2.Berlin
-
La Pinko Bag no dai.!! – disse Mary tirandola via dalla mia valigia
e lanciandola sul mio letto.
- E’ l’unica borsa nera che ho,
escludendo la poschette. La Pinko Bag parte con me – dissi
ributtandola in valigia.
- Sei assurda, secondo me non metterai
nemmeno meta’ dei vestiti e delle scarpe che ti porti – commento’
lei.
- Ahahah non mi sfidare. Sei vuoi ti faccio una foto a ogni
mio cambio cosi’ vediamo chi aveva ragione – le proposi.
- Ci
sto. Chi vince offre una colazione da Arnold al tuo ritorno –
affermo’ lei ponendomi la mano per confermare il patto. La strinsi
subito e scoppiammo a ridere – Aspetta aspetta dobbiamo fare un
video che faccia da testimone – continuo’ e ando’ in sala a
cercare la sua macchina fotografica.
Mariamarta era una della mie
piu’ care amiche. Non eravamo della stessa compagnia, ma era amica
anche di Felicia, Alice e Viola e spesso passavamo il tempo tutte
insieme. Avevamo la stessa passione per la fotografia e non c’era
volta che non finivamo il pomeriggi a fare foto; in piu’ c’era
anche il nostro vizio di filmare le nostre piu’ stupide
performance. Ci eravamo conosciute tramite la sua migliore amica, mia
vecchia compagna di classe ai tempi delle elementari, e quando si era
messa con il mio migliore amico avevamo iniziato a parlare come vere
amiche. Tra loro purtroppo non era andata decisamente bene, ma tra
noi due invece era nata una grande amicizia.
Poco dopo il nostro
video-testimone ci raggiunsero a casa mia anche le altre, con una
vaschetta di gelato per tutte.
- Ecco i cucchiaini ragazze –
dissi buttandomi sul divano.
- Fammi capire, non ti ho visto per
due mesi, sei tornata solo tre settimane fa, e gia’ riparti.? –
mi rimprovero’ Viola.
- A quanto pare. Ma solo per due settimane
dai – la tranquillizzai
- Bhe’ pero’ adesso ti devi rifare
mia cara. In Polonia non ti sei potuta scatenare qui ci devi dare
dentro.!! – mi desse Felicia.
- Mhmhm e con chi.? Con qualche
bel tedesco.?? – ribattei sarcastica
- Bhe’ scusa della tua
scuola non c’e’ nessuno d’interessante.? – domando’ Alice
-
Aspetta aspetta...fammi pensare...no. C’e solo Marco, il ragazzo di
Elena, ricordate.? Poi Konnat, Lore e bhe’, gli altri non li
conosco nemmeno, ma li ho visti e no, ..cadrei troppo in basso –
risposi sospirando e prendendo una grande cucchiaiata di gelato al
cioccolato.
- E scusa, quel tuo nuovo compagno di classe.? Logan.?
Non viene mica anche lui a Berlino.? – chiese Mary. Fu fortunata
che avessi gia’ mandato giu’ il mio boccone di gelato, o sarebbe
finito facilmente sulla sua maglietta.
- Ma neanche morta.! –
dichiarai fuori di me
- Ma scusa, mica e’ un figo da paura.? –
disse Viola
- Si, non posso negarlo, ma ci conosciamo da soli tre
giorni e gia’ non ci sopportiamo. E’ odioso, spocchioso, si crede
chissa chi, contraddice ogni cosa che dico, come se lo facesse
apposta, e vuole avere sempre l’ultima parola. Giuro, la sorella e’
adorabile, ma lui veramente, se potessi lo ucciderei – spiegai
quasi come se impazzita
- Ok, abbiamo constatato che l’argomento
Logan e’ fuori discussione. Questa vaschetta e’ finita, chi vuole
altro gelato.? – Disse Cici alzandosi.
