Never let me go
2. Barriere
I
raggi del sole filtravano attraverso le tende color panna che Elena
aveva messo qualche mese prima, la ragazza si nascose la testa sotto
al cuscino, non voleva alzarsi dal letto. Voleva stare ancora
lì.
Beh da quanto Elena Gilbert non si alzava da quel letto? Molto,
troppo tempo. Aveva passato quei quattro mesi nella più
completa
solitudine ignorando l'aiuto offerto dalle sue migliori amiche, Elena
non voleva l'aiuto di nessuno non voleva essere aiutata. La scuola
era iniziata da qualche giorno, ma lei ancora non ci era andata.
Tuttavia era giorno 23 ed Elena si era alzata da quel letto e si
sarebbe recata al cimitero. Si guardò allo specchio, non si
riconosceva più: era pallida, i suoi occhi erano gonfi e
aveva delle
occhiaie da far paura. Lei la notte non dormiva, gli incubi le
impedivano di farlo, perché ogni notte sognava la morte dei
genitori. Si sentiva uno schifo, non riusciva a capire
perché lei si
fosse salvata e i suoi no.
Uscì
di casa ignorando la zia e il fratello, arrivò al cimitero e
fece
visita ai suoi genitori. Stette lì un bel po', si sedette
sotto una
grande quercia e tirò fuori il suo diario, lo
sfogliò lentamente e
lesse la data dell'ultima volta che fu scritto: 23 Maggio 2009,
quando Elena aveva solo ai problemi con Matt a cui pensare.
Sospirò
e dalla borsa prese una penna e provò a scrivere, non ci
riusciva e
per la frustrazione gettò la penna lontano da lei.
Non
riusciva più a scrivere, ogni volta che impugnava la penna e
cercava
di scrivere qualcosa sentiva un blocco alla sua mano. Il suo
cellulare squillò: era Caroline. In quei mesi la sua amica
non aveva
mai desistito, la chiamava più volte al giorno e in quelle
rare
volte che Elena rispondeva, la sua amica non faceva altro che
supplicarla di tornare a vivere perché facendo
così non avrebbe
risolto nulla e non era assolutamente da Caroline Forbes supplicare
qualcuno. Lei comunque non riusciva a fare ciò che le
consigliava
l'amica, il dolore l'aveva resa diversa: fredda, apatica e
indifferente a tutto ciò che la circondava.
-Pronto?-
Perfino la sua voce era cambiata e risultava spenta e distaccata.
-Elena...tutti
a scuola chiedono di te: Tyler, Matt, tutti noi ti vogliamo in
classe. Provaci per favore..-
Elena
alzò gli occhi al Cielo.
-Non
lo so Caroline..-
Sentì
un sospiro dall'altro capo del telefono ed un singhiozzo trattenuto,
la sua amica stava piangendo per lei.
-Va
bene, ma per qualsiasi cosa chiamami. Ti voglio bene Elena
ricordatelo, tutti noi ti vogliamo bene e se tu ce lo permetterai ti
staremo vicini..-
La
ragazza corrugò la fronte, non poteva sentirsi dire quelle
cose.
-Devo andare, ciao- tagliò corto e staccò la
chiamata. Spense il
cellulare per evitare altre chiamate e lo ripose nella borsa, mentre
chiudeva il diario però ebbe una strana sensazione. Si
sentì
osservata, si alzò in piedi e si guardò attorno
stranita. Non c'era
nessuno o almeno lei non vedeva nessuno, quando si voltò
nuovamente
un corvo le volò proprio accanto e la ragazza per poco non
urlò.
Scosse la testa e prendendo le sue cose uscì dal cimitero.
-Ti
prego Elena vieni! Solo per questa sera..- esclamò Caroline
congiungendo le mani a forma di preghiera. Elena sospirò,
alla fine
Caroline era venuta a casa sua, la sua amica era molto testarda. Le
stava chiedendo di divertirsi per una serata in un locale alle porte
di Mystic Fall's.
-Va
bene..- rispose la mora, abbozzando un leggero sorriso. Caroline
iniziò a saltellare e poi l'abbracciò forte.
All'inizio Elena si
lasciò trasportare dall'abbraccio ma poi si
staccò bruscamente
lasciando la sua amica confusa.
-Passo
a prenderti alle otto-
Non
appena l'amica uscì, Elena si lasciò cadere
pesantemente sul letto.
Stava alzando un muro tra lei e tutti quelli che la circondavano per
lei era molto più facile così, soffriva di meno
forse. Non voleva
provare né sentimenti né emozioni,
perché tutto quello che provava
in quel momento era: dolore. Quel dolore bastardo che le impediva di
respirare, se pensava ai suoi genitori le veniva una morsa allo
stomaco che risaliva verso la gola, per poi sfociare in lacrime.
Qualcosa attirò la sua attenzione, un corvo se ne stava
appoggiato
sul davanzale della sua finestra che la fissava, lo stesso corvo che
aveva visto al cimitero. O almeno credeva. Come una calamita attirata
dal suo magnete, si avvicinò al piccolo animale mentre le
lacrime
scendevano ancora sul suo viso sciupato. Tese una mano per
accarezzarlo, riuscì però solamente a sfiorarlo
perché il corvo
volò via.
L'aveva
osservata in quei quattro mesi e faticava a credere che fosse la
stessa persona che aveva conosciuto su quell'autostrada. Tutte le
notti la ragazza non riusciva a dormire e molto spesso si svegliava
urlando e piangendo, il suo sorriso era completamente scomparso dal
suo viso che mesi prima era roseo e sereno, in quel momento invece
era pallido e malinconico. Cosa era successo a quella ragazza? Come
poteva una ragazza della sua età cambiare radicalmente?
