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Autore: BebaTaylor    23/11/2012    1 recensioni
Selene ama Sara.
Sarah e Veronica sono migliori amiche.
Gilberto è il ragazzo di Sarah.
Selene vuole così tanto cha Sarah la noti che farebbe qualsiasi cosa per lei.
Anche uccidere.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Obsession Love



Selene si avvicina alla finestra, il cielo è limpido e sgombro da nuvole.
La ragazza posa la fronte sul vetro e sospira. È chiusa, in questo posto, da tre mesi.
Ma la colpa non è sua. No, non lo è. La colpa è di Veronica.
Se lei non si fosse intromessa, se lei non fosse esistita...
Selene sbuffa arrabbiata.
Arrabbiata con Veronica, arrabbiata con il mondo, arrabbiata con medici, che la tengono chiusa qui dentro, in questo manicomio.
Ma lei non è matta, la sua non è follia, ma solo amore

***

Selene sbuffò infastidita. Era convinta che quel pomeriggio sarebbe stata sola con Sarah. Invece no, c'era anche quella rompiscatole di Veronica.
«Andiamo al parco vecchio?» domandò Veronica, voltandosi verso di loro e facendo alcuni passi camminando all'indietro.
«Ci sono i ragazzi!» aggiunse e si voltò, tornando a camminare normalmente.
«No!» esclamò Selene. Non voleva andare dove c'erano i ragazzi, fonte di tentazione per Sarah.
«Certo!» rispose Sarah battendo le mani.
«Perché non vuoi?» chiese Veronica guardando Selene. «Sono simpatici!»
Selene sbuffò e incrociò le braccia al petto. «Non mi sono simpatici.» mugugnò.
Ed era la verità. Non le stavano simpatici. Non le piacevano perché ci provavano con Sarah.
Quando avrebbero capito che lei era la sua vita, il suo amore?
Guardò l'oggetto del suo desiderio ridere e scherzare con quell'arpia di Veronica.
Le vide abbracciarsi e dovette imporsi di non andare lì, dividerle e prendere a pugni il viso di Veronica.
Le vie del centro brulicavano di persone, come ogni sabato pomeriggio. La gente entrava e usciva dai negozi con sacchetti colorati in mano. I tavolini esterni dei bar erano tutti pieni di avventori.
«Sele? Che hai?» domandò Sarah voltandosi e sorridendole.
«Oh, nulla, non ho nulla.» rispose cercando di sorridere, anche se non fu sicura di esserci riuscita.
«Sai se c'è anche Gilbi?» domandò Sarah.
Veronica alzò il viso dal cellulare. «Non lo so, ma penso di sì!» rispose. Schiacciò qualche tasto e mise il cellulare in borsa.
«Chi è?» domandò Selene fissando prima Sarah poi Veronica.
Veronica alzò gli occhi al cielo e sbuffò, si scostò il ciuffo di capelli ramati dalla fronte e si voltò. «Gilberto.» rispose. «Quello che piace a Sarah!» continuò avvicinandosi all'amica e facendole il solletico sul fianco.
Selene si fermò, guardando davanti a sé, ignorando le altre due che si ricorrevano ridendo. No, non era possibile che a Sarah piacesse quel tipo. Proprio no.
Lei era sua. Solo sua. Per ora era tutto nella sua mente, ma presto sarebbe diventato tutto reale, e sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe potuto baciarla, sfiorarle i fianchi magri, il seno piccolo e sodo, dormire abbracciata a lei e riempirsi le narici con il suo profumo.
Ma per ora non era possibile, non finché Veronica manipolava la sua attenzione, chiedendole di uscire e presentandole ragazzi.
«Selene?» chiamò Veronica.
«Arrivo.» disse lei. Doveva fare buon viso a cattivo gioco, pensò.
Doveva solo aspettare.

