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Autore: Beauty    15/11/2012    10 recensioni
La storia di Belle e Rumpelstiltskin vista attraverso gli occhi di Baelfire.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Autrice: Due righe di spiegazione giusto per sicurezza. In pratica, Baelfire non ha mai cercato l’aiuto della Fata Turchina, non ha mai utilizzato il fagiolo magico e non ha mai lasciato suo padre, con cui vive al Castello Oscuro.

E’ tutto. Enjoy!

 

A Girl

 

Confesso che, quando mio padre tornò a casa, quel giorno, mi prese un mezzo colpo. Ci eravamo trasferiti al castello – che mio padre aveva ribattezzato il Castello Oscuro, neanche a dirlo – da qualche mese, e da allora né io né lui avevamo avuto alcun contatto con il mondo esterno. O meglio, il mondo esterno non aveva mai avuto contatti con noi, nel senso che ormai vivevamo – io vivevo – in una specie di isolamento. Papà stava fuori tutto il giorno per stringere i suoi accordi; quanto a me, avevo avuto il permesso di recarmi al villaggio quando volessi, a patto che ritornassi sempre a casa prima del calare del sole, anche se non è che uscissi molto spesso. Da quando mio padre era diventato il Signore Oscuro, tutti gli altri ragazzi mi evitavano perché avevano paura di lui, e l’unica amica che mi era rimasta era Morraine, anche se non avevo mai avuto il coraggio di invitarla a casa.

Era l’unica amica che mi era rimasta, e intendevo tenermela stretta. La risata acuta e vagamente folle di mio padre non era esattamente il meglio per un tale obiettivo, e non mi spreco a elencare il resto.

Insomma, nessuno aveva mai messo piede al Castello Oscuro. Fino a quel giorno in cui, appunto, rischiai uno svenimento da shock.

Sapevo che mio padre era uscito di casa nel pomeriggio per una certa faccenda…ergo, l’ennesimo accordo. Non avevo voluto accompagnarlo, né lui me l’aveva chiesto. Riteneva che quelle fossero questioni troppo noiose e complicate per un ragazzino di quattordici anni, e sarei un gran bugiardo se dicessi che questa sua idea mi dispiacesse. Sapevo cosa in realtà mio padre andasse a fare, quando usciva di casa, e non avevo mai voluto prenderne parte. Preferivo starmene a casa a crogiolarmi nel pensiero di come diamine potessi fare per riportarlo com’era una volta. Sì, se era diventato il Signore Oscuro era solo per me, e sì, era l’uomo più potente del mondo adesso, e ancora sì, la nostra situazione era notevolmente migliorata, ma era da tempo che il suo potere mi spaventava. Non avevo mai avuto paura di mio padre, prima d’allora, lui non me ne aveva mai dato il motivo e anche adesso sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male, ma…era per lui, che avevo paura. Per quello che era diventato. Era mio padre, ma in qualche modo non lo era più. Era diverso. Era malvagio. E quello che faceva alle persone, i suoi accordi, erano quanto di più ignobile avessi mai avuto modo di vedere.

Stavo appunto bollendo nel mio brodo di pensieri, chiedendomi se mai ci fosse un modo per uscire da questa oscura impasse, che sentii il portone del salone principale spalancarsi. Uscii da camera mia di corsa per andare incontro a mio padre. Lo facevo sempre, quando tornava a casa, specialmente ora che era divenuto il Signore Oscuro. Sapevo che stava bene – l’unica cosa che avrebbe seriamente potuto nuocergli era quel pugnale, che fosse maledetto! –, ma sentivo comunque il bisogno di guardarlo in faccia. Per riuscire a capire che cosa aveva fatto, se era riuscito a rovinare qualcuno come sempre, per scorgere qualche traccia di cambiamento – spesso in peggio – sul suo volto dalla pelle grigia.

Scesi in fretta le scale, pronto a fiondarmi nel salone principale, ma m’inchiodai appena prima di varcare la porta non appena vidi che mio padre non era solo.

Era la prima volta che qualcuno metteva piede al Castello Oscuro. Il qualcuno in questione era una donna. Una ragazza, più che altro, doveva avere poco più di vent’anni, abbastanza bella, con i capelli castani e gli occhi azzurri, e indossava un vestito dorato. Doveva essere ricca, forse addirittura nobile.

E spaventata. Certo, lo nascondeva molto bene, ma dal modo in cui seguiva mio padre come un cagnolino e da come si guardava intorno con aria spaesata si capiva benissimo che aveva paura.

