Una ragazza
stava seduta davanti al computer mangiando una fetta di pane bianco.
“Hai ricevuto
un trillo da Kyra.” Sbuffò.
- Ciao Kyra. –
La ragazza salutò colei che l’aveva distolta dalla sua musica.
- Videl! Come
stai?? -
- Bene… tu? –
Non aveva voglia di parlare con Kyra, ma la buona educazione che sua madre le
aveva insegnato, aveva sempre il sopravvento.
- Non c’è male.
Beh, ora vado. Ciao Videl! -
- Ciao Kyra. –
A stento si trattiene dallo scoppiare a ridere. Kyra aveva sempre quel qualcosa
che faceva ridere Videl. Ma quel giorno non aveva voglia di parlare con
nessuno. Decise di uscire.
Spense il
computer e si trascinò fuori dalla sua camera. Scese lentamente le scale e
oltrepassò la palestra dove suo padre si allenava ogni giorno. Allenava
era una parola grossa. Si muoveva, meglio. << Papà! Io esco! >>
Urlò quando vi fu davanti. La porta si spalancò di botto e Mr. Satan avvolto
nella solita vestaglia rosso scuro.
<<
Tesoro, mi raccomando, non fare tardi. >> L’uomo le scompigliò i lunghi
capelli neri con la manona.
<< Sì,
papà. Ciao. >> La giovane Videl accese l’ Mp3 e si infilò le cuffiette.
Si chiuse la
porta alle spalle e cominciò a vagare per Satan City. Passò davanti ad alcuni
negozi, quando incontrò per strada un suo compagno di scuola. Si fermò ad una
vetrina di vestiti da sera. Bah, pensò, non me lo metterò mai uno di
quei cosi maledetti. Ma il ragazzo la vide dalla vetrina. Neanche lui aveva
voglia di parlare con nessuno, ma quell’aria sconsolata di Videl gli metteva
tristezza.
<< Ciao Videl.
>> La salutò con un soffio il ragazzo, arrivandole alle spalle.
<< Gohan…
>> In qualche modo Videl aveva capito che Gohan sapeva… ma non aveva la
minima voglia di stare a ragionare sul perché.
<< Anche
tu non hai voglia di parlare con nessuno vero? >> Esordì il ragazzo
osservando il vestito su cui si era soffermata Videl.
<< Già…
come fai a saperlo? >>
<< Perché
anche io sono così oggi. Ma non dirmi che hai intenzione di comprarti quel
vestito! >> Scherzò. Sapeva che non l’avrebbe mai vista con un vestito da
sera addosso.
<<
Pensavo che mi conoscessi Gohan. Non lo metterei mai, lo sai. >> Ecco
appunto.
<< Ti
conosco molto bene Videl, infatti mi sono un po’ preoccupato vedendoti qui
davanti. >> Senza essersene accorta, aveva lasciato che la musica scorresse
nelle sue orecchie, ed era arrivata a Crazy for this girl, una canzone che era uscita da poco. Suo
malgrado, si immaginò come la cantasse Gohan.
<< Beh,
tranquillo, non mi vedrai mai con quei cosi addosso. >> La compagnia del
ragazzo non era poi così male. Voleva stare sola, ma Gohan era un caso
particolare.
<<
Sicura? >> Ho un’idea. Pensò Gohan sorridendo tra sé e sé.
<<
Sicurissima. >> Che ha in mente adesso? Gohan nella scuola, era
abbastanza famoso per le sue idee strampalate.
<< Beh,
signorina Videl, accetterebbe una sfida? >> Gohan si voltò verso di lei.
<< Mi
dica, signor Gohan. Mi illumini, avanti. >> Scherzavano sempre dandosi
del Lei. Anche se non l’ammettevano, era un modo per dimostrare quanto fossero
uniti.
<< Bene,
la invito alla festa di questo sabato. Chi di noi si vestirà più elegante,
vincerà e il perdente pagherà da bere. Le interessa? >>
<< Non lo
sa, lei, che io non rifiuto mai una sfida? >> Un piccolo sorrisetto le
illuminò il volto.
<< Bene,
allora ti passo a prendere sabato alle 9 precise. Mi raccomando, fatti trovare
pronta, okay? >>
<<
Perfetto. A sabato. >> Si strinsero la mano e poi lui se ne andò. Si
sarebbe divertito alla festa di sabato, con Videl vestita da ragazza.
Videl, intanto,
era tornata ad osservare quel vestito, quando un pensiero le balenò in mente. Oh no! Quello me la pagherà cara… Si era ricordata solo in quel momento, che
per la festa erano previsti vestiti da sera. E si era appena promessa di non
indossare mai uno di quei cosi.
<< Gohan!