Il "parco vecchio" era poco lontano dal centro città; dalla piazza centrale ci si arrivava a piedi in meno di dieci minuti. Un piccolo laghetto artificiale era al centro del parco, con alcune famigliole di anatre selvatiche che attiravano gli sguardi dei più piccoli. Le panchine di legno, scolorite dal sole, erano disposte lungo i vialetti in terra battuta.
«Non mi piace questo posto!» borbottò Selene pochi metri dopo che le tre avevano oltrepassato il cancello d'ingresso.
«Perché?» domandò Veronica guardando un passerotto che si era posato sullo schienale di una delle panchine.
«Perché c'è quello.» Selene indicò un alto edifico dalle pareti bianche.
«Il manicomio?» domandò Sarah perplessa.
«Non dobbiamo entrarci! Di che hai paura?» la prese in giro Veronica.
«È inquietante!» squittì Selene evitando di guardare l'edificio che la intimoriva.
«Oh, è solo l'ospedale psichiatrico...» commentò Sarah.
«Già. Nessuno di noi ci finirà dentro, né come visitatore né come paziente.» esclamò Veronica.
«A me mette paura.» Selene abbassò lo sguardo, fissando la strada sotto di sé.
«Dio, sei una fifona!» sbuffò Veronica. «Fifona, fifona, fifona!» continuò e scoppiò a ridere. Anche Sarah scoppiò a ridere. Selene alzò lo sguardo e la vide con una mano posata sullo stomaco e la fronte appoggiata alla spalla di Veronica, entrambe ridevano di gusto, le spalle che sussultavano e gli occhi chiusi.
Selene si sentì incompresa e guardò con odio Veronica. La odiava.
Veronica non parve accorgersi delle occhiate di fuoco che le rivolgeva Selene e, appena vide i suoi amici corse da loro.
Selene accelerò il passo per star dietro alle altre due e vide Veronica gettarsi fra le braccia di Steve, di origine londinese.
Guardò i ragazzi salutarsi con abbracci calorosi e baci sulle guance. Guardò Sarah abbracciare e venire ricambiata da Steve e Andrea, poi la vide avvicinarsi a quello che doveva essere Gilberto.
«Selene, saluta! Non fare la maleducata!» la rimproverò Veronica.
«Stai zitta stronza.» mormorò guardando, con orrore, Sarah abbracciare Gilberto.
«Che hai detto?»
Non si era accorta che Veronica si era avvicinata a lei, e la guardava dall'alto del suo metro e settantacinque.
Selene scosse la testa. «Niente! Non ho detto nulla!» si difese.
Veronica scrollò le spalle e tornò da Steve che si era seduto su una delle panchine.
Selene li raggiunse, e si sedette accanto ad Andrea; incrociò le braccia al petto e cercò con lo sguardo Sarah, la sua Sarah.
«Dov'è Sarah? Dov'è andata?» esclamò preoccupata alzandosi in piedi.
«Selene, non preoccuparti!» sbuffò Veronica sfiorando i capelli di Steve. «È con Gilbi, staranno limonando!»
continuò prima di baciare la guancia del ragazzo.
«Si staranno divertendo!» esclamò Andrea sghignazzano.
Selene guardò davanti a sé e deglutì. La sua Sarah che baciava una persona che non fosse lei? Che baciava un ragazzo?
Detestò Andrea che scherzava su una cosa del genere, detestò Gilberto, che baciava Sarah.
Ma quella che detestava ancora di più era Veronica, era lei che aveva presentato Gilberto a Sarah. Se non l'avesse fatto, in quel momento Sarah sarebbe stata accanto a lei, non nascosta fra i cespugli a fare chissà che cosa. Con un ragazzo, poi.
Guardò più volte l'orologio. Dopo cinque minuti, da quando si era accorta che Sarah mancava, incominciò a sudare freddo, pensando a quello che stava accadendo, il cuore in una morsa più che dolorosa.
«Niente, Selene era preoccupata per te.» rispose Steve. «Ma eri in buone mani!»
Selene odiò anche lui. «Sei sparita all'improvviso...» si giustificò.
Sarah scrollò le spalle e si portò la mano destra davanti alla bocca per nascondere una risatina.
«Potevi avvertirmi!» si lamentò Selene, lamentele che vennero ignorate dai presenti.
«Io ho fame. Andiamo a farci un panino?» propose Veronica.
«Andiamo al baracchino che c'è qui?» domandò Gilberto.
«Quello fa solo panini con wurstel e crauti.» la faccia di Andrea era schifata.
«Mc Donald's?» propose Sarah. Gli altri annuirono e si alzarono in piedi.
Lentamente, evitando un gruppetto di bambini che correva, si avviarono vero il fast food.
«Perché stiamo andando di qua?» domandò Selene, notando, con orrore, il manicomio avvicinarsi sempre di più.
«Perché è la strada più breve.» rispose Veronica senza voltarsi.
«Sì, ma...» la voce di Selene era incrinata dalla paura.
«Ma che ha?» domandò Steve circondando le spalle di Veronica con il braccio destro.
«Ha paura del manicomio!» rispose lei.
Selene si sentì umiliata quando gli altri la presero in giro. Più si avvicinavano all'imponente edificio più lei sentiva il suo cuore battere all'impazzata. Cercò con lo sguardo Sarah, e quando la vide abbracciata a Gilberto si sentì male.
«Sarah?» la chiamò debolmente. «Sarah?» ripeté non ottenendo risposta.
Sarah voltò leggermente la testa. «Sì?»
«Vieni qui? Devo dirti una cosa.» la voce di Selene era più che un sussurro.
Sarah sbuffò ma si avvicino a lei. «Cosa devi dirmi?» domandò, ma il suo sguardo era concentrato sul fondoschiena di Gilberto.
Selene rimase in silenzio, domandandosi cosa ci fosse d'interessante in Gilberto, cosa avesse lui più di lei.
«Allora?»
Selene guardò Sarah. «Ecco... io... non...» balbettò tormentandosi le mani.
Sarah sbuffò, guardò Selene e scrollò le spalle. «Perché hai paura?» domandò. dopo un paio di minuti di silenzio.
Erano ferme ad un semaforo pedonale, gli altri avevano già attraversato la strada.
Selene si strinse nelle spalle. Non sapeva cosa rispondere, perché non aveva idea del perché quel luogo le incutesse timore. Forse era per le voci che giravano sul manicomio, gente morta a causa di strani esperimenti, o dei fantasmi che qualcuno giurava di aver visto e sentito.
«È una cosa stupida aver paura di quello.» Sarah aveva alzato un po' la voce. Il semaforo pedonale divenne verde e le due attraversarono la strada.
Selene osservò Sarah allontanarsi da lei e avvicinarsi a Gilberto, prendere la mano del ragazzo e stringerla forte. Voleva trovare un modo per dividerli, un modo per avere Sarah tutta per lei, senza Veronica, Gilberto, Andrea o Steve. Senza nessun'altra persona in mezzo a loro due.
Dopo venti minuti i ragazzi si sedettero con i loro vassoi su uno dei tavolini esterni del locale.
«Quando partite?» domandò Andrea e versò la maionese sulle patatine fritte.
«Fra tre giorni!» rispose allegra Veronica, scartò la cannuccia e la infilò nel coperchio del bicchiere della bibita.
«Dove vai? E con chi?» domandò Selene pronta a tirare un sospiro di sollievo al pensiero di non avere più Veronica fra i piedi, anche solo per pochi giorni.
Veronica si pulì le mani nel tovagliolo di carta. «Io e Sarah andiamo per tre settimane da mio fratello e mia cognata, hanno bisogno di una baby sitter per i bambini, la loro si è licenziata perché ha trovato un lavoro come segretaria.»
Selene spalancò la bocca sorpresa, quei pochi piani che si era fatta in quella manciata di secondi crollarono come un castello di carte.
«Cosa?» esclamò.
«Ops!» ridacchiò Sarah, «Mi sono dimenticata di dirtelo.»
«Uffa, non potrò vederti per tre settimane!» si lamentò Gilberto, le labbra piegate in un broncio.
«Ma certo che ci vedremo! Abbiamo dei giorni liberi, e poi siamo a settanta kilometri da qui, mica settecento!»
Sarah gli gettò le braccia al collo, rischiando di colpire con la mano destra Selene.
«Voglio venire anche io! Vi aiuterò!» disse Selene guardando inorridita Sarah e Gilberto baciarsi.
«Che cosa?» domandò Veronica prima di allontanare il cartoccio con le patatine dalle mani di Andrea. «Sono mie! Se hai così tanta fame vedi di comprartele!» esclamò rivolgendosi al ragazzo. Andrea fece una smorfia e sorrise.
«Sì, vengo anche io, ho deciso! Così vi aiuto!» Selene guardò speranzosa Veronica, sperando che le dicesse di sì.
«Ma anche no!» rispose bruscamente lei. «La gente che si auto invita non mi piace. E poi non ci staresti.» Veronica bevve un po' di Coca Cola, «Io e Sarah dovremmo dormire in una stanza minuscola con un letto a castello e un armadio troppo piccolo anche solo per una persona!»
«Tu potresti dormire sul divano.» propose Selene.
«Ma sei seria?» le domandò Andrea, afferrò un tovagliolo e si pulì la guancia dalla salsa del panino.
Veronica guardò Selene e scoppiò a ridere. «Tu sei fuori!» le disse. «Non sei stata invitata, ti auto inviti e pretendi di farmi dormire sul divano?» si fermò e fissò la ragazza davanti a lei. «Tu sei pazza.»