- E da dove lo tireresti
fuori.? – chiesi curiosa
- Dal freezer, dove abbiamo nascosto la
seconda vaschetta appena entrate.!! – urlo’ dalla cucina
-
Volete di nuovo farmi ingrassare.? Non e’ bastata mia nonna.?? –
constatai divertita
- Smettila, tanto appena torni a Milano
riprenderai di nuovo a evitare il cibo - Disse Ali. Ci scherzavano
su, ma la verita’ e che si preoccupavano, soprattutto nei miei
“periodi bui” quando io e il cibo diventavamo nemici.
Fortunatamente non avevo mai superato il limite, anche se
quell’agosto ci ero andata vicina, ma da quando l’inverno prima
una nostra cara conoscente era finita in ospedale a causa
dell’anoressia, erano sempre piu’ apprensive.
- Mangio solo se
c’e’ il gusto alla nutella – mi rassegnai in fine.
Il
giorno seguente, in aereo, sedevo vicino a Anne. Avevamo scoperta
poco prima della partenza che avevano fatto dei cambi all’ultimo
con le nostre residenze ed eravamo state assegnate insieme alla
stessa famiglia: ne eravamo decisamente felici. In quei primi tre
giorni si era realmente integrata alla grande con il nostro gruppo,
e sapere quindi che avrei passato due settimane almeno con lei mi
rallegrava. Ovviamente mi dispiaceva pero’ per la mancanza delle
altre e soprattutto per la mancanza di Ilenia. Da un anno a quella
parte, eravamo diventate inseparabili, e il dover affrontare quello stage
divise, ci rattristava molto, soprattutto a me, perche’ non mi ero
potuta permettere il viaggio in America.
Una volta arrivate a
Berlino, rimasi scioccata, dal fatto che Anne non si era per niente
risparmiata sulla questione Valige, tanto da averne portate due e
aver quindi pagato il supplemento per la seconda. Mi disse che anche
se dovesse affrontare un viaggio in Burundi porterebbe tutto cio’
che si puo’, perche ogni cosa potrebbe servirti il qualsiasi parte
del mondo. Diciamo che aveva una visione simile alla mia, con la
differenza che io non potevo permettermi di pagare il supplemento
della seconda valigia, e quindi cercavo di riempirne una sola con
l’indispensabile, e massimo fare un piccolo abuso per quanto
riguardava il mio bagaglio a mano. Posso affermare che quella fu la
prima volta in tre giorni in cui il lato da ragazza ricca di Anne
venne fuori.
- Credo che la cosa piu’ divertente sara’ vedere
Logan usare i mezzi pubblici – disse d’un tratto la mia amica
divertita.
- Perche’ scusa.? A New York non ha mai preso la
metro.? – domandai quasi incredula
- Ahahah credo forse una
volta, con mio padre per punizione – disse divertita - Da quando
abbiamo avuto la patente abbiamo usato sempre e solo le nostre
macchine, prima invece ci pensava il nostro autista a venirci a
prendere a scuola o a portarci dovunque – continuo’. Rimasi
spiazzata, avevo sempre pensato che cosa del genere accadessero solo
nei film.
- E io che pensavo che Gossip Girl fosse solo un
telefilm un po’ pompato – le confessai stupita.
- Fidati,
nell’ Upper Eat Side la vita era anche meglio, e senza nessun blog
che ci tormentasse. A quello bastavano i paparazzi – rispose come
se tutto quello per me fosse stata una cosa normale.
Non toccai
piu’ l’argomento, e pensai soltanto alle due settimane di
divertimento che mi avrebbero aspettato.
Subito quella prima sera,
ci rifugiammo in un bar a bere un po’ di tipica birra tedesca. Dato
il basso costo di essa pero’ molte delle ragazze non seppero darsi
un limite e verso l’una di notte mi ritrovai chiusa in lurido bagno
a tenere a turno la testa ad Anne ed Angelica.
