Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: Susy_wang    17/11/2012    2 recensioni
Vincitrice del Summer Week Contest del forum murasaki no bara no yume http://murasaki-no-bara-no-yume.glass-mask.forumfree.it/, che si è tenuto quest'estate.
La storia si svolge dopo l'assegnazione dei diritti della dea scarlatta e a seguire tutto ciò che a mio parere potrebbe succedere.
Grazie a tutti coloro che si interesseranno alla mia storia
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una mattina d’estate come tante altre nella torrida città di Tokyo.
Il tasso di umidità era alle stelle e i bollettini metereologici non promettevano nulla di buono per i giorni successivi; il caldo avrebbe continuato a fare da sovrano. E il cinico affarista senza scrupoli presidente della Daito Art Production, incurante delle situazioni climatiche, si accingeva ad iniziare un’altra giornata lavorativa.
Appena giunto nell’enorme palazzo Daito Masumi tirò un respiro di sollievo, lì almeno era stato installato un sistema di condizionamento ad alta tecnologia e la temperatura era piacevole. Si deterse leggermente la fronte con un fazzoletto mentre con passo deciso si dirigeva verso l’ascensore. Gli uffici erano semi-deserti, chiaro segno che era giunto il momento della vacanze estive. Ma lui era lì, come sempre del resto. Per uno strano momento provò un senso di inquietudine guardandosi intorno; per lui non esistevano giorni di vacanza, non erano mai esistiti. Non sapeva cosa fossero da quando, molto tempo addietro, aveva giurato amore eterno al suo lavoro, che negli anni era stato un amante attento e fedele, e non l’aveva mai deluso. Ora invece, che la sua vita era cambiata, trasformata irrimediabilmente, avvertiva l’esigenza di un ritmo di vita più umano, con spazi propri da dedicare alle proprie passioni. Lui di passioni ne aveva solo una in realtà e portava il nome di Maya Kitajima, la sua metà dell’anima, il suo grande e unico amore e unica detentrice dei diritti interpretativi legati alla Dea Scarlatta, il cui allestimento era riservato a lui e a lui solo, e che presto, molto presto, sarebbe diventata la sua compagna di vita.
Uscito dall’ascensore, aveva salutato la sua solerte segretaria e le aveva rivolto la solita domanda di rito mattutina “Cosa abbiamo oggi?”. “Ha tutta la documentazione sulla sua scrivania ed è arrivata ora questa proposta per una nuova rappresentazione dell’Amleto - gli aveva risposto prontamente e con fare professionale porgendogli un plico di fogli, e poi cambiando completamente tono e con una luce maliziosa che solo lei era in grado di produrre – ho notato che è andato via molto presto ieri sera dal gran galà di chiusura per le rappresentazioni della dea scarlatta. Doveva essere molto stanco”. Lui con fare laconico “Sì, in effetti sì, avrei bisogno di una vacanza”. Mizuki rimase per un attimo esterefatta da quella risposta; mai in vita sua aveva sentito dichiarare dal freddo affarista senza scrupoli, qual’era il suo capo, di avere bisogno di una vacanza. Masumi Hayami era cambiato e lei lo sapeva, aveva vigilato per 8 lunghi anni aspettando “quel” cambiamento. Allora decise di rincarare la dose, mentre lui sfogliava distrattamente i fogli che gli aveva porto “Anche Maya è andata via molto presto. Avrà bisogno anche lei di una vacanza”. Lo vide arrossire e percepì dentro di sé il demone del suo orgoglio esultare per aver centrato perfettamente il punto. “Questo dovrebbe chiederlo a quella ragazzina impertinente” aveva risposto secco, senza neppure rivolgerle uno sguardo, e aveva varcato la porta del suo ufficio. Prima di chiuderla si era voltato e “Mizuki, lei è un’impicciona” per poi scoppiare a ridere e salutarla affettuosamente con un gesto della mano, lasciandola completamente spiazzata.
