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Autore: infinity    14/11/2012    2 recensioni
Allora, attendendo Kahlan94 riveda la sua Fanfiction io pubblico la mia [lol]!
Cooomunque è dedicata a Jeremy 94! Ti voglio bene! :*
Dal testo:
[...] Dio come gli martellava la testa, prese un aspirina e medito se portarne una anche alla ragazza, alla fine lo fece, prese un bicchiere d’acqua e ci fece scivolare dentro la pastiglia, quella iniziò amabilmente a frizzare. [...]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Park Jung Min sospirò stancamente lasciando il cellulare sul comodino.
Era stanco, lo era da giorni, gli impegni gli toglievano un sacco di energie e non gli davano la possibilità di tornare a casa.
Prese nuovamente in mano il cellulare osservando lo sfondo, una foto, una foto di lui e gli altri prima che Kyu partisse per la leva militare.
Sorrise debolmente, quell’aggeggio che aveva sempre odiato ultimamente gli stava dando un sacco di gioie, non per le innumerevoli applicazioni al suo interno, non le usava mai, in un primo momento aveva trovato carino spendere won su won per stupidi giochini che erano rimasti li inutilizzati, se non quando Hyun Jun o Laura ci giocavano…
Laura.
Il suo cuore perse un battito.
In quei momenti si vergognava da morire, grande, grosso e vaccinato ma ancora quando sentiva il nome di Laura il suo cuore perdeva un battito.
Laura era la sua migliore amica.
Capelli neri, occhi castano scuro (dio solo sa quante volte ci si era perso in quegli occhi), un viso angelico e un sorriso mozzafiato.
Era la ragazza più bella e unica che avesse mai conosciuto, il giorno in cui si erano conosciuti era impresso nella sua mente, marchiato a fuoco nella sua memoria.
                        ***
<< Jung Min .- lo aveva chiamato il suo menager – il direttore ti cerca >>
Aveva annuito senza fare troppe domande, aveva lasciato a terra la canzone che stava scrivendo – dicendo addio a quella poca d’ispirazione che gli era arrivata – e si era avviato verso l’ufficio dell’uomo per cui lavorava.
Aveva bussato discretamente sentendo delle voci provenire dalla stanza e pensando di disturbare, ma il permesso di entrare gli era arrivato subito, aveva aperto la porta piano entrando con un sorriso di circostanza, il direttore della casa discografica era un uomo sulla quarantina, i capelli brizzolati erano tagliati cortissimi, gli occhiali gli ricadevano sul naso, nascondendo in parte gli occhi scuri, l’espressione era allegra e sorrideva ad una ragazza, avevano spostato entrambi gli occhi su di lui e era rimasto colpito dal viso della giovane, doveva essere più piccola di lui al massimo 18 anni, i lineamenti dolci, gli occhi si erano arricciati verso l’alto seguendo il sorriso che gli increspava le belle labbra, per un attimo, uno solo, si imbambolò a fissarle prima di rivolgere la parola al superiore
<< Signore mi cercava? >>
<< Ah si, Park, siediti – il ragazzo aveva ubbidito e si era seduto sulla sedia affiancata a quella della ragazza, la vide arrossire con la coda dell’occhio e sorrise soddisfatto – lei è mia nipote Laura >>
Il nome lo aveva pronunciato in una lingua e con un accento strano, che solo in seguito scoprì essere italiano
<< Vedi Park, lei è la figlia di mio fratello adottivo, lui e sua moglie sono italiani, lei è sua figlia ed è rimasta affascinata dalla corea, così ci siamo messi d’accordo, lei lavorerà qui… >>
Aveva annuito non capendo comunque cosa centrasse lui
<< Tu Park, gli devi fare da guida e aiutarla con il coreano, non parla bene ancora >>
Sul suo viso si era disegnata un’espressione scocciata, perché proprio a lui? Aveva un sacco di lavoro da fare, canzoni da scrivere, il nuovo album in uscita, il nuovo album GIAPPONESE in uscita! Neanche lui sapeva bene il giapponese, era una capra nelle lingue eppure si impegnava e riusciva a fare una frase di senso compiuto e a scrivere una canzone, non aveva mai chiesto una giuda e un insegnante!
<< Ma signor… >>
<< Niente Ma Park, ho detto una cosa e quella sarà! >>
Aveva abbassato il viso mordendosi un labbro, non ci voleva
<< Va bene >>
Disse a denti stretti, poi alzandosi si congedò rapidamente, Laura salutò lo zio e si fiondò dietro al ragazzo.
<< Park-sii >>
Lo aveva chiamato, si era girato e Laura si era fermata di botto finendogli addosso, si era alzata alla svelta e sempre sorridendogli gli aveva porto la mano
<< Mi chiamo Laura, vengo dall’Italia, sono una tua grande fan! >>
Aveva detto con uno strano accento ed incespicando sulle parole.
Lui aveva grugnito qualcosa molto simile ad un “so chi sei, ma non mi interessa” ed aveva continuato per la sua strada, Laura lo aveva seguito senza fiatare e guardandolo adorante.
