ONE LINE
Capitolo uno: One line
“Squib,” chiamò
Cody dal loro appartamento a New York, “a che gusto li vuoi i popcorn?”
“Uh... nacho?” Gary “Squib” Furlong, venti anni, rispose dal soggiorno.
“Okay.” rispose lei. Cosparse un po’ di nacho in polvere sopra la ciotola di popcorn e andò in soggiorno.
“Il DVD player è a posto?” chiese, prendendo posto sul divano vicino a lui.
“Finalmente.”
“Se solo avessi letto le istruzioni come ti avevo consigliato di fare due ore fa...”
“Non ho bisogno di istruzioni,” piagnucolò lui con finta rabbia, “Sono un uomo!”
“Vabbene...” Cody rise guardando il suo ragazzo, “Fai partire il film.” Squib premette il bottone sul telecomando, appoggiandolo sul bordo del tavolino davanti al divano. Come i titoli d’inizio apparirono sullo schermo, Squib mise un braccio intorno alla sua ragazza mentre lei si strinse contro il suo petto. Lui sorrise guardando quella che era la sua ragazza da... bè, era difficile da dire. Se si contava il loro primo bacio erano cinque anni. Da quando si erano messi insieme ufficialmente, quattro anni. Dalla seconda volta, tre. E dalla terza volta, due. Si erano lasciati solamente per un breve periodo quando avevano diciasette anni. Era successo quando Cody era stata accettata all’università di New York. Squib, comunque, dopo un mese e mezzo aveva capito che ci teneva troppo a lei ed era pronto per rimettersi con la ragazza. Perciò aveva raggiunto Cody a New York, e ora vivevano insieme fuori dal campus.
“A che ora hai lezione domani?” le chiese dolcemente.
“Non prima dell’una. Perchè, tu a che ora?”
“Non ho lezione domani,” le disse lui.
“Ti odio,” lei lo guardò giocosamente.
“Lo so,” sorrise lui baciandola.
“Però devo partire domani sera comunque,” le disse dopo essersi separato da lei.
“Perchè?” chiese lei incuriosita.
“Ho un match a Regina, ricordi?”
“Ah, già,” annuì lei. Squib stava velocemente scalando le classifiche del tennis, giocava spesso in giro per il Canada e gli Stati Uniti, a volte anche in Europa. Purtroppo ciò significava che spesso lui e Cody erano lontani. Cody invece stava facendo carriera nel giornalismo. Lavorava al giornale dell’università, e si era conquistata l’interesse da parte del New York Times, dove aveva pubblicato già un paio di articoli.
“Quando torni?” chiese lei, intrecciando le dita con quelle di lui.
“Sabato.”
“Allora non sarà tanto dura.”
“Mmm hmm,” annuì lui. Dopo un secondo continuò, “Hai mai pensato di venire con me?”
“Non penso che la codipendenza sia una buona cosa,” potè dire che lei stava scherzando dal modo col quale sghignazzava. “Mi piacerebbe ma devo restare qui. Ho tonnelate di lavoro da fare al giornale.”
* * *
Ore dopo, Squib si ritrovò a portare una Cody addormentata nella loro stanza da letto. La posò dolcemente sul letto, si cambò e velocemente la raggiunse.
“Squib?” disse lei assonata, aprendo gli occhi.
“”Sì?” sorrise lui.
“Non voglio che tu te ne vada,”
“Lo so. Ma devo andare. E comunque saranno solo due giorni,” le disse lui mentre lei allontanava i capelli rossi dal viso.
“Va bene.” Sbadigliò lei.
“Domani ti porto fuori a fare colazione,” disse lui.
“Mmkay...” mormorò lei, tornando nel mondo dei sogni. Lui la abbracciò e dopo pochi minuti si ritrovò addormentato anche lui.