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Autore: Usagi    28/11/2012    3 recensioni
Seguito de "Il Richiamo della Terra". Per Hitomi è l'inizio di una nuova vita insieme all'uomo che ama, tuttavia tra responsabilità e una Gaea da ricostruire, il suo destino si intreccerà ancora una volta con quello dell'antico popolo di Atlantide. « E' giunto il momento di sperimentare le potenzialità della Macchina di Atlantide. » Storia revisionata al 05/2017 e attualmente in prosecuzione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merle, Millerna Aston, Nuovo personaggio, Van Fanel
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Cieli di Gaea '
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The Vision of Escaflowne

«L’Ultimo Paradiso»


 
1
 L’Incoronazione Insanguinata

« Voi dovete vivere,
dovete vivere e far rinascere Fanelia...
 per tutta la nostra gente.
»

   

Era una meravigliosa giornata d’inizio primavera

Poteva considerarsi la prima del nuovo mondo, il mondo che stavano creando insieme, quello dove la consapevolezza della vita di Gaea si sarebbe radicata profondamente all’interno degli animi della gente. 

Questi erano i pensieri di Hitomi, mentre si sedeva sul palco reale per assistere alla cerimonia di proclamazione del legittimo sovrano di Fanelia. 

Accanto a lei, Merle era ancora imbronciata, eppure era evidente l’impazienza nel suo sguardo. Sorridendo mestamente, Hitomi sollevò con una mano la lunga veste turchese che indossava, sedendosi sul morbido cuscino che stava sopra lo scranno reale, ancora non si era abituata a quel ruolo.

Promessa sposa del Re di Fanelia.

Il che equivaleva a dire, una futura regina.

La sua vita era cambiata così velocemente. 

I mesi che erano passati lontano dalla sua casa sulla Terra, sembravano essere volati senza che se ne fosse resa conto davvero. Eppure, nonostante i primi tempi sentisse la mancanza della sua terra natia, adesso Hitomi era serena e non provava più nostalgia del passato, anzi: gli dei le avevano concesso molto più di quello che un semplice essere umano avrebbe mai potuto avere, aveva trovato la persona che il suo cuore aveva scelto, la forza del loro amore aveva salvato l’intero pianeta di Gaea, non c’era gioia più grande. O forse, vedere i bambini accalcarsi intorno alla figura di Van, sotto il palco reale, forse quella era una gioia ugualmente profonda, che Van si era meritato. Hitomi sorrise, vedendo Van lanciarle uno sguardo da lontano, mentre faceva volteggiare un bambino in aria e poi lo restituiva alle braccia della madre, orgogliosa di tale concessione.

Hitomi si era infine ambientata in quella che era la sua nuova casa. Fanelia, che adesso viveva in armonia con i draghi; Fanelia, che godeva della protezione degli astri, ma soprattutto della Prescelta di Gaea. Hitomi arricciò il naso ripensandoci: non le piaceva quell’onorifico che le avevano dato i cittadini del Regno. 

Gli eventi che erano trascorsi da quando la battaglia contro l’impero di Zaibach era conclusa, erano ancora freschi nella mente di Hitomi. 

Erano passati due mesi da allora ma si era già dovuta abituare a quella che era la sua nuova vita e le diverse incombenze a cui piano piano iniziava ad essere introdotta l’avevano aiutata a non indugiare più con i brutti pensieri.

Fanelia era stata ricostruita ed era tornata all’antico splendore, il palazzo era stato ristrutturato ed erano stati ritrovati gli oggetti preziosi che ornavano le sale dei templi più antichi che si temevano essere stati trafugati dopo l’attacco di Zaibach. Quando la storia dell’impresa compiuta da Van e da Hitomi si era diffusa per tutte e quattro le direzioni dei venti, Fanelia era stata meta di illustri sovrani e coraggiosi cavalieri, tutti a rendere onore e completa fedeltà al sovrano di Fanelia e alla sua dolcissima promessa sposa, la Prescelta di Gaea, colei che aveva salvato il mondo ben due volte dal destino di distruzione. Si era diffusa la convinzione che Hitomi, godendo della vita e della protezione di Gaea stessa, dovesse essere protetta e rispettata come se fosse lei stessa una dea. Quando aveva compreso le implicazioni di una simile credenza e ciò che avrebbe potuto generare, Hitomi e Van andarono su tutte le furie e decisero di non dare adito a quelle voci e decisero di dedicarsi completamente alla ricostruzione del regno, che in quelle settimane procedeva alacremente. Per Fanelia si prospettava l’inizio di un’epoca d’oro

Era inevitabile che tutte le speranze del popolo di Gaea risiedessero in Hitomi, eppure lei non era affatto cambiata esteriormente. Erano tuttavia mutate profondamente le sue percezioni. Adesso le sue visioni erano chiare e complete e recentemente aveva scoperto di essere anche in grado di prevedere i mutamenti climatici. 

