Ammetto
che non
so quando e come aggiornerò la storia. Ho varie storie in
corso e tendo ad
essere molto impulsiva nella scrittura. Chiedo venia per questo. Ho
inserito la
storia in questa sezione per via dell'ambientazione ma, effettivamente
non so
quanto possa essere storica.
Per cui
spero di
evitare le inesattezze presenti e ringrazio tutti coloro che mi hanno
letto. Per
correttezza, ho inserito la cosa nel settore storico, benché
non sia per nulla
portata.
II
Il
paesaggio scorreva sotto i suoi occhi, come se fosse posato su qualche
piatto
girevole che aveva visto in qualche libro. Una sequenza di linee dolci
e
morbide, cosparse di tanto in tanto da macchie di bosco.
Ogni
tanto vedeva dei casolari, sparsi qua e là sulle colline.
-Non
avete mai visto un posto simile?- domandò divertito il
valletto.
Ester
si riscosse dai suoi pensieri.
-No,
mister- rispose, abbassando repentinamente il capo.
L'uomo
guardò divertito la passeggera.
Era
una giovane di sedici anni, magra e sottile, con un viso da bambola di
porcellana,
su cui erano incastonati due occhi grandi e, in quel momento,
titubanti.
-Se
avete delle domande- fece- non avete che da chiedere. Rashid
è a vostra
completa disposizione.-
Ester
sussultò.
Più
volte, durante il viaggio, aveva osservato di nascosto il suo
accompagnatore,
combattendo contro l'impulso di scostarsi. La sua pelle, più
scura della
propria, le ricordava la tragedia di Otello,
in un modo così tangibile ed odioso da lasciarla
lì, inchiodata al seggiolino.
L'uomo
non vi badò, continuando a fissarla, tanto che alla fine la
ragazzina la
ragazzina si stancò di quell'osservazione, a suo dire,
impudente. -Qualche
problema?- domandò, vagamente stizzita.
Rashid
stirò le labbra.
-Assolutamente,
Miss.- rispose- la padrona mi ha informato sulle modalità di
accoglienza che vi
spettano. Avrete una stanza ed una cameriera personale che potrete
scegliere
nel modo che più vi aggrada.-
Ester
inarcò la fronte.
-
Vi ha detto altro?- domandò.
Il
valletto scosse la testa.
-No,
ma posso darvi tutte le risposte che vorrete.- fece compito.
La
ragazzina alzò gli occhi al cielo.
Davvero
bizzarro
che mi abbiano lasciato andare così, senza fare niente pensò,
scettica. Non solo aveva fatto in modo che fosse un indiano a venirla a
prendere ma, addirittura, non lo aveva istruito adeguatamente.
Un
comportamento, di certo inqualificabile. Va bene la loro effettiva
inferiorità,
ma mandare una persona così
poco
preparata a prendere me, una nobile...davvero inconcepibile pensò stizzita.
-Ebbene-
disse- sapete per quale ragione mia sorella non è potuta
venirmi a prendere?-
-La
padrona era molto impegnata nella risoluzione di alcuni imprevisti
nella
tenuta.- rispose pacato- ma
vi posso
assicurare che avrebbe davvero desiderato venire.-
Ester
inarcò la fronte.
L'assenza
di sua sorella la disturbava, anche se sapeva che non doveva essere
così. In
fondo, erano passati anni dal giorno in cui si erano incontrate. Era un
fastidio che non riusciva nemmeno a spiegare.
Forse
era la lontananza.
Forse
era quel silenzio che durava ormai da due lustri.
-
Posso sapere se gode di buona salute?- domandò.
Rashid
si allentò il colletto della divisa.
-Naturalmente,
Miss.- rispose- Ha una salute di ferro ed è una fortuna per
noi. E'una padrona
molto attenta e accorta, come mai ne ho viste. Mi ha incaricato di
dirvi che ha
appena predisposto una stanza per voi, nella sua abitazione. Una dimora
molto
bella, appartenente al defunto marito della signora.-
Ester
non disse nulla.
Il
viaggio dal collegio alla scuola era decisamente scomodo. Muoversi in
carrozza
era scomodo. Aveva sentito il rumore del mezzo trillare sotto di lei e,
a causa
del clima, caldo ed umido, il vestito si attaccava al suo corpo,
dandole il
tormento.