***

Alcuni bambini giocano a calcio sul prato, gli zaini al posto del pali delle porte. Diverse persone si domandano perché un ospedale psichiatrico, un manicomio, sia nel centro della città, accanto al parco in cui i bambini vanno a giocare.
Selene sospira, continuando a guardare fuori dalla finestra.
Lei ha sempre avuto paura di quel posto, e per uno strano scherzo del destino ci è finita dentro. La colpa è di tutti tranne che sua. Chiude gli occhi e ripensa a Sarah, il suo unico, vero amore

***

Selene fissò il cellulare, digitò velocemente il numero, lo sapeva a memoria, e portò il piccolo oggetto all'orecchio. Il telefono squillò a lungo ma nessuno rispose. Sarah non rispose.
Selene sbuffò infastidita. Era due giorni che Sarah non si faceva sentire e la cosa le faceva male.
Riprovò a chiamarla ancora, e nessuno rispose. Ancora.
Tracciò altre due linee sul foglio del piccolo block notes a quadretti. Cinquantasei linee. Cinquantasei chiamate in due ore scarse. Cinquantasei chiamate senza risposta.
Imprecò e scaraventò la matita contro il muro.
Si domandò cosa stesse facendo Sarah in quel momento. Forse lei e Veronica avevano portato i bambini in spiaggia, e forse, anzi, probabilmente, Sarah indossava il costume da bagno, magari quel bikini azzurro che aveva comprato qualche settimana prima.
Selene rabbrividì al pensiero degli sguardi che Sarah avrebbe attirato su di sé; i ragazzi e anche le ragazze le avrebbero guardato le gambe snelle, il ventre piatto decorato dal piercing all'ombelico, il seno sodo.
Scosse la testa cercando di scacciare questi pensieri, portò una mano sul petto e respirò profondamente. Nessuno, oltre a lei poteva guardarla, nessuno oltre a lei poteva avere pensieri non troppo candidi su di lei; solo lei poteva farlo; nessuno poteva abbracciarla, nemmeno i suoi genitori, Sarah era sua, soltanto sua.
«Ti amo.» mormorò rivolgendosi alla foto di Sarah che teneva sulla scrivania. Si spostò verso l'armadio e tirò fuori un piccolo baule di legno. Si sedette sul pavimento e lo aprì. Era pieno di foto di Sarah, foto in cui lei era da sola o con i suoi genitori o con i parenti. Con Veronica, con Gilberto, con Andrea, con Steve. Erano poche le foto in cui Sarah era con Selene.
Aveva scaricato tutte le foto da Facebook e le aveva stampate, spendendo un mucchio di soldi in carta fotografica e cartucce per la stampante, ma non le importava, Sarah era la sua ragione di vita e avrebbe fatto di tutto per lei. Altre foto le aveva scattate Selene, di nascosto. Spesso seguiva Sarah senza farsi vedere, quando usciva di casa per andare all'università, oppure quando andava al lavoro, un negozio di abbigliamento per bambini. Non sapeva neanche lei quante foto avesse di Sarah, era l'unico modo, al momento, per averla sempre vicino.
Guardò una delle foto che le piaceva di più, erano lei e Sarah, abbracciate, o meglio Selene era avvinghiata a Sarah, mentre l'altra ragazza aveva un braccio posato sulle sue spalle e l'altra mano era infilata in tasca. Era l'unica foto che aveva in cui era insieme a Sarah. Le altre le aveva semplicemente modificate, sovrapponendo il suo viso a quello di Veronica.
Non riusciva a capire perché se era lei a chiedere di fare una foto Sarah accampava mille scuse per rifiutare, mentre se era Veronica a chiederlo, Sarah si metteva subito in posa.
Sbuffò e prese una foto che aveva scattato di nascosto a Sarah mentre si faceva la doccia. In realtà erano dei semplici fotogrammi di un filmato.
Aveva comprato una microcamera e quando era andata a casa di Sarah l'aveva nascosta nella doccia, per riprenderla dopo un paio di giorni. Fissò il corpo di Sarah coperto da morbida schiuma bianca e quasi desiderò di essere lei quella schiuma, per poter accarezzare il suo corpo.
Sarah la mancava terribilmente. Si alzò in piedi e prese in mano il cellulare. Un'altra chiamata senza risposta, un'altra linea tracciata sul foglio.