Riusciva a sentire la terra diversamente da come aveva fatto in precedenza, ma forse perché Gaea era un pianeta che non conosceva ancora la tecnologia che possedeva la Terra, per cui era probabilmente quello era un fattore che le aveva facilitato ulteriormente l’entrare in simbiosi con la stessa. Ed invece, anche Van sosteneva che in fondo Hitomi era davvero la Prescelta di Gaea, anche se lui non lo diceva con deferenza ed evitava di ripeterlo in presenza dei nobili ospiti per evitare che simili voci trovassero fondamento.

Hitomi si riscosse dai suoi pensieri, quando il suo sguardo tornò a posarsi su Van che nel frattempo era salito di alcuni gradini e si apprestava ad accomodarsi al suo fianco, al centro di quello che era il palco reale.

Tra le acclamazioni della folla entusiasta per lo spettacolo che si sarebbe svolto di lì a poco e all’euforia riservata al saluto verso il re, Van non si dimenticò di donare un bacio sulla mano della sua promessa sposa, per poi accomodarsi anche lui, sullo scranno dai morbidi cuscini.

« Sei agitata? » domandò lui, d’un tratto, accostandosi al suo orecchio.

Hitomi annuì lievemente. « Si, anche se sei tu il sovrano da incoronare »

« Il fatto è che sarai tu a mettermi quella corona sulla testa. » sussurrò malizioso il ragazzo con un sorrisetto sulle labbra: conosceva la debolezza di Hitomi, dopotutto.

« Vuoi forse farmi arrabbiare? Potrei anche decidere di sbattertela in fronte, dopotutto! » ribadì lei, mantenendo bassi i toni, sebbene era evidente l’ilarità nella sua voce, come in passato, non le piaceva sembrare debole o in difficoltà e neanche in imbarazzo.

Van ridacchiò lievemente, poi le posò un delicato bacio sulla guancia, quindi si voltò, sfiorandole ancora la mano e tacendo, rivolse lo sguardo verso l’arena, dove si sarebbe svolta una giostra, torneo a cui avrebbero partecipato, ovviamente, parte dei migliori combattenti di Fanelia, a bordo dei loro guymelef.

Anche Hitomi guardò verso l’ampio spazio dove già si erano disposti dodici guymelef su due file, ad alzare un picchetto in onore dell’Escaflowne, che era esattamente all’opposto rispetto al palco reale. Era stato trasportato lì quella mattina stessa e ben presto Van avrebbe dovuto salirvi per inscenare un combattimento.

Fu allora infatti che Van si sollevò in piedi.

« A dopo. » parlò con dolcezza verso di lei, lasciandogli la mano e allontanandosi dagli spalti.
 « Buona fortuna » le augurò lei, sorridendo a sua volta, seguendolo con lo sguardo fino a quando non le fu possibile vederlo.

Si rilassò sulla poltrona, sospirando lievemente. Forse, non c’era ragione per cui essere così agitati. Visto che c’era molta distanza fra lei e le persone, non riusciva a percepire gli sguardi direttamente e questo aveva contribuito ad alleviarle la tensione, almeno in parte.

 

« Diciamo che non me la prenderò con te solo perché oggi sarà una giornata impegnativa. » 

La voce di Merle le arrivò a qualche centimetro dal viso. Si voltò appena in tempo per vedere una gatta in sembianze umane corrucciata con le braccia incrociate sul petto. 

Hitomi sorrise lievemente. « Dai, ti ho già chiesto mille volte scusa, anche io ero andata a cercare Van, come te! » ma le sue parole non ebbero l’effetto desiderato.

« Certo, come no! » esclamò lei, aprendo le braccia. « State sempre a sbaciucchiarvi e ad abbracciarvi..! » e Hitomi la vide avvinghiarsi il corpo in una stretta che poco aveva di amoroso, quindi la gattina arricciò le labbra, pantomima di un bacio.

