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Autore: Beauty    27/11/2012    15 recensioni
E' il 1912. Sulla nave dei sogni si intrecciano i destini di Emma Swann, Regina Mills, Archie Hopper, Ruby Lucas, Mary Margaret Blanchard, il signor Gold, Belle French, Jefferson e molti altri, mentre il Titanic si avvia verso il suo tragico destino.
Chi sopravviverà?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Emma Swan, Ruby/Cappuccetto Rosso, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Sono contento che tu sia riuscita a farti assumere…- bisbigliò Henry, mentre Emma disfaceva la valigia del ragazzino, china sul suo letto nella cabina di prima classe.- Mia madre non immagina nemmeno che cosa ha fatto…- ridacchiò.

- Shht! Henry, non ora…- sussurrò Emma, gettando un’occhiata preoccupata alla porta della stanza adiacente. Regina Mills annunciò il suo arrivo con il rumore dei tacchi sul pavimento, elegantissima nel suo vestito nero leggermente scollato e gli orecchini di brillanti.

Emma pensò che il suo abbigliamento, tutta la sua persona, si confaceva all’ambiente. Il Titanic era davvero la nave più lussuosa che esistesse al mondo. La cabina dei Mills era quattro volte tutti gli squallidi appartamenti in cui Emma aveva vissuto nella sua vita da girovaga, contava cinque stanze e un terrazzino privato all’esterno. Ovunque ci si voltasse spuntavano dipinti a olio, fiori di vetro in vasi di porcellana, suppellettili dorate, e poi lenzuola di seta, divani foderati di velluto, per non parlare dei pavimenti lucidissimi e delle ampie finestre attraverso cui il mare si estendeva azzurro e sconfinato. La signora Mills e suo figlio sembravano nati apposta per vivere in quell’ambiente, mentre tutto, lì dentro, non faceva altro che ricordare a Emma quale fosse il suo posto: nei bassifondi.

- Signorina Swann, credo che sia il caso di mettere in chiaro le mie regole - esordì Regina, sistemandosi i guanti.- Mio figlio deve essere messo a letto alle otto e mezzo in punto. Quando lo porterà a fare la passeggiata pomeridiana sul ponte, dovrà fargli indossare la giacca. Non deve correre, sudare o praticare dei giochi in cui possa farsi male. Un solo colpo di tosse, un solo ginocchio sbucciato, e la riterrò responsabile. Sono stata chiara?- Emma annuì, guardandola appena.- Henry cenerà con lei qui in cabina ogni sera. Lo porterei con me nella sala da pranzo della nave, ma purtroppo sarebbe incompatibile con l’orario in cui deve andare a letto. Più tardi mi raggiungerete nel salone per il thé, alle cinque precise, non se lo dimentichi. Oh, e si cambi d’abito, signorina, non voglio sfigurare - aggiunse Regina, accennando al semplice vestito blu di Emma. Si voltò brevemente per specchiarsi e sistemarsi i capelli, quindi si avviò verso la porta.

- Ci vediamo all’ora del thé, Henry. Signorina Swann - Regina le fece un cenno del capo, quindi uscì.

Emma si volse a guardare suo figlio: Henry aveva l’aria più infelice che un essere umano potesse avere.

- Ma è sempre così?- domandò la donna.

Il bambino annuì, tristemente.

- Sai, in fondo non è cattiva, è solo che…beh…a volte ho l’impressione che tenga più all’opinione degli altri, che a me - Henry abbassò lo sguardo.- Comunque, te l’ho detto, non è cattiva.

- Sei ancora convinto di voler venire con me, Henry?- soffiò Emma.

Il bambino annuì con vigore.

- Certo! Sei tu la mia vera mamma. E poi, ormai sei qui!

Già…

- Come pensi di fare?- incalzò Henry.- Voglio dire, pensi di andare in tribunale con mia madre? O di rapirmi?- il ragazzino non parve molto sconvolto da questa eventualità. Anzi, sembrava quasi che la cosa lo eccitasse.

- Non lo so…- mormorò Emma.

Inspirò a fondo, afferrando la giacca di Henry e mettendogliela addosso.

- Andiamo, è ora della passeggiata…

- Ehi, l’hai presa sul serio, eh?- ridacchiò il bambino.

- Preferisco non inimicarmi la strega cattiva - Emma gli fece l’occhiolino.- E poi, ho bisogno d’aria…e di stare un po’ con il mio bambino.

Henry sorrise, prendendola per mano.

Uscirono in corridoio, facendosi strada fra maggiordomi e cameriere affaccendati a portare valigie e lenzuola. Emma accelerò il passo, stringendo con più vigore la mano di Henry.

- Ehi, che confusione!- commentò il bambino.