- Vicky lo sai come
sono, di solito reggo, anche quando mischio con il fumo cazzo –
cerco’ di giustificarsi Angelica in un momento di lucidita’.
-
Lo so, lo so, ma oggi a quanto pare non l’hai fatto – le dissi
disperata io, tenendo nel frattempo Anne.
- Lei e’ messa peggio
– constato’ per poi prendere nuovamente il suo posto.
- Non e’
colpa mia. Io bevo manatthan, vodka redbull, cosmopolitan. Drink con
i quali so quando arriva il mio limite. Questa birra invece sembrava
cosi’ leggera... – si spiego’ Anne.
Sospirai disperata,
quando qualcuno busso con prepotenza alla porta.
- Anne, per la
miseria, sei li’ dentro.? – urlo’ una voce maschile. Non ebbi
difficolta’ a riconoscere Logan. Mi alzai in piedi, e gli apri’
impaurita dalla sua reazione. Non sapevo se gia’ aveva visto la
sorella in tale condizioni o meno. Fortunatamente il ragazzo che mi
ritrovai davanti, aperta la porta, era solo un fratello preoccupato
per le condizioni della propria sorellina.
- Dov’e’.? – mi
chiese. Mi spostai, e li diedi la visuale delle due ragazze
appoggiate alla tazza – Fantastico. Ok facciamo che chiamo Lore, io
ti aiuto a portare a casa mia sorella, e lui pensara’ con Marco a
portare a casa Angie. Ci stai.? – domando’ serio
- Certo, tu
valli a chiamare, io cerco di tirarle su da li – gli risposi
tornando a occuparmi delle mie amiche.
Un’ora dopo mi trovavo in
qualche sperduta vietta berlinese di periferia sola con Logan e
un’Anne oramai addormentata tra le sue braccia.
- Allora
divertito con le inglesi.? – chiesi al ragazzo, al fine di rompere
il silenzio.
- Scusa.? – domando scendendo dalle nuvole.
- Le
due inglesine con le quali hai flirtato tutta la serata insieme a
Giorgio – gli spiegai
- Cos’e’, gelosa.? – ribatte’
malizioso.
- Oh Dio...lascia perdere – dissi alzando gli occhi
al cielo. Quel ragazzo era impossibile.
- Comunque carine, la mora
baciava decisamente bene – disse. Evitai di rispondere – Sai
sarebbe stato decisamente piu’ interessante vedere te ubriaca che
mia sorella. Chissa’ magari sei piu’ simpatica – continuo’
lui.
- Tranquillo, e’ uno di quei piaceri che credo non ti daro’
mai – gli risposi irritata.
- E tutta questa sicurezza da dove
arriva.? Non ti hanno mai detto mai dire mai.? – s’imputo’.
-
Perche’ sei uno spocchioso figlio di papa’ e pure don giovanni,
che cosa potrei mai ottenere da uno come te.? - gli sputai irritata.
Sapevo che dargli del figlio di papa’ non era forse esatto, dato
che comunque ne lui ne sua sorella avevano mai dato a pesare agli
altri la loro ricchezza, ma mi aveva decisamente fatto innervosire. A
quel punto Logan non mi rispose piu’, e finimmo il tragitto in
silenzio, cosi’ come l’avevamo iniziato.
I giorni a seguire li
passammo a studiare a scuola la mattina e a correre per Berlino il
pomeriggio. Solo la sera ci concedevamo di uscire, ma nessuno aveva
piu’ alzato il gomito. Andammo anche a ballare un paio di volte, ma
senza fare troppo tardi.
Sabato
finalmente ebbimo il nostro primo pomeriggio libero ed io ed Anne
decidemmo di concederci un po’ di sano shopping insieme.
- Che
ne dici di questo.? – mi chiese uscendo dal camerino con un abito
da sera, beige e senza spalline. Era divino e tremendamente costoso
dato che eravamo da Versace.
- Direi che e’ meraviglioso. Puro
sfizio o e’ per un’occasione speciale.? – chiesi curiosa.