Hitomi non poté fare a meno di arrossire, dopotutto era vero: Van passava molto tempo con lei, nonostante avesse le sue mansioni da sovrano da ottemperare.

Si ritrovò a pensare, per un momento, a come sarebbe stata la sua relazione se fosse stata sulla Terra e probabilmente tutto questo avrebbe potuto essere considerato insolito lì su Gaea, eppure Van non sembrava affatto porsi il problema. Come ogni sovrano che si rispetti, era lui a decidere cosa fosse giusto o meno nel proprio castello e quello era un esempio. Chissà se gli altri ritenevano opportuna la loro relazione…

Quando Merle vide Hitomi completamente arrossita rise di gusto sciogliendo la posizione che aveva assunto. « Hai visto? Avevo ragione! » e tornò nuovamente ad incrociare le braccia al petto. 

« Non preoccuparti! » rassicurò Merle, poco dopo, cambiando tono di voce, sedendosi su uno sgabello lì vicino, preparato per lei. « Non c’è motivo di essere in ansia, hai fatto cose peggiori e più pericolose di questa, in fondo. » 

Ma Merle non sapeva che per Hitomi, l’idea di mostrarsi in pubblico, per incoronare addirittura il sovrano, superava di gran lunga la sua idea di “peggiore”.

« Eccolo! Sta per iniziare! » esclamò Merle allungando il braccio, indicando l’Escaflowne in procinto di muoversi al centro della grande arena.

Hitomi tornò nuovamente ad osservare di fronte a sé e vide l’Escaflowne estrarre la spada, con eleganza, mentre la folla applaudiva dagli spalti. 

Quando vide il primo Guymelef attaccare l’Escaflowne, Hitomi capì cosa fosse in effetti tutta quella scena. Essa non era altro che una prova di forza, un modo per permettere alla gente di comprendere quella che era la capacità del sovrano e l’abilità nel combattimento. Serviva per ricordare, anche, le gesta del loro sovrano nella recente guerra. Avrebbero avuto una prova visiva che le voci sulle sorprendenti abilità di pilota dell’Escaflowne non erano infondate.

Mentre rifletteva su questo punto, Van metteva fuori combattimento senza alcuna difficoltà i guymelef che gli erano nemici. Quando fece cadere la spada ad anche l’ultimo avversario, Hitomi si accorse di come Merle e tutta la folla, fosse andata in visibilio nel momento in cui l’Escaflowne cambiava forma e si trasformava in un meraviglioso drago dei cieli. 

Vide Van, sorridere dall’alto della sua posizione, mentre cambiava rotta e si dirigeva verso il sole. Anche Hitomi si soffermò lungamente, seguendo la direzione dell’Escaflowne, fino a quando non venne accecata dai raggi del sole. 

I suoi occhi vennero feriti da tanta luce, che l’abbagliò per qualche istante, poi vide chiaramente d’innanzi a sé una forma indistinta che si accompagnò ad una spiacevole sensazione all’addome. Istintivamente andò ad accostarsi la mano sugli occhi, coprendoli dai raggi dell’astro, il viso spostato di lato e gli occhi ermeticamente chiusi, mentre cercava di riprendersi.

Ci mise qualche secondo, prima che decidesse di riaprire gli occhi, nessuno si era accorto di quello che le era successo, ed ancora Van effettuava acrobazie in volo.
 Respirò profondamente, cercando di comprendere da dove venisse quella sensazione che l’aveva improvvisamente turbata tanto. 

Aveva anche visto qualcosa, ne era certa. Sembrava una visione. Eppure, poteva essere solo lo scherzo della luce del sole? Mentre ripensava a quello che era accaduto poco prima, non smetteva di guardare Van, che si era fermato, atterrando al centro dell’arena.
 La folla si profuse in urla e applausi, ed anche Hitomi decise di sorridere ampiamente congiunse le mani, battendole, entusiasta.

Non era il momento di pensare a certe cose.

Fu in quel momento che Merle le si avvicinò. « Coraggio, è il tuo momento. Non fare una figuraccia! » le disse con il tono incoraggiante che servì a produrre l’effetto opposto. Hitomi le rivolse una rapidissima linguaccia e si sollevò dalla poltrona, discendendo lentamente dagli spalti, mentre Van veniva letteralmente ricoperto di petali di fiori al suo passaggio.
 Van sollevando lo sguardo, intravide Hitomi intenta a scendere la lunga passerella di legno costruita insieme al piccolo palco reale, dove sarebbe avvenuta l’incoronazione vera e propria.