- Dove mi state portando?- chiese.

- Chiamiamola…la tua stanza.

Stanza?!

Immagino comprenderete il mio shock. Mesi e mesi senza che nessuno si facesse vedere e ora qualcuno si fermava addirittura?

Mio padre doveva aver stretto un accordo molto importante.

O avere qualche rapporto con quella ragazza.

O essere impazzito.

La terza opzione mi pareva la più probabile.

Il buon senso mi suggerì di non farmi vedere, e io gli diedi ascolto. Feci dietrofront e attesi che attraversassero il salone, quindi sgattaiolai alle loro spalle stando bene attento a non farmi scoprire. Mio padre detestava che qualcuno origliasse, magari in un impeto di  istinto protettivo avrebbe anche potuto voltarsi di scatto e lanciarmi un incantesimo, trasformandomi accidentalmente in una lumaca.

Non doveva essere piacevole.

Meglio non correre rischi.

Mi appostai dietro una porta in cima a una scala, mentre mio padre e la ragazza scendevano i gradini. Papà spalancò la porta di una cella.

- La mia stanza?!- esclamò incredula la ragazza. Ormai ero abbastanza certo del perché fosse lì, e provai una pena infinta, per lei.

- Suonava un po’ meglio di sotterraneo - ghignò mio padre. Provai l’impulso di prenderlo a calci, specialmente quando ce la spinse dentro e serrò la porta.

Papà, ma che diavolo hai combinato, stavolta?

Sentii la ragazza battere dei colpi sul legno e chiamare aiuto.

- Bae, sono tornato!

Oh, ma guarda un po’. Si era ricordato che c’ero anch’io.

 

Dinner

 

- Padre, chi è quella ragazza?- trovai il coraggio di chiedere a cena; il mio piatto di verdure era pressoché intatto, e sperai che la conversazione, oltre a soddisfare la mia curiosità, si protraesse abbastanza a lungo perché si freddassero e io avessi la scusa di gettarle nella spazzatura.

Papà mi lanciò un’occhiata in tralice. Ops. Avevo dimenticato che lui non mi aveva detto nulla e che avevo scoperto tutto origliando. Sperai che non mi strangolasse.

- La nostra nuova domestica - rispose, piatto.

- Domestica?

- Questo posto è pieno di sporcizia.

- Come hai fatto ad assumerla?

- Non l’ho assunta. Ho stretto un accordo con suo padre e lei era il mio prezzo.

Ah.

- Padre, quando finirà questa storia?- borbottai, cupo.

- Bae, lo sai, lo sto facendo per te - tagliò corto. Odiava quell’argomento.

- Lo so, ma la guerra è finita, io sono salvo, puoi anche rinunciare al tuo potere.

Non rispose; dal suo sguardo capii che era meglio se me ne stavo zitto, se non volevo che la situazione degenerasse nell’ennesimo litigio.

- Finisci di mangiare - sibilò.

- Preferirei finire la cena in camera mia, se non ti dispiace - dissi, prendendo il piatto.

- Come vuoi.

Presi il piatto e uscii dal salone. In genere quello era uno stratagemma che utilizzavo per gettare la cena indesiderata dalla finestra senza essere visto, ma stavolta non lo feci. Scesi nel sotterraneo, arrivando di fronte alla porta in cui era rinchiusa la ragazza. Probabilmente non aveva mangiato. C’era una piccola apertura ai piedi della porta. M’inginocchiai sul pavimento e bussai.

- Chi è?- la voce era rotta; probabilmente doveva aver pianto.

Non risposi, e infilai il piatto attraverso l’apertura. Sentii dei passi avvicinarsi.

- Grazie - disse.- Chi è?- ripeté.

- Un amico - risposi. Che avrei dovuto dire? Che ero il figlio dell’Oscuro? Meglio di no, la situazione era già abbastanza drammatica, quella poveretta doveva essere spaventata a morte, non era il caso di scioccarla ancora di più.- Come ti chiami?- bisbigliai.

- Belle.

Belle. Carino.

- E tu?

- Baelfire. Ma puoi chiamarmi Bae.

- Beh, grazie per la cena, Bae…

- Di niente. Ehi, Belle!- dissi.- Andrà tutto bene.

Mandai al diavolo la voce della mia coscienza che mi diceva quanto fosse idiota dire a una ragazza che sarebbe andato tutto bene quando questa era prigioniera del Signore Oscuro.

- Lo spero tanto. Grazie ancora.

