Serie TV > La signora del West
Segui la storia  |       
Autore: Lady Snape    18/11/2012    2 recensioni
Preston A. Lodge III, il banchiere, il direttore dell'albergo di Colorado Springs, ricco, bello, raffinato... eppure qualcosa non quadra a dovere. Dopo la bancarotta del 1873, bisogna riprendere in mano la situazione, far ripartire gli affari e, possibilmente, liberarsi dai debiti. Ma come? A voi la possibilità di scoprirlo leggendo questa Fanfiction!
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cari i miei fedelissimi, mi sto impegnando.

Sto cercando di diventare più veloce, ma non è facile.

Un capitolo piccino, però denso. Sentite che bella parola “denso”.

I nostri due protagonisti hanno ricevuto una bella visita dal vecchio leone.

ManuBach96: avrai belle sorprese prossimamente sul padre di Preston. Problemi? No, peggio. Io lo immagino proprio come un vecchio freddo e calcolatore, un po’ come Scrooge di “Canto di Natale” di Dickens. Pessimo. Sono cattiva, quindi a Colorado Springs ci resterà un po’.

SellyLuna: il vecchio leone conosce il figlio e penso non abbia molta fiducia in lui. Non dimenticherò mai la puntata in cui andò a trovarlo: non c’era una cosa che andasse bene, era capace di fare solo critiche. Preston è diverso da lui, secondo me, ma si adatta. Grazie per i complimenti su quella piccola descrizione.

Grazie a entrambi per i commenti, spero che questo capitolo vi piaccia.

Se riesco, prima di Natale pubblico il seguito.

 

Buona lettura a tutti!

 

 

10 capitolo – QUEL PASSO MAI FATTO

 

                L’idea di mettere al mondo un marmocchio, così come lo aveva definito suo padre, quella sera gli rimbombò in testa come la campana della chiesa. Lo aveva frastornato, ma aveva cercato la calma dentro di sé e dentro un buon bicchiere di whisky in solitaria. Non c’era voluto molto affinché l’anziano genitore pensasse che era ora di andare a riposare. Dal canto suo, Preston era rimasto un po’ nel suo studio, immerso in pensieri che lo mettevano a disagio.

Quella notte, infatti, non poteva sottrarsi a qualcosa che, probabilmente, lui ed Eva avevano rinviato inutilmente. Sarebbe successo, prima o poi, ne era sicuro, ma la presenza di suo padre accelerava quel processo che, sperava, avrebbe potuto essere condotto per gradi, con dei tempi che gli si confacevano di più.

                L’orologio sulla sua scrivania segnava le undici quando decise che era ora di avviarsi verso quella camera da letto che non gli apparteneva. Aveva atteso per diverse ragioni, le due più importanti erano che sperava che sia il genitore che sua moglie dormissero già.

Salì le scale lentamente, forse indeciso o solamente agitato da quello che stava per succedere. Si diede del cretino più volte: era una cosa talmente ovvia, che era assurdo farla tanto lunga. Probabilmente avrebbe dovuto risolverla già da tempo, ma gli era mancato il coraggio.

Arrivò davanti alla porta e la socchiuse con delicatezza. La luce di una lampada era ancora accesa. Sbirciando all’interno si accorse dello sguardo di Eva, seduta alla toletta, che lo fissava con una vena di scetticismo. Che fosse per la sua decisione di entrare lì quella sera? No, ne era sicuro. Anche lei conosceva l’ineluttabilità di quella situazione e non sembrava volesse buttarlo fuori.

«Puoi entrare.» disse infatti con delicatezza e una sicurezza nella voce che lo sorprese.

Una parte di lui credeva che l’avrebbe trovata nervosa e imbarazzata per quello che sarebbe dovuto succedere, ma, con stupore, era decisamente più tranquilla di lui. Si sentì un po’ ferito nell’orgoglio.

                Non sapeva esattamente che fare. Doveva sedersi sul letto? O da qualche altra parte? Avrebbe dovuto cambiarsi, ma doveva farlo davanti a lei? Se fosse stato possibile, avrebbe volentieri chiesto a qualcuno cosa fare in questi casi, come si comporta una coppia sposata, perché, nonostante tutto, loro non lo erano.

«Tutto bene?» Eva aveva letto la sua preoccupazione e il suo disagio. Un profondo disagio.

«Credo di sì.» rispose, ma la voce non pareva per niente convinta. In quel momento guardò meglio Eva. Era in vestaglia, nemmeno allacciata bene, e vedeva chiaramente la sua camicia da notte tutta trine e merletti. Doveva essere di seta. D’istinto si voltò, come se stesse vedendo qualcosa di disdicevole.

Questo comportamento potrò Eva a ripensare alla situazione. La donna si era adattata alla circostanza ed era salita con la consapevolezza che quello che stava accadendo non si poteva evitare per niente. Preston, lo notava ora, era decisamente più pudico di lei e decisamente più imbarazzato. Non l’avrebbe mai pensato, aveva avuto la sensazione che era stato, e forse era, un corteggiatore spavaldo, uno di quelli che sono galanti fino allo spasimo. Un po’ con lei lo era stato, ma sapeva che un matrimonio forzat non era come corteggiare qualcuno di propria spontanea volontà.

«Cerca di rilassarti, non serve essere nervosi.» cercò di usare il tono più dolce che conoscesse.

