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Autore: fragolottina    22/11/2012    7 recensioni
«Non lo senti?» mormora, tanto vicino al mio viso che non resisto alla tentazione di baciarlo, con le sue parole che vibrano sulle mie labbra. Io non resisto mai alla tentazione di baciarlo. È così bello, ha il viso che ho sognato di trovare per tutta la vita. Ha il naso perfetto. Adoro i suoi dreadlocks castani. Ha gli occhi più grandi e blu che si siano mai visti. E brillano, come la prima neve sotto un raggio di sole mattutino. Brillano di quello che è, nel suo intimo più profondo.
Dio, il ragazzo che mi ama è perfetto.
«Cosa?»
Si appoggia coi gomiti ai lati della mia testa e prende a giocherellare con i miei capelli. «La neve.» solleva il mento ed annusa l’aria intorno a noi. «La prima neve di quest’anno.»
Genere: Commedia, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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profumo di neve
fragolottina's time
buonasera lettrucciole,
vi presento il mio Racconto di Natale... lo so che è un po' presto per pensare al Natale, però è tutto programmato! piacendo al cielo, dovremmo finire tutto per il ventiquattro dicembre, o il venticinque... insomma quel periodo lì...
dunque... sarà un racconto caratterizzato dalle tre B: breve, bello, buono!
se sgamate l'inghippo subito mi indispettirò abbastanza... quindi, nel caso non ditemelo... e soprattutto fate la faccia sorpresa quando ve lo dico io!
poi... fondamentalmente come idea è un po' bislacca, ma tanto non vi turberete più di tanto, no? insomma, ormai vi sarete fatte una certa idea di quello che scrivo...


PROFUMO DI NEVE

I parte

Quando mi sveglio mi rendo subito conto che è quasi il momento. Mi sembra di riuscire a toccare la sua crescente eccitazione nell’aria e sorrido con gli occhi ancora chiusi.
    Nick è già in piedi e lo sento baciarmi il collo, il petto attraverso la scollatura del pigiama, la pancia nuda, facendomi rabbrividire per il freddo, che gela il suo bacio umido immediatamente.
    Apro gli occhi e cerco la sua testa, passo le dita tra i suoi dreadlocks stretti e precisi. Sbadiglio. «Qualcuno è di buon umore.» commento, ancora assonnata.
    Nick si tira su, rimanendo comunque con il busto su di me. Ha il sorriso più bello del mondo, perché il suo sorriso non è una smorfia rapida, che torna al disappunto o alla noia subito dopo; quando Nick sorride è allegro sul serio ed è duraturo, sarà così felice fino all’anno prossimo.
    «Non lo senti?» mormora, tanto vicino al mio viso che non resisto alla tentazione di baciarlo, con le sue parole che vibrano sulle mie labbra. Io non resisto mai alla tentazione di baciarlo. È così bello, ha il viso che ho sognato di trovare per tutta la vita. Ha il naso perfetto. Adoro i suoi dreadlocks castani. Ha gli occhi più grandi e blu che si siano mai visti. E brillano, come la prima neve sotto un raggio di sole mattutino. Brillano di quello che è, nel suo intimo più profondo.
    Dio, il ragazzo che mi ama è perfetto.
    «Cosa?»
    Si appoggia coi gomiti ai lati della mia testa e prende a giocherellare con i miei capelli. «La neve.» solleva il mento ed annusa l’aria intorno a noi. «La prima neve di quest’anno.»
    So cosa significa per lui, non c’è qualcosa che ami più della neve: la prima neve, significa che è quasi ora di tornare a lavoro ed a Nick il suo lavoro piace. Mi tiro su sui gomiti e mi trovo ancora più vicina, quando mi bacia questa volta, è più intenso, più profondo. Sarà difficile smettere.
    «E se non andassi a… mm…» gli mordo le labbra riuscendo a togliergli l’intenzione di parlare per qualche secondo, finché non appoggia la fronte contro la mia. Abbiamo entrambi il respiro talmente frammentato, che sembra flash-forward di quello che accadrà tra poco. «Non andare a lavoro, Meg.»
    «Devo.» cerco le sue spalle, le sue braccia sotto la t-shirt leggera con cui dorme e le strofino con le mani.
    «Il capo sono io.» mi ricorda.
    Rido contro le sue labbra. «Quindi questa potrebbe quasi essere considerata molestia sul lavoro.» lo prendo in giro.
    «Ah-ah.» mi riprende. «Qualcuno non sta facendo la brava bambina.»
    Mi lascio di nuovo cadere sul cuscino e dischiudo le gambe, per lasciare che una delle sue scivoli tra le mie.
    Nick mi sfiora la linea del collo in punta di dita. «Dovresti stare attenta, è quasi Natale. Babbo Natale sarà sicuramente in ascolto.» sgrana gli occhi con enfasi. «Niente regali per la mia Maggie.»
    Mi specchio nel suo sorriso e non riesco ad impedirmi di essere felice. Sono sperduta in un villaggio nordico semi deserto per quasi tutto l’anno, lavoro in una tavola calda desolata con pochi clienti abituali che mi chiamano per nome, ho lasciato tutto, la mia vita, il mio mondo per seguire un ragazzo che è stato il mio più perfetto regalo di Natale. E non riesco a ricordare un anno più felice di questo.