-
Tra non molto, anche se non so ancora la data, ci sara’ una serata
di gala a Milano, per l’apertura della nuova sede dell’azienda di
famiglia. Dovro’ esser impeccabile, non credi.? – mi spiego’.
-
Assolutamente. E io che pensavo che fosse per il tuo ragazzo –
dissi maliziosa.
- Bhe’ anche – ammise timidamente –
Dovrebbe esserci anche lui, e quindi devo esser piu’ bella che mai,
cosi’ che non pensi di lasciarmi a causa della lontananza –
affermo’
- Scusa dove abita.? E soprattutto quant’e’ che
state insieme.? – domandai insistendo. Adoravo le storie d’amore,
soprattutto quelle della vita reale.
- Oramai sono tre anni e
mezzo. Si chiama Jackson. Ci siamo conosciuti per caso a una festa
dove si era infiltrato con degli amici. Era la festa di una mia
compagna di classe, quindi avevo dato per scontato che non l’avrei
mai piu’ rivisto. Due sere dopo invece me lo ritrovai in casa, a
una festa data dai miei zii per il loro momentaneo ritorno in
America. A quel punto decidemmo che era destino che ci dovessimo
incontrare e iniziammo a uscire insieme. Abbiamo 3 anni di
differenza. Adesso e’ in America, e’ all’ultimo anno di
giurisprudenza a Yale. Abbiam passato insieme tutta l’estate e ci
sentiamo quasi tutti i giorni, ma prima di fine ottobre e’ sicuro
che non lo vedo – mi racconto’ Anne. Mi dispiaceva sapere che
dovesse rimanere separata cosi’ tanto dal ragazzo che amava, ma era
cosi’ sicura del loro amore, che la distanza non sembrava
minimamente preoccuparla – tu piuttosto.?? Non mi vorrai dire che
una ragazza come te non e’ fidanzata.?? – chiese curiosa. Il mio
umore sognante cambio’ radicalmente, e mi ricordai come le favole
non sono per tutti – Ops, tasto dolente. Non devi raccontarmi se
non vuoi – mi rassicuro’.
- No tranquilla...anzi forse mi
farebbe bene finalmente parlarne. Il fatto che lo ero, fino a un mese
fa diciamo. Un anno e mezzo di relazione, tra alti e bassi, ma ci
amavamo, o cosi’ credevo. Sono partita per la Polonia per quasi due
mesi, e il mio ragazzo diciamo che non l’ha mandata molto giu’.
Abbiamo iniziato a litigare sempre piu’, ovviamente via messaggio,
e mi sono iniziata a chiedere se era veramente quella la relazione
che volevo. Poi pero’ sono andata avanti dicendomi, che era normale
che mi facessi queste domande, ma che lo amavo e che quindi una volta
tornata a Milano tutto si sarebbe sistemato. Bhe’ due settimane
prima del mio ritorno, ricevetti finalmente una sua telefonata, nella
quale pero’ mi diceva che mi aveva tradito, nuovamente con la
sorella del suo migliore amico, e mi chiedeva perdono perche’
l’avevo fatto solo perche’ gli mancavo. A quel punto non ce la
feci piu’ e gli dissi che era finita. – le raccontai
- Che
stronzo – disse incredula la ragazza – Vicky mi dispiace
veramente tanto... mamma mia, ma poi dirti che l’ha fatto perche’
gli mancavi, ma ce la fa.? – continuo’. Riusci’ solo a riderne
amaramente.
- Gia’...ma cosa ci vuoi fare, e’ un uomo, e’ di
natura un deficiente. La cosa peggiore era che e’ il migliore amico
di Alice. Mi dispiace che tutto quello che e’ successo tra noi due
abbia in parte intaccato la loro amicizia. Non del tutto ovviamente,
ma in parte – ammisi.