***

Finalmente, verso le sei del pomeriggio, Sarah rispose al cellulare.
«Stai bene? Dov'eri finita?» domandò Selene.
«In spiaggia.» rispose Sarah.
Selene sospirò, i suoi timori erano fondati. «E perché non mi hai mai risposto?»
Sarah sbuffò. «Avevo messo il silenzioso e ho lasciato il cellulare in camera.» rispose. «Ma tu dovevi chiamarmi centoventiquattro volte?»
Selene rimase in silenzio, guardandosi allo specchio appeso alla porta della sua camera.
«Allora?»
«Ero preoccupata...» mormorò Selene.
«E di cosa? Sono al mare, mica nella savana circondata da un branco di leonesse affamate!» esclamò duramente l'altra.
«È che...»
«Sele, fammi un favore: non chiamarmi continuamente, mi da fastidio.» disse Sarah. «Veronica arrivo! Un momento!» «Ma io...» mormorò Selene.
«Sì, va bene. Adesso devo andare, ci sentiamo.» Sarah chiuse la comunicazione.
Selene guardò il cellulare, sorpresa e sconvolta allo stesso tempo.
Sarah non si era mai comportata in quel modo, ignorandola.
Prese la sua decisione, sarebbe andata da lei, ma prima doveva andare a casa di Veronica, doveva scoprire l'indirizzo del fratello di lei.
Decise che ci sarebbe andata la mattina dopo, così si mise seduta davanti al computer ed entrò nel suo profilo Facebook. Andò subito a curiosare il profilo di Sarah, ignorando le notifiche e le richieste di amicizia.
Notò che Sarah aveva cambiato la foto del profilo. Selene sbuffò vedendo Sarah e Veronica abbracciate, il mare e il tramonto come sfondo.
Guardò tutte le foto che Sarah aveva caricato quel giorno. La sua rabbia crebbe a dismisura, vedendo che in quasi tutte le foto erano presenti Sarah e Veronica. Insieme, abbracciate.
Sarah era sua, solo sua e di nessun'altra persona. Solo lei poteva abbracciarla. Solo lei aveva il diritto di desiderarla e di amarla.

***

«No.» rispose Marco.
«Ti prego!» supplicò Selene guardando il fratello minore di Veronica.
«Ho detto no.» ripeté Marco.
«Per favore, devo saperlo!» urlò Selene e incominciò a piangere.
Marco sbuffò. «E piantala di frignare, che tanto non m'incanti. Non ti dico dove abita mio fratello.»
«Per favore... io... devo saperlo!» disse Selene fra un singhiozzo e l'altro.
Scivolò a terra e alzò lo sguardo verso Marco. «Dimmi dove abita, per favore!»
Marco incrociò le braccia al petto e fissò Selene.
«Ti supplico!» strillò Selene, «Devo saperlo!»
«Sei patetica. Perché vuoi saperlo? Cos'è, sei innamorata di mia sorella?» domandò Marco con un ghigno. «Comunque non te lo do l'indirizzo. Arrangiati.» il ragazzo rientrò in casa e chiuse la porta.
Selene si asciugò le lacrime con il dorso della mano. Il suo piano era naufragato ancora prima d'incominciare.

***

«Andiamo al centro commerciale? Veronica è uscita con Steve e siamo solo noi due.» domandò Sarah.
«Certo! Certo!» rispose Selene, felice e sorpresa della chiamata di Sarah e della proposta appena ricevuta.
«Benissimo, sono da te fra mezz'ora. A dopo.» esclamò Sarah.
Selene guardò il cellulare con un sorriso. Solo lei e Sarah, senza Veronica fra i piedi. Andò velocemente verso l'armadio, lo aprì e rimase a guardare i vestiti, voleva vestirsi bene, apparire bellissima agli occhi di Sarah.
Veronica e Sarah erano tornate da una settimana e con quella chiamata Sarah si era fatta perdonare. In quelle settimane si era fatta sentire molto poco, solo tre volte.
Afferrò un paio di jeans neri e una camicetta lilla e saltellando andò verso il bagno.
Iniziò a canticchiare e si spogliò del pigiama, indossò i vestiti e si pettinò continuando a canticchiare. Era sicura che sarebbe stata una bellissima giornata.