In
cuor suo, sperò di poter fare un bagno, una volta giunta a
destinazione...anche
se la cosa la metteva a disagio. Lavarsi era qualcosa di assolutamente
disdicevole...così le era stato detto durante la sua
permanenza in collegio.
Nemmeno la compagnia dell'indiano la rassicurava...anzi.
Lei,
da brava figlia di educazione inglese, odiava gli indiani. Poco
importava che
fossero d'Asia o delle Americhe. Non le importava niente. Non aveva
alcun
rispetto per quegli infedeli, colpevoli, a suo parere, di avere usanze
barbare e
per nulla degne di onore.
-
La tenuta è molto fortunata ad avere come padrona quella
dama. Una persona
ligia al dovere e degna di ogni rispetto.- aggiunse.
Proprio
in quel momento, giunsero nella dimora della duchessa Mc Stone. Ester
fissò
l'edificio a bocca aperta. Era una residenza a due piani, con ampie
vetrate ed
una superficie in stile neogotico.
Intorno,
aveva uno splendido giardino all'inglese, decorato secondo un gusto che
la
ragazzina non seppe identificare.
-
Il duca aveva molta cura delle piante?- domandò.
Rashid
sorrise.
-Sì.
La sua conoscenza dei fiori era molto ampia. Ha viaggiato per buona
parte del
mondo tuttora noto ed ha portato i semi di piante esotiche anche in
questa
zona. Nella tenuta, c'è anche una serra destinata ai
vegetali che non possono
resistere a questo clima umido e freddo. - disse.
Ester
annuì, dandogli segno di ascoltarlo.
Proprio
in quel momento, la carrozza si fermò.
Fuori
dall'edificio, c'erano cameriere e vari membri della
servitù, tutti schierati
ad accoglierla. Rashid lasciò per primo il mezzo e la
aiutò a scendere.
Una
vecchia cameriera, vestita con una livrea ben diversa dagli altri,
segno
distintivo della sua condizione di rilievo sugli altri.
-Benvenuta,
signorina Escobar.- disse, con un sorriso benevolo.
Ester
ricambiò un po'stranita...poi gli occhi vennero catturati da
una sagoma che se
ne stava in disparte. Si trattava di una donna di media statura, ben
proporzionata, con indosso un abito scuro. Quel colore incorniciava un
ovale
perfetto su cui erano incastonati due occhi grandi e verde giada...come
i suoi.
Si
osservarono a lungo.
Gli
occhi erano gli stessi.
L'unica
differenza era il colore dei capelli. La più giovane li
aveva biondo miele,
eredità della madre. L'altra, invece, aveva una chioma color
dell'autunno,
tendente alla terra.
-Benvenuta
nella mia casa, sorella- disse, con una voce bassa che fece diventare
acqua le
ossa di Ester.
Erano
due lustri che non udiva quel suono carezzevole...e, di nuovo,
tornò
l'acredine. Non rispose, limitandosi a fissarla con impudenza.
Soledad
la guardò a sua volta, mantenendosi in una posa granitica. -
Ho fatto
predisporre alcune stanze. Vi affido alle cure di Mary, una giovane che
sarà vostra
cameriera personale.-
Ester
si voltò, non appena sentì dei passi avvicinarsi.
A
quel nome, si era fatta avanti una ragazzina poco più grande
di lei. -Per il
momento, però, potete riposarvi. La cena sarà
verso le otto ma, per quanto
riguarda gli orari di questa casa, verrete informata da lei.-
continuò Lady Mc
Stone, prima di congedarsi.
La
giovane fremette.
L'indignazione
che provava in quel momento era difficile da definire.
Rimase
comunque lì, nel piazzale del palazzo, con la schiena
dritta, perfettamente
immobile. Non aveva alcuna intenzione di mostrare la rabbia che provava
in quel
momento e nemmeno il ricordo di Soledad bastava a placare questa
tensione.
E
non poteva essere altrimenti...poiché era colpa della
sorellastra se ora si
trovava ad essere in quella condizione tanto incerta.
-Un
momento!- esclamò, facendola voltare - Dovete darmi delle
spiegazioni...e non
voglio attendere.-
Soledad
si bloccò.
