarezzandogli i capelli –Forse quello che ti teneva
legato qui non c’è più. Ma potrai sempre creare qualcos’altro- cominciò a
singhiozzare –C’è spazio qui per te-
-Non ti si
può dire che non frigni più, che apri i rubinetti-
Sakura tirò
su con il naso, continuando a tenerlo attaccato al proprio grembo come se fosse
un bambino.
-Ti ricordi
quali erano i tuoi piani? Vendicarti…- Sasuke trattenne il respiro –ma anche
rifondare il clan-
Sasuke alzò lo sguardo, ghignando: -Allora era questo a cui puntavi tutto questo tempo-
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Salve!
questa è la mia prima e speriamo ultima SasuSaku. Grazie ad un'interessantissima discussione con Berty_Poppins (ne ha scritta una anche lei e ve la consiglio caldamente) mi è venuta l'idea/smania/desiderio ossessivo-compulsivo di descrivere come vedo io il complicato personaggio di Sasuke Uchiha e visto che un'introspettiva vera e propria sarebbe risultata pesante e infruttuosa (perchè lasciare macerare i pensieri di Sasuke sulla pagina non ha scopo alcuno) l'ho messo in relazione con Sakura per vedere come si potrebbe comportare.
Non sono un'esperta di caratterizzazione di questi due personaggi quindi sarò lietissima di ricevere commenti e consigli sul modo di rappresentarli. Detto questo, devo solo informarvi che ci sono altre due parti e che quindi non è finita qui, vedrò di aggiornare il più presto possibile.
Alla prossima!