***

«Un regalo per Veronica?» strillò Selene guardando Sarah. «Mi hai portato qui per cercare un regalo per lei?»
Sarah guardò stupita Selene, non aspettandosi una simile reazione. «Venerdì è il suo compleanno.» spiegò. «Voglio comprarlo oggi il regalo.»
Selene fece una smorfia, le sembrò che il mondo intero complottasse contro di lei.
«Andiamo a mangiare, così scelgo se prenderle la collana con il fiore blu o con la coccinella.» Sarah guardò le due collane esposte nella vetrina della gioielleria, poi si voltò per dirigersi verso il ristorante self service.
Selene la seguì, imprecando a bassa voce. Anche se Veronica non c'era era comunque presente, e la cosa la faceva incazzare. E poi Sarah voleva regalarle una collana! E che costava parecchio! Era d'argento e Swarovski. Selene pensò che un regalo del genere una persona poteva farlo solo alla propria figlia o alla persona che amava.
«Ah, venerdì sera vieni anche te.» disse Sarah prendendo un piatto di lasagne e posandolo sul vassoio.
«Dove?» domandò Selene, prendendo anche lei le lasagne.
«A casa di Andrea. I suoi non ci sono, per questo andiamo da lui.» Sarah prese un piatto contenente una bistecca di vitello.
«E perché dovremmo andare da lui? Non potremmo starcene noi due da sole, una buona volta?» sbuffò spazientita Selene. Sarah alzò gli occhi al cielo e sbuffò. «È il compleanno di Veronica!»
Selene sbuffò. Iniziò ad odiare Sarah che pensava sempre agli altri e mai a lei. Usciva con tutti tranne con lei. E Veronica... sempre in mezzo, anche se non era presente fisicamente era sempre lì con loro.
Sperò che morisse, che cadesse da una scala e si rompesse l'osso del collo, che un camion, magari uno bello grande, la prendesse in pieno, riducendo il suo corpo in una sottiletta.
Se lei non ci fosse stata, Sarah sarebbe stata sua.

***

Alla fine Selene era andata a casa di Andrea. Se per stare con Sarah doveva sopportare anche gli altri lo avrebbe fatto. Tutto pur di passare del tempo con lei.
Dopo aver finito di mangiare la pizza si spostarono in salotto, si sedettero sul grande tappetto e iniziarono a giocare ad "obbligo o verità".
Andrea girò la bottiglia, che si fermò davanti a Veronica.
«Obbligo.» esclamò Veronica, bevve un sorso di birra e posò la bottiglia sul tavolino dietro di lei.
Andrea aggrottò la fronte pensieroso e posò le dita della mano destra sul mento. «Bacia sulle labbra Sarah per trenta secondi.» disse, guardò Steve e Gilberto e ridacchiò.
Veronica guardò Sarah. Quest'ultima scrollò le spalle e si sporse verso l'amica.
Selene guardò con orrore i loro visi avvicinarsi, le loro labbra sfiorarsi.
Poteva ancora sopportare che Sarah baciasse un ragazzo, ma non Veronica. Quei trenta secondi le sembrarono interminabili. Il suo cuore batteva all'impazzata e avrebbe voluto fracassare la testa di Veronica.
Sospirò di sollievo quando Andrea disse che il tempo era finito.
Veronica bevve un sorso generoso di birra. «Tocca a me.» esclamò, fece girare la bottiglia che si fermò davanti a Selene.
«Obbligo o verità?» domandò.
«Verità.» rispose Selene. Era sicura che se avesse scelto "obbligo" Veronica le avrebbe fatto fare qualcosa di umiliante.
«Ti piace qualcuno presente in questa stanza?» domandò Veronica, portò la bottiglia alle labbra e fissò Andrea, poi ridacchiò.
«Cosa c'è?» strillo Selene.
Veronica abbassò la bottiglia e la guardò sorridendo. «Oh, nulla. E rispondimi.» disse. «Ti piace qualcuno presente in questa stanza?» ripeté.
Selene avvampò. «Cosa... io... » mugugnò. «Nessuno, non mi piace nessuno.» rispose.
Veronica sorrise e scoppiò a ridere.
«Perché ridi?» domandò Selene.
«Perché è una balla.» rispose Veronica. «Sei venuta a casa mia e volevi che Marco ti dicesse dove abita Giorgio.» Veronica finì di bere la birra e posò la bottiglia vuota accanto ai suoi piedi.
«Piangevi, sembravi disperata...» continuò. «O ti piaccio io o ti piace Sarah.»
Veronica si sporse verso di lei e continuò a guardarla. «Marco ha detto che ti sei pure inginocchiata...» si fermò perché non riusciva a trattenere le risate. «Lo stavi implorando!»
Selene strinse le mani e si guardò attorno, tutti cercavano di trattenere le risate. Veronica rideva sdraiata sul pavimento, Sara rideva tenendosi la pancia con le mani.
«Tuo fratello è un ragazzino, è stronzo e bugiardo!» gridò Selene.
Veronica smise di ridere, si mise seduta e fissò Selene. «Marco avrà anche sedici anni, ma non è né bugiardo né stronzo. Sei tu la bugiarda.» disse. «E non offendere mio fratello!»
«Invece sì!» strillò Selene. «Sarah, dì qualcosa!»
«Qualcosa.» disse Sarah e scoppiò a ridere.
Selene sbuffò infastidita. Tutti ridevano di lei. Pensò che forse sarebbe stato meglio scegliere obbligo.

***

L'estate aveva lasciato il posto all'autunno.
Selene aveva ideato un nuovo piano per farsi notare da Sarah e sembrava funzionare. Quella domenica pomeriggio lei e Veronica erano a casa di Sarah.
«Ma perché dobbiamo sempre andare al parco vecchio?» sbuffò Selene.
«Ma tu hai ancora paura del Manicomio? Guarda che non ti mangia mica, è un edifico come un altro.» le fece notare Veronica.
Selene sbuffò.
«Ma io non...» Selene non terminò la frase perché suonò il campanello.
«Oh, no! Ancora!» si lamentò Sarah.
«Ancora lo sconosciuto che ti manda i fiori?» domandò Veronica.
Sarah annuì e mostrò il grande mazzo di rose rosse. «Leggi il biglietto, per favore.»
Veronica prese la piccola busta e l'aprì. «Sei la mi vita.» lesse.
Sarah sbuffò.
«È una cosa carina e romantica!» esclamò Selene avvicinandosi a Sarah e fissando le rose.
«Forse, ma quando iniziano ad arrivarti mazzi di fiori tutti i giorni, il biglietto che dice sempre le stesse cose non è più romantico, ma inquietante.» disse Sarah, e lanciò in malo modo il mazzo sul tavolo della cucina, mancandolo. I fiori caddero sul pavimento, spargendo petali attorno a lui.
«Perché l'hai fatto? È una cosa carina!» Selene guardò con orrore il mazzo per terra.
«Ma sei stupida?» l'aggredì Sarah. «Non sappiamo chi è, manda i fiori da diversi fiorai, scrive sempre la stessa frase.... secondo te è una cosa carina?»
Selene non disse nulla.
«Dai, andiamo.» esclamò Sarah, prese il biglietto dalle mani di Veronica, lo strappò e andò a gettarlo nell'immondizia.
Selene respirò a fondo. I fiori erano un'idea carina, perché non lo capivano? Erano romantici, e le rose rosse si regalavano alla persona che si ama. Perché Sarah non lo capiva?