Quando Hitomi raggiunse il centro del palco dove vi era una colonnina di pietra, sormontata da un cuscino sulla quale era poggiata la corona dorata, Van già metteva piede sul tappeto rosso che si congiungeva direttamente con la colonna accanto alla quale vi si trovava Hitomi, dritta in piedi, che l’osservava con in volto una espressione serena.

La folla cominciò a quietarsi, intuendo la sacralità del momento, persino i bambini e i più giovani tacquero di fronte al sovrano che si apprestava a raggiungere la fanciulla.
Van si pose di fronte ad Hitomi, che la guardò con occhi sicuri e forti, lo sguardo di un sovrano. Anche Hitomi fece altrettanto e mantenne un’aria di severità e compostezza che forse poco le si addicevano, ma erano sicuramente appropriate alla situazione.
 Eppure, nonostante quell’apparenza  così sicura e determinata, Hitomi stava sudando freddo dall’emozione e dall’imbarazzo. Prese un respiro lento e profondo, curando di non farsi vedere, chiedendo silenziosamente al suo cuore di calmare il proprio battito, schiuse le labbra per parlare.

« Van Slanzar De Fanel, quest’oggi, si rende onore a quelle che sono state le vostre imprese. Dapprima contro l’impero di Zaibach e poi, per la salvezza dell’intera Gaea, avete dimostrato la vostra superiorità in combattimento e la prontezza del vostro animo. Quest’oggi si proclama la rinascita del Regno di Fanelia e voi, siete chiamato a giurare d’innanzi al popolo, ai generali e ai vostri samurai che sarete pronto per difenderla nuovamente con la vostra spada e rischiando la vostra vita se necessario, per la salvezza delle sue genti e delle sue terre. »

Hitomi rivolse quindi lo sguardo verso l’uomo che non aveva battuto ciglio e che aveva sostenuto il suo sguardo per tutto il tempo.

« Io, Van Slanzar De Fanel, giuro sul mio onore che proteggerò a costo della mia vita Fanelia e i suoi abitanti! » la voce forte e sicura di Van arrivò alle orecchie di Hitomi e dei cittadini che, estasiati, non proferivano ancora parola. 

Van mosse la sua mano destra, impugnando la spada, che una volta gli era stata conferita come legittimo sovrano. Hitomi senza alcun indugio la prese in mano, sfiorando l’elsa.

Le arrivarono alla mente altre immagini, forti e accecanti come la luce del sole. La spada che le porgeva Van, sporca di sangue vermiglio. 

Riaprendo gli occhi, sconcertata in volto Hitomi si accorse dello sguardo preoccupato di Van, mentre ancora le porgeva la spada. Aveva la propria mano a pochissima distanza dall’elsa e si accorse che tremava leggermente. Prese la spada fra le mani e la sollevò in aria, profondamente turbata. Eppure, doveva continuare ad andare avanti a dispetto della sua visione. 

« Questa spada, simbolo della vostra sovranità vi viene nuovamente conferita e benedetta in nome degli Dei,   affinché sia portatrice di pace e di giustizia e mai di guerra e sete di sangue. » La voce aveva stentato a tremare, ma era durato solo per un momento.
 Quindi, dopo averla mostrata al popolo, avendola sollevata in aria, la restituì nuovamente fra le mani di Van, che ancora non smetteva di rivolgerle il suo sguardo interrogativo e preoccupato al contempo.

Hitomi si volse di un fianco, indirizzandosi verso la corona che giaceva ancora sul cuscino posto sul piedistallo, il cuore che batteva all’impazzata. Adesso l’agitazione e lo sgomento avevano di gran lunga superato l’ansia per che per ciò che doveva fare.

Cosa significavano quelle immagini? E perché proprio in quel momento? Fino a quel giorno, non c’erano state visioni così confuse, cosa le stava succedendo?
 La cerimonia di proclamazione, sembrava davvero essere passata in secondo piano, le mani si muovevano da sole, consapevoli di movimenti già provati in passato. Sollevò la grande corona dal morbido cuscino sulla quale era adagiata e ritornando nuovamente di fronte a Van la poggiò sulla sua testa chinata, pronto a riceverla.

