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Autore: La Mutaforma    13/11/2012    4 recensioni
Ezio non rispose subito. Da un artista, un tempo molto lontano, aveva imparato che con la pazienza le cose riescono meglio.
“Ti piacciono i fiori, Flavia?”
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Ezio Auditore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Everywhere you go you take my heart 
even though I'm moving in the dark. 
Every morning, Edoardo Bennato

 

 

Ezio sorrise leggermente, seduto sulla panca in giardino, tra il sole e il ronzio degli insetti.

Le dita sottili e callose afferrano delicatamente una margherita, mentre i suoi occhi osservavano Flavia.

Sorrise, con più convinzione, e finì di intrecciare la corona per la sua principessa.

 

“Papà” fece lei, avvicinandosi di corsa “Che fai, papà?”

Ezio non rispose subito. Da un artista, un tempo molto lontano, aveva imparato che con la pazienza le cose riescono meglio.

“Ti piacciono i fiori, Flavia?”

La bambina sorrise, di un sorriso candido, mentre le guance si riempivano e Ezio avrebbe potuto contare tutte le efelidi sul volto di sua figlia.

“Moltissimo papà”

Flavia si sedette sulla panca accanto a lui, senza chiedere il permesso, qualità che aveva ereditato dalla madre, probabilmente.

Un giovane Ezio si sarebbe limitato a sorridere tra sé e sé. Ma il padre di Flavia non era più giovane, ed ebbe il tempo di realizzare, tra un fiore e l’altro, che le persone importanti non chiedono il permesso prima di entrare nella tua vita.

Flavia non aveva bussato quando era nata.

Aveva trovato la porta aperta ed era entrata nel suo cuore.

 

“Sembro una principessa”

Ezio la osservò con quella coroncina di margherite tra i folti capelli castani.

“Oh, Flavia, ho visto tante principesse in gioventù. Sei più bella”

Flavia sapeva di non essere una principessa. O forse non lo sapeva, ma lo sentiva.

Era figlia di un assassino. 

Per questo alzò gli occhi verso suo padre e gli gettò le braccia al collo.

“Ti voglio bene papà”

La consapevolezza rende tutto più magico.

 

 

“Non dovevi morire così. Non davanti a me. Non quel giorno. Non tu, papà”

Flavia tirò su col naso, intrecciando l’ultima margherita nella sua coroncina.

Ci aveva messo più tempo del previsto, piangendo, ricordando. Riflettendo.

Alcune margherite avevano giù flosciamente chinato il capo, ma tanto nessuno ci avrebbe fatto caso.

Poggiò l’umile omaggio floreale, il più grande dono per un eroe e un assassino, sulla lapide di suo padre.

Strinse i denti, e si arrabbiò con lui un’ultima volta.

Si asciugò gli occhi, prese la strada per il giardino, e tornò ad intrecciare fiori.

 

Ovunque tu vada, porta con te il mio cuore.

 

 

 

 

 

_Tragedia familiare, elfo lacrimoso;

Il dramma nasce in un giorno di novembre, quando i fiorellini moe moe volteggiavano per aria e il mio gatto immaginario ha detto (sì, parla) “Perché non ti vedi Embers?”

Ecco perché non bisognerebbe dare ascolto ai propri gatti immaginari.

No, sul serio, ci sono rimasta troppo male e ho fatto questa penitenza. Ezio e Flavia mi hanno subito ispirato dolcezza, ma questa non la classificherei come fluff.

Troppo triste. 

In realtà, dovevo condividere il mio dolore con gli altri attraverso questo strazio.

Misuicidereimanonposso.

Saluti a tutti. 

   
 
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