***

I ragazzi erano seduti sulla solita panchina.
«Avete sentito?» domandò Andrea.
«Cosa?» chiese di riamando Sarah e si sedette in braccio a Gilberto.
Andrea alzò gli occhi al cielo e sbuffò. «Di quel tipo che ha ucciso la moglie.»
Veronica baciò Steve e scosse la testa. «No.» rispose.
«Quel tipo ha detto che l'ha fatto solo perché l'ama.» spiegò Andrea. «Non voleva che lei lo lasciasse e così la uccisa. O era sua o di nessun altro.»
Selene rimase in piedi, scosse la testa e si sedette accanto ad Andrea.
«Che stronzata. Se ami una persona non puoi ucciderla.» esclamò Veronica. «Capisco se si tratta di una persona in coma irreversibile e devi staccare a spina, ma uccidere così...»
«Uno per amore può fare di tutto.» mormorò Selene.
«Cosa?» domandò Sarah.
Selene scrollò le spalle. «Niente.»
«Ha detto che uno per amore può fare qualunque cosa.» disse Andrea.
«Forse, ma uccidere qualcuno che ami è follia pura. Uno che fa una cosa del genere è un pazzo.» esclamò Steve.
«Come quel cretino. Lo spasimante inquietante ha colpito ancora.» disse Veronica.
«Cosa?» esclamò Gilberto. «Denuncialo!»
«Ma se non so chi è!» sbuffò Sarah. «Non posso andare dalla polizia e dire: "ehi, c'è un tipo che mi manda fiori quasi tutti i giorni. Non è il mio ragazzo e non ho idea di chi sia!"»
«Puoi provarci.» pronunciò Steve. «Quel tipo è malato.»
«Io continuo a pensare che sia una cosa carina.» fece notare Selene.
Cinque teste si voltarono verso di lei.
«Ma sei seria?» domandò Gilberto. Selene annuì.
«È una cosa inquietate.» Andrea guardò quasi schifato la ragazza seduta al suo fianco.
«Lei la pensa così.» fece notare Veronica. «Io se prendo quel tipo gli apro il culo con il primo palo della luce che trovo, lei dice che è una cosa carina e romantica.» Veronica si grattò il mento, pensierosa. «E per fortuna che dice di essere sua amica.»
Selene si morse l'interno delle guance per impedirsi di urlare. Nessuno di loro capiva nulla.

***

«Lunedì vado a far denuncia.» esclamò Sarah.
«Per cosa?» chiese Selene.
Sarah sbuffò. «Per quel tipo che mi manda i fiori, ogni giorno da quasi un mese. E che da una settimana mi chiama a ogni ora del giorno e della notte con l'anonimo e sta in silenzio.»
«Ti accompagno io, lunedì sono a casa dal lavoro.» disse Veronica, prese la mano di Sarah e la strinse.
«Grazie.»
«Perché vuoi farlo?» sbottò Selene. «Non capisco. Una persona dimostra di amarti e tu vuoi denunciarla?»
«Non è amore, è ossessione, stalking. Hai presente che cos'è?» pronunciò Veronica, l'incredulità dipinta sul viso.
«Certo che so cos'è!» rispose stizzita Selene. «Ma non credo che sia questo il caso.»
«Invece sì. Tu non li hai letti quei bigliettini.» Veronica era alterata, e vedere Sarah piangere la fece arrabbiare ancora di più. «Chi li manda sa gli orari di Sarah, conosce le sue abitudini, probabilmente la segue... tu pensi che sia normale? Fatti curare. Il Manicomio è a due passi.»
«Io non ci vedo nulla di strano.» sbuffò Selene e incrociò le braccia.
«Ne riparliamo quando qualcuno ti molesterà in questo modo.» replicò Veronica.
«Non sono molestie!» strillò Selene.
Veronica rimase in silenzio, non riuscendo a trovare le parole.
Il campanello di casa sua suonò. «Arrivo subito.» disse e si alzò.
«Si sistemerà tutto, vedrai. Ci sono io.» disse Selene abbracciando Sarah, felice che lei non si ritraesse. «Mettiti la giacca.» tuonò Veronica tornando in cucina.
«Perché?» domandò Selene.
«Perché quel pazzo ha mandato i fiori per Sarah qui a casa mia.» rispose Veronica, stringendo in mano il mazzo di rose da cui spuntava un biglietto:
" Sarah sei solo mia!!!!!!!! Devi capirlo!!!!!!!!!!!! Ti amo tantissimoooooooooooooooo!!!!!!!!!!! Sei la mia vita! Sei solo mia, mia, mia!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"
«Questa storia deve finire. Ora.» Veronica appoggiò il mazzo sul tavolo, aiutò Sarah ad alzarsi.
«Ma perché?» pigolò Selene, guardando il mazzo in bilico.
«Ma piantala, non capisci nulla. Esci da questa casa.» gridò Veronica e cinse le spalle di Sarah che piangeva istericamente.
Selene le guardò pensando che non doveva andare così.