- Di nulla. Buon appetito.

Mi alzai e filai in camera. La chiacchierata mi aveva fatto piacere, e la voce di quella poveretta suggeriva che si era minimamente rincuorata – chissà, forse pensava fossi anch’io un prigioniero –, ma ero ancora arrabbiato con mio padre. Questa volta aveva veramente passato il segno. Doveva pur esserci un modo per farlo tornare normale senza tirare in mezzo quello stramaledetto pugnale!

Sì, ma che cosa?

 

A Chipped Cup

 

La mattina a colazione mi prese il secondo colpo apoplettico della mia vita.

Il motivo, penso sia inutile precisarlo, fu il comportamento di mio padre.

Belle entrò nel salone reggendo in mano un vassoio con il thé. Io e papà eravamo già seduti a tavola. Belle mi lanciò un’occhiata stupefatta.

- Lui è Baelfire - spiegò mio padre, indicandomi.- Mio figlio.

Belle parve abbastanza stupefatta che l’Oscuro avesse un figlio. Non la potevo biasimare. A volte ne ero sorpreso anch’io. Mio padre ghignò; sperai che non scoprisse mai che cosa avevo fatto la sera precedente. Sarebbe stato un bruttissimo giorno, quello.

Iniziò a disporre le tazze da thé mentre papà iniziava a dirle cosa avrebbe dovuto fare da lì in avanti. Non riuscivo a capire come diamine facesse a starsene così calma mentre lui le dava ordini perentori con quel suo solito ghigno. Era una prigioniera, in fondo, ma docile come un agnellino. Non sembrava neanche arrabbiata con mio padre, quando io stesso gli avrei volentieri tirato dietro la teiera.

Mi avventai come una faina sulla mia colazione per sopprimere la rabbia. Odiavo quando si comportava così, quando era cattivo. M’infilai in bocca una quantità di pancetta e uova degna della capienza mascellare di un drago, masticando furiosamente.

- Dovrai cucinare i nostri pasti e portarmi la paglia quando filo…

- Va bene…

- Devi lavare i nostri vestiti e tenere in ordine le stanze del castello…

- Ho capito.

- Oh, e quando porterò qui i bambini mi aiuterai a scuoiarli.

Sentii il tintinnio di una tazzina che cadeva dalle mani di Belle. Nel contempo, il poderoso boccone che stavo ingoiando s’incastrò a metà fra la mia bocca e la gola.

Lo scherzo idiota di mio padre per poco non mi soffocava!

Iniziai a tossire furiosamente cercando di guadagnare aria, ma quella dannata colazione mi stava uccidendo. Dovevo avere la faccia rossa come un pomodoro.

- Bae!- gridarono all’unisono quei due. Mi sentii sollevato al pensiero che, almeno, non sarei morto in solitudine. Si gettarono letteralmente su di me.

Dopo dieci minuti buoni di su, respira! e pacche sulle spalle, il mio apparato respiratorio riprese a funzionare. Belle tirò un sospiro di sollievo; mio padre assunse un’aria scocciata.

- Quante volte ti ho detto di masticare lentamente?!

Non so se ero più arrabbiato per la ramanzina o per il fatto che non si era reso conto che, se ero quasi soffocato, era solo per colpa sua e del suo stupido scherzo.

Scherzo che Belle pareva non aver ancora compreso essere tale.

- Non prendo mai i bambini, a parte mio figlio - tornò a ghignare. Che ci trovasse di tanto divertente, non credevo l’avrei scoperto mai.- Era uno scherzo.

Belle tirò un sospiro di sollievo.

- Meglio - abbozzò un sorriso.

D’accordo, era ufficiale: quella ragazza mi stava simpatica.

Si chinò sul pavimento, l’espressione nuovamente sofferente. Raccolse la tazzina che le era caduta.

- Mi…mi dispiace…- mormorò; sembrava veramente mortificata.- Si è scheggiata…- soffiò, mostrando il bordo spezzato della tazzina.- Non si vede neanche, non…

Capii al volo perché fosse tanto costernata. Sbirciai l’espressione di mio padre.

Papà, se anche solo osi farle del male, io giuro che…

- E’ solo una tazza. Non m’importa.

Uff!

Belle sorrise, riprendendo a respirare. Io con lei.

Non era da mio padre, non da quando era diventato l’Oscuro, perdonare anche una semplice mancanza.

Era un passo avanti.

Ripresi a mangiare la mia colazione.

Piano.

