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Autore: _ShadzAddiction    10/11/2012    3 recensioni
"Honey why you callin' me, so late?
Honey, why you're cryin' is everything ok? It's kinda hard to talk right now..."
Bratt ispirata a "Lips of angel" degli Hinder.
Dedicata a GimmeDrugs e FrankaMars. Le mie sorelle Brattose (?)
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Matthew Shadows, Synyster Gates
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il telefono in salotto squillava insistentemente da un paio di secondi. All'inizio credevo di stare sognando e che quel trillo ripetuto e costante fosse frutto solo della mia mente a tratti non cosciente, vagante nel sonno. Poi quando mi voltai verso il alto destro del letto e vidi Val di spalle addormentata e abbracciata al cuscino, mi resi conto che non era un sogno. Se lo fosse stato non ci sarebbe lei nel nostro letto adesso. Sospirai pesantemente strofinandomi gli occhi un paio di volte, cercando di riacquistare coscienza.
Il telefono continuava a squillare, e se non volevi che mia moglie si svegliasse dovevo andare a rispondere. Cazzo, il mio bellissimo sogno interrotto da una telefonata di chissà chi in piena notte.
Mi alzai. Il pavimento era freddo sotto i miei piedi nudi e mi provocò alcuni brividi lungo tutta la schiena coperta da un'insulsa maglietta bianca e i pantaloni della tuta che utilizzavo per dormire.
Socchiusi la porta della camera da letto prima di raggiungere il corridoio. Val fece un paio di smorfie nel sonno, ma sembrava assolutamente in catalessi.
Afferrai la cornetta del telefono e schiarendomi la voce, cercando di non sembrare un rincoglionito appena sveglio, (anche se è esattamente ciò che sono) risposi, pronto anche a incazzarmi se necessario. Erano le quattro di notte ed io stavo facendo un bel sogno, cazzo. Niente poteva essere più importante di quello.
"Pronto?"
"Matt..."
La sua voce mi costrinse a cercare la parete con la schiena. Mi ci appoggiai e le gambe mi cedettero. Scivolai lungo di essa fino a quando il mio sedere non trovo rifugio sul pavimento di marmo.
Sicuro che in quella posizione il pericolo di svenire era evitato, tossii ancora, ma stavolta per modulare la voce, in modo da riuscire a mantenere il tono basso e sussurrato che avevo usato per rispondere.
"Brian. Perchè chiami così tardi? E' tutto a posto?"
"No, non lo è. Mi manchi, mi manchi da impazzire, Sanders."
La sua voce, meno sussurrata della mia, arrivava chiara al mio orecchio intontito come il resto del mio corpo in reazione ad essa, anche se distorta dal suono metallico della cornetta.
Mi premetti i pollici sulle tempie e chiusi gli occhi. Annullai il buio di casa mia e m'immaginai lì, con Brian, tra le sue braccia. Come nel mio sogno di poco prima.
"Mi manchi anche tu, Bri."
Sussurrai ancora con gli occhi chiusi. Ammettendo la mia sconfitta di fronte al potere disarmante della sua voce vellutata e sensuale.
Restammo in silenzio per un paio di secondi. Sentivo il suo respiro diventare sempre più pesante dall'altra parte del telefono, mentre io ogni tanto ero costretto a scuotermi dal mio sogno, dal mio momento di assoluta pace interiore lì, al telefono con il mio chitarrista, per controllare che Val stesse ancora dormendo. Per fortuna, nessun segno di vita. Aveva solo cambiato posizione. Adesso era a pancia in giù, con le braccia abbandonate lungo ai fianchi.
Ritornai con lo sguardo al corridoio buio e massaggiandomi a caso un ginocchio stavo per parlare, quando sentii una cascata di lacrime provenire dall'altra parte del telefono.
"Perchè piangi adesso?"
Sussurrai allarmato, cercando di trattenere le mie di lacrime, che sembravano volessero uscire con troppa forza dai miei occhi stanchi e pieni ancora del mio sogno.
"Perchè tutto questo fa schifo, Matt. Pensavamo di superarla, ricordi? Dicevamo che una volta sposati sarebbe stato più facile per noi andare avanti, dimenticare quello che ci era successo. Ma come faccio a dimenticare se io ti amo. Non posso amare nessun altro come amo te, Matt. Non ci riesco."
La cornetta tremava sotto la mia mano.