Qualche ora più tardi aveva scoperto che Laura non era una delle sue solite fan, di quelle che appena lo vedevano gli si fiondavano addosso e gli scattavano foto su foto, un urlava per ogni suo gesto, semplicemente stava lì, seduta sul puff nero della sala registrazioni a sentirlo provare.
Ne era rimasto affascinato proprio perché non era come le altre.
                          ***
Ne era rimasto affascinato e se ne era innamorato.
Lui la trattava male, sempre, non mostrava un minimo di comprensione nei suoi confronti, niente, aveva sempre un insulto per lei.
Ma lei non si stancava, rideva e lo insultava a sua volta.
Erano diventati inseparabili ed era diventato il suo migliore amico.
Osservò nuovamente il cellulare che aveva in mano, senza accorgersene perso nei suoi pensieri era andato sui messaggi visualizzando gli ultimi che si erano scambiati lui e la ragazza.
Le nuvolette circondavano pacifiche la loro conversazione fatta da prese in giro, da raccomandazioni e da sfoghi per una vita lavorativa estenuante, ma la cosa che a Jung Min faceva male era il “Ti voglio bene” quando si salutavano…
Lui voleva che quel “Ti voglio bene” diventasse un “mi piaci” un “ti amo”, era il suo cantante preferito, era il suo ideale di ragazzo, era il suo migliore amico…
Ma cosa doveva fare quando la ragazza che ti piace si trova da sola in una Seul piena di bei ragazzi?
E se mentre non c’era lui a fulminare tutti i ragazzi che gli si avvicinavano lei si trovava un ragazzo?
No… non doveva succedere…
Il numero di Hyun Jun si compose praticamente da solo, gli squilli si susseguirono e Jung Min perse la pazienza, poco gli importava se gli squilli erano due o quattro, quando il povero rispose fu praticamente aggredito
<< Jun! Jun! Dove eri eh? Perché non mi hai risposto, non hai niente da fare vero? Ma no che non hai niente da fare, bene allora fai qualcosa per me, vai da Laura, stai TUTTI i giorni e TUTTO il giorno con lei, non la toccare, ti taglio le manine se lo fai, okay? Grazie sei un amico, quando torno da ‘sto posto ti devo un favore! >>
Aveva attaccato, Jun lo avrebbe fatto, sarebbe stato attento a Laura, l’avrebbe tenuta lontana dai ragazzi.
                        ***
<< Oppa! >>
Era appena uscito dall’aeroporto e Laura gi era corsa in contro, sorrise impercettibilmente e sputò una frecciatina
<< Laura –disse con uno strano accento – ti sei vestita ad occhi chiusi? >>
La ragazza aveva gonfiato le guance per poi sorridere e decidere che, per quel giorno, l’ultima parola poteva averla lui.
Gli si era lanciata contro e lo aveva abbracciato di slancio.
<< Mi piace essere abbracciata >>
Aveva ricambiato l’abbraccio con il cuore che batteva a mille e il viso della ragazza sprofondato nel petto… sarebbe morto, di questo passo non sarebbe sopravvissuto.
<< Oppa andiamo a mangiare da qualche parte? >>
Jung Min aveva annuito, Jun gli aveva riferito che non aveva parlato con nessun ragazzo al di fuori di lui e Jung Min aveva annuito ringraziandolo.
<< Hyung, quando precisamente hai intenzione di dirglielo? >>
<< MAI! >>
Era una testa dura lui, e era un fifone, aveva paura di quello che poi sarebbe successo e se poi Laura non gli parlava più?
Si era un idiota…
Ma, è questo ciò che rende l’amore, no?
                    ***
Era successo, inaspettato e stupendo.
Erano a cena fuori, Lui e Laura, ad un ristorante poco conosciuto di Seul, in una calda serata estiva, le persone erano tutte via in vacanza mentre per chi lavorava nel campo della musica non c’era tregua…
Si erano ubriacati.
Avevano iniziato con una birra, se ne era susseguita un’altra e un’altra ancora, per sfida, forse non se ne erano neanche accorti.
Laura era completamente ubriaca e in quei pochi attimi di lucidità che l’alcol gli lasciava vomitava soltanto, lui la reggeva meglio ed era abbastanza lucido da chiamare un Taxi e dargli l’indirizzo di casa.
Li era successo tutto.
L’aveva trascinata al piano di sopra e l’aveva portata nella camera degli ospiti, gli aveva sfilato le scomode scarpe con il tacco che aveva messo e gli aveva lasciato un bacio sulla fronte e se ne stava andando
<< Jung Min oppa >>
Lo aveva chiamato, si era avvicinato, lei era sveglia e lo guardava, gli occhi ancora velati per colpa dell’alcol.
<< Dimmi >>
<< Ti amo >>
Aveva sorriso amaramente prendendo ad accarezzagli i capelli
<< Anche io >>
Aveva sussurrato sincero, sicuro che il giorno successivo una buona aspirina, oltre a tirarsi via i postumi si sarebbe tirata dietro anche quel ricordo.