Casomai a mio padre venisse in mente qualche altra spiritosaggine…

 

All Magic Comes With A Price

 

Belle mi stava sempre più simpatica. Era davvero intelligente e bella.

Non bella come Morraine – era solo per fare un paragone, non guardatemi così! –, ma carina, soprattutto ora che mio padre aveva avuto la bontà – bontà?! – di donarle quel vestito azzurro. Le stava d’incanto. Anche se mi faceva pena, quando la vedevo lavorare e obbedire agli ordini di mio padre senza battere ciglio. Ma a lei non sembrava pesare più di tanto. Era sempre allegra e sorridente. E gentile con me. E quello che mi piaceva di più di lei era che lo fosse per davvero, non perché ero il figlio dell’Oscuro. Che non cercasse di accontentarmi. O non mi allontanasse.

Quando le chiesi come avesse fatto mio padre a costringerla a diventare la nostra governante, lei mi rispose che aveva stretto un accordo con suo padre, Lord Maurice. La sua città, Avonlea, era stata attaccata dagli orchi, e mio padre l’aveva salvata. In cambio, aveva preteso lei come domestica al nostro castello.

Non era stata costretta, aveva concluso. Era stata una sua scelta.

- Una scelta un po’ limitata, mi pare…- obiettai, cupo. Ormai ero sempre più insofferente verso gli accordi di mio padre. Gli volevo bene, ma avrei tanto voluto che la smettesse.- Non ti ha lasciato molta libertà…

- Beh, ho salvato la mia città…

- Ma possibile che non ci fosse un’altra soluzione?

Belle sorrise, stringendosi nelle spalle.

- La magia ha un prezzo, Baelfire.

Dove l’avevo già sentita questa frase?

Ah, già…

 

Stairs

 

Tenevo il naso affondato in un libro sperando che mio padre non si accorgesse di cosa si trattava. Fortunatamente, pareva concentrato sul suo arcolaio. Belle era in cima a una scala, e armeggiava con le tende che papà amava sempre tenere tirate, nonostante le mie innumerevoli proteste sul fatto che, continuando a leggere al buio, sarei presto diventato cieco.

Sì, se stavo attento avevo buone probabilità di non venire scoperto. Mi accoccolai ancora di più sulla poltrona e ripresi a leggere uno di quei volumi il cui argomento faceva regolarmente inferocire mio padre.

Il titolo recitava: Come spezzare un maleficio.

Praticamente il mio chiodo fisso.

Sfogliai svogliatamente le pagine fino a che la lettura non si fece improvvisamente più interessante.

Il paragrafo recitava chiaramente: Il bacio del Vero Amore può spezzare qualunque sortilegio.

Uhm…

Interessante. Molto interessante.

Se solo mio padre avesse davvero avuto qualcuno che lo amasse. La sola idea che anche per lui esistesse il Vero Amore era inconcepibile. Che io sapessi, non c’era nessuno, a parte me, che gli volesse bene. Chi mai avrebbe potuto innamorarsi dell’Oscuro? Sarebbe stato come innamorarsi di un serpente velenoso.

Ero pronto a rituffarmi nella lettura alla ricerca di una soluzione di maggiore applicabilità, quando la voce di Belle ruppe il silenzio.

- Perché filate tutto questo tempo?- domandò rivolta a mio padre.

Il quale non rispose.

Annotai mentalmente di farglielo presente ogni qualvolta mi avesse rimproverato di non rispondere nei momenti di broncio.

- Perdonatemi, è che…avete tutto questo oro, ma non sapete che farvene…- perché si scusava sempre?! Non era colpa sua se mio padre era più torvo di un rapace!

- Mi piace guardare la ruota…mi aiuta a dimenticare…

- Dimenticare cosa?

Cosa, papà: i tuoi accordi? Il tuo potere? Il fatto che sei diventato malvagio?

Mio padre esitò un attimo, quindi drizzò il capo e assunse quella sua solita aria da matto fuggito da una gabbia, riprendendo a ghignare.

- Credo che abbia funzionato!

Ah-ha, papà. Umorismo da cetriolo!

Gettai il capo all’indietro, gemendo di esasperazione.

Belle rise; mi stupiva anche solo il fatto che qualcuno potesse trovare divertente mio padre.

- Non fare così, Bae!- mi disse Belle.- Per una volta che tuo padre sorride…

- E’ già tanto che non si siano rotti gli specchi…- borbottai, ma in cuor mio ero sorpreso. Piacevolmente sorpreso. Di solito mio padre ghignava, ma non sorrideva. Non più, dal giorno del sortilegio. Lo guardai: se avesse potuto arrossire, di sicuro l’avrebbe fatto.