Si era tolto la giacca, allentato la cravatta, si era messo comodo sulla costosa poltrona del suo ufficio, aveva annusato uno dei fiori che facevano bella mostra nel vaso sulla sua scrivania, e finalmente aveva alzato la cornetta del telefono. Altro rito di Masumi da espletare prima di iniziare la sua giornata lavorativa, il più piacevole di tutti in realtà, era chiamare la sua dea e augurarle un buongiorno. Aveva iniziato a comporre il numero di casa di Maya quando decise di mettere giù la cornetta. “La chiamerò più tardi. Starà ancora dormendo” pensò divertito. Si era ricordato che erano andati a dormire molto tardi la sera prima, dopo essere fuggiti insieme dal gran galà per ripiegare su un divertimento più consono ai loro gusti. Un parco, due altalene e una coperta di stelle. Lui in smoking, lei in abito da sera. Il gran galà più bello della sua vita. Maya non amava queste feste così pompose, e lui lo sapeva. Era rimasto in disparte a guardarla mentre si destreggiava tra i vari ospiti, accompagnata dal suo partner di scena, cosa che lo irritava non poco, come sempre d’altronde. Era ben consapevole dei pettegolezzi che giravano nel jet set, la prima attrice e il produttore, e sapeva che non era il luogo e il momento per darvi credito. Le aveva fatto recapitare una rosa scarlatta, un richiamo che la distogliesse da quell’Isshin illusorio. Si era aspettato di vederla correre per tutta la sala cercando di smascherare il suo donatore di rose e invece Maya, dopo aver ringraziato per il dono ricevuto, si era accomiatata con garbo dai suoi intrattenitori ed era andata da Masumi. “Cosa fai qui?” aveva chiesto lei sorridendogli, “aspettavo te - aveva ammiccato lui, trionfante nel vederla arrossire – una rosa del tuo ammiratore immagino, dovrei iniziare ad ingelosirmi” indicando con lo sguardo la rosa che teneva tra le mani. “Sì, è sempre molto gentile – aveva risposto Maya incatenando i suoi occhi a quelli di lui – aspetta, avvicinati”. E gli aveva messo la rosa all’occhiello per poi accarezzarla dolcemente “Il tuo ammiratore potrebbe non apprezzare questo tuo gesto” aveva replicato docilmente e lei gli aveva semplicemente risposto “E’ nell’unico posto dove dovrebbe stare. Sul cuore del mio Isshin”.
Masumi non sapeva perché quella frase continuasse a rimbombargli in testa. Lui non si era ancora rivelato come ammiratore, forse non lo reputava più necessario o forse aveva paura, ora che aveva lei, di perderla inesorabilmente. E gli eventi che li avevano visti protagonisti in tutti quei mesi non erano stati favorevoli ad una confessione così importante, considerato poi che Maya parlava sempre meno del suo ammiratore, forse perché – aveva pensato Masumi – ora amava lui e non un uomo “virtuale”.
Sospirò, si stiracchio ben bene e “Ora basta sognare ad occhi aperti Masumi. Devi lavorare!!!!!”.
Apri distrattamente la cartella voluminosa che si trovava al centro della sua scrivania e buttò un occhio sul titolo in alto che capeggiava a caratteri cubitali “RESOCONTO BILANCIO DI ESERCIZIO DELLA MESSA IN SCENA DELLA DEA SCARLATTA”. Non c’era nulla da fare, pensò, ogni cosa lo riportava da lei, ogni cosa aveva come fine ultimo lei. Sfogliando quell’enorme sequenza di tabelle ricordò il momento in cui aveva assistito alla sua prima interpretazione, la rappresentazione di prova. Le sensazioni che aveva provato in quel momento erano ancora vive in lui, tangibili. Infondo l’aveva sempre asserito, sarebbe impazzito a causa della sua gelosia, e così era stato. Era impazzito, letteralmente. Vedere Maya interpretare l’amore di Akoya con Yu Sakurakoji, un ragazzo innamorato di lei da sempre nonchè suo compagno di scena, rivolgendosi a lui nello stesso modo, con la medesima intensità che aveva destinato a lui sull’Astoria gli aveva fatto perdere qualunque cognizione di causa. Aveva completamente confuso illusione e realtà. Perché tutto, in quel momento, era reale; e l’amore per lui, il loro incontro a Izu, l’aver assaporato le sue labbra, la loro prima notte, la loro notte, lo svegliarsi accanto a lei la mattina dopo, era solo un sogno lontano, intrappolato in un limbo irreale. Era fuggito, dimentico di se stesso, del suo ruolo e della sua persona. Il dolore che provava in quel momento era lancinante, il battito del cuore talmente accelerato che sembrava che quell’organo tanto vitale per qualunque essere umano volesse uscire dal suo corpo privo di anima.
Era salito in macchina e aveva iniziato a girovagare senza meta per le strade di Tokyo. Calde lacrime fluivano stancamente dai suoi occhi annebbiandogli la vista. Non vide il semaforo rosso, non era più tempo di semafori rossi infondo, ma ricordava bene il rumore di una schianto e il buio in cui era sprofondato. Era riemerso da quel baratro quasi un mese dopo, credendo erroneamente che fosse trascorsa solo qualche ora, e lei era lì, era sempre stata lì in realtà. Successivamente aveva appreso che Maya l’aveva vegliato notte e giorno, si staccava da lui solo per andare alle prove, e una volta dimesso dall’ospedale aveva continuato instancabilmente. Andava alle prove e poi si recava da lui, tornava a casa la sera tardi dopo essere certa che lui si fosse addormentato; a volte la mattina, invece, la trovava lì, seduta di fianco al suo letto, il capo appoggiato ad un braccio e con una mano intrecciata alla sua. Lo sorreggeva quando cercava di fare qualche passo dopo essersi infortunato, gli metteva a posto la sciarpa per far sì che non prendesse freddo, lo teneva stretto a sé quando desiderava riposare. “Tanta devozione – aveva pensato – scaturisce solo da un amore profondo. E io sono stato uno stupido ad averne dubitato”.