« Ricevete questa spada e questa corona, come simbolo della vostra sovranità sul Regno di Fanelia. » Van si sollevò in piedi, mentre le urla del popolo scoppiavano in applausi e acclamazioni. Nessuno si era accorto di nulla, eppure Hitomi, tremendamente pallida, fece qualche passo indietro, per permettere a Van di farsi riconoscere dalla folla come suo sovrano e farsi acclamare.

 

Dopo qualche ora Van stringeva la mano di Hitomi in una morsa serrata e forte, era turbato quasi quanto lei.

Si erano ritirati nella stanza di Van, mentre fuori erano già iniziati i festeggiamenti che sarebbero durati fino al giorno dopo. 

Il sole era oramai calato e fuori si udivano le voci gioiose dei cittadini. Una semplice candela ardeva vicino al letto sulla quale era seduta Hitomi, Van l’osservava silenzioso, tenendole la mano, inginocchiato di fronte a lei, in assoluto silenzio, in attesa di una sua reazione della ragazza che si stava concentrando ad occhi chiusi.

D’un tratto Hitomi aprì gli occhi facendo uscire un profondo respiro dalle labbra rosee. 

« Non ci riesco! Non ho più avuto alcuna visione. La sensazione sembra essersi dissolta. » Van annuì, rasserenato di quelle parole. Si sollevò e si sedette accanto a lei.
 « Forse è stata l’agitazione, forse avevi solo paura di sbagliare durante la cerimonia e la tua mente ha fatto il resto. »

Hitomi annuì deglutendo pesantemente: doveva cercare di riprendersi. Quella situazione non le piaceva per niente: le riportava alla mente l’angoscia dei mesi precedenti.
 « Questa sera annunceremo la data del nostro matrimonio, sei sicura di farcela? » domandò preoccupato Van, guardandola negli occhi. 

Hitomi si riscosse, annuendo con vigore. « Ma certo! Sto bene dopotutto. Non è successo niente. » esclamò, padrona di nuova vitalità che fino a poco prima aveva dimenticato di possedere. Van sorrise e senza troppi preamboli la baciò. 

Hitomi si rese conto che non era un semplice bacio fugace.

Passarono pochi istanti perché perdesse completamente la testa. Si strinse a lui, aderendo con le labbra e con tutta se stessa al suo corpo, le mani di lui che già le stringevano la vita, si fecero carezzevoli lungo la sua schiena. Il bacio si approfondì e Hitomi ne assaporò ogni secondo. Per quanto fosse stata preoccupata e in ansia, quel gesto si stava rivelando capace di farle dimenticare ogni preoccupazione, al punto da farla completamente abbandonare all’altro. Senza timore, sollevò la propria mano cercando i capelli di lui, lasciando che le sue dita s’intrecciassero e spingessero con delicatezza Van nella propria direzione. Con il passare del tempo e dell’abitudine aveva acquisito maggiore coraggio e più iniziativa nei confronti di Van, anche se arrossiva ancora quando i loro contatti si facevano più audaci.

Quando sentì Van su di sé, capì che anche lui stava ben presto dimenticando ogni cosa.

L’assalto alla sua bocca continuò e Hitomi si lasciò scappare un gemito lievissimo quando Van, spostandosi, le morse il lobo dell’orecchio. Il cuore nuovamente impazzito, pulsante di una sensazione diversa che ultimamente provava spesso, rendeva il respiro di Hitomi profondo e incostante. Sentì le mani di Van pericolosamente vicine a quelle zone del suo corpo dove non si era mai avvicinato, riaprì gli occhi, solo per chiuderli di nuovo dopo qualche istante, le labbra contratte e morse dai denti, per cercare di soffocare l’ennesimo ansito.

D’un tratto, Van si fermò, sollevandosi di colpo. Ansante, Hitomi riaprì gli occhi, osservando il Re di Fanelia completamente in imbarazzo. Si sollevò anche lei, solo per restare seduta.

« Scusami... io. Non avrei dovuto. » la sua voce, resa roca dall’eccitazione crescente, si spense nel buio della stanza. 

Hitomi scosse il capo. « Non devi scusarti e comunque non mi è dispiaciuto affatto. » sbarrò gli occhi dopo qualche istante, rendendosi conto delle parole appena pronunciate, maggiormente in imbarazzo.

Van tornò ad avvicinarsi a lei con un sorriso sul volto. Hitomi colse nel suo sguardo qualcosa di diverso, non era semplicemente malizioso… era, sensuale.