La tensione dell’arrivo di suo padre non lo aiutava, ma ora non poteva fare niente per cambiare la situazione, doveva accettarla per quella che era. Eva decise di non dare troppo peso alle sue reazioni e tornò a sciogliere la sua acconciatura.

                I lunghi capelli neri furono liberati dalla costrizione giornaliera. Le ciocche caddero con un certo disordine sulla sua schiena e prese a spazzolarle con decisione. Grazie allo specchio, che le permetteva di vedere cosa succedeva alle sue spalle, non perdeva di vista il banchiere, impalato al suo posto. Non accennava a muoversi di lì, non accennava a fare qualcosa. Perso in chissà quale riflessione, Eva ne sentiva la tensione anche a distanza. Era un uomo buono e gentile, di questo era certa, e adesso si trovava in una situazione che lo metteva in un disagio palpabile.

Lasciò la spazzola sul ripiano del suo specchio ovale. Si alzò lentamente e fece qualche passo verso di lui. Sembrava che non la sentisse per niente.

«Preston?» cercò di richiamarne la sua attenzione.

«Lo so.» era ormai laconico.

Stava facendo la figura dello stupido. Eppure… eppure…

Sentì le mani di lei sfiorargli la giacca e trasalì. Si voltò di scatto e vide lo sguardo comprensivo della donna. Pensava che si sarebbe irritata per quel suo assurdo comportamento, invece cercava di non metterlo a disagio più di quanto non fosse.

«Sono uno stupido!» alla fine lo ammise, più a sé stesso che a lei.

«No che non lo sei.» disse Eva con un sorriso «Sei solo più nervoso del necessario e non fai che alimentare la tensione che già provi.» analizzò, soppesando le parole.

«Tu non sei nervosa?» chiese l’uomo stupito. Subito dopo capì che aveva fatto una domanda idiota. Eva arrossì: certo che era nervosa, solo non era imbecille come lui, che lo aveva tramutato in un ostacolo insormontabile «Fa finta che non abbia detto niente, per favore.» sentì di aggiungere.

In quel momento decise di farla finita con quel tentennare e scelse di andare dietro il paravento presente nella stanza. Spogliarsi davanti a lei non gli passava nemmeno per l’anticamera del cervello, lo aveva escluso a priori.

Nel frattempo Eva prese posto nel grande letto a baldacchino della stanza, un tempo tutto per sé, ma immaginava che quello sarebbe stato un cambiamento che sarebbe durato per molto tempo, sempre che, un giorno, non ci sarebbe stata anche un’evoluzione, una consacrazione di quel matrimonio che stava diventando quasi ridicolo.

Abbassò la luminosità della lampada a olio sul suo comodino. Immaginava che Preston sarebbe stato oltremodo nervoso di farsi vedere in camicia da notte.

Valutò se fosse stato il caso di fingersi addormentata, ma magari sarebbe stato più efficace se ci avesse pensato prima. Meglio spegnere la lampada, forse era la soluzione giusta.

                Lasciata anche la camicia sulla sedia dietro il paravento, Preston si era seduto a calmare la sua ansia. Quando vide che la luce fu spenta del tutto, pensò che era il caso di fare quei pochi passi che lo separavano dal letto. Si sentirono i piedi nudi di lui sul legno pregiato del pavimento, poi un fruscio di lenzuola e pochi attimi dopo Eva sentì il peso di qualcuno che saliva sul letto.

Stranamente si sentì più tranquilla rispetto a qualche minuto prima, quando la lunga attesa davanti allo specchio le era stata piuttosto molesta. Mille pensieri le erano corsi per la testa. Ora c’era qualcosa di profondamente diverso.

Quanto a Preston, lui era ancora agitato. Lo immaginava con gli occhi spalancati, incapace di prendere sonno. Non era così lontana dalla realtà.

                Il banchiere si rese conto che stava trattenendo il respiro. Si diede nuovamente dell’idiota, poi decise che era ora di farla finita con tutta questa scena. Lasciò andare il fiato, chiuse gli occhi e pensò di essere stanco, tanto stanco che doveva dormire.

«Buonanotte …» disse con un tono molto più rilassato delle sue poche parole spiccicate prima.

«Buonanotte.» rispose Eva, che, con delicatezza, gli diede le spalle.

Nemmeno Eva, che tanto si sforzava di essere forte, era così tranquilla. Aveva imparato a mascherare bene le sue inquietudini, perché per lei era necessario difendersi, così lontana da qualunque affetto, con quell’essere in casa. Certo, pensare a lui non era la cosa migliore, quindi scacciò immediatamente il volto ghignante del vecchio che continuava a fluttuare davanti ai suoi occhi. Riuscì a rilassarsi lentamente. Sentiva il ticchettio dell’orologio a parete che era nella stanza e, abbandonandosi al suo ritmo, riuscì a chiudere gli occhi e a scivolare in un sonno tranquillo.

                Non stava accadendo esattamente la stessa cosa dall’altra parte del letto, per quanti sforzi facesse il suo occupante. Le cose peggiorarono un pochino, facendogli aumentare i battiti cardiaci, quando Eva, evidentemente addormentata, si voltò dalla sua parte e, forse attratta dal suo calore, si accostò un po’ a lui.

Sarebbe stata una lunga notte, ma molto meno peggio di quanto si fosse prefigurato Preston.

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > La signora del West / Vai alla pagina dell'autore: Lady Snape