Si era messa seduta, pensò che dovesse vomitare e si alzò per andare a prendere qualcosa, ma la mano della ragazza lo bloccò, strinse saldamente il suo polso e lo tirò a se, complice l’instabilità data dall’alcol Jung Min ricadde seduto sopra il letto, Laura si sporse, gli prese il viso con le mani e sfiorò le proprie labbra con le sue.
Jung Min venne scosso da brividi e chiuse gli occhi.
Una lacrima scivolo da essi, stava accadendo, quello che sperava da mesi stava succedendo.
                    ***
Il cellulare era suonato sfondandogli i timpani, il forte ritmo di “Love Ya” lo aveva destato da un sonno abbastanza tranquillo, la testa gli faceva male e sentiva le tempie martellare, agguantò il cellulare dalla tasca per controllare chi gli rompesse a quell’ora del suo giorno libero.
“sconosciuto” nient’altro, rispose svogliatamente, la voce dall’altro lato apparteneva ad una ragazza
<< P-parlo con Park-sii? >>
Disse incespicando sulle parole
<< Si, chi è? >>
<< Sono Denise, la cugina di Laura… mi chiedevo se sai dov’è… >>
<< è qui con me >>
<< Menomale Park-sii, non ci ha fatto sapere niente, io e lo zio eravamo così preoccupati, grazie >>
Riattaccò senza farlo parlare, cos’era diventato una moda?
Si girò su un fianco, Laura…
Dormiva nella stanza accanto alla propria…
Dio come gli martellava la testa, prese un aspirina e medito se portarne una anche alla ragazza, alla fine lo fece, prese un bicchiere d’acqua e ci fece scivolare dentro la pastiglia, quella iniziò amabilmente a frizzare.
Salì le scale e raggiunse la stanza, busso due volte, come faceva sempre per far capire che era lui, ed entrò.
Laura dormiva ancora, scomposta come sempre e abbracciata al cuscino, deglutì a vuoto mentre gli sistemava il lenzuolo che gli lasciava scoperta veramente troppa pelle, gli toccò leggermente la spalla chiamandola, quella mugugno qualcosa nel sonno e si girò.
<< Jung Min >>
La sentì sussurrare e come una quindicenne alla sua prima cotta arrossì immediatamente
<< Ti amsdfsop >>
Prese fuoco e gli avvicinò le labbra alla guancia, lo scatto improvviso di lei fece incontrare le loro labbra a metà e i loro occhi sgranati erano veramente troppo vicini
<< Non… non è come pensi… veramente… >>
Si affrettò a dire, ma Laura gli sorrise furba
<< Ah no? Peccato, pensavo che “l’anche io” di ieri fosse vero, bhe mi troverò qualcuno >>
Gli venne un colpo, il sangue iniziò a fluire più velocemente e il cuore a battere troppo in fretta, lei ricordava… lei ricordava che aveva confermato di amarla
<< N-no, cioè si, ma… >>
L’aria gli iniziava a mancare, da quanto tempo non aveva un attacco d’ansia? Otto, nove anni? Cercò di ricordare quello che il medico gli aveva detto
<< Jung Min-ah, quando ti vengono queste cose “cattive” devi respirare profondamente e pensare a qualcosa di bello >>
<< Va bene! >>
<< Sei proprio un bravo bimbo, tieni un lecca lecca! >>
In quel momento la cosa più bella a cui poteva pensare non era il successo che stava avendo “Romeo” in Giappone e in Corea, ma a Laura, al suo “Ti amo” e alla sua conferma quella mattina.
Riprese a respirare regolarmente dopo un po’ e guardò negli occhi Laura, era spaventata glielo si leggeva in faccia, si alzò, doveva essersi inginocchiato a terra mentre non riusciva a respirare, si avvicinò alla ragazza e gli accarezzò la guancia, Laura sussulto e lo guardò negli occhi, si perse di nuovo negli occhi scuri di lei e fece incontrare di nuovo le loro labbra
<< Si, “l’anche io” di ieri era sincero, sono un po’ stupido lo sai, mi piace prenderti in giro, ho poco tempo per stare con te, ma ti amo davvero! >>
Non riusciva a credere di averlo fatto, si era… dichiarato?
Il cuore riprese a battere velocemente, ma sta volta era merito delle parole di Laura, perché quel “Lo sai no? Te lo ho detto già due volte” sussurrato, lo aveva emozionato, sentiva gli occhi pizzicare, resistette a stento all’impulso di piangere.
Due labbra che si congiungono sigillando la promessa di un amore.
Due cuori che battono all’unisono.
Due corpi che si stringono, si abbracciano.
Due anime che si sono cercate e si sono trovate.


Note:
Salve Salve! ^^
Allora, questa fan fiction la dedico a Jeremy 94 che mi ha implorata di farla! [Ti voglio bene <3] doveva essere Arancione? Bhé Verde e Arancio, siamo vicini no? xDD
Ringrazio tutte le persone che hanno letto ‘sta cosa qui!
Grazie a tutti! <3
Alla prossima. :D
  
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