Uhm…

Papà si alzò, mentre Belle continuava ad armeggiare con le tende.

- Che stai facendo?- le chiese; effettivamente me lo stavo domandando anch’io, era da mezz’ora che trafficava.

- Cerco di aprire le tende! E’ quasi primavera, facciamo entrare un po’ di luce! Tu che ne pensi, Bae?

- Penso che sarebbe ora che filtrasse un po’ di sole, qui dentro…- risposi sinceramente.

Stranamente mio padre non mi fulminò, ma non distolse lo sguardo da lei.

Belle continuava a tirare, ma le tende non si aprivano.

- Che avete fatto, le avete inchiodate, per caso?- chiese, rivolta a mio padre.

- Sì.

Avrei dovuto immaginarlo!

Belle sospirò, riprendendo a tirare.

Non sono molto sicuro di quello che accadde, ma di certo avvenne molto in fretta.

So solo che scattai in piedi non appena vidi le tende staccarsi e Belle perdere l’equilibrio. Probabilmente urlai, ma l’urlo mi si mozzò in gola quando vidi che cosa era successo.

Mio padre aveva preso Belle in braccio.

Mio. Padre. Aveva. Preso. Belle. In. Braccio!

Sono quasi certo di aver sentito il clack della mia mandibola che si staccava dal resto del cranio.

Oh, per tutti gli dei!

Rimasero così per un tempo che mi parve infinito. Durante il quale, suppongo, io devo aver mantenuto quell’aria sconvolta da golem rintronato. M’imposi di serrare la bocca, come minimo.

Belle pareva più stupefatta di me. Papà sembrava in trance.

Alla fine, si riprese e la mise giù velocemente.

- Grazie…

- Non c’è di che…

Stavo sognando. Non poteva esserci altra spiegazione.

Mio padre ritornò al suo arcolaio. Non sembrava essersi ancora del tutto ripreso.

- Cercherò di rimetterle a posto…- fece Belle.

- Ehm…non ce n’è bisogno…credo che ci farò l’abitudine…- mormorò mio padre.

Udii il secondo clack della giornata e la mia mandibola tornò a perdersi nei meandri delle profondità della terra.

Ma che sta succedendo?!

- Bae, chiudi la bocca, ci entrano le mosche!- mi disse mio padre.

Non mi aveva mai parlato così, ma non era arrabbiato. Probabilmente stava solo cercando di recuperare un briciolo del suo contegno da Oscuro di fronte a Belle. Ma sembrava ancora in trance.

Avrei giurato che stesse perfino sorridendo.

Mi tornarono in mente le righe sul bacio del Vero Amore.

Uhm…

 

Family

 

- Padre, che ne pensi di Belle?- chiesi qualche giorno dopo l’incidente delle scale, dopo che Belle fu andata a letto. Da tempo, ormai, si intratteneva con noi nel salone. Di solito leggeva o chiacchierava con me. Ma un paio di volte mi ero nascosto dietro la porta e avevo visto che si sedeva accanto a mio padre mentre lui filava. Spesso stavano in silenzio, ma qualche volta i loro sguardi – di lei che leggeva e di lui che filava la paglia – s’incrociavano. E sorridevano.

Avevo uno strano presentimento…

Mio padre bevve un sorso di thé prima di rispondere. Notai che utilizzava la tazzina scheggiata.

- E tu che ne pensi?

Tipico. Quando non voleva rispondere, rigirava la domanda.

- Credo che sia una ragazza molto simpatica e dolce. E bella. E molto intelligente. Deve avere un carattere profondamente gentile. Sai, ormai è qui da qualche mese, si potrebbe dire che sia quasi…di famiglia - conclusi, cauto.

Mio padre non rispose, e bevve un altro sorso.

- E tu? Che ne pensi?- tornai alla carica, non poco speranzoso.

- E’ una buona domestica.

Oh, maledizione!

M’imbronciai, cercando di non darlo a vedere.

- Comunque, credo tu abbia ragione - aggiunse mio padre, a mezza voce. - E’ molto dolce e intelligente. E penso anch’io che dopo tutto questo tempo la si possa considerare una…di famiglia.

- Pensi che le manchi?- chiesi all’improvviso.

- Chi?

- La famiglia. La sua famiglia.