L'aveva
seguita quel sabato sera, Elena era in compagnia di una biondina, di
un'altra ragazza di colore e da un ragazzo che tentava invano di far
ridere la giovane Elena. A giudicare dalla sua faccia, non aveva
alcuna voglia di divertirsi e titubante si avviò all'entrata
del
locale. Damon non sapeva perché stava facendo tutto questo,
non
sapeva cos'era che lo spingeva a voler indagare su quella ragazzina
uguale a Katherine. Perché lui aveva capito benissimo che
Elena non
era come lei. Si sedette in un tavolo isolato ed ordinò un
Bourbon
senza ghiaccio. Da lì poteva vedere tutti i movimenti della
ragazzina.
-Elena
perché non balli?- chiese la biondina scuotendola dolcemente.
-Per
adesso non mi va Caroline, voi andate io vi raggiungo presto..-
rispose sforzandosi a sorridere.
-Promesso?-
chiese l'altra ragazza.
-Promesso
Bonnie-
I
suoi amici andarono al centro della pista ed Elena rimase da sola, in
un quarto d'ora ordinò quattro drink. E Damon
capì che non era più
lucida, probabilmente non era abituata a bere, perché
già dal
secondo cocktail in poi stava iniziando a sorridere come un'ebete.
Quella ragazza stava soffrendo le pene dell'inferno, in quel momento
era più fragile che mai, forse Damon ne avrebbe
approfittato. La
vide uscire dal locale, stava traballando sui tacchi e aveva
rischiato di cadere almeno tre volte. Tre uomini l'osservarono e si
scambiarono alcuni cenni e la seguirono.
Elena
si appoggiò al muro e sospirò pesantemente, si
sentiva bene. La
sbornia le aveva fatto dimenticare tutti i suoi problemi, tutto il
suo dolore, non sentiva niente. Ed era bellissimo.
-Ehi
bambolina, che ci fai qui tutta sola?-
Tre
uomini le si avvicinarono in modo minaccioso e sorridevano in modo
sadico, capì che era nei guai e non ce la faceva a muovere
un
muscolo.
-Non
sono sola...- rispose con la voce impastata.
-Oh...e
con chi sei?- chiese il terzo uomo.
-Con
i miei amici, che cosa volete?-
I
tre uomini ghignarono e uno l'afferrò malamente per il
braccio
facendola aderire al suo corpo, a quel contatto le venne la nausea.
-Pensavo che ti volessi divertire con noi..-
-No
lasciatemi. Lasciatemi immediatamente!-
I
tre uomini ovviamente non l'ascoltarono ed iniziarono a toccarle il
corpo, tentò di difendersi ma quello che ottenne fu uno
schiaffo che
per poco non la fece svenire. Le lacrime iniziarono a scendere lungo
il suo viso, pensò che fosse stata la fine per lei. Tuttavia
vide i
tre uomini cadere a terra, aprì gli occhi e vide un ragazzo
guardare
i tre in modo cagnesco.
-Facile
adescare una ragazza indifesa e ubriaca eh bastardi?-
esclamò dando
un calcio nell'inguine ad un uomo. Elena trattenne il respiro, non
aveva mai visto un uomo così bello. I suoi occhi cerulei
brillavano
e il suo sguardo incazzato lo rendeva ancora più bello.
-Andatevene
via- sibilò Damon. I tre uomini scapparono, tanto il vampiro
si
sarebbe vendicato in seguito di quei tre maiali.
Osservò
la ragazza, sembrava impaurita e tremava leggermente. Si
avvicinò a
lei, non sapeva cosa stava provando in quel momento, ma il vampiro si
sentì tremendamente a disagio.
-Stai
bene?- esclamò seriamente preoccupato.
Elena annuì poco
convinta.
-A
me non sembra-
-Sto
bene- sibilò la ragazza stizzita. Freddo, ecco cosa
sentì Damon in
quel momento, al contrario dell'ultima volta. In quel momento
sembrava davvero Katherine, ma sapeva che quella della ragazza era
una barriera, non voleva che gli altri si preoccupassero per lei.
Damon conosceva troppo bene quel muro invisibile.
-Ti
riaccompagno a casa, se vuoi..-
-No,
sono con i miei amici-
-E'
tardi i tuoi staranno in pensiero- constatò il vampiro.
Elena
scoppiò a ridere, una risata priva di allegria.
-Nessuno
sta in pensiero per me, i miei sono morti- la sua voce tuttavia si
incrinò e solo in quell'istante Damon capì, e si
diede dello
stupido per non averlo capito prima. Non sapeva perché stava
risultando troppo protettivo agli occhi della ragazza, ma in quel
momento non aveva alcuna voglia di giocare con lei, in un secondo
momento sì però.
-Io
vado- sussurrò Elena dirigendosi verso l'entrata. -Grazie
ancora...ehm..il tuo nome?- chiese curiosa.
-Damon-
-Io
sono Elena...beh grazie Damon- La ragazza lo guardò
un'ultima volta,
si sentiva tremendamente affascinata da quel misterioso ragazzo e
provò una strana sensazione, forse era l'alcool
però credette per
un momento di aver già visto quegli occhi e quello sguardo
che per
un secondo le fecero tremare le gambe e scaldare il cuore.
Salve a tutte :) Alla fine ho deciso di continuarla :)
Ringrazio le ragazze che hanno recensito ^^ Spero di non avervi deluse **
Un grosso bacione a tutte GRAZIE ancora :)Baci Morgana <3