>> Provò ad urlare, ma il ragazzo era sparito dalla sua visuale. <<
Me***! >> Tornò a casa e si mise a frugare nel baule che teneva in
soffitta. Non usava mai la roba che aveva là dentro, perché era della madre
defunta da qualche anno, ma erano tutte cose da sera e non poteva non usarne
una. Altrimenti avrebbe dovuto spendere una cifra enorme per un vestito
abbastanza elegante.
Frugò, e frugò
ancora, quando vide un luccichio dal fondo del baule. Infilò la mano dentro ed
estrasse il vestito. Era blu notte, con una spallina sola e lungo fino al
pavimento. Aveva due giorni per prepararsi. Poi, il giorno della vergogna.
Si appoggiò il
vestito luccicante sul petto e se lo osservò. Non le stava male, ma non
l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura.
Non aveva delle
scarpe abbinate però! Decise di chiamare Kyra.
Prese il
cellulare ultimo modello dalla tasca e compose il numero dell’amica.
<< Kyra?
Sono Videl. Ho bisogno del tuo aiuto. >> Mormorò sotto voce. Se solo suo
padre avesse sentito che chiedeva aiuto, le avrebbe fatto una sfuriata e, poi,
si sarebbe proposto lui come salvatore. E, diciamocelo, non era il caso.
<< Dimmi
Videl. >> Rispose la voce metallica di Kyra dall’altra parte
dell’apparecchio attaccato all’orecchio di Videl.
<< Senti…
sai la festa di sabato? Ecco, Gohan mi ha invitata… >>
<< Oh!!!
Che bella coppia! E io che pensavo che saresti rimasta zitella per tutta la
vita! >> Gongolò Kyra.
<<
AAAHHH!!! Ma che hai capito??? È una sfida! Chi è più elegante. Chi perde paga
da bere. Non c’è niente di sentimentale, credimi. >> La sua amica era una
delle ragazze più pettegole della scuola. Ma era anche l’unica che le
somigliasse anche solo un poco. Per farla stare zitta, bastava dire: “Non dirlo
a nessuno.” E lei diventava più muta di una tomba.
<< Oh… mi
dispiace. >> Il tono era visibilmente deluso.
<< Senti.
Ho bisogno di te, perché mi servono delle scarpe. Puoi venire da me sabato
mattina? >> Almeno avrebbero avuto tutto il giorno per prepararsi.
<< Va
bene Videl, ci vediamo sabato mattina alle 8. va bene? >>
<<
Perfetto. Grazie a sabato! >> Fece appena in tempo a chiudere la
chiamata, che suo padre irruppe nella camera. Cioè, non proprio, perché Videl
aveva imparato a mettere il chiavistello. Suo padre era un vero impiccione.
<< Cos’è
perfetto? E perché hai questo coso? Fammi entrare Videl! >> Sbraitò
l’uomo, cercando di infilare la testa nello stretto scompartimento per vedere
cosa stesse combinando la figlia.
<< Papà!
Non si bussa più??? >> Urlò Videl. In fretta e furia nascose il baule
sotto al letto e il vestito sotto le lenzuola. Andò ad aprire il chiavistello e
suo padre si sporse in avanti, cadendo ai predi della figlia.
<< In
casa mia posso entrare dove voglio e quando voglio, mettitelo bene in testa
Videl. Togli quel coso dalla porta. >> Sbottò Mr. Satan rimettendosi in
piedi e appoggiando le mani sui fianchi.
<< Sì
papà. >> Rispose Videl, alzando gli occhi al cielo. Tanto, non l’avrebbe
tolto.
<< Ora
dimmi, cos’era perfetto?? >> Il padre si illuminò. Era iper-protettivo
nei confronti della figlia, che appunto non ne poteva più.
<< Sabato
vado ad una festa. E alle otto di mattina viene Kyra ad aiutarmi, mentre alle
nove di sera, Gohan mi viene a prendere. >> Appena sentito il nome di
Gohan, Mr. Satan si gonfiò tutto e disse con voce tremante dalla rabbia:
<< Tu non
andrai a quella festa. Soprattutto se verrà a prenderti un ragazzo. >>
Sbuffò.
<< Papà,
io ci vado. L’ ho promesso a Gohan. Non posso tirarmi indietro. >>
Ribatté Videl, che stava cominciando ad arrabbiarsi. Non sopportava il padre
quando faceva quelle scenate di gelosia nei suoi confronti. Che voleva? Lei era
la ragazza più forte del paese, ma non ancora come il padre. O almeno era
quello che pensava.
<< No, tu
non ci vai. Hai capito figliola?? Tu non andrai a quella festa, sono stato chiaro?
>> Stava per scoppiare. Era bordò e stava tendendo al viola scuro.
<< IO CI
VADO! Non puoi trattenermi! Non a vita. Sono una ragazza, ho il diritto di
vivere la mia vita. E poi, che vuoi? Sono la più forte del paese, nessuno può
battermi. Se anche mi facessero soffrire, io li batterei. Lo vuoi capire o
no??? >> Perse il controllo. Cominciò a tremare. Voleva urlargliene
quattro a quel padre iper-protettivo che si trovava.