Papà non rispose, e io non insistetti. Chissà come doveva sentirsi Belle, lontano dalla sua famiglia. A volte mi piaceva pensare che noi fossimo diventati la sua nuova famiglia, ma questo non era possibile, lo sapevo. Pur con tutti i suoi difetti, mio padre era sempre mio padre. Non osavo pensare a come avrei fatto, se qualcuno mi avesse separato da lui.

Per un attimo, immaginai come sarebbe stato avere Belle come matrigna.

Gettai un’occhiata a mio padre: teneva lo sguardo basso, come faceva sempre quand’era triste o pensieroso.

Tracciava con le dita il bordo scheggiato della tazza.

 

Rose

 

Avevo due domande.

Primo: se era vero che un vagabondo che vendeva fiori aveva bussato alla porta del castello, perché mai mio padre – che non brillava esattamente per magnanimità – non lo aveva cacciato – peggio ancora, incenerito – e lo aveva invece assecondato?

Secondo: perché mai aveva deciso di regalare una rosa rossa a Belle?

Mi ripromisi di indagare, e mi nascosi meglio dietro le tende.

- E’ bellissima, grazie.

Sembravano due fidanzatini. Peggio di me e Morraine quando siamo andati alla Collina delle Lucciole, ed eravamo mano nella mano e…

No, no, non era il momento di pensare a questo!

Avevano ripreso a parlare. Belle aveva una bella voce. Anche mio padre sembrava pensarla così. Non l’avevo mai visto così incantato ad ascoltare qualcuno.

- Sapete, vostro figlio è un ragazzino meraviglioso - disse Belle, sistemando la rosa in un vaso. - Non ne avevo mai incontrato uno così bravo e intelligente. E’ veramente in gamba.

- Anch’io ho sempre pensato che lo fosse. Ma sono suo padre. Lo amo comunque.

Oh, santi numi, sto arrossendo!

- Parlatemi ancora di lui…

Oh. Santi. Numi. Adesso tirerà fuori qualche aneddoto imbarazzante e dopodiché dovrò solo cercare una fossa abbastanza profonda dove sotterrarmi, e tanti saluti.

- Ti propongo un accordo.

Fine della magia. Non so se sentirmi sollevato o se essere arrabbiato. Maledizione, papà! Proprio non puoi farne a meno dei tuoi accordi, almeno con Belle?

- Va’ in città, e portami della paglia. Quando tornerai, finirò la mia storia.

Ma è completamente impazzito?!

La sta lasciando andare. La sta lasciando andare! No…se Belle se ne va, probabilmente non tornerà mai più…

- In città?- anche lei sembra incredula. Non osavo pensare a quali fossero i suoi pensieri.- Ma…vi fidate che io torni indietro?

- Oh, no. E mi aspetto di non rivederti mai più.

Mi sentivo…svuotato.

Come se stessi assistendo a un sogno e tutto mi sembrasse irreale. Mio padre aveva lasciato andare Belle. Con la certezza di non rivederla mai più. Perché l’aveva fatto?

Forse mi ero sbagliato. Forse papà non era innamorato di lei…

Ricordai ciò che avevo detto la sera prima riguardo alla famiglia.

Oh, dei…

Papà era innamorato di Belle! La stava lasciando andare per questo. Perché potesse ritornare dalla sua famiglia. Perché potesse essere felice.

Papà era cambiato. Molto cambiato, da quando c’era Belle.

Sperai tanto che lei lo capisse.

Che lei tornasse.

 

Loneliness

 

Se n’era andata senza nemmeno salutarmi. Questo mi faceva sperare un po’. Non sarebbe stato da lei, andarsene senza nemmeno salutare. Voleva dire che pensava di tornare presto, no?

Lo speravo tanto.

Trovai il coraggio di salire nella torre quando ormai era quasi il tramonto. Era tutto il giorno che papà se ne stava lì. Aprii piano la porta e sbirciai dentro. Mio padre mi dava le spalle, guardava fuori dalla finestra.

Forse si aspettava che lei ritornasse.

Sentii una stretta al cuore.

- Cosa ci fai qui, Bae?- la sua voce era piatta, non aveva emozione.

- Io…volevo solo sapere come stavi…- balbettai.

- Bene. Sto bene, Bae, non preoccuparti.

Come faccio a non preoccuparmi per te, papà?

Mi avvicinai e gli toccai piano una spalla. Lui non si voltò.

- Padre…che ne diresti di una tazza di thé?- proposi.- Ne ho proprio voglia. Insieme, io e te.