« Non credevo che anche tu... fossi così ansiosa quanto me. » La sua voce era così calma, da essere addirittura... suadente.

Hitomi comprese la natura delle sue parole.

Quella era... una provocazione.

Non poteva pensare di farla franca così. Con uno scatto fulmineo, prese un cuscino immediatamente vicino alle sue mani e lo tirò dritto davanti a sé, in direzione della faccia di Van.

Il sovrano venne colpito in pieno, facendo sfumare così la sua aria accattivante e provocatoria.
 « Così impari a dire certe cose! » riprese Hitomi, ancora visibilmente imbarazzata, sollevandosi in piedi e superandolo. Eppure dopo aver compiuto alcuni passi, sentì avvolgere il suo polso dalla stretta della mano di lui. 

Con un leggero movimento a cui non si oppose, si lasciò nuovamente prendere fra le sue braccia, le sue mani che le cingevano i fianchi da dietro ed il suo respiro sul collo.

« Ti amo. » le sussurrò con una dolcezza tale da farle crollare ogni tentativo di opporvisi.
 « E ricordati che qualsiasi cosa accada, io ti proteggerò. » 

Hitomi si voltò, lasciando che il proprio sguardo cadesse su quello di lui.

Non ebbero bisogno di ulteriori parole, si baciarono nuovamente, per sancire quella promessa.

Qualche ora dopo, si trovavano al banchetto, una lunga tavolata riccamente imbandita i cui commensali erano i più alti funzionari di Fanelia, insieme alle loro facoltose famiglie.

Mangiavano e bevevano in allegria, e poco distante dalla tavolata dei nobili, erano stati allestiti altri banchetti, dove la gente poteva prendere ciò che più desiderava. Attorno ai fuochi, danzavano le coppie di giovani fidanzati e di bambini, accompagnati dalla musica suonata dai flautisti e dai migliori musicisti.

Hitomi si sentiva finalmente tranquilla e allegra, sollevata da tutta quell’ansia che l’aveva colta poco prima, e aveva mangiato ciò che le era più gradito e aveva affrontato discussioni a cui non era ancora abituata con i più alti dignitari del regno.

Van dal canto suo, era davvero soddisfatto dei festeggiamenti, tutto si era svolto come previsto e senza che nulla fosse andato storto. Più volte in quella giornata, si era ritrovato a pensare a Balgus e ai suoi generali, che avevano onorevolmente perso la vita nell’estremo tentativo di proteggere Fanelia all’inizio della guerra contro Zaibach. Non ci sarebbero più stati uomini come loro, suoi precettori e suoi fedeli consiglieri. Le stelle che brillavano nel cielo, portavano la luce della grandezza di quegli spadaccini che avevano perso la vita, e Van sapeva che il loro spirito li stava guardando e continuando a proteggerli da lontano.

Finita la cena, Van si sollevò in piedi, richiamando con la sua sola presenza, l’attenzione su di sé. 

« Vorrei fare un annuncio! » esclamò quindi, con un enorme sorriso in volto. 

All’udire le sue parole, gli uomini smisero di parlare dei loro affari e i giovani smisero di danzare, i suonatori interruppero le loro melodie e si diffuse la curiosità fra i ministri e i giovani samurai.

Van si volse verso Hitomi, tendendole una mano, lei annuì lievemente, cogliendo quella nella propria e sollevandosi in piedi, rimase in piedi accanto a lui.

« Sono lieto d’annunciarvi che dalla prossima luna Fanelia avrà finalmente una nuova Regina! » 

Il silenzio durò solo qualche istante, prima che tutti, nessuno escluso, incominciassero a battere le mani e a congratularsi a gran voce. 

Hitomi arrossì lievemente mentre stringeva la mano dell’uomo che amava, aveva temuto quel momento ma, com’era prevedibile, la notizia aveva scatenato reazioni gioiose e congratulazioni generali, non aveva fatto altro che rendere felici ancora una volta il popolo ed i funzionari tutti. 

Dopo pochi istanti ripresero i festeggiamenti e furono numerosi i brindisi in onore dei nuovi fidanzati. Deglutendo un sorso di vino Hitomi pensò che adesso il suo ruolo era ufficiale, anche se Van aveva insistito affinché incominciasse a prendere consapevolezza di quelli che sarebbero stati i suoi compiti una volta che sarebbe salita al trono come regina, già da qualche tempo. Avevano atteso quel giorno per proclamare le loro nozze, anche se non avevano celato in modo particolare la relazione che li legava, in virtù del fatto che era ben chiaro a tutti che ciò che aveva salvato Gaea fosse stata la fermezza dei loro sentimenti e la forza scaturita dalla loro unione.