- Beh, credo dipenda dal fatto che abbiamo salpato da un’ora…Presto le acque si calmeranno…

- Perché, c’è il mare mosso?

Emma rise, ma d’un tratto si sentì urtare una spalla con tanta forza da farla barcollare. Perse l’equilibrio, incespicando. Si preparò all’impatto con il pavimento, ma questo non avvenne mai.

Qualcuno, si rese conto, l’aveva afferrata per un braccio.

- Tutto bene, signorina?- fece una voce maschile.

Emma alzò lo sguardo: a fermare la sua caduta era stato un giovane in uniforme, sui trent’anni, con i capelli mossi e una leggera barba un po’ incolta. L’uomo l’aiutò a rimettersi in piedi.

- Mi dispiace, non l’ho vista…

- Non si preoccupi…- sospirò Emma, sistemandosi le pieghe dell’abito.- Sono cose che capitano…

- Ti senti bene, Emma?- domandò Henry.

- Emma!- esclamò il giovane.- Sai, piccolo, la tua mamma ha veramente un bel nome…

- Non sono sua madre!- si affrettò a dire Emma. - Io sono…ehm…la sua tata.

- Oh, mi scusi! Oggi non ne faccio una giusta - disse l’uomo, con un sorriso imbarazzato.- Ricominciamo da capo - le tese una mano. - Io sono il capitano Grahm, molto piacere.

Emma strinse la sua mano con vigore.

- Emma Swann, molto lieta. E lui è Henry - indicò il ragazzino.

- Piacere di conoscerti, Henry. Quanti anni hai, giovanotto?

- Dieci.

- Caspita, così giovane e già viaggi oltreoceano!- esclamò Graham. Tornò a rivolgersi a Emma. - Prima volta su una nave?

- Sì. E lei? Ha detto di essere un capitano…

- Proprio così. Sono il capo della giustizia sul Titanic, quindi, se mai dovesse occorrervi qualcosa, sapete a chi chiedere…- ridacchiò.

Emma fece un sorrisetto.

- Grazie, ma spero vivamente che non ci rubino niente…Arrivederci, capitano!- tirò Henry con sé, allontanandosi lungo il corridoio.

- Lo spero tanto…!- sorrise Graham.

Emma non rispose, e continuò a camminare.

Sbruffone!

 

***

 

Ruby passò svelta di fronte a uno dei carrelli per il thé, arraffando qualche biscotto al cioccolato e infilandoseli svelta nella tasca del grembiule. Le parve quasi di sentire la voce di Granny che la rimproverava, ma fece spallucce e sorrise, avviandosi verso le cabine di prima classe.

Il biglietto comprendeva vitto e alloggio, no?

 

***

 

- Sei già al lavoro?- chiese Marco, scoccando un’occhiata al figlio.- Che stai scrivendo?

- E’ una sorpresa - sussurrò August, ghignando, senza smettere di battere i tasti della macchina da scrivere.

Marco sollevò un sopracciglio.

- Un indizio?

- Beh, parla di una nave…

- E…?

- E…non te lo dico!- rise August.

Marco sospirò, esasperato. La porta dell’angusta cabina si spalancò di colpo, lasciando entrare un trafelato Archie.

- Avete visto Pongo?- chiese, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

- Credevamo fosse con te…- fece August.

- Lo credevo anch’io - borbottò il dottore.- Mi sono girato un attimo, e…era sparito! Dannazione, è già tanto che sia riuscito a farlo salire, se combina qualche disastro…

- Andiamo, Pongo è un cane educato! E in ogni caso, anche se morde il fondoschiena di qualcuno, ormai è qui - disse August.- Che vuoi che gli facciano? Che lo buttino in mare?

- Tutto è possibile!- gridò Archie, scomparendo di corsa lungo il corridoio.

Marco sospirò, passandosi una mano sulla fronte.

Il viaggio si preannunciava molto lungo.

 

***

 

Mary Margaret sfiorò piano la balaustra che delimitava il ponte della nave, guardando l’oceano. Lasciò che la leggera brezza marina le scompigliasse i corti capelli neri, passeggiando tranquillamente. Il nervosismo che aveva caratterizzato l’imbarco sembrava essere passato, e aveva lasciato il posto a una piacevole calma e speranza. Mary Margaret era fiduciosa: quel viaggio la stava conducendo verso una nuova vita. Non che non le fosse dispiaciuto lasciare l’Inghilterra, dove in fondo aveva sempre vissuto con piacere e lasciato molti amici, ma non era mai stata il tipo che si lasciava sfuggire un’occasione, e anche stavolta non aveva fatto eccezione. Dopo anni di precariato, quel posto da insegnante a New York era stata una manna dal cielo, soprattutto per una come lei che adorava i bambini.

