Una
donna per amico
Può
darsi ch'io non sappia cosa
dico,
scegliendo
te - una donna - per
amico,
ma
il mio mestiere è vivere la
vita
che
sia di tutti i giorni o
sconosciuta;
ti
amo, forte, debole compagna
che
qualche volta impara e a volte insegna.
“Pronto,
Salvo?” Era quasi un anno che Ingrid ed io non ci vedevamo,
da quando si era
definitivamente libbirata del suociro “Ciao,
che posso fare per te?”
Ero
davvero molto contento di sentirla ma avevo il mio vice,
Mimì Augello, seduto
di fronte e non volevo dargli motivo di pinsari malo. Per fortuna la
mia
vecchia amica svidisa era una fimmina ‘ntelligenti e invece
di prendiri d’acito
m’arrispuse: “Scusami se ti disturbo in ufficio ma
volevo sapere se sei libero
per cena.” Dovetti trattinire un sorriseddro, compiaciuto che
mi volisse
arrivedere e le arrispunnii semplicemente: “Certo, dove e
quando?” La sentii
ridere nella cornetta prima di dirmi: “Alle otto al solito
bar di Marinella?
Così compriamo anche il whisky per dopo cena.”
“D’accordo” le arrisposi “a
presto.” Attaccato il tilefono ripresi il discorso interrotto
con Mimì come se
nulla fosse, ignorando le occhiate curiose che mi lanciava e
pregustando la
sirata che mi attendeva.
Alle
otto in punto ero seduto al bar di fronte ad Ingrid e ad un bicchiere
di
whisky sorridendo come uno scemo. “Scusami se oggi ti sono
sembrato freddo ma
non ero solo, sono veramente contento di rivederti!” Lei era
sempre più bella:
non sembrava invecchiata di un giorno ed era elegante come al solito,
rassomigliava ad una modella mentre mi taliava sorridendo.
“Non preoccuparti,
avrei dovuto chiamarti a casa ma non sapevo quando ti avrei trovato e
volevo
vederti oggi. Piuttosto dove andiamo a cena?” La sua frase mi
mise in allarme:
se aviva urgenza di vedermi doviva aviri un qualiche problema
epperciò era
meglio aviri un poco di privacy. “Adelina ha preparato la
caponatina e delle
triglie freschissime se vuoi possiamo mangiare da me.” Si
alzò, pronta ad
andare e, dopo aver comprato due bottiglie del nostro solito whiskey,
acchianammo
sulla sua macchina (la mia l’avevo lasciata a casa sapendo
che Ingrid odiava
dovermi seguire per come guidavo piano.)
Dopo
mangiato sparecchiammo insieme e ci portammo la bottiglia nuova di
whisky con
due bicchieri sulla pilaja per fare una passiata digestiva.
Guardai
Ingrid che si levava le scarpe coi tacchi e immergeva i pedi
nell’acqua con un
sospiro di piaciri, poi tornò narrè e mi prese
per mano accomenzando a
camminarmi accanto, in silenzio.
La
nostra amicizia era accussì: semplice, senza bisogno di
tante parole, fatta
solo del reciproco affetto e del piacere di stare assieme.
L'eccitazione
è
il sintomo d'amore
al
quale non
sappiamo rinunciare.
Le
conseguenze
spesso fan soffrire,
a
turno ci
dobbiamo consolare
e
tu amica cara
mi consoli
perché
ci
ritroviamo sempre soli.
Bevemmo
tre quarti della bottiglia prima di decidiri di tornare ad assettarci
sutto
alla verandina; sapevo che Ingrid abbisognava di qualiche cosa ma non
si
addecideva a parlarmene. “Allora, come vanno i tuoi
amori?” Parlai non
aspettandomi certo che accomenzasse a chiangiri sulla mia spalla.
“Sono
così sola, Salvo, così sola! E’ da
quando è morto mio suocero che non vedo mio
marito, ho pochi amici e, di questi pochi, quasi nessuno abita da
queste parti
e persino gli uomini cominciano a starmi lontano: sto invecchiando
troppo per
avere degli amanti, evidentemente.”
La
guardai sbarracando gli occhi, inizialmente troppo stupito dal suo
sfogo per
reagire, poi la scossi piano per le spalle ed esclamai:
“Ingrid che minchia
stai dicendo?” Mi fissò scantata dal sentirmi
santiare accussì ma funzionò:
smise di chiangiri e accomenzò a ridiri forte.
“Non sono abituata a sentirti
imprecare, con me sei sempre gentile ed educato.”
“Se tu dici minchiate che mi
fanno arraggiare iu te lo dico!” Sentendomi parlare in
dialetto rise ancora
chiù forti e mi avvrazzò stritto.
“Salvo
non ho capito una parola ma grazie! Mi hai tirato davvero su il
morale.”