-Immagino
che abbiate delle domande da farmi. Vi darò tutte le
risposte che volete...ma
prima desidero che vi riposiate. La carrozza non è un mezzo
agevole e, per
quanto la cosa possa infastidirvi, un bagno caldo non dovrebbe farvi
male.-
disse.
Ester
aprì la bocca.
Voleva
ribattere la sua ospitalità.
Voleva
dirle tante cose...ma, alla fine, lasciò stare. In fondo,
aveva tutto il tempo
per vomitarle contro tutte le cose che aveva in corpo. Doveva solo
portare
pazienza. Presto o tardi le avrebbe rigettato tutto.
Non
riuscì comunque ad evitarsi uno sguardo rabbioso.
Qualcosa
che non sfuggì all'osservazione muta di Rashid.
Ester
fissò schifata la camera che le avevano assegnato.
Un'immensa stanza, collocata
ad est, decorata con leggeri toni pastello.
La
cameriera l'aveva lasciata sola per darle modo di riposarsi.
Un
gesto che la ragazza, per via del malumore, non ebbe voglia di
ringraziare.
-Per
lo meno, mi ha dato una cameriera inglese- disse, sprezzante,
cominciando a
girare per la stanza a grandi passi. Non le piacevano gli indiani.
Durante gli
anni di collegio, aveva avuto modo di vedere varie ricerche sulle loro
abitudini e, per quanto fossero una colonia britannica, non riusciva a
non
provare disgusto per loro.
Quei
selvaggi, con le loro usanze barbare, le facevano ribrezzo. Poco
importava che
fossero una minoranza a Londra. Al
collegio, avrebbero di sicuro disapprovato una simile
familiarità con loro
pensò stizzita, togliendosi il cappellino con un gesto
rabbioso. I riccioli
scivolarono sulle spalle, in una massa d'oro fuso.
La
ragazzina aggrottò la fronte.
Di
certo, non mi
piacerà mai questo posto si disse, continuando a fissare
con odio ogni
angolo e pertugio della stanza.
La
cena fu particolarmente silenziosa.
Erano
solo loro due a tavola, mentre una cameriera, anch'essa indiana, se ne
stava
silenziosa alla porta, pronta ad ogni esigenza.
Ester
fissava di sottecchi la sorella, studiando critica ogni centimetro del
suo
aspetto, ogni movimento che eseguiva...e più passava il
tempo, più non poteva
fare a meno di sentirsi a disagio.
-
La cena non è di vostro gradimento?- domandò
Soledad, dopo qualche tempo.
Lei
scosse il capo.
-Non
ho mai visto così tanti servitori...così-
disse, tentando di spostare l'attenzione su qualcosa di meno sgradevole
ma non
riuscì comunque a nascondere bene il disprezzo per quella
parte della servitù
così poco inglese.
La
maggiore se ne accorse.
-Hanno
sempre lavorato nella dimora di mio marito e, alla sua morte, non ho
avuto
cuore di mandarli via. Sono molto preparati, posso garantirvelo.-
rispose.
Ester
non commentò.
Mangiò
quello che rimaneva nel suo piatto, senza dire una parola...e quel
silenzio
cominciò ad infastidire Soledad. - Tra un paio di giorni, ho
dato ordine di far
arrivare un'istitutrice. Ella completerà i vostri studi. -
disse.
-Perché
non mi avete lasciato in collegio?- domandò la ragazzina.
L'altra
inclinò la testa.
-Perché
quell'istituto è molto lontano dai miei possedimenti e
desidero seguire la
vostra istruzione. - rispose - Non voglio che siate impreparata e ci
sono cose
che le scuole per signorine non insegnano. -
Ester
si irrigidì.
-
Per esempio?- domandò.
Soledad
si umettò le labbra piene. -Per esempio, il latino ed il
greco- concluse,
appoggiando il mento sulle mani candide.
Gli
occhi verdi della minore si spalancarono.
