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Autore: _herondales_    21/11/2012    1 recensioni
Una OS, su una ragazza che all'apparenza non sembra avere molti problemi, la cui sicurezza viene però sgretolata via ogni volta che deve compiere anche il minimo gesto, tradendo il suo 'io'. Spero vi piaccia )
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘Mamma sto uscendo’
‘Buona fortuna, amore’
Buona fortuna un corno, era appena iniziata un’altra giornata uguale a tutte le altre. Frankie stava percorrendo per l’ennesima volta la strada che portava da casa sua a quella maledetta scuola, con la sua camminata non molto femminile ma comunque aggraziata, da ‘scaricatore che ha fatto danza classica’ come la definiva sua sorella per scherzare. Come ogni mattina, aveva acceso l’ipod e si era immersa nella sua amata musica, nella voce di quell’unica persona che la faceva stare bene, che non la faceva sentire sola. Aveva come sempre quell’ansia di non riuscir a sopravvivere alla giornata senza crollare davanti a tutti, rendendo la sua situazione più complicata. Non si era mai trovata bene in nessuna scuola fosse andata, e di scuole ne aveva cambiate molte. Aveva conosciuto tante persone, memorizzato tanti volti e voci, ma di rado qualcuno era entrato nella sua vita restando. Nell’ultima città aveva litigato con tutti, finendo così per non mancare a nessuno. Frankie sapeva anche perché era andata così: era colpa sua. Aveva costruito un personaggio ben diverso da ciò  che era realmente, fingeva ogni giorno di essere una persona scontrosa e asociale, solo perché sapeva che comunque non sarebbe piaciuta a nessuno. Nessuno l’aveva mai accettata. Forse era per il modo in cui si vestiva, la musica che ascoltava o i suoi interessi in generale, ma ormai aveva fatto l’abitudine ad essere sola, quindi aveva finalmente imparato ad accettarsi. Era ormai arrivata davanti scuola, quando iniziò a provare un’altra sensazione terribile, che però era sempre lì con lei. Quella maledetta sensazione di essere fissati da tutti, che ti porta a camminare così a lungo guardando in basso, da farti venire il torcicollo. Ecco che come sempre quell’orribile sensazione era accompagnata dalla voglia di scappare da tutto e tutti, avendo però la consapevolezza che scappando non sarebbe ai riuscita a superare i suoi problemi.
Salita in classe, si levò il giaccone, quando i compagni iniziarono a loro volta ad entrare. La guardavano con i soliti sguardi di incomprensione, la guardavano come se fosse uno strano extraterrestre solo perché voleva andare bene a scuola , perché non le interessavo le discoteche, perché le piaceva leggere sempre e dovunque, perché una semplice canzone, o meglio una voce, la metteva di buon umore, ma soprattutto perché non la pensava come loro, riguardo niente.
Quante litigate e insulti aveva dovuto subire, solo perché aveva espresso un suo parere e quante volta era stata ridicolizzata ed esclusa perché non era riuscita a passare una versione durante un compito, riuscendo una volta a farla sentire in colpa per un ‘3’ di una sua compagna di classe . Aveva più volte provato a parlare di questa situazione in casa, magari le volte in cui tornava piangendo, e la mamma l’aveva dovuta consolare. Il risultato era stato sempre lo stesso: la madre faceva la pazza, urlava che sarebbe andata dal preside a denunciarli tutti. Frankie sapeva bene che lo faceva solo per aiutarla, non capendo però che così avrebbe solo peggiorato la situazione. Così la ragazza aveva imparato a ignorare le parole degli altri, fare le cose che le venivano chieste, giusto per non avere problemi. E così lo fece anche quella mattina, si tolse le amate cuffiette, si alzò in piedi, prese il quaderno e lo porse ai compagni in modo da far copiare loro i compiti del giorno, sentendo di star tradendo sé stessa –perché lei odiava ogni piccola forma di imbroglio-, ma volendo far scomparire quello sguardo freddo e tagliente dagli occhi degli altri, sperando che un giorno quell’inferno ,che a molti sembrava il paradiso, sarebbe finito. 


post capitolo:
spero vi piaccia, non c'è scritto molto, ma per me è stato bello e triste allo stesso tempo scriverlo. Non è un capolavoro,  è solo una specie di confessione. Adios. 

  
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