Quasi che il suo pensiero fosse stato programmato, lo sguardo le cadde su una giovane coppia che passeggiava tenendosi per mano: dovevano avere all’incirca vent’anni, e i loro abiti suggerivano che non erano appartenenti a una classe elevata. Lui aveva il viso pulito e il classico sguardo da sognatore, mentre lei era molto graziosa, bionda con il viso a cuore. La ragazza esibiva in bella mostra un ventre tanto arrotondato da lasciare poco o niente al dubbio.

La bionda si appoggiò alla balaustra, sorridendo a Mary Margaret.

­- Quanto manca?- chiese la maestra con un sorriso.

- Oh, non molto!- la ragazza si accarezzò il pancione.- Credo che sia ormai imminente. Sai, Sean è molto preoccupato - sorrise.- La sola idea che io possa partorire a bordo lo terrorizza!

- Non c’è da preoccuparsi, se anche succedesse, il Titanic non manca certo di dottori…- cercò di rassicurarla Mary Margaret.

- E’ quello che continuo a ripetergli anch’io, ma lui è più cocciuto di un mulo!- la ragazza rise.- Credo che sia la sindrome del papà novello…

- E’ il vostro primo bambino?

- Sì. Spero tanto che sia una femmina, ma anche un maschietto mi andrebbe bene…Oh, che sciocca!- la bionda le tese una mano. - Io sono Ashley. Ashley Boyd.

- Mary Margaret Blanchard, molto lieta.

- Lui è il mio fidanzato, Sean - indicò il ragazzo.- Ci sposeremo non appena saremo arrivati a New York. So che molti potrebbero prendermi per una poco di buono…sai, incinta senza essere sposata e sciocchezze varie - Ashley alzò gli occhi al cielo.- Ma al padre di Sean non andava giù che suo figlio stesse con una delle sue cameriere…E così, eccoci qui! Poveri in canna, stipati in una squallida cabina di terza classe e con un figlio in arrivo - sorrise amaramente.

- Ma siete insieme - disse Mary Margaret.- Questo è un lato positivo, no?

- Certo…io dormirei anche per terra, con Sean…

- Credo che sarebbe lo stesso anche per me…se amassi il mio uomo…

A Mary Margaret tornò alla mente l’incontro con quella giovane coppia avvenuto appena prima dell’imbarco. Ricordò il volto dell’uomo e il modo in cui le aveva sorriso.

Represse il tuffo al cuore, dandosi della sciocca. Nemmeno lo conosceva, in fondo. E poi, era sposato.

Non doveva pensarci.

 

***

 

David Nolan lasciò per un attimo la mano di sua moglie, sporgendosi oltre la balaustra del ponte riservato alla prima classe. Sentì il cuore perdere un battito quando scorse la figura di Mary Margaret Blanchard passeggiare sul ponte di seconda classe, sotto di lui.

Un gemito di sua moglie lo riportò alla realtà: Kathryn teneva gli occhi chiusi, massaggiandosi le tempie.

- Tesoro, ti senti male?- fece David, avvicinandosi a lei.

- Non è nulla…solo un po’ di mal di testa…- Kathryn fece un sorriso forzato.- Cosa stavi guardando?

- Io? Nulla, nulla…- David sorrise, stringendola in un abbraccio poco convinto.

Il signor Gold, a pochi metri da loro, ghignò con scherno. Era sempre stato bravo a indovinare i punti deboli delle persone, i loro stati d’animo, e a carpire un pensiero da una semplice espressione del viso o da un gesto. Il giovane uomo accanto a lui aveva posato l’attenzione su qualcosa – o qualcuno – che non era la sua dolce consorte, e tale distrazione doveva essere piuttosto grave, dato che si era così maldestramente affrettato a distogliere lo sguardo e a negare tutto.

Il signor Gold spesso si ripeteva quanto era fortunato a non pensare mai ad altro se non al guadagno personale. Non aveva mai avuto amici, né ne aveva mai voluti. Ciò che gli era sempre interessato era il proprio tornaconto, nulla di più. Se voleva qualcosa, se la prendeva. Non era mai accaduto che qualcosa o qualcuno lo distraesse dai suoi intenti, né aveva mai messo nessuno di fronte a se stesso.

E così sarebbe stato per sempre.

 

***

 

Pongo sgattaiolò furtivamente dietro a uno dei carrelli ricolmi di vivande, evitando per un pelo che uno dei camerieri lo vedesse. Sollevò il muso al di sopra della tovaglia, sbirciando che non ci fosse nessuno nelle vicinanze. Svelto come un fulmine, prese in bocca una frittella e l’ingoiò quasi d’un colpo.