- Se la loro amicizia si e’ intaccata,
vuol dire che c’erano gia’ problemi prima. Vai tranquilla,
sicuramente non e’ colpa tua – mi rassicuro’ la ragazza.
-
Si ma non parliamone piu’ ok.? Oramai e’ un capitolo chiuso della
mia vita, per ora non ne voglio sapere di ragazzi. Meglio che mi
concentri sull’ultimo anno – dissi piu’ per autoconvincermi che
altro - Tra l’altro, a proposito d’amicizie, pensavo che se vi va
proteste uscire, tu e tuo fratello, con noi in compagnia. Abitiamo
vicine, almeno conosci un po’ di gente anche qui a Milano. Che ne
dici.? – le chiesi. Immaginavo che avere con chi uscire anche a
Milano le avrebbe sicuramente fatto piacere.
- Veramente.?? Io
sicuramente.! Sai e’ da quando ho l’asciato l’America che non
ho piu’ delle vere amicizie con cui uscire tutti i giorni –
ammise rattristendosi.
- Visto.?? Le mie amiche sicuramente non
avranno nulla in contrario, vedrai – la rassicurai. Sorridemmo
entrambe e ci lasciammo andare in un veloce abbraccio.
- Che
faccio allora.? Lo compro o no questo vestito.? – domando’
distaccandosi. Mi ero completamente dimenticate del motivo per cui
eravamo li’.
- E’ stupendo, non c’e’ che dire, ma quello
blu che avevi provato da Valentino...bhe’ se devo esser sincera mi
faceva impazzire, molto piu’ di questo – confessai.
- L’avrei
gia’ comprato anch’io, se non fosse che ho gia’ indossato un
vestito blu, tra l’altro sempre di Valentino, all’ultimo gala a
cui sono stata quest’estate quand’ero in vacanza con Jake a Los
Angeles. La stampa sarebbe capace di sparlare anche di questo oramai
– commento’. Scoppiai a ridere per quanto mi sembrava surreale
quello che aveva appena detto, ma capii il suo problema. Non potevo
permettermi di non indossare un vestito dello stesso colore, ma ero
la prima che non si faceva vedere a una festa mai nello stesso abito.
Il
giorno successivo, Domenica, la Nasoni ci porto’ in gita a Potsdam,
dove nel pomeriggio io e alcune ragazze ci rifugiammo a rilassarci
nel parco vicino al fiume.
- Avevo bisogno di questo sano relax
ragazze, questa settimana e’ stata un delirio – commetai
buttandomi sull’erba.
- Gia’ la Nasoni non scherzava quando a
giugno diceva che sicuramente non avremmo avuto molto tempo libero –
disse Daria.
- E’ gia’ passata una settimana, ve ne rendete
conto.? – constato’ Angelica
- Da quando siamo qui o dalla
nostra fantastica sbronza Angie.? – chiese divertita Anne.
Scoppiammo tutte a ridere.
- Se penso che mi hanno riportata a
casa Lore e Marco, che vergogna. Non mi hanno nemmeno voluto dire le
cavolate che ho sparato, ogni volta che si tocca l’argomento
semplicemente ridono e non dicono niente.! – sospiro’ disperata
la ragazza
- Io fortunatamente mi sono addormenta o svenuta, non
saprei di preciso. Fatto sta che niente d’imbarazzante e’ uscito
dalla mia bocca – affermo’ fiera di se Anne – Tra l’altro di
che avete parlato tu e mio fratello nel frattempo.? - chiese
curiosa
- Parlato.? Io e lui.? Bella battuta....ci siamo rivolti
tre frasi in croce, e ovviamente abbiam finito per discutere –
dissi irritata pensando alla sciocca discussione
- So che Logan
puo’ sembrare odioso, ma fidati, in verita’ e’ un ragazzo
d’oro. E’ semplicemente una sua facciata – spiego’
rattristendosi. Da quelle parole capii’ che c’era qualcosa che ci
nascondeva.