“Masumi – gli aveva chiesto Maya il giorno della Prima, mentre stava per calcare la scena - perché dopo la rappresentazione di prova te ne sei andato?” “Perché credevo che non mi amassi – aveva risposto lui, imbarazzato – e che l’oggetto del tuo amore fosse il tuo partner di scena”. “Sei uno sciocco Masumi – accarezzandogli lievemente una guancia e posandogli un tenero bacio a fior di labbra – l’amore che esprimo sul palco è quello che provo per te, e per te soltanto. Aspetterai che smetta i panni della dea e che torni ad essere Maya questa volta?”. Aveva ragione, era stato uno sciocco. Il suo partner di scena, colui che si era guadagnato il ruolo di Isshin, era il veterano Akame, eppure l’intensità dell’amore di Akoya era rimasto immutato. Erano passati altri sette mesi da allora. Sei mesi di repliche della dea scarlatta per omaggiarne la prima interprete, scomparsa qualche giorno dopo la Prima. Gli impegni erano talmente tanti che, a parte qualche cena di lavoro e qualche incontro nel suo ufficio, non erano praticamente più riusciti a stare insieme. “Ha ragione Mizuki – pensò – abbiamo bisogno di una vacanza”.
Con questa risolutezza nel cuore prese la cornetta per telefonare a Maya, augurandosi che fosse sveglia, quando fu interrotto da un lieve bussare.
“Avanti” disse schietto. “Ciao, posso entrare? Ti disturbo?” – aveva detto lei sporgendosi da dietro la porta. A Masumi sembrò una visione. “Vieni, non mi disturbi affatto. Non mi aspettavo venissi in ufficio oggi, credevo che oggi recitassi la parte della bella addormentata”. Maya entrò, con sé aveva un borsone e teneva in mano un pacchetto. “Ammetto che mi sarebbe piaciuto – disse avvicinandosi, dopo aver posato il borsone – ma Rei ha deciso diversamente. Pare che sia tornato Sakurakoji dall’America e per oggi lei ha deciso di organizzare una sorta di ritrovo alla piscina comunale. Ci saranno Rei, Sayaka e i ragazzi della compagnia unicorno. Ti andrebbe di venire?”. Mentre gli raccontava del suo programma quotidiano gli si era parata davanti e gli aveva cinto il collo accarezzandogli teneramente i capelli. “No, mi spiace – aveva risposto rigido – devo lavorare io!!!!!!!!!”. “Lo immaginavo – aveva replicato lei – e visto che quando lavori non ti prendi cura di te, ti ho portato il pranzo ed esigo che mangi tutto”. E gli porse il pacchetto che aveva con sé. Gli diede un bacio casto, si staccò da lui, prese il borsone e “Masumi va tutto bene? – percependo una certa tensione – Vuoi che resti qui con te?”. Masumi si rese conto di essere più freddo del solito, ma il sapere del ritorno di Sakurakoji l’aveva mandato nel panico e fece l’unica cosa che sapeva fare bene , dissimulare con il sorriso stampato in faccia “No, amore, figurati, divertiti. Ci vedremo stasera se ti va. Ora vai che fai tardi” e Maya con fare sbarazzino “D’accordo. A stasera amore”.
Rimasto solo, si appoggiò stancamente allo schienale della sua poltrone e chiuse gli occhi. Il ritorno di Sakurakoji, non ci poteva credere. Quel ragazzino aveva cercato di portargli via la sua Maya un’infinità di volte e c’era quasi riuscito. E ora era di nuovo tra i piedi. Una serie interminabile di pensieri iniziò a farsi strada nella sua mente e tutti potevano dirsi legati ad un'unica considerazione: Maya in piscina sarebbe stata in costume da bagno. Non poteva accettarlo per nessun motivo. Prese un foglio, scrisse una sequela di appunti, uscì trafelato dall’ufficio e lo consegnò a Mizuki. “Faccia tutto quello che c’è scritto lì per favore. Io me ne vado e non so tra quanti giorni tornerò” e corse, letteralmente, verso l’ascensore. Quando lo vide scomparire dentro l’abitacolo, Mizuki abbandonò il suo sorriso di circostanza e sbuffò soddisfatta. Prese il cellulare e scrisse un messaggio “Sta uscendo”.
  
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