Masticò con gusto, senza fretta, prima di riprendere a girovagare tranquillamente nel salone della prima classe.

 

***

 

Belle sarebbe uscita sul ponte anche se il tempo fosse stato dei peggiori mai visti. Gli scompartimenti di terza classe erano scomodi, angusti e umidi, in cui si respirava solo odore di chiuso e di aria viziata. Belle si volse a guardare suo padre: Moe era nervoso, lo era sin da prima dell’imbarco. Ciò che era successo con il Game of Thorns non era ancora stato metabolizzato, e suo padre ora covava una strana rabbia, come se pensasse che tutto il mondo fosse responsabile di ciò che era successo.

Belle distolse lo sguardo. Sperava solo che il viaggio finisse presto e loro sbarcassero in America.

- Papà, che ne dici, torniamo in…- iniziò, ma subito intercettò lo sguardo di Moe. Suo padre digrignava i denti, fissando con insistenza il ponte di prima classe. La ragazza si scordò per un attimo di respirare: l’oggetto dell’attenzione di suo padre era il signor Gold.

- Bastardo!- ringhiò Moe.

- Papà, basta…- implorò Belle.- Sai che non…

- Si è preso i miei soldi!

- Ma non è colpa sua se…

Gold si accorse che qualcuno lo stava fissando. Si voltò, incontrando lo sguardo furioso di Moe French.

Il suo volto si aprì in un ghigno.

Belle credette quasi di morire, quando vide che aveva preso a scendere le scale.

- Signor French! Che piacere incontrarla anche qui…

- Non posso dire lo stesso, maledetto…!- abbaiò Moe.

- Papà, basta, non fare stupidaggini…!- supplicò Belle, cercando di tirarlo via per un braccio, ma Moe si divincolò. Andò incontro al signor Gold a passo di carica; l’uomo, dal canto suo, non parve impressionato, ma anzi rimase impassibile.

- Maledetto!- ripeté French.- Ti sei preso tutto, tutto!

- E’ ciò che in genere fanno le persone, quando qualcuno è caduto in disgrazia.

- Lei è una sanguisuga!- Moe lo afferrò per il bavero della giacca, minaccioso, ma Gold non si scompose.- Lei è un viscido rettile! Un parassita che si approfitta delle disgrazie degli altri!

- Papà, non…

- Che succede qui?

Belle vide avvicinarsi un uomo in uniforme, giovane, ma certamente graduato. Moe lasciò immediatamente andare Gold.

- Problemi?- domandò l’uomo.

Belle si morse il labbro inferiore, scoccando un’occhiata al signor Gold.

- No, signore. Solo una piccola discussione - disse l’uomo, calmo.

L’ufficiale si accarezzò la corta barba incolta, squadrando i due uomini. Si rivolse a Gold.

- Il ponte riservato alla prima classe non è questo, signore.

- Certo. Mi perdoni - fece un cenno con il capo in segno di saluto.- Arrivederci, signor French. Signorina.

Moe grugnì, voltandogli le spalle. Belle tentò di riportare suo padre in cabina, prendendolo sottobraccio. Si voltò un’ultima volta a guardare il signor Gold: l’uomo non aveva perso il suo ghigno.

 

Angolo Autrice: Bene, innanzitutto ringrazio chi ha aggiunto la storia alle seguite, alle ricordate e alle preferite, e alex992, Valine, Deademia, nari92, aurora faleni, jarmione, historygirl93, nari96, takara_comodino, LadyDeeks, Avly, LauraSwanA, x_LucyLilSlytherin, Lety Shine 92 e Ginevra Gwen White per aver recensito. Davvero, ragazzi, grazie, non mi aspettavo tanto successo al primo capitolo :).

Passando a questo capitolo…mi rendo conto che non è all’altezza del primo, ma era una sorta di passaggio, diciamo. Ah, due parole sul prossimo: il terzo e il quarto saranno, se così si può dire, collegati, capirete perché. Anyway, il quarto sarà più o meno su questa linea, ovvero tratterà di più personaggi, mentre il terzo, cioè il prossimo, sarà più incentrato su due coppie: Rumbelle e Red Cricket (e, a proposito di quest’ultima, tenete a mente che Ruby la cameriera ha in tasca dei biscotti, Pongo scorrazza indisturbato per la prima classe e Archie lo sta cercando come un disperato…che succederà? XD), con anche un piccolo accenno di Hunter Swan. Scusate, ma essendoci così tanti personaggi devo cercare di dare il giusto spazio a tutti. Come sempre, critiche e consigli più che ben accetti, così come tutte le recensioni di ogni sorta :).

Ciao, al prossimo capitolo!

Dora93

  
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