- Una facciata serve per proteggersi... – azzardo’
Daria. Anne sospiro’ e inizio’ a parlare.
- Dalle relazioni
con le persone. O piu’ che da quello, dal permettersi di
affezionarsi alle persone. Sapete, i nostri genitori sono morti 4
anni fa, sono stati assassinati – a quella frase mi vennero i
brividi, ma Anne non si fermo’ – Sono stati periodi bui per me e
Logan, soprattutto tenendo conto che gli assassini non sono mai stati
presi. Ovviamente e’ stato un grande dolore per tutte e due, ma io
ho saputo reagire in un modo, lui in un altro. Io sono socievole,
esco, mi diverto cerco di non pensarci. Logan invece si chiude in se
stesso, fa il duro e non lascia intravedere la sua vera persona,
perche’ ha troppa paura che se si affeziona a qualcuno, quel
qualcuno possa di nuovo abbandonarlo – racconto’. Nessuna di noi
ebbe il coraggio inizialmente di parlare.
- E’ per questo che vi
siete trasferiti in Italia, vero.?? Era piu’ sicuro che rimanere
li’...- riusci’ a chiedere Angelica
- Gia’...verso dicembre
scorso, la sicurezza aveva ritrovato delle falle nel sistema, e
quindi i miei zii hanno ritenuto saggio farci trasferire a casa loro,
in modo da esser lontani dal pericolo e sotto controllo di qualche
nostro caro. Abbiamo lasciato l’ultimo anno dopo solo un semestre,
e ora che ci siamo riusciti ad ambientare e aggiornare con il
programma scolastico di qui, abbiamo deciso di ri iniziare da capo
l’ultimo anno – spiego’. Rimasimo tutte in silenzio, senza
sapere cosa fare, quando semplicemente ebbi le forze di alzarmi e
abbracciarla piu’ forte che potevo.
La
settimana che segui’ fu altrettanto intensa. Scuola, giri per la
citta’, serate chiusi nei pub o a girovagare e fare gli scemi per
le vie del centro. Ero pure riuscita a sentire Ilenia da Montreal, ma
non so ancora dire chi abbia speso di piu’ per la chiamata. Le
avevo raccontato di quello che ci avevo detto Anne, e di come ci
eravamo unite in quella settimana.
Con Logan invece le cose non
erano cambiate di una virgola. Le volte che ci rivolgevamo parola,
anche a lezione, era una continua discussione, per non parlare del
fatto che odiavo il suo atteggiarsi da Don Giovanni. Quando ne parlai
al telefono con Alice, disse che secondo lei, io ero gelosa, perche’
infondo mi piaceva, ma chiusi la discussione con un “tu sei pazza”
.
L’ultima sera decidemmo tutti insieme di andare in una delle
piu’ grandi discoteche della citta’, come gran finale di quelle
due settimane. Come la prima sera, in molti non seppero dare un
limite, e tra quelli che si ritrovano ubriachi a meta’ serata c’ero
anch’io.
- Vicky quanto hai bevuto.? – mi chiese preoccupata
Angelica, che per quella sera aveva deciso di mantenere il controllo
su se stessa
- Credo decisamente troppo, perche’ mi sento cosi’
leggera, e io non lo sono affatto – commentai divertita mentre
continuavo a ballare.
- Vieni, con me, ti porto un attimo nel
prive’ – disse trascinandomi via dalla pista. Eravamo riusciti a
prenotare le salette private per noi, in modo da poter lasciare i
nostri averi e avere un posto tranquillo dove bere, e fu esattamente
li’ che mi mi porto’.
- Allora tesoro, facciamo che ti lascio
qui qualche minuto, cosi’ o ti riprendi o dai di stomaco e ti
riprendi. Ok.?? – domando’ facendomi sedere. Accennai un si con
la testa e mi sdrai completamente sul divanetto.
