453 a.C
Il sole mattutino entrava dalla piccola finestra, illuminando il volto della ragazza stesa nel letto e un po’ della minuscola stanza.  Demetria si alzò lentamente dal letto, ancora distrutta fisicamente e mentalmente dal giorno precedente, e si pettinò i suoi lunghi capelli castani. Tra i suoi coetanei  era conosciuta soprattutto per la sua bellezza e per i suoi lineamenti fini, anche se lei non si sarebbe mai piaciuta veramente, faceva parte della sua personalità e anche sua madre – da quel poco che suo padre le aveva raccontato- aveva lo stesso identico carattere. Pensando alla giornata appena iniziata, la ragazza si infilò la sua tunica color crema e uscì dalla stanza. Sapeva che il padre l’avrebbe portata al Foro per vendere qualcosa e la cosa la eccitava particolarmente, amava parlare con la gente e grazie alla sua bellezza spesso i giovani si fermavano per comprare qualcosa.
«Demetria, oggi ho bisogno che tu venga con me. Non sto per niente bene.» disse il padre quando la vide uscire dalla sua camera. Era piuttosto alto per gli standard di quel periodo, ma ciò che colpiva di più di quell’uomo erano sicuramente gli occhi color cioccolato. Come colore non avevano niente di che, ma la loro espressività li rendeva particolari. Si capiva sempre quando era triste, quando era felice o quando era orgoglioso… il che era un bene, visto che non esternava mai i suoi sentimenti.
«Sono felice di poterti essere utile in qualche modo.» rispose a bassa voce, evitando il suo sguardo. Tra i due non esisteva un vero rapporto e la ragazza credeva che fosse a causa del fatto che la madre era morta per metterla alla luce. 
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Il mercato era pieno come al solito e Demetria amava sentire il chiacchiericcio della gente e il rumore dei passi sul pavimento lastrato. Nonostante tutto, era felice di essere una plebea e non capiva perché il padre avrebbe preferito nascere patrizio. Era fermamente convinta che molti patrizi non apprezzassero le piccole cose, mentre lei – fin da piccola- notava in modo particolare i piccoli dettagli e odiava le persone che davano tutto per scontato.
«Demetria!» urlò  ragazzo, poco distante da dove si trovava lei.
La ragazza si girò e vide il figlio di un caro amico di suo padre avvicinarsi a lei. Nonostante si conoscessero da molto tempo, non si ricordava il suo nome e ogni volta cercava un modo per non essere costretta a fare la figura della stupida.
«Come stai?» gli chiese sorridendo.
«Bene. Venduto qualcosa?»
Demetria annuì e gli fece vedere quel che aveva guadagnato in poche ore. «Purtroppo la maggior parte delle persone si sono fermate solo per chiedermi di mio padre…»
«A proposito, dov’è?»
«Non ne ho idea. L’importante è che riesca a vendere qualcosa in più, non voglio deluderlo. »
Il ragazzo annuì e, dopo alcuni minuti, il suo sguardo si illuminò, come se gli fosse venuto in mente qualcosa di molto importante.
«Vedi quel ragazzo vicino a mio padre? Quello girato…» disse sottovoce, avvicinandosi alla ragazza.
«Sì… per quale motivo dovrebbe importarmi qualcosa di lui?» chiese perplessa.
«Beh, fa parte della gens Iulia. Comprerà sicuramente qualcosa.» spiegò e in quel momento l’altro ragazzo si girò verso di loro.
Demetria fu sorpresa dalla sua bellezza: aveva capelli neri e ricci, occhi castani e un atteggiamento elegante, ma per niente altezzoso.
 
 
SPAZIO DELL’AUTRICE:
Salve, bella gente! Bene, eccomi con una Jemi Story ambientata nell’Antica Roma. Premetto che non sono un’esperta di questo periodo storico, perciò di tanto in tanto farò degli errori.
Domandona: ho un grosso problema con il nome di Joe. Qualcuno ha qualche idea?
Come solito le recensioni sono gradite.