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Autore: Belarus    11/11/2012    2 recensioni
« Padre, voi non capite? Io ho il pieno controllo di tutto! » Cesare Borgia - Assassin's Creed Brotherhood
Prima classificata al contest " Nulla è reale, tutto è lecito " indetto da Jayu sul forum di EFP.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#The Omnipotence of Wrath



Umiliato, ingannato dal suo stesso padre.
Umiliato, ingannato da uno stupido grasso inutile uomo.
<< Cesare, ha intenzione di avvelenarti! >>
La mela che pochi istanti prima aveva addentato, gli si bloccò in gola. Tossì, cercando di liberarsene.
Per un breve istante la paura prese il controllo della sua mente, gli fece sgranare gli occhi ormai lucidi. Poi qualcosa di molto più potente della paura, lo riscosse da quel torpore. Vide il volto di sua sorella diventare pallido, il corpo tremarle per l’apprensione e l’angoscia.
Tirò su il capo chino per la tosse con astio. Il viso flaccido di Rodrigo Borgia si mosse in un cenno di dissenso, gli occhi porcini si abbassarono per qualche istante. Scrutarono il volto del figlio che aveva agognato uccidere.
<< Non volevi sentire ragioni… >>
Era una tacita richiesta di perdono da parte di un uomo, che nonostante la propria posizione, della fede si era sempre fatto beffa. Delle attenuanti a un gesto che aveva qualcosa di raccapricciante, scuse che mai gli erano state rivolte.
C’erano stati giorni in cui Cesare Borgia aveva sperato nell’approvazione di suo padre. Giorni in cui si era creduto un figlio amato, rispettato e desiderato. Adesso quei giorni apparivano come futili ricordi di un passato da dimenticare. Aveva dato prova di essere un grande uomo, un degno figlio, ma mai qualcosa gli era stato dato in cambio. Nulla di ciò che lui aveva sempre bramato. Era sceso a patti con una prostituta di basso borgo pur di uccidere suo fratello Juan, si era nascosto nell’ombra liberandosi dell’unico ostacolo che lo allontanasse dall’approvazione di suo padre. Niente era servito. Lui, Cesare Borgia restava agli occhi di Rodrigo Borgia un folle di cui liberarsi.
La rabbia lo colse come un fiume in piena. Ogni fibra del suo corpo si fece ebbra di furore e fame di vendetta. Percepì una forza superiore riscaldargli il petto. Sorrise, muovendosi verso un vecchio maiale capace solo di tirarsi indietro. Strinse la mela grondante succo nel palmo della mano, le unghie affondarono nella buccia sottile, brillante.
<< Padre, voi non capite? >> domandò quasi con compassione.
Rodrigo Borgia arretrò di un altro passo, la cappa ricoperta d’oro e gioielli che lanciava lampi di luce insieme alle fiamme del focolare.
<< Io ho il pieno controllo di tutto! >> ringhiò in una beffa.
La voce si fece più roca, gli occhi si strinsero piegando la bocca in una smorfia di collera. Chiazze di succo di mela si allargarono fra il pavimento polveroso del castello. L’ennesimo passo indietro.
<< Se voglio vivere, vivo! Se voglio prendere, prendo. >>
Le braccia si allargarono come quelle di un martire, mentre quello che un tempo era stato suo padre, si lasciava sfuggire un singulto di terrore. Ombre scivolarono alle sue spalle, disegnando macabre danze sui quadri alle pareti. Tacque per qualche istante, mentre l’ira si allargava nel suo petto. Un altro passo, un altro ancora. Il sangue ribollì nelle sue vene, gli appannò quasi la mente.
<< Se voglio che voi moriate, voi morite! >>
La mano affondò fra i tanti colli di suo padre, mentre il suo viso si chiazzava di porpora. Bastò appena una spinta a farlo cadere, rubini e smeraldi si staccarono dalla sua cappa d’oro, lacrime sgorgarono impietose dai suoi minuscoli occhi nerastri. La mela che pochi attimi prima era stata nella sua mano, premette sulla bocca di quel vecchio indifeso. Succo ruscellò dalle sue labbra simili a vermi, colò sulle sue guance mischiandosi alle lacrime salate. Il corpo grasso fu scosso da tremiti, l’asfissia lo colse di sorpresa mentre le mani battevano sulle lastre sporche del pavimento. L’ombra della morte si fece largo sul volto di quell’essere orrido, mentre il rossore lo abbandonava e i fremiti cessavano. Il veleno gli imbrattò le mani, la mela rossa abbandonò quelle labbra, mentre le urla di Lucrezia risvegliavano l’intera città. Una qualche forma di piacere lo riscosse dall’omicidio, riportandola alla realtà.
<< Basta, ti prego! Cesare! >>
Era lui l’uomo cui Roma avrebbe dovuto chiedere clemenza. Lui l’unico capace di dominare su tutti. Si sarebbe ripreso il frutto dell'Eden che quel corpo ormai inanimato gli aveva sottratto con l’inganno, avrebbe riso della squallida fine di Rodrigo Borgia.
Si tirò su in fretta, pestò il volto di quel cadavere freddo. La mano ancora imbrattata di veleno strinse il collo sottile di sua sorella. La costrinse a battere la testa contro il muro, il quadro sopra di loro tremò pericolosamente. L’ennesimo ringhio increspò le sue labbra sottili.
<< Dimmi dov’è! >>
Lui era Cesare Borgia, il figlio mai dichiarato, il cardinale mal riuscito, il generale tanto temuto.
Assassino di suo padre e di suo fratello. Era un templare, immune al veleno di una mela.
Era l’uomo capace di decidere della propria vita e di quella altrui. Lui era onnipotente nella sua rabbia.




  
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