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Autore: Ria-chan    23/11/2012    2 recensioni
...All’inizio non sono che flebili luci, contorni sfocati ed immagini indistinte.
Passeggeri veloci ed ombre trasparenti a cui non rivolgo la mia completa attenzione.
E confesso che mi spaventano, a volte.
Mi attraversano la strada e lo sguardo senza preavviso, rimembrandomi qualcosa che no, non amo davvero ricordare...
...
Ma non possono farmi niente, mi ripeto; non possono toccarmi, sfiorarmi, non hanno energia a sufficienza per afferrarmi o farmi del male: non sono che il nulla, per me.
Solo aria e sfumature di colore da ammirare...
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Colori

Prima i colori.
Poi gli esseri umani.
E’ così che di solito vedo le cose.
O almeno ci provo. (*)

 
“La gente tende a notare i colori di una giornata solo all’inizio e alla fine, ma per me è chiaro che in un giorno si susseguono un’infinità di sfumature e di tinte, in ogni istante.”(*)
All’inizio non sono che flebili luci, contorni sfocati ed immagini indistinte.
Passeggeri veloci ed ombre trasparenti a cui non rivolgo la mia completa attenzione.
E confesso che mi spaventano, a volte.
Mi attraversano la strada e lo sguardo senza preavviso, rimembrandomi qualcosa che no, non amo davvero ricordare.
Sono confusi, rapidi; colori dalle strane sfumature di cui mai, prima d’ora, mi ero accorta.
Altre volte non sono che chiazze nere indistinte: pozze d’inchiostro mostruose che mi rincorrono come incubi terribili e cercano di inghiottirmi e trasportarmi nel loro mondo.
Mi circondano senza darmi via di scampo; mi perseguitano, mi accerchiano.
Ed anche in quel momento, mi fanno paura.
Ma non possono farmi niente, mi ripeto; non possono toccarmi, sfiorarmi, non hanno energia a sufficienza per afferrarmi o farmi del male: non sono che il nulla, per me.
Solo aria e sfumature di colore da ammirare.
Null’altro.
Ed io non faccio parte di loro. Non ora, almeno.
Non sono come queste ombre sfuggenti, questi fantasmi che vagano irrequieti vestiti per lo più di grigio e nero ma che pretendono, invece, di scorgere i colori più elementari.
Io non sono altro che una fotografa.
Io li vedo davvero, quei colori.
Ogni sfumatura mi si rivela con chiarezza, mentre si mescolano come pittura sulla tavolozza confusa di un pittore.
“E nel mio lavoro mi picco di notarli tutti.” (*)
Nero pece, bianco, arancio, rosa pastello ed oro. Sfumature di grigio, di blu notte e azzurro cielo; rosso intenso, viola, verde e argento. Ed ancora perla, bronzo, celeste e acquamarina; lilla, marrone, ocre e rosa pallido.
Li fotografo tutti, senza fretta, mentre me ne sto seduta sul tetto di questo splendido palazzo: le gambe penzoloni nel vuoto, le mani poste sul grembo a sfiorare il mio vestito grigio; tenendomi a distanza da “loro”.
Di tanto in tanto li osservo muoversi sotto di me: figure indistinte, fiochi colori e flebili luci.
Molti sono solo accenni dal color pastello, altri sono tristi sfumature di grigio e molti, davvero molti, non sono che chiazze nere.
Cerco di ignorarli, il più delle volte.
Io sono una fotografa. Del mondo però, gli uomini non mi interessano. Non più ormai.
Non provo più pena né interesse per loro.
Ed anzi, li rifuggo.
Non voglio ritornare ad essere un’ombra sfumata e cieca. Che non percepisce se non i colori più banali ed evidenti.
Non voglio mischiarmi a loro.
Non voglio ricordare la vita.
Tutto ciò che mi interessa è poter osservare la miriade di pagliuzze colorate che il mondo mi offre e che io ho perso; che non posso più vedere su me stessa se non quando, la magia dell’alba ed i teneri raggi, schiariscono il mio grigio tetro fino all’azzurrino di un fumo vagamente corporeo.
Tutto ciò che desidero è poter ammirare le numerose sfumature di colore che non avevo mai visto, e che non credevo ogni anima possedesse.
Questa insomma è la mia pace. Il mio passatempo.
Ed è questo tutto ciò che continuerò a fare finché avrò energie per esistere.


Ho deciso di non inserire alcuna introduzione, prima del testo, perché non sapevo davvero -e non so' tutt'ora- cosa dire esattamente.
Questo scritto è nato come un'immagine confusa, un'idea che nella mia mente aveva contorni sfocati e tratti indistinti. E questo credo, nel testo, sia facilmente intuibile.
Tutto ciò che volevo era descrivere ciò che vedo nella mia mente: come un dipinto, che non necessariamente va sempre compreso appieno da chi lo guarda ma che riesce comunque a risvegliare qualche emozione.
E proprio per questo, insomma, ho deciso che non spiegherò null'altro a riguardo ed anzi, davvero felicissima, sarei di leggere cosa vi è parso, cosa vi ha portato ad immaginare o comprendere.
Ci terrei davvero.

(*) Brani tratti da un meraviglioso libro: "La bambina che salvava i libri"

Ringrazio di cuore chiunque passerà di qui ed avrà il coraggio e la pazienza di leggere.
   
 
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