"Non dire queste cose, lo sai che è giusto così. Ti prego, neanche potrei parlare adesso. Val è in camera che dorme, se si sveglia e mi trova qui che le dico?"
"Hai detto che non ha idea di noi."
"Infatti non ne ha, non finchè non mi trova a telefono nel cuore della notte. Sarei costretto a darle spiegazioni."
Sentì tirare su col naso e capii che stava cercando di smettere di piangere. Decisi di parlare per calmarlo.
"E' strano che tu mi abbia chiamato proprio stanotte, sai?"
"Sì, anche io ti ho sognato."
Rispose, con la voce ancora un pò rotta dalle lacrime che, però, sembravano essere le ultime.
"Dio, quanto vorrei essere lì per vederti sorridere."
Continuò Brian, mentre il pensiero di me e lui insieme nei nostri sogni, nello stesso momento, mi fece sorgere un sorriso spontaneo ai lati della labbra.
"Almeno hai smesso di piangere. 
Bri, mi sa che non siamo riusciti ad andare avanti."
Ammisi, sincero.
Un rumore di lenzuola che si strofinavano tra loro proveniva dalla stanza da letto ed io mi voltai di scatto. Val aveva solo cambiato posizione, di nuovo. Ma sapevo che dovevo attaccare prima che fosse troppo tardi. Prima che si svegliasse senza trovarmi al suo fianco.
"Oggi pomeriggio Michelle e Val devono vedersi per non so cosa."
Continuò Gates, mentre io non staccavo lo sguardo inquieto dalla camera da letto con la porta socchiusa.
"Sì, lo so. Shopping o cose del genere."
Risposi. Il fatto che fossimo cognati rendeva sempre più semplice l'organizzare appuntamenti. Ma era da mesi che cercavamo di non cedere alla voglia di vederci e stare insieme. Mesi in cui cercavamo di fare i bravi mariti. Adesso sapevo che non era difficile solo per me restare fedele a Val.
"Vengo da te?"
"Brian..."
"Sai anche tu che vuoi dirmi di sì."
"Se solo fossi meno attraente, chitarrista bastardo."
Aggiunsi sarcastico, mica poi tanto. Come avrei potuto cedere a tutti gli ammiccamenti e le battutine a doppio senso di quel coglione del mio migliore amico? Avvenuti quasi un anno fa, quando entrambi cominciammo a capire di essere attratti l'uno dall'altro, in un senso più profondo della semplice amicizia.
Non avrei potuto. Grande e grosso all'apparenza ma con il cuore e la carne terribilmente debole.
Lo sentii ridere dall'altra parte del telefono. Almeno gli era tornato il buonumore.
"Adesso devo andare, però. Sto sfidando troppo la sorte. Dio, quanto è difficile attaccare."
Continuai.
"Matt..."
Ed eccolo che mi richiamava per nome. Facendomi sorridere come un bambino dell'asilo nell'ora delle giostre all'aperto con gli altri bambini. Il nome che detto da lui sembrava essere il nome più bello del mondo. Il nome che proveniva dalle labbra di un angelo.
"Sì?"
"Ti amo."
"Ti amo anche io, Brian."
"Ci vediamo oggi, allora."
"A più tardi."
Attaccai con un misto di gioia e tristezza che mi stringeva la bocca dello stomaco. Tristezza perchè aveva fatto male sentirlo così triste e frustrato dall'altra parte del telefono. Tristezza perchè quella situazione di segreto faceva male anche a me, da morire. Quante volte avevo desiderato che Val fosse lui. Da ultima proprio questa sera. Dopo fatto l'amore con lei avevo preso a sognare Brian. I suoi sorrisi, i suoi baci, le sue carezze.
Felice perchè grazie a quella telefonata, che all'inizio mi aveva disturbato proprio da quel sogno stupendo, mi avrebbe permesso di rivederlo, sebbene sarei stato troppo codardo per chiederglielo io.
Erano mesi che non stavamo insieme da soli. Mesi che aspettavamo che tutto passasse in silenzio, senza lasciare traccia. E invece niente. Eravamo troppo deboli e innamorati per smettere di cercarci.
"Buonanotte angelo mio."
Sussurrai alla finestra, prima di riprendere posto nel letto, accanto a Val, sperando di addormentarmi presto per lasciare arrivare il giorno dopo con più fretta possibile.
  
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