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Autore: Avah    19/11/2012    0 recensioni
Traffico di droga, dolore per il passato e rimpianto per un vecchio amore finito male; coraggio, voglia di giustizia e un nuovo amore avvolgono nelle loro spire una donna dalle mille sfaccettature.
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Don Flack, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II  - Completa Fiducia

Con quelle poche parole riuscii a entrare nella sua banda. Molti dei suoi mi guardavano sospettosi, ma lui già si fidava ciecamente di me; prima di mettermi al lavoro, però, volle constatare le mie esperienze in fatto di spari, autodifesa e test per la droga; fortunatamente mi ero preparata precedentemente in tutti e tre i campi.
Per la prova di tiro mi portò in un piccolo campo fuori città di sua proprietà, dove aveva allestito una specie di poligono; quando impugnai la pistola, mi sentii protetta e iniziai a sparare un colpo dietro l’altro, senza aver fretta; alla fine, il bersaglio che avevo preso di mira era diventato un pezzo di cartone con un grosso buco al centro. Montano era soddisfatto, perciò mi condusse alla seconda prova, quella dell’autodifesa: grazie a Dio ogni settimana andavo in palestra almeno tre volte, e scaricavo tutta la mia rabbia e il mio stress su un sacco da boxe; mettere al tappeto un tizio più grosso di me non fu affatto difficile. E per quanto riguardava la prova dei test per riconoscere la droga… Beh, quello era il mio pane quotidiano.
-Sei brava, Ashley- disse Montano, dandomi una pacca sulla spalla -Ritieniti parte della squadra a tutti gli effetti-.
Sorrisi, sollevata; ero finalmente riuscita nel mio intento. La parte difficile era finita, ora sarebbe stata una lunga camminata in discesa, alla fine della quale per lui ci sarebbero state le manette e una nuova vita per me.
 
Passai i primi due giorni in sua compagnia, in cui mi mostrò ogni sua singola opera che con il suo mercato era riuscito a costruirsi; mi disse che la produzione era costante, ma che doveva assolutamente ridurre il numero di scagnozzi al suo seguito, dal momento che la polizia li stava braccando da un po’ di tempo e la paura di finire dentro diventava giorno dopo giorno più forte.
-Se vuoi posso darti una bella ripulita- dissi -Mi manca l’odore del sangue-.
-Non avere fretta, cara. Ne avrai da fare, tranquilla- mi disse lui, facendomi l’occhiolino.
-Quando pensi di darmi qualche lavoretto? Non voglio stare troppo tempo inattiva-.
-Te l’ho detto, non devi avere fretta- ripeté lui -Inoltre, voglio essere sicuro che non ti farai prendere quando ci sarà del lavoro per te-.
-Gli sbirri non mi prenderanno mai- feci io, con un’impavida sicurezza.
-Ne sei davvero sicura?- mi guardò di sottecchi.
Feci una risatina a denti stretti -In cinque anni da sicario, ne ho fatte fuori di persone, e la polizia non mi ha mai trovato. Mi intendo abbastanza di tecniche investigative-.
-Allora sei una donna dalle mille risorse- fece lui, ricambiando il mio sorrisino.
-Con me al tuo fianco potrai stare al sicuro-.
Mi venne da prendermi a schiaffi, solo a pensare a tutte quelle stronzate che stavo dicendo: odiavo l’odore del sangue e della morte che più di una volta avevo dovuto sopportare da vicino; odiavo dover sparare alla gente, anche se si trattava di un bastardo qualunque; odiavo dargli tanta fiducia, quando alla fine l’unica che mi interessava di lui era il suo funerale.
Mi riscossi dai miei pensieri quando sentii un telefono suonare; fortunatamente non era il mio, altrimenti non avrei saputo cosa dire in sua presenza.
Lui rispose e, dopo una breve conversazione, riagganciò e mi guardò con gli occhi che gli brillavano.
-Tieniti pronta- disse lui, alzandosi in piedi e tendendomi una mano per fare lo stesso -Da  oggi inizi a lavorare-.
-Finalmente- feci io, alzandomi a mia volta -Chi è lo sfortunato?-.
-Uno dei nostri, un povero idiota che avevo preso per compassione. Adesso però sta facendo il pazzo dicendo che andrà alla polizia perché non se la sente più-.
-Sarà un lavoretto facile-.
Scendemmo in strada e in meno di dieci minuti arrivammo fuori città, in un vecchio capanno abbandonato. All’interno era tutto buio, tranne per una forte luce in un angolo, dove vidi un ragazzo di forse 20 anni legato a una sedia con diverse ferite e abrasioni su tutto il corpo; era uno spettacolo terrificante, ma dovetti farmi forza e andare avanti.
-Quindi sei tu, che vuoi lasciare tutto?- disse Montano avvicinandosi al ragazzo, mentre io rimasi un po’ più indietro.
-Lasciatemi andare!- urlò lui.
-Non posso farlo, Tommy. Non posso permetterti di andare alla polizia. Quando sei venuto da noi sapevi cosa rischiavi-.
-Mi dovete lasciare and… aaaaaargh!- non terminò la frase perché un altro gli schiacciò la sigaretta accesa sul palmo della mano.
-Mi dispiace di doverlo fare- fece Montano, tirandosi su -Ashley, sta a te- disse, facendomi un cenno.
Avanzai di qualche passo titubante, ancora sconcertata da quello che avevo visto.
-Prendi questa e dimostrami quanto vali- mi porse una pistola, già carica.
-Non ce n’è bisogno. Preferisco usare la mia- dissi, estraendo la pistola che mi ero portata e caricandola -Non ti dispiace, vero?-.
Lui sorrise -E’ il tuo lavoro. Puoi fare quello che vuoi-.
Impugnai la pistola e mirai, al centro dell’addome del ragazzo. Pregando che andasse tutto per il meglio, premetti il grilletto.
Mi si ghiacciò il sangue nelle vene a sentire quel povero innocente che urlava; abbassai lentamente la pistola e guardai le conseguenze di quello che avevo fatto. Tommy (così mi sembrava l’avesse chiamato Montano) lanciò un ultimo urlo, poi la testa gli cadde sul petto, mentre un liquido rosso gli macchiava gli abiti; grazie a Dio era andato tutto liscio.
“Con questa andrà tutto bene. È stata progettata appositamente per queste situazioni: sembra una pistola normale, ma spara dei piccoli proiettili composti di due parti: in una c’è una sostanza che provoca una morte apparente, nell’altra c’è del sangue animale”.
-E’ morto- disse quello che lo aveva torturato, sentendogli il battito.
“La morte apparente compare dopo alcuni secondi dallo sparo, il tempo che la sostanza si diffonda in corpo, e dura per qualche ora; il sangue animale renderà tutto più verosimile e ti terrà al sicuro. Ti raccomando solo di non mirare mai alla testa, scoprirebbero subito il trucco e tu saresti nei guai”.
Cercai di ritornare nel mio personaggio, facendo un sorrisino di soddisfazione e rimettendo a posto la pistola, dopodiché mi voltai verso di lui, mettendomi le mani sui fianchi.
-Che te ne pare?- dissi.
Lui batté le mani in un breve applauso -Brava. Molto brava- fece lui, avvicinandosi -Se proprio quello che mi serviva-.
-Contenta di poter soddisfare la tua richiesta-.
-Ora ti credo. Hai la mia piena fiducia-.
  
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