Nick dice che ci eravamo già incontrati, molti anni prima. Dice che ero molto piccola ed è normale che non ricordi. C’era ancora mia madre, io avevo quattro anni ed un’idea tutta mia sulla morte.

Dice che lo sorpresi mentre la guardava in piedi accanto al suo letto.
    Mio padre si era addormentato vestito per paura che allontanandosi, distraendosi anche solo per un secondo l’avrebbe persa, gli sarebbe scivolata tra le dita. Mamma era così fragile e l’ultima chemioterapia l’aveva distrutta. Ricordo il suo viso solo dalle foto, ma ricordo il suo respiro: esitante, troppo profondo, come se i suoi polmoni accumulassero più aria del necessario per paura che non ce ne fosse un altro.
    Io, che mi ero alzata per andare in bagno, lo trovai lì, immobile.
    «Sei un angelo?» gli chiesi preoccupata.
    Nick si voltò dispiaciuto, senza dire niente.
    Io rimasi in piedi sulla soglia, stringendo in mano il braccio del mio orsetto. «Papà, dice che siccome mamma sta tanto male, presto un angelo verrà a portarla via.»
    Lui sospirò.
    Ora mi racconta sempre che non sapeva cosa dirmi, che ero così piccola, che mia madre mi amava così tanto.
    Usò anni di esperienza con i bambini per sorridermi, uscì dalla stanza dei miei genitori e la socchiuse per non svegliarli; poi si accucciò davanti a me e studiò il mio peluche. «Quello è davvero un bell’orsacchiotto.»
    «Ti piace?» gli domandai eccitata. Troppo piccola per pensare che c’era uno sconosciuto in casa mia e poteva essere pericoloso.
    «Tantissimo e io me ne intendo di orsacchiotti.» mi lisciò la magliettina del pigiama con affetto. «Sai cos’altro mi piacciono?» mi chiese.
    Io continuai a guardarlo, dice che avevo occhi enormi per essere una bambina tanto piccola.
    «Gli alberi di Natale.»
    Lo portai a vedere il mio e gli indicai la presa della corrente per illuminarlo, papà si era raccomandato di non toccarla. Per alcuni secondi rimanemmo lì, fermi, a guardare le lucine accendersi e spegnersi.
    Io allungai la mano e presi la sua. «Se sei un angelo, perché non guarisci la mia mamma invece di portarla via?»
    Lui si accucciò di nuovo accanto a me. «Non posso guarire la tua mamma.» scosse la testa. «Ma non sono qui per portarla via. Passerete il Natale insieme e sarete felici, ti prometto che sarà bellissimo.» abbassò gli occhi. «Però poi verranno a prenderla.»
    «Oh.» gli occhi mi diventarono lucidi ed acquosi e Nick mi abbracciò.
    «Non fare così, piccina.» cercò di consolarmi.
    «Sarà brutto.»
    «Si, dovrai essere molto buona e forte per il tuo papà.» si allontanò per guardarmi negli occhi. «Anche la mia mamma se n’è andata da poco, sai?»
    «Davvero?» chiesi incerta.
    Lui annuì con la testa.
    «E ti manca?»
    Sospirò, poi però cercò di sorridere. «Sempre, ma sono sicuro che ovunque si trovi anche io manco a lei.»
    «Mamma non mi dimenticherà?»
    «No.» il suo sorriso fu più convinto questa volta.
    «E tu?»
    Si allontanò e mi baciò la fronte. «Mai.»

Tutto quello che mi aveva detto si avverò. Mamma per Natale stette bene, abbastanza da stare alzata in soggiorno a giocare, mangiare biscotti e guardare la tv con me.
    Si avverò tutto, però.
    Cominciò a stare di nuovo male il ventotto dicembre e chiese di farsi ricoverare, per non essere nella mia bella casetta quando… beh, immagino fosse un gesto molto premuroso.
    Io ricordo l’ambulanza, come il lampeggiante si rifletteva sul mio albero di Natale.
    L’anno dopo quando mio padre provò a decorare un abete, io scoppiai a piangere disperata. Lui non disse niente, prese tutto, lo chiuse in un paio di scatoloni e lo portò in soffitta. Niente più alberi di Natale.


lo so... è un po' cortino - Lamponella dice di no, ma lei non è abituata ai miei capitoli chilometrici... vedi il Mitronio di Synt!
ma quanto sono cucciolosi!
anche perchè deve essere tutto tenero e morbidoso per Natale...
ma parlando di cose serie... che ne pensate? vi piace? 
se vi va di farmelo sapere mi renderete molto gioiosa!
baciallajinglebellsinanticipo



   
 
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