Sapevo che non avrebbe mai potuto rifiutarmi una cosa simile. Forse l’avrebbe aiutato a risollevarsi un po’.

- Certo, Bae - sospirò.

Mi sforzai si sorridere e uscii.

Gli avrei preparato il thé nella tazzina scheggiata. L’avevo visto utilizzarla tante volte, sapevo che gli avrebbe fatto piacere. Il thé sarebbe bastato a distrarlo per un’ora, ma poi? Stava soffrendo, e io non potevo farci niente.

Oh, Belle, ti prego, torna presto…

 

True Love’s Kiss

 

E’ tornata!

Quasi non ci credevo. Ma era lei, avrei riconosciuto quella mantella ovunque. L’avevo vista dalla finestra, presto sarebbe stata qui. Chissà se anche papà l’aveva vista…

Supposi di sì, dati i passi di corsa che sentii scendere dalle scale.

Mi fiondai dietro la porta della cucina. Meglio lasciarli soli.

Papà si era seduto all’arcolaio. Tentava di fare l’indifferente, ma non ci cascava nessuno.

Nemmeno Belle.

Lui iniziò a blaterare qualcosa sulla paglia, ma lei non ci credette.

- Andiamo! Siete felice che io sia tornata!

- Non mi dispiace, lo ammetto.

Un ti amo forse sarebbe stato più appropriato, papà.

Lei si sedette vicino a mio padre.

Iniziarono a parlare.

Bene.

Un po’ troppo sottovoce, però…

Maledizione, non riesco a sentire niente!

Ma che…

Oh…

Si avvicinano…

Si avvicinano ancora…

- Perché sei tornata da me?- sussurra mio padre.

Non riesco a sentire la risposta di Belle.

Sono sempre più vicini…

Non credo ai miei occhi. Belle ha baciato papà. E lui ricambia.

Non ho parole, davvero…

Sono contento. Se potessi, mi metterei a urlare di felicità, ma non voglio farmi scoprire e rovinare tutto.

Qualcosa sta cambiando in mio padre. La sua pelle non è più grigia, sembra quasi che…

Non ci credo. Papà sta tornando umano.

E’ il bacio del Vero Amore.

Non potrei essere più felice di adesso.

Mio padre sembra confuso, ma Belle è raggiante.

- Baciatemi di nuovo, sta funzionando!

- Cosa?

Cosa?!

- Qualsiasi sortilegio può essere spezzato…

 

Hate

 

Vorrei morire.

E’ come se il mondo mi fosse crollato sotto i piedi. Per un attimo, ho creduto che tutto fosse perfetto: Belle e papà si amavano, lei stava spezzando l’incantesimo, saremmo stati una famiglia…

Ma mio padre ha rovinato tutto.

Lui e il suo dannato potere!

Quando si è reso conto che il bacio di Belle lo stava privando della sua magia, ha reagito con furia, sembrava impazzito. Le ha urlato contro che di lui non gliene era mai importato niente, la scossa per le spalle. Mi sono messo le mani sulle orecchie per non sentire, ma ho udito mio padre trascinarla nel sotterraneo.

L’ha chiusa in una cella, l’ho visto.

- Padre, che stai facendo?!- ho urlato, e lui mi si è rivoltato contro come un serpente.

- Vattene, Bae!- ha ringhiato.- Vattene, non t’immischiare!

- Non puoi farle questo, padre!

- Ho detto di andartene!- ha ruggito.

Non riesco a smettere di piangere. Lo sento, sento il rumore di oggetti che si rompono. Perché ha fatto questo?

Lo odio.

 

Coward

 

La sta mandando via. Mio padre sta cacciando Belle.

- Siete un codardo. Avreste potuto essere felice se solo credeste che qualcuno possa amarvi!- dice lei.

- Tu vuoi solo portarmi via il mio potere…

- No! Anche vostro figlio vi ama, ma non…

- E lui vuole che io rinunci alla mia magia! Ma non può farmi nulla. Il mio potere, mia cara, m’interessa molto più di te.

- No. No, non è vero. Voi semplicemente non credete che io possa amarvi. Avete fatto la vostra scelta, e la rimpiangerete. Per sempre. Vi rimarrà solo un cuore vuoto…e una tazza dal bordo spezzato.

La sento andare via.

Ancora non smetto di piangere. Belle se n’è andata, e non tornerà più.

Mio padre e io avevamo la possibilità di essere felici, e lui ha mandato tutto all’aria.

Belle ha ragione. A lui interessa solo il suo potere, e se ne pentirà prima o poi.