***

No, non doveva andare in quel modo, pensa Selene sedendosi sul letto dalle lenzuola bianche.
Nessuno la capiva e nessuno la capisce. Non è colpa sua quello che è successo, ma degli altri. Se nessuno avesse presentato Veronica a Sarah lei non avrebbe conosciuto Gilberto, se nessuno le avesse messo in testa di denunciare il misterioso spasimate non sarebbe accaduto nulla.
La colpa era, ed è, degli altri, lei non ha colpe.
Si può essere colpevoli di troppo amore?

***

Era passata una settimana dalla denuncia di stalking contro ignoti.
Sarah e Veronica avevano organizzato una cenetta romantica con Steve e Gilberto a casa di Veronica, i suoi genitori erano via con Marco.
«Ed ecco l'arrosto che cuoce nel forno.» esclamò Sarah, rirendendo con la videocamera il forno. «E qui ci sono le lasagne.» continuò spostandosi verso l'altro forno.
La madre di Veronica era una brava cuoca e aveva voluto due forni in cucina.
«Mi chiedo come mai tua madre sia così brava e tu invece sappia a mala pena preparare la pasta.» esclamò Sarah riprendendo Veronica che sistemava l'insalata russa in piccole ciotole di vetro.
«Non è vero!» rise Veronica e si avvicinò alla video camera. «Io so cucinare!»
Sarah scoppiò a ridere e si spostò per inquadrare il lavandino, pieno di ciotole, posate e padelle sporche.
«Forse, ma sei sicuramente più brava a mettere in disordine!»
«Anche tu mi hai aiutato!» replicò Veronica.
Sarah voltò la video camera verso di sé. «Queste due graziose giovanotte stanno preparando una cena, dall'antipasto al dolce per i loro uomini.» disse. «E sperano di non combinare disastri.»
«Sarah!» strillò Veronica. «Come si fa la crostata alla nutella?»
Sarah sbuffò divertita. «Metti la frolla nella teglia, ci versi sopra la nutella e la sbatti nel forno. Acceso.»
«Questo lo so!» replicò Veronica.
«Bene.» Sarah posò la video camera sul tavolino sotto alla finestra della cucina.
«Quello che intendevo è: come si fa la crostata alla nutella senza.... la nutella?» domandò Veronica e aprì il barattolo. «Ce n'è giusto un cucchiaino. Tu stai qui che vado io a prenderla.»
Veronica non diede tempo all'amica di rispondere, prese la borsetta e uscì di casa.
«Ed ecco come si può rovinare una cena quasi perfetta...» ridacchiò Sarah alla telecamera. La ragazza iniziò ad infilare le robe sporche in lavastoviglie.
Aveva appena avviato il lavaggio quando suonò il campanello. Andò ad aprire pesando che Veronica si fosse dimenticata le chiavi di casa.
«Per fortuna hai la testa attaccata... oh Selene, sei tu.» esclamò sorpresa.
«Sì, sono io. Ti do fastidio?» domandò.
«No, perché dovresti?» Sarah scrollò le spalle.
«Posso entrare?» pigolò Selene. «Devo parlarti.»
«E va bene, ma solo cinque minuti.» Sarah aprì il cancelletto. «Io e Vero stiamo preparando la cena.» aggiunse quando Selene entrò in casa.
«Ah, davvero? E Veronica dov'è?»
«La nutella è finita, è andata a prenderla.» rispose Sarah.
«Che buon profumo. A che ora si mangia?» chiese Selene seguendo Sarah in cucina.
«Ehm... tu non sei invitata.» mormorò Sarah.
«Perché no? Non è giusto!» si lamentò Selene. «Tu e quell'altra fate sempre le cose insieme e mi escludete!»
Sarah prese un respiro profondo. «È una cena romantica, siamo io, Vero, Steve e Gilbi.»
«E io non sono stata invita!» urlò Selene.
«Non urlare, per favore.» esclamò Sarah. «È ovvio che non sei stata invitata, anche Andrea non è stato invitato e non fa tutto sto casino.»
«Non m'importa di lui! Gli altri vengono sempre prima di me! Non è giusto!» urlò ancora Selene.
Sarah la guardava sorpresa, non l'aveva mai vista così sconvolta. «Sele...»
«Tu sei mia! Sei mia e di nessun'altro! Lo vuoi capire?»
Sarah spalancò la bocca. «Cosa?» mormorò.
«Io ti amo ma tu non lo vuoi capire! Tu pensi sempre agli altri e mai a me!» Selene continuava a urlare. «Sei la mia vita! Sei solo mia e di nessun altro!»
Sarah fece cadere la tazzina che aveva in mano. «Sei tu! Sei tu quella che mi manda i fiori!» mormorò. L'ultima
frase che Selene aveva pronunciato era la stessa che accompagnava uno degli ultimi mazzi di fiori ricevuti.
«Sei mia!» strillò Selene.
«Tu sei una bastarda, una pazza!» pronunciò Sarah incominciando a tremare. «Vattene.»
«Io non me ne vado! Io ti amo!»
«Sele vai via. Oppure chiamo la polizia. O lo farà Veronica, sarà qui a momenti.» Sarah guardò fuori dalla finestra, sperando di sentire la porta aprirsi e la voce di Veronica.b «Io ti amo!» urlò Selene.
«Io no. E in questo momento ti odio.» Sarah si voltò verso il tavolino e vide la video camera, ancora accesa.
Sorrise, aveva una prova. Presto quell'incubo sarebbe finito presto.
«Perché sorridi?» domandò Selene.
«Nulla, vattene.» rispose Sarah.
«Io ti amo.» ripeté Selene e si gettò su Sarah, abbracciandola.
Sarah si scansò, facendo cadere Selene. «Io ti odio, lo sai? Vattene! Sparisci!» urlò. «Hai reso le ultime settimane un inferno!»
Selene si alzò, aggrappandosi al tavolo delle cucina. Respirava velocemente.
Sarah la odiava e lei non poteva sopportarlo, tutto ma non quello. Le sue dita sfiorarono la lama fredda e seghettata di un coltello, scivolarono sull'impugnatura nera e la strinsero.
«Vattene Selene.»
Selene si voltò, il coltello ancora in mano e si mosse velocemente verso Sarah.