-E'ASSOLUTAMENTE
INDECENTE!- esclamò, battendo le mani sul tavolo- Una brava
fanciulla non
dovrebbe interessarsi di questo genere di materie. Non è
assolutamente
appropriato e voi, se teneste a me, sapreste che ho ragione!-
La
cameriera trattenne un sussulto, vedendo la stizza della ragazzina ed
anche la
padrona di casa rimase sinceramente stupita. - Questo genere di
argomenti non è
adatto alla tavola- sentenziò- venite nel mio studio e ne
discuteremo a
quattr'occhi.-
-
Mi auguro che abbiate la decenza di darmi delle spiegazioni!- disse,
una volta
chiusa la porta - vi do ospitalità, trattandovi con tutti
gli onori e
provvedendo alla vostra istruzione...è così che
mi ripagate?-
Ester
sbuffò.
-Avete
pure il coraggio di essere offesa del mio comportamento? Proprio voi,
che
dovreste essere al corrente di tutto, mi mettete in imbarazzo.-
ribatté- Non vi
rendete conto, del grave torto che state facendo a vostra sorella? Come
avete
osato farmi questo affronto?-
Lady
Mc Stone rimase sinceramente turbata.
-A
cosa state alludendo?- domandò.
Ester
tirò fuori allora una lettera e, sgarbatamente, gliela mise
tra le mani.
-Leggetela.- ringhiò, sempre più arrabbiata.
Soledad
la lesse.
-Che
cosa significa?- domandò, rialzando gli occhi.
-Che
cosa significa?- ripeté la più giovane, con un
tono derisorio- Non lo
immaginate? Avete deliberatamente attentato alla mia buona reputazione,
rovinando le nozze con Lord Von Gruhnweld, con il quale ero
promessa...comprendete la profondità del torto che mi avete
fatto? Capite il
mio dolore?-
La
dama rimase in silenzio.
-
Voi...voi non pensate a me.- continuò, in modo sempre
più isterico - E, come se
non bastasse, avete pure preteso di riallacciare i rapporti con me,
dopo
esservi disinteressata per due lustri. Mia madre avrà avuto
tutti i difetti
possibili, propri del suo stato di donna ma, al contrario di voi, ha
pensato al
mio futuro.-
-Ma
davvero?- la provocò Soledad, alzando un sopracciglio- E
dunque voi pensate che
il matrimonio con Lord Von Gruhnweld sia un modo per vostra madre di
esprimere
il suo amore per voi?-
Il
silenzio di Ester fu più che eloquente.
Soledad
si soffermò sulla lettera.
Mia cara Ester
sono desolata nel dovervi
comunicare
questa notizia ma l'attuale piega degli eventi mi spinge a scrivervi
questa
lettera. Come ben saprete, siamo in una condizione economica piuttosto
difficile e, benché stia facendo il possibile per spingere
mio marito in questa
direzione, ci troviamo nell'impossibilità di potervi
ospitare.
Mio marito ha ricevuto un
importante
incarico a Cuba e presto lasceremo Londra.
Ho dunque parlato con Lady Mc
Stone,
che si è dichiarata ben disposta ad ospitarvi. Mi ha
assicurato che si occuperà
della vostra educazione, giacché la lontananza dal collegio
in cui vi trovate,
rende impossibile per lei tutelarvi, prendendovi come pupilla.
E'molto doloroso per me
comunicarvelo
ma devo anche informarvi che il fidanzamento che avevo stretto per voi
con Lord
Von Gruhnweld non avrà mai luogo. Malgrado le promesse di
pensare al vostro
futuro, vostra sorella ha sciolto l'accordo, ritenendo il sentimento di
un tale
distinto gentiluomo nutriva per voi una elemento di poco conto per la
vostra
felicità.
Vi chiedo però di
rasserenare il vostro
animo.
Non è
bene che una signorina della
Buona Società come voi si abbassi al provare sdegno o
rancore. Ci saranno molti
uomini ben disposti a prendersi cura di voi, grazie alla bellezza del
vostro
corpo e sappiate che vostra madre sarà sempre con voi.
-Adesso
capite?- esclamò Ester- Come avete potuto ferire i
sentimenti di quell'uomo,
che ha impiegato molto del suo tempo, nel mandarmi dei doni...regali
splendidi
e costosi...siete una donna terribile.-
Soledad
la guardò, da sotto le lunghe ciglia nere.