Mio padre esce dalla cella. Io sono in piedi in cima alle scale. Mi vede.

- Bae…- mi chiama, ma non gli do il tempo di dire altro.

Mi volto e inizio a correre, corro in camera mia.

Non voglio parlargli, non voglio neppure vederlo.

Belle aveva ragione.

E’ solo un codardo.

 

Gone

 

Belle è morta.

Stamattina è venuta da noi la Regina, una donna da cui mio padre mi ha sempre messo in guardia. Ha detto che il padre di Belle l’ha rifiutata quando ha saputo che era innamorata di papà. L’ha rinchiusa in una torre, l’ha torturata per “purificarla”, ma Belle non ha retto.

Si è gettata dalla torre. Si è uccisa.

Vorrei piangere, ma non riesco nemmeno a muovermi.

No, no, è una bugia…

Belle non può essere morta, non…

Guardai mio padre. Non disse nulla, solo si avvicinò lentamente alla vetrinetta in fondo alla sala.

L’aprì. Vidi che aveva preso la tazzina scheggiata. La tazzina che Belle aveva scheggiato.

La depose piano al posto di un vecchio vaso, senza dire nulla, senza smettere di guardarla.

Fu l’unica volta in cui lo vidi piangere.

 

Coming Back

 

Forse avrei dovuto rimanere vicino a mio padre, ma i muri del castello mi soffocavano.

Uscii quella mattina quasi di corsa, lasciandomi casa mia alle spalle.

Era trascorsa una settimana. Sette giorni che per mio padre, immagino, erano stati i più brutti della sua vita.

Mi mancava Belle, e anche a mio padre. Nessuno di noi due riusciva ancora a capacitarsi che se ne fosse andata per sempre.

Iniziò a piovere, e in un attimo mi ritrovai bagnato fradicio. Entrai in una locanda con l’intento di tornare a casa non appena il tempo fosse migliorato, quando…

No, no, sto sognando!

Belle!

Belle era lì. Di fronte a me. Ed ero abbastanza sicuro che non si trattasse né di un fantasma né di un’allucinazione. Credevo di scoppiare di felicità.

Aveva appena terminato di parlare con un nano. Le corsi incontro, al diavolo tutto e tutti!

- Bae!- esclamò lei, mentre le gettavo le braccia al collo.

- Belle, sei viva!- allora quella strega aveva mentito. Belle non si era tolta la vita, né era stata rinchiusa, mi pareva di capire. Allora, forse, c’era ancora qualche speranza che…

- Belle, devi tornare a casa!

- Cosa?

- Intendevo, a casa con me. Al Castello Oscuro.

- Sai che non posso, Bae.

- Sì che puoi! Mio padre sarà felicissimo!

- Mi ha scacciata, Bae.

- Ma gli manchi!- dico, e quasi non riesco a stare fermo per l’eccitazione.- Davvero, non sai come soffre senza di te!

Mi guarda. Sembra poco convinta.

Ti prego, ti prego, ti prego, credimi! Torna a casa!

Il suo viso si distende…E io ricomincio a sperare…

- Ti prego, Belle…- imploro, cercando di sembrare il più patetico possibile.

Lei sorride.

- Va bene.

Questo è il giorno più bello della mia vita!

E della vita di mio padre, chiaro…

La strada di ritorno al castello la percorsi saltellando.

 

Happily Ever After

 

In genere gli abbracci e le coccole di questo genere, mio padre li riserva a me.

Ma non sono geloso.

Anzi, mi fanno quasi tenerezza.

Papà si sta scusando da almeno mezz’ora; è impressionante la quantità di ti prego, perdonami! e di insulti rivolti a se stesso per essere stato così idiota che riesce a tirare fuori.

Per fortuna Belle è una ragazza intelligente e non lo prende per pazzo.

Oh…

Stanno per baciarsi di nuovo…

Stavolta so che mio padre non farà stupidaggini.

Li guardo scambiarsi un piccolo bacio, e non posso fare a meno di sorridere.

 

FINE

 

Angolo Autrice: Ahem…Ora avete tutto il diritto di prendermi per pazza e di tirarmi dietro pomodori, uova, cavoli, ortaggi vari, scarpe, mobili, lavelli della cucina, varie ed eventuali.

Nella speranza di attenuare minimamente la pioggia di meteoriti, rassicuro chi la segue dicendo che aggiornerò presto la mia long.

E ora mi ritiro e vado a sotterrarmi in una buca.

Adieu!

  
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