Avrei
potuto lasciar perdiri ma ero ristato troppo sconvolto dal suo sfogo
“Ho detto
che se mi fai incazzare dicendo stronzate io te lo devo
dire.” Le arripetei in
taliano. Lei mi fissò negli occhi per un po’ in
silenzio, poi mi strinsi e mi
vasò sulla bocca. Non era la prima volta che ci vasavamo a
leggio sulle labbra
ma questa volta, forse per averla sintuta accussì indifisa,
la abbrazzai e
apprufunnii il bacio.
La
sentii esitare prima di rilassarsi e aprire le labbra per accogliere la
mia
lingua.
Era
la prima volta che prendevo l’iniziativa invece di fuggire e
non sapevo bene nemmeno
io come comportarmi, ci vasammo a lungo con le lingue che si
intrecciavano, la
sua mano dietro al mio collo e la mia tra i suoi capelli. Quando ci
separammo
eravamo senza fiato tutti e due e ci taliammo negli occhi in silenzio
per un
po’.
Fu
lei a parlare per prima: “Grazie, Salvo! E’
così bello sentirsi ancora
desiderata.” Io arrussicai e fissai il mare per non taliarla
mentre le
rispondevo “Ingrid sai benissimo che non è il
desiderio di te che mi manca.”
“Lo so, lo so è per Livia.” Mi arrispose
lei “Non è neanche per Livia,
oltretutto sono mesi che non ci sentiamo, è che non voglio
rovinare la nostra
amicizia: tu non sei mai stata un tipo monogamo e io sono troppo geloso
e
all’antica per accettare un rapporto aperto.” Lei
si alzò e si allontanò per
appoggiarsi alla balaustra prima di guardarmi seria “Vorrei
che queste cose me
le avessi dette anni fa, sai?” Proprio accussì mi
disse e io non seppi far
altro che taliarla in silenzio.
Ci
salutammo dopo poco ripromittendoci di rivederci presto.
Ti
sei innamorata di chi?
Troppo
docile, non fa per te.
Lo
so divento antipatico
ma
è sempre meglio che ipocrita.
D'accordo,
fa come vuoi I miei
consigli mai.
Mi
arrendo fa come vuoi
ci
ritroviamo come al solito poi.
Arrestai
in un
silenzio stupito perché mai era successo, in tanti anni, che
addecidesse di
presentarmi uno dei suoi uomini. “Salvo, ci sei
ancora?” Mi arriscosse la sua
voci e le arrispunnii più esitante di quanto, forse, avrei
dovuto “Certo, sì,
verrò naturalmente.” Ci accordammo per la sira
dopo.
Cenammo
da Enzo.
Ingrid bella e curatissima come sempre. Il suo amico, Filippo, un
trentacinquino biundo, timido, che continuava a fissarla come un
coniglio
abbagliato davanti ai fari. Infine io, mutanghero, come sempre, davanti
agli
estranei. Non accapivo se dovessi sentirmi il terzo incommodo io o se,
magari,
ci si sentisse il biondino.
Non
avevo mai
visto la mia amica assieme ad un masculo che le piaciva e la cosa mi
diede
fastidio.
La
cena durò
anche troppo, per i miei gusti: Ingrid sostiniva la conversazione e
faciva la
svenevole con l’amico allo stisso tempo, lui arrispunniva
alle sue dimanne con
la stissa profondità dell’accendino con cui
giocava nirbusamenti ed io
addivintavo sempri più nivuro.
Insomma
la
sirata fu un fiasco. Ci salutammo presto e a mezzanotti mi rigiravo
già nel
letto.
Arriniscii
a
evitare Ingrid per una simana prima di esaurire le scuse.
Ma
che disastro, io mi maledico
ho
scelto te - una donna - per
amico,
ma
il mio mestiere è vivere la
vita
che
sia di tutti i giorni o
sconosciuta;
ti
odio forte, debole compagna
che
poche volte impara e troppo insegna.
Quando
ci
vedemmo a casa mia la svidisa era nivura come una iornata di pioggia.
“Insomma,
Salvo! Si può sapere che ti è preso? Ti sei
comportato ai limiti della
scortesia con il povero Filippo.
Avevo
bisogno
del tuo sostegno, della tua approvazione e tu che fai? Ti comporti
peggio di un
marito geloso!” Ascoltai la sua tirata in silenzio, presi un
gran respiro e
partii in quarta:
“Ma,
insomma,
che pretendevi? Che mi piacesse guardarti fare la scema con
quell’idiota? Che
morissi dalla voglia di darti la mia benedizione? Bhè mi
dispiace deluderti ma
non succederà! Quel tipo è un imbecille che non
sa neanche mettere due frasi in
fila. Ti piace solo perché ti guarda come se fossi una dea e
dice di sì a
tutto!” Quando chiusi la bocca non sapevo chi dei due era
più sconvolto da
quella sfuriata. Ci fissammo negli occhi per quasi un minuto, poi
Ingrid
singhiozzò e scappò via. Feci per correrle
appresso ma mi fermai subito: ero
troppo arraggiato per parlare tranquillamente e arrischiavo di
comportarmi
peggio di quanto avessi già fatto.