-Piombate
improvvisamente nella mia vita, dopo esservi disinteressata a me, solo
per
distruggere la mia felicità...e questo...questo è
intollerabile.- concluse,
respirando affannosamente.
-Sedetevi.-
disse allora la maggiore.
Lei
scosse il capo.
-Sedetevi,
ho detto. Non ho alcuna intenzione di assistere ad uno svenimento, non
poco
dopo il vostro arrivo nella mia casa.- ripeté autoritaria.
Ester
sussultò e, quasi senza rendersene conto, si mise a sedere.
Soledad
la scrutò a lungo negli occhi, fissando ogni centimetro di
quella pelle
diafana. - Avete mai visto Lord Von Gruhnweld?- domandò.
La
sorella scosse il capo.
-Mia
madre non ha ritenuto appropriato. Il fidanzamento non era ancora
ufficiale e
la scuola, per quanto ne fosse a conoscenza, non ha diffuso la
notizia.-
rispose.
-Avete
ricevuto dei doni, dunque.- concluse la maggiore.
Ester
annuì.
Lady
Mc Stone si alzò dalla sedia.
-Se
le cose stanno in questi termini, non avete motivo di angustiarvi
troppo con
me. Il fidanzamento con quel gentiluomo prussiano può essere
fatto di nuovo,
senza scandali da parte di nessuna delle due parti.-
annunciò -Per ogni
eventuale indignazione, dovuta all'orgoglio ferito, basterà
la mia persuasione
e lui accetterà.-
Ester
spalancò gli occhi.
-Ne
siete certa?- domandò incredula.
La
gonna nera frusciò.
-Naturalmente-
rispose- Posso farlo...ma ad una condizione.-
La
ragazzina la guardò accigliata.
-E
quale sarebbe?- domandò con diffidenza.
Soledad
si passò una mano sui capelli.
-
Tra un paio di mesi ci sarà un ricevimento a casa di una mia
cara amica. Benché
non abbiate debuttato ufficialmente, potreste venire con me, come dama
di
compagnia. E'molto tempo che non vado a fare una visita di piacere e,
per
quello che ho saputo, vi saranno molti gentiluomini, compreso Lord Von
Gruhnweld. Se la vostra idea è quella di accettare la
proposta, vi prometto che
parlerò di persona con costui ed il vostro sogno-
disse, pronunciando la parola con una punta d'ironico cinismo-
verrà
realizzato.-
Ester
si volse.
-E
non potrei farlo prima?- domandò, non riuscendo a credere
alla totale
accondiscendenza della sorella.
Soledad
però fu irremovibile.
-No,
prima lo vedrete- disse, aprendo la porta- non sia mai che possa essere
accusata da voi di essere causa della vostra rovina. Questa
è una decisione che
concedo di prendere solo a voi stessa.-
E
con quelle parole, Lady Mc Stone prese congedo da Ester de Escobar.
La
più giovane pensò molte volte a quella
conversazione ma ciò che la lasciò
perplessa fu l'ironia della più grande, quando pronunciava
il nome del promesso
scelto da sua madre. Questa curiosità, che aveva sostituito
parte del disprezzo
che nutriva per lei, trovò tempo dopo la sua
spiegazione...ma, in quel momento,
l'inaspettata apertura della vedova fu l'unico elemento che
catturò
l'attenzione della ragazzina, la cui vita stava mutando più
velocemente del
previsto, con una rapidità di cui, sul momento, pur
intuendola, non riuscì a
cogliere la portata.
Mi sono
fatta
influenzare dallo Young Adult "Una grande e terribile bellezza"ma
posso garantire che parte delle informazioni sulla famiglia sono frutto
di
ricerche. Ester e Soledad hanno avuto un piccolo attrito. Vi dico da
subito che
la più giovane non ha mai visto il fidanzato ed ha passato
il suo tempo in
collegio. Il rapporto con la maggiore, che ha 26 anni, è
molto complicato, per
una serie di ragioni. Questa storia fluttua tra il romantico e lo
storico
perché non sono sicura che alcune informazioni siano
attendibili. Chiedo venia
per questo. Ringrazio tutti coloro che mi hanno letto e, se gentilmente
useranno il loro tempo per commentare, avranno la mia più
profonda
riconoscenza.
Grazie
e Buona
Domenica.