I ricordi di
quella sera ovviamente non sono mai stati troppo chiari nella mia
mente, ma alcune cose sono difficile da dimenticare.
Il mio
sguardo era fisso sulla porta: aspettavo e speravo che Angelica o
Anne entrassero il prima possibile e non mi lasciassero sola, quando
un alquanto ubriaco Logan Calligan fece la sua entrata. “Ci mancava
solo lui” pensai “questo e’ il Karma. Mi sono ubriacata come
una scema.? Il Karma mi manda Logan da sopportare” Il ragazzo si
sedette, in malo modo, di fianco a me e si perse a guardarmi.
- Mi
sa che sei ubriaco fradicio, vero.? – dissi divertita. Avrei voluto
fare la seria, ma il mio pessimo stato di sobrieta’ non me lo
permise.
- Direi che tu non sei da meno – disse continuando a
mantenere gli occhi fissi sui miei.
- Come mai qui, ti hanno
rinchiuso anche a te.?? – domandai curiosa.
- Perche’, tu sei
stata rinchiusa.? – ribatte’ lui.
- Ti ho posto per prima la
domanda.!! – piagnucolai quasi offesa.
- Naaa, sono venuto di
mia spontanea volonta’ – spiego’.
- Cos’e’, non c’erano
piu’ bionde con cui flirtare.? – domandai scocciata.
-
Sinceramente preferisco le more – ammise lui. Guardai in automatico
i miei capelli: erano tinti ma decisamente non erano biondi.
-
Signor Calligan sta per caso cercando di provarci con me.? –
domandai mezza seria e mezza divertita.
- Sarebbe tanto grave.? –
chiese malizioso lui, avvicinandosi sempre piu’ al mio viso.
-
Noi due ci odiamo Calligan – constatai, senza pero’ scansarmi.
-
Ma siamo ubriachi. Se succedesse qualcosa qui, nessuno dei due
potrebbe ricordarselo, e non ci sarebbe nessun problema – disse
oramai sospirando sulle mie labbra.
- Ho il pessimo vizio di
ricordarmi sempre tutto – dissi contraddicendolo. Mentre parlavo
avevo mantenuto il controllo e gli occhi fissi nei suoi, ma quando
gli abbassai e mi ritrovai di fronte alle sue labbra non c’era piu’
nulla da fare.
Mi prese con foga, tirandomi su di lui. Io a
cavalcioni sulle sue gambe, le sue mani sul mio di dietro, le mie tra
i suoi spettinati capelli neri.
Non so quanto duro’ il tutto, ma
so che in un momento di lucidita’ ebbi le forze di staccarmi,
ricompormi e senza fiatare uscire da quel prive’.
- Sai,
dopo quasi un anno inizio finalmente a esser contenta di essermi
trasferita Milano – Mi disse Anne in aereo.
- Come mai dici
questo.? – le chiesi curiosa
- A New York la vita non era piu’
la stessa dopo la morte dei miei. Sai sono subentrare un sacco di
responsabilita’, soprattutto per quanto riguardava la nostra
presenza nell’azienda. Avevo poco tempo per le mie amiche, sia a
scuola che fuori: niente piu’ giri per i negozi, feste, vacanze
organizzate, pero’ almeno avevo qualcuno. Quando pero’ ci
trasferimmo qui a Milano mi sentii persa. Nessuno con cui uscire e
fare shopping, parlare, prendersi un caffe’, andare a ballare. Ero
sola. Da quando ho iniziato la scuola invece le cose sono cambiate.
Dal primo giorno tu e le altre mi avete accolta senza problemi, e tu
in queste due settimane sei stata una coinquilina e un’amica
fantastica. Non e’ la vita nell’Upper Eat Side, ma e’ fatta di
persone piu’ vere, e non e’ assolutamente male – mi spiego’.
Abbracciarla mi venne naturale – Pero’ niente da fare, i mezzi
pubblici non fanno per me – constato’ e scoppiammo a
ridere.