Per quella sera, le visioni non tornarono più ed Hitomi si convinse che forse l’angoscia e la preoccupazione per la cerimonia di proclamazione, avevano esageratamente influito sui suoi pensieri, facendole vedere cose che esistevano.

« Lo sai cosa ti succede quando bevi troppo. » l’ammonì Van, sorridendo allegramente, sussurrando al suo orecchio.

Hitomi ancora con il bicchiere in mano tentennò: in effetti era già da un po’ che aveva la sensazione di essere leggera e ciò non preannunciava niente di buono. Eppure il vino servito era così buono che forse aveva esagerato senza accorgersene.

« Non cadrò addormentata di botto, non preoccuparti. » rispose lei, continuando a sorseggiare la bevanda, come se nulla fosse.

« Non mi riferisco a questo, mi riferivo al fatto che dovrò proprio riportarti nella tua stanza. » 

Hitomi arrossì, rischiando quasi di versare il vino, colpita dalle parole che fondamentalmente nascondevano un messaggio che solo qualche attimo dopo comprese.
 « Van… » mormorò lei, guardandolo di sottecchi: non si aspettava di certo che dicesse qualcosa del genere in pubblico, anche se lo aveva sentito solo lei, era chiaro.

Il sovrano di Fanelia sorrise, con aria furba. « Hai pensato a qualcosa di sconveniente? Quindi il vino ti fa anche questo effetto? »

Hitomi arrossì di più se possibile, ma prima di poter ribattere, si accorse che Van si era alzato.
 « Concedi un ballo al tuo futuro marito? » forse fu il tono con cui lo disse, forse fu il significato di quelle parole che la colpirono, ma Hitomi non riuscì a spiegarsi la sensazione di felicità e dolcezza che l’avvolse. In quel momento si rese conto che cosa significava quel legame che avevano costruito insieme e che entro un mese li avrebbe legati indissolubilmente, per l’eternità.

Capì che l’appartenere a qualcuno era molto di più di quello che il cuore le suggeriva.

Era avere una famiglia, la consapevolezza di avere qualcuno accanto, di non essere sola.

Strinse la mano che Van le porgeva con rinnovata sicurezza, trovando il sostegno nelle sue braccia quando l’equilibrio rischiò di mancarle e ballò con lui per tutta la sera, volteggiando sui passi appresi solo da poche settimane, ma che erano semplici e aggraziati al contempo.

Hitomi…
 Rischiò di inciampare d’un tratto e, se Van non l’avesse trattenuta nella sua stretta sicura, sarebbe di certo caduta. Si fermarono.

« Hitomi, stai bene? » chiese Van, seguendo la direzione dello sguardo della ragazza, infatti Hitomi stava guardando una direzione ben precisa.

« Hitomi.. » la chiamò di nuovo Van, facendola riscuotere.

« Eh? » domandò lei, con sguardo interrogativo, prima  che assumesse un’espressione imbarazzata.
 « Scusami, è che.. mi gira la testa. Possiamo smettere di ballare? » non aveva ancora imparato a mentire, però avvertiva chiaramente il poco equilibrio del proprio corpo dovuta all’alcol e alla stanchezza. 

Van annuì, convinto. Per una volta non si era insospettito e non aveva notato nulla di strano nel comportamento della fanciulla. Hitomi maledì mentalmente il fatto che avesse bevuto abbastanza: adesso sentiva anche le voci che la chiamavano. Era una giornata di festa, lei e Van avevano atteso per settimane che tutti i lavori fossero infine compiuti e aveva perso molte energie nell’organizzare i banchetti e la cerimonia di proclamazione. Non poteva mandare tutto alle ortiche e rischiare di fare una figuraccia solo perché aveva bevuto troppo.

Ritornarono a sedersi per riprendere le conversazioni con alleati e sovrani che avevano raggiunto Fanelia.