***

«La vecchia che vive in fondo alla strada è una rompipalle assurda... ha preteso che l'accompagnassi a casa e aveva tre sacchetti pieni roba. E ha voluto anche che gliela sistemassi!» Veronica entrò in casa.
«Ricordami di non aiutarla più.» la ragazza lasciò cadere la borsa sul divano.
«Sarah?» chiamò. «Sarah?» ripeté ed entrò in cucina.
Appena vide Sarah, distesa sul pavimento e ricoperta di sangue iniziò ad urlare. Il sacchetto le cadde e colpì il pavimento, il barattolo di Nutella e due arance rotolarono fuori.
Si lasciò cadere in ginocchio vicino a Sara, le scostò i capelli dal viso e sfiorò la ferita sopra al seno. Si chinò e avvicinò l'orecchio alle labbra di Sarah, scoppiò a piangere quando senti un debole rantolo. Alzò il viso e si guardò attorno, non sapendo cosa fare. Guardò Sarah e solo allora si accorse del sangue che le usciva delle labbra.
Si alzò in piedi, doveva chiamare l'ambulanza e doveva chiamarla subito. Corse verso il divano e prese la borsetta, l'aprì e la svuotò sul tappeto. Prese il cellulare e chiamò il numero per le emergenze.
«La mia amica è stata aggredita!» urlò quando l'operatore le rispose. «Credo sia stata accoltellata!»
«Si calmi signorina.» esclamò l'uomo. «Mi dia l'indirizzo.»
Veronica cercò di respirare profondamente e si lasciò cadere sul divano.
«Sì.. abito in via dei Gigli quattordici.» rispose, e aggiunse il nome della città quando l'operatore gliela chiese.
Veronica tornò verso Sarah e le prese la mano destra e la strinse. Un rumore la fece voltare.
«Siamo qui! In cucina!» strillò, pensando che fossero paramedici, poi si accorse che non aveva sentito le sirene.
Ne il campanello suonare, anche se la porta d'ingresse non era chiusa a chiave, il cancello lo era.
Si voltò e urlò, poi sentì una botta in testa e svenne.

***

Il poliziotto, Alberto, spense il lettore dvd. «Signorina, il video non mente, è stata lei.» esclamò guardando la ragazza seduta dall'altra parte del tavolo grigio.
«Non sono stata io!» strillò Selene. «La colpa è di Veronica, è stata lei.»
Il poliziotto rimase in silenzio. Anche davanti all'evidenza, Selene continuava a dire che non era stata lei.
Quando i paramedici li avevano avvertiti, che c'era una ragazza morta e una in gravi condizioni, non si aspettava che le cose andassero in quel modo, infatti, una delle matricole si era accorta della video camera accesa. Alberto in quel momento aveva ringraziato tutti i Santi e gli Dei che conosceva, pensando che se la telecamera aveva ripreso tutto quanto, ciò avrebbe ridotto il tempo delle indagini.
«Signorina, mi spieghi perché ha fatto una cosa del genere.»
«Non sono stata io! Non sono stata io!» strillò Selene.
«Sei accusata di omicidio, lo sai, vero?» domandò.
«È stata Veronica!» gridò Selene. «La colpa è sua!»
Alberto sospirò «Il video mostra una cosa diversa. Se Veronica muore sarai accusata di duplice omicidio.»
«Non sono stata io! Non sono stata io!» strillò Selene.
Alberto sospirò e uscì dalla sala degli interrogatori.

***

Selene ricorda ogni cosa del processo, delle visite psichiatriche, della testimonianza di Veronica... ogni cosa è chiara nella sua mente, tranne il motivo per cui l'hanno condannata a stare in quel luogo orribile, in cui si sente prigioniera.
Vorrebbe uscire, portare un mazzo di rose sulla tomba di Sarah. Ma non può farlo.
Nessuno la capisce. Nessuno capisce perché lei ha iniziato a mandare fiori a Sarah, nessuno capisce che lei l'ha fatto solo per amore.
Ma ora Sarah non c'è più. Selene pensa, come ha fatto negli ultimi mesi, che non ha più senso vivere senza l'amore della propria vita. Ha trascorso con lei i nove mesi più belli della sua vita, ma ora non ha più nessun motivo per vivere.
Selene sospira, conscia della decisione che ha preso. In questo momento ringrazia i suoi genitori che le hanno fatto avere una camera con il bagno privato.
In bagno, sposta una piastrella, quella fra il lavandino e la doccia e tira fuori una benda elastica che ha rubato un paio di settimane prima.
Mentre prepara un cappio pensa che la sua vita non vale più nulla senza Sarah. Senza poterla vedere, senza poter sentire la sua voce, la sua risata...
Lega l'altra estremità della benda al tubo della doccia. Non può tornare indietro, ora. Non ha senso per lei vivere senza Sarah.
Continuare a vivere senza di lei oppure morire.
La scelta più difficile della sua vita. Ma ora è sicura di quello cha sta per fare.
E mentre si lascia cadere chiude gli occhi e vede, per l'ultima volta il sorriso dolce del suo unico e grande amore. Perché senza Sarah, non ha più senso continuare a vivere.

Salve! Spero che la storia vi sia piaciuta! I comenti sono sempre graditi!

   
 
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