Quella mattina avevo la testa che scoppiava, e dopo quella
chiacchierata speravo solo di addormentarmi e risvegliarmi piena di
energie. Come avevo ribadito a Logan la sera prima, mi ricordavo
assolutamente tutto, ma sia lui che io ci comportammo esattamente al
nostro solito modo: ovvero non ci parlammo, a parte qualche
battuttina per darci fastidio.
- Hej, hai bisogno di un passaggio
.? – mi chiese Anne nel prendere la valigia. La guardai persa come
se non avessi capito la domanda: purtroppo il mal di testa post
sbronza, nonostante la dormita in aereo, non era passato – Vicky.??
– mi riprese la ragazza.
- Cosa.? Ah, si scusa, il
passaggio...Guarda molto volentieri grazie, mia madre purtroppo è al
lavoro non poteva venire, e non sapevo proprio cm tornare a casa –
risposi grata. Presi la valigia e ci dirigemmo verso l’uscita.
Logan usci’ con noi ma evito’ di parlare. Mentre oltrepassavamo
pero’ la fila di genitori intenti ad aspettare il resto dei miei
compagni di scuola senti qualcuno chiamarmi da dietro.
- We
signorina, non e’ che vorrebbe tornare a casa con la mamma.? –
urlo una donna. Mi girai e vidi l’esile figura di mia madre con le
braccia sui fianchi guardandomi con un faccino da bambina
arrabbiata.
- Mamma.! – gridai a mia volta mollando la valigia e
correndole incontro per abbracciarla – Avevi detto che non saresti
potuta venire.!! – le dissi sciogliendomi dalla presa.
- E
invece sorpresa.!! – disse aprendo le braccia per dare piu’
enfasi alla frase – vatti a riprendere la valigia, va che l’hai
lasciata a quei due poveri ragazzi – continuo’ indicando Anne e
Logan.
- Vero, che scema. Pero’ vieni vorrei presentarti una
persona – dissi tirandola nella loro direzione
- Anne, Logan,
vorrei presentarvi mia madre – gli spiegai una volta avvicinatami a
loro.
- Mamma questi sono Logan ed Anne. Sono i mie nuovi compagni
di classe. Anne e’ la ragazza che mi ha sopportato in casa queste
due settimane. Pensa abitano a Cesano e si erano pure offerti di
accompagnarmi – le spiegai.
- Cavoli e’ un piacere, e grazie
dell’offerta. Tra l’altro, complimenti Anne, sei riuscita a
sopportare il suo disordine.?? – disse mia madre.
- Mamma.!! –
la ripresi
- Il piacere e’ nostro signora.??...- inizio’ Anne
fermandosi, non sapendola come chiamare.
- Lascia perdere il
signora, mi fa sentire vecchia. Datemi pure del tu, sono Ewa – la
corresse.
- Grazie, e’ gentile da parte tua. Comunque non ti
preoccupare, io e tua figlia non abbiamo avuto alcun problema a
convivere, anche perche’ in verita’ quella piu’ disordinata
della due in questi giorni sembravo io, e non lei - la rassicuro’
Anne.
- Se lo dici tu - disse incredula mia madre - Comunque
tesoro andiamo.? Ho lasciato la macchina in un posto dove forse non
era il caso di mollarla. Ci dobbiamo sbrigare prima che ce la portino
via – mi disse prendendo la mia valigia.
- Sei sempre la
solita.!! – la rimproverai - Anne allora chiamami anche sta sera
se ti va, cosi’ usciamo tutti insieme – le dissi
abbracciandola.
- Certo ci sentiamo dopo – rispose sorridendo.
-
Allora ciao – dissi accennando’ un saluto con la mano. Anne
rispose con la stessa enfasi, Logan un po’ meno, ma almeno
rispose.
- Un po’ sulle sue il ragazzo – commento’ mia madre
allontanandosi.
- Lasciamo perdere – ebbi solo le forze di
replicare.