Avevo
appena
imparato che la mia vecchia amica era cchiù fragile di
quanto mostrasse e che
la mia opinione contava per lei forse troppo. Addecisi di lasciarla
sbollire e
telefonarle l’indomani. Beata ingenuità: non avevo
messo in conto che la
svidisa avrebbi potuto non volermi parlare cchiù.
Non
c'è una gomma ancor che non
si buchi.
Il
mastice sei tu, mia vecchia
amica.
La
pezza sono io, ma che
vergogna.
Che
importa, tocca a te, avanti,
sogna.
Ti
amo, forte, debole compagna
che
qualche volta impara e a volte insegna.
La
cercai per un
mese ma si fece sempre negare, oppure era davvero partita per la Svezia.
Non
mi ero mai
vergognato tanto come dopo quella sera. Continuavo a pensare a quello
che ci
eravamo detti e a quello che, invece, avrei voluto dirle: “Ti
meriti di meglio
di quel tipo, non è abbastanza per te, nessuno è
abbastanza per te!” Ma perché
diavolo non lo avevo detto invece di aggredirla? L’unica
risposta possibile è
che ero un idiota.
Dopo
un mese e
mezzo dispiravo di salvare la nostra amicizia.
Dopo
due mesi
pensavo che non l’avrei vista mai più.
Dopo
tre mesi decisi
di chiedere a Fazio di cercarla con discrezione.
Dopo
cinque mesi
senza notizie cominciavo davvero a prioccuparmi.
Non
ero abituato
a litigare così con Ingrid, con Livia sì: era una
vita che discutevamo e
facevamo a tira e molla ma la mia amica era sempre stata una fimmina
ragionevole e comprensiva, almeno nei miei confronti. Forse per questo
non
avevamo mai avuto grosse sciarriatine.
Mi
sono innamorato? Sì, un po'.
Rincoglionito?
Non dico no.
Per
te son tutte un po'
squallide.
La
gelosia non è lecita.
Dopo
sei mesi
che non ci sentivamo e vari di più che non sentivo a Livia
uscii con una bedda
picciotta conosciuta durante un’indagine. Era una trintina
bionda e
m’arricordava un po’ una giovane Ingrid. Non volevo
portarla da Enzo così
andammo in un posto nuovo vicino Fela. Eravamo assittati da manco cinco
minuti
che vidi entrare proprio la mia vecchia amica assieme ad una fimmina
cchiù o
meno dell’età sua ma molto meno bedda.
Ci
fissammo a
longo, poi si sedette e mi ignorò per tutta la sirata.
Non
ebbi cuore
di portarmi a letto la picciotta, anche se mi fece intendere che non le
sarebbe
dispiaciuto, così l’arriportai a casa e me ne
arritornai a Marinella.
Ero
assittato
sutta la verandina, con un bicchiere di whiskey e le sicarette, da meno
di
mezz’orata quando suonò il campanello.
Andai
ad aprire
con la pistola nascosta lungo il fianco perché non si sa mai
e m’attrovai
davanti a Ingrid ancora vestita come al ristorante.
“Hai
avuto il
coraggio di rimproverarmi la scelta degli uomini e poi ti ritrovo con
una
ragazzina che potrebbe essere tua figlia? Sei un ipocrita Salvo! Te ne
sei
innamorato? E Livia? Non ci pensi a lei?” La guardai con
l’occhi sbarracati
finché non smise di parlare poi feci la cosa più
assurda di tutta la mia vita:
la presi per le spalle la sbattei contro la porta e la baciai.
Quello
che voglio lo sai, non mi
fermerai
Che
menagramo che sei,
eventualmente
puoi sempre ridere poi.
Stavolta
fu lei
a tirarsi indietro “Salvo, smettila, non sopporto
più questo tira e molla
sapendo che tanto ti tirerai indietro. Sai che tra noi non
può funzionare non
voglio usare il sesso solo per fare pace.” Era la prima volta
in assoluto, tra
di noi, che io ero disponibile e Ingrid no.
“Non
essere
pessimista – le arrisposi – Livia ed io non ci
sentiamo da un anno e non credo
che torneremo assieme, non so se tra noi due cambierà
qualcosa: tu hai ancora
voglia di divertirti ed io sono ancora un uomo più vecchio
di te e geloso, non
posso negarlo, ma so che ti voglio e che non voglio più
tirarmi indietro.”
Mi
fissò a lungo
negli occhi, forse chiedendosi se dicevo sul serio, poi chiuse gli
occhi,
sospirò e mi baciò.
FINE
Note
dell’autore:
Dopo
una lunga riflessione
ho deciso di non modificare il finale ma lasciarvi in sospeso
perchè anche se
qualcuno mi aveva fatto venire dei dubbi mi sembrava una forzatura
modificare
la storia così come me l’ero sentita. Un grazie di
cuore per l’aiuto a MidnightChaos
che mi ha supportato nel fare chiarezza. Ho deciso anche di non mettere
note
dal siciliano all’italiano per non diminuire la scorrevolezza
del testo quindi …
arrangiatevi! XD
Grazie
a chi è
arrivato fin qui e mi raccomando recensite! Baci baci Rane.