§° Il Bacio °§
Da
ore stava camminando su e giù per la sua stanza, illuminata debolmente dalle
fiamme del camino. Da molto la notte si era inoltrata e la luna splendeva alta
nel cielo, coperta appena da candide nuvole che presagivano un temporale.
Lo
scontro era imminente, gli eserciti delle due famiglie si sarebbero scontrati
sulle rive del fiume l’indomani mattina.
E Francesco ancora non
viene…che gli sia successo qualcosa? Forse l’hanno preso, forse è imprigionato!
Oh mon Dieu, perché Josephine ancora non viene ad avvisarmi! Sarebbe dovuto
venire già da ore, ma forse ha trovato degli ostacoli anche giungendo dal retro
del castello!Forse il passaggio segreto è sorvegliato dagli uomini di mio
padre? Oh Dieu, ti prego, salvalo!, pensava la giovane disperatamente, le
mani strette al cuore, mentre ancora camminava per tutta la stanza.
Gli
occhi celesti scattarono e il cuore le balzò in petto quando la porta si
spalancò ed entrò ansante la sua dama di compagnia, Josephine. Le corse
incontro e le strinse le spalle.
-
Josephine, ti prego…dimmi che è vivo! – sussurrò con tono disperato la giovane.
Josephine annuì, mentre riprendeva fiato: - Non è stato scoperto, sta
attraversando il passaggio e vi attende ai piedi delle scale che portano alla
torre occidentale. Quel ragazzo ha dalla sua il nostro Signore, mademoiselle! –
spiegò poi Josephine.
La
sua padrona tirò un
sospiro di sollievo,
quindi uscì fuori dalla sua stanza.
-
Fate attenzione, per carità! – fece in tempo a sussurrare, preoccupata, la sua
dama di compagnia.
La
giovane percosse bui corridoi e lunghe scalinate di pietra in silenzio, diretta
verso la torre occidentale. Silenziosa e attenta, raggiunse il luogo d’incontro
senza farsi scoprire dalle guardie.
Attese
lì, ai piedi delle scale che conducevano alla porta della torre, la schiena
contro il muro vicino ad una buia arcata. Non sapeva da dove sarebbe venuto il
suo amato, nemico alla sua famiglia, ma sperava solo che stava per giungere.
D’improvviso
sentì dei passi veloci ma leggeri giungere dalle scale sottostanti, da cui era
giunta. Chi poteva essere? Di certo non una guardia: il loro passo era
appesantito dalle gravi armature. Forse Josephine: ma che cosa voleva? Perché
correva? Che sia successo qualcosa a
Francesco?, pensò ancora la giovane mordendosi un labbro. Avrebbe voluto
pensare ottimisticamente, ma in quel momento di paura e dolore non ci riusciva
proprio.
Tirò
un altro sospiro di sollievo quando vide la figura davanti a lei, ansante per
aver percorso velocemente tutte quelle scalinate. Non era né suo padre, né sua
madre, né Josephine, né una guardia: era Francesco, era il suo amato.
Si
corsero incontro e si abbracciarono, stringendosi forte l’uno all’altro.
-
Magdalene…mia dolce Magdalene…- sussurrò il giovane italiano soffocando la sua
angoscia tra i castani capelli dell’amata. Sorrise la giovane a quelle parole,
ringraziando Dio per averle dato la possibilità di sentire ancora la sua voce,
il suo calore, il suo profumo.
A
malincuore sciolsero l’abbraccio e Francesco la guardò con i profondi occhi
neri, mentre le accarezzava una guancia con una mano tremante.
-
Non c’è tempo, mio dolce astro. Posso solo salutarti e sperare che Dio ci
aiuti…- sussurrò dolcemente il ragazzo.
Magdalene
ingoiò le amare lacrime e affondò le mani e il capo tra le pieghe della morbida
casacca, sospirando: - Vedrai, ci aiuterà, amore mio…ma tu ora da dove fuggirai?
– rispose osservandolo di nuovo negli occhi.
-
Scenderò dalla torre occidentale e di lì verso la foresta che divide i nostri
terreni. I miei compagni mi stanno aspettando e domani mattina mi batterò per
conquistare la libertà di poterti abbracciare…non ho convinto mio padre con le
buone, lo convincerò con le cattive… - spiegò il ragazzo, mentre ogni tanto
distoglieva lo sguardo dalla sua amata per osservarsi intorno, assicurandosi
che fossero soli.
Magdalene
annuì appena ed entrambi rimasero pietrificati nel sentire delle voci e dei
passi, nel piano sotto di loro.
Francesco
stava per salire i gradini della torre, ma ci ripensò. Rimase con un piede
poggiato sul primo gradino e strinse in un dolce bacio la sua amata, portando
una mano dietro il suo capo a stringerle dolcemente i morbidi ricci scuri.
Sul
viso eburneo di Magdalene scese involontariamente una lacrima, mentre si
stringeva all’amato con disperazione, afferrando con le mani le morbide pieghe
del manto sopra le spalle.
Si
sciolsero da quell’abbraccio e Francesco osservò negli occhi Magdalene. Le
sorrise, baciò la sua lacrima, assaporò per l’ultima volta il suo profumo ed il
suo respiro, quindi con uno slancio corse lungo la scalinata che portava alla
torre.
Magdalene
rimase lì in piedi, in lacrime, senza poter dire nulla. Sentiva ancora il
profumo del suo amore segreto aleggiare nell’aria; sentiva ancora la pelle
tremare per quel bacio.
Un
bacio, era solo un bacio, un “addio per sempre”. Eppure quel gesto la sconvolse
più degli altri, più della guerra imminente, più del pericolo di morte. Qualcosa
che l’attraeva e la impauriva, qualcosa che presagiva la morte certa ed un
barlume di speranza.
Sorrise,
le lacrime bagnarono appena le labbra.
–
Il Bacio della Speranza…- sussurrò tra sé, ripensando alla poesia che Francesco
aveva scritto per lei, mesi fa: Bacio della Speranza.
Quel
gesto, che riposava sulla sua bocca, non era sconosciuto, ma familiare.
Quel
gesto non era stato un bacio…ma il bacio.