<< NON CI
ANDRAI! METTITELO BENE IN TESTA, VIDEL! >> Con questo si avvicinò alla
figlia. Lei non ci vide più dalla rabbia e gli tirò un pugno sul ventre. Non lo
mosse. Mr. Satan, scoppiò in una risatina isterica. << Non riesci a farmi
male, Videl. Sono più forte di te. >> Disse con aria sicura. Videl, alzò
lentamente lo sguardo e nei suoi occhi si accese una scintilla di follia.
<< Ti
propongo una cosa. Noi ci battiamo. Se vinco io, andrò alla festa e potrò
tornare quando voglio. Se vinci tu, non ci andrò e non uscirò per una
settimana. Ci stai? >> Videl non era mai stata più sicura. Avrebbe
battuto suo padre in combattimento e volente o nolente sarebbe andata alla
festa.
<<
AHAHAHAHAHA piccola, ingenua Videl. Non puoi battermi, ma se lo desideri tanto,
va bene. Domani in giardino, va bene? >> Rise e le scompigliò i capelli
neri.
<< Va
bene. >> Lo spinse fuori dalla sua camera e cominciò ad allenarsi. Sapeva
di non aver usato tutta la sua forza. Nessuno sapeva, che lei aveva una piccola
palestra in camera sua. Le bastava premere un bottone e tutta la camera si
trasformava. Ma prima di premerlo, andò a chiudere il chiavistello.
In pochi
secondi si trovò davanti ad un sacco da boxe, regalo del padre. Beh,
qualcosa di utile l’ hai fatto. Pensò mentre cominciava a tirare pugni a
quell’affare.
Dopo un’ora,
decise di rendere le cose più interessanti. Regalo di Bulma, erano dei
robottini di metallo, che quotidianamente usava per allenarsi. Solitamente ne
faceva uscire solo una decina, e poi si annoiava. Ma quella volta, 20 robottini
uscirono da uno scompartimento nascosto nella parete. Te la farò vedere io.
Attaccò una foto di suo padre sul saccone e cominciò a dare pugni e calci,
mentre i robottini si avvicinavano. Aveva in programma di sfasciare quei robot
senza smettere di colpire il sacco.
Dopo 3 ore di
duro allenamento, era riuscita a sfasciare una 50’ina di robot. Prese un
asciugamano e se lo passò in fronte. Avrebbe battuto suo padre, il giorno dopo.
Oh sì, ce l’avrebbe fatta senz’ombra di dubbio. Sorrise tra sé. Premette di
nuovo il bottoncino e la camera tornò tale.
Si avviò con l’asciugamano sulle spalle in bagno. Aprì l’acqua calda e, dopo essersi svestita, vi si infilò sotto. Sarebbe dovuta andare anche dal parrucchiere prima della festa. Ma ci avrebbe pensato poi sabato con Kyra.
Dopo cinque
soli minuti, uscì grondante d’acqua. Si attorcigliò un asciugamano attorno al
petto e rimase ad osservarsi davanti allo specchio. Doveva ammetterlo, non era
male. Non aveva mai fatto caso al suo aspetto fisico, né al suo viso.
E io che
pensavo che saresti rimasta zitella per tutta la vita! Le rimbombò nella testa quella frase che le
aveva detto Kyra. E se alla festa fosse successo qualcosa di più con Gohan??
Come avrebbe reagito?? No! Non doveva pensarci. Altrimenti le veniva il panico.
La cosa che aveva sempre pensato di fare se un ragazzo ci avesse provato con
lei, era di scaraventarlo a terra o fuori dalla finestra. Pessima cosa,
pensò in quel momento. Beh, Kyra è abituata… mi darà una mano lei. Stava
riponendo troppa fiducia in quella sua amica, ma era l’unica che la potesse
aiutare.
In conclusione,
doveva: andare dal parrucchiere con Kyra, battersi con suo padre, andare a
comprare delle scarpe, e infine andare ad una festa. Con Gohan. Quel pensiero,
la torturò tutto il giorno e quando decise di dormire, non la mollò un attimo.
Si addormentò
con l’immagine di Gohan impressa nella testa.
Premetto che non sono capace a scrivere, questa idea mi è venuta di botto. È la prima FF che scrivo su Dragon Ball. Per favore, siate clementi… ripeto, non so come sia venuta, ma spero comunque in commenti, sia positivi che negativi. (Ovviamente più positivi che negativi… ^.-)
Vorrei
ringraziare chi ha recensito “Ascoltatemi”. Sono tornata quella di sempre,
scusatemi per la preoccupazione ^^. Bene, ho finito. Spero che vi piaccia.
Baci,
Barbycam.