Stranamente si trovò ad intrattenersi con l’ambasciatore inviato dal Regno di Asturia.
 « La Principessa Millerna è dispiaciuta di non essere potuta venire lei stessa al mio posto, per festeggiare la ricostruzione del Regno di Fanelia, ma mi ha chiesto di rassicurarvi dicendo che non appena gli obblighi di corte saranno meno pressanti, verrà da Voi per vedervi di persona. »

Hitomi sorrise, sebbene le parole dell’ambasciatore erano state attente e misurate come il suo ruolo imponeva, provò ad immaginare con quanta gioia ed entusiasmo le aveva in realtà pronunciate Millerna. Entrambe tenevano già una fitta corrispondenza epistolare ed era stata una delle prime persone a venir a sapere delle sue nozze con Van, anche se ovviamente non aveva partecipato alla missione insieme ad Allen. Alla notizia non si era mostrata affatto sorpresa e quando l’aveva rivista, prima di ritornare definitivamente a Fanelia, aveva semplicemente scrollato le spalle e detto “Era ora che entrambi vi decideste!”.

« Portate i miei ringraziamenti alla Principessa Millerna e prima di partire vi affiderò una lettera che dovrete consegnarle di persona, sarete sicuramente più veloce e sicuro che dei miei uccelli viaggiatori. » rispose Hitomi, sorridendo amabilmente.

« Sarà fatto come desiderate, mia Signora. » disse lui con tono tranquillo, prima di immergersi negli eventi recenti accaduti ad Asturia.

Hitomi ascoltava interessata ed al contempo pensieros;, Millerna le aveva parlato delle difficoltà che aveva avuto nel suo rapporto con Dryden, eppure, finalmente, le cose tra loro sembravano essersi risolte. L’amore che provava verso Allen era maturato e adesso non provava più quella profonda passione che l’aveva caratterizzata nel periodo precedente alle sue nozze. Si era ben preso resa conto di essere inevitabilmente attratta da suo marito, anche se, Hitomi aveva appreso dalle parole della stessa Millerna, che il suo rapporto era peggiorato nel momento in cui si era accorta di appoggiarsi alle persone per stare bene con se stessa, dapprima con Allen, poi con Dryden e quando lui l’aveva capito aveva deciso di allontanarsi, pur ricordandole che sarebbe sempre stato innamorato di lei e che avrebbe atteso di essere altrettanto degno per lei. 

Dryden era quindi partito, accrescendo i propri affari e incrementando anche quelli del Regno di Asturia la cui economia era stata profondamente colpita dalla guerra contro Zaibach. Era stata proprio la distanza che aveva fatto comprendere alla Principessa Millerna che amava Dryden più di quanto avesse amato Allen. Un amore più adulto e costruito sulle basi solide costruite in periodo di vere difficoltà e che, insieme, erano riusciti a superare, aveva detto. Così dopo che la voce degli eventi accaduti ad Hitomi e all’intero equipaggio della Crusade si era sparsa, Dryden era ritornato nuovamente ad Asturia e aveva ripreso in mano il trono e insieme alla sua sposa avevano iniziato a ricostruire insieme ciò che la guerra aveva inevitabilmente danneggiato.

Senza che se ne accorgesse, aveva lei stessa congedato l’ambasciatore e si era alzata: adesso era davvero stanca, ed il vino stava giocando brutti scherzi alla sua vista. 

I festeggiamenti, benché durassero fino al mattino, trovavano ben poche persone ancora vicino ai fuochi allestiti. Attorno alle panche dove gli uomini parlavano e bevevano stavano i figli che dormivano l’uno accanto all’altro, abbracciati alle madri o ai fratellini.
 Hitomi sorrise, avvicinandosi ad un gruppo di bambini che dormivano vicino al fuoco.

Quando fu più vicina si accorse che non tutti dormivano. Un bambino stava giocherellando con un piccolo legnetto fra le mani, disegnando figure sulla cenere.
 Il bambino si volse, udendo l’arrivo di Hitomi, aveva gli occhi azzurri come il cielo e i capelli castani i cui riccioli splendevano alla luce del fuoco, poteva avere non più di cinque anni. Spalancò la bocca e gli occhi, quando riconobbe Hitomi. 

« Tu.. tu sei.. » la sorpresa era così forte che era rimasto con il bastoncino in mano senza parole.

Hitomi sorrise, « Il mio nome è Hitomi, tu come ti chiami? » domandò, piegando le ginocchia sedendosi accanto a lui, sulla panca di legno.

Il bambino sorrise ampiamente. « Io mi chiamo Drian e un giorno diventerò un samurai di Fanelia e ti proteggerò con la mia spada! » quindi cominciò ad inscenare una battaglia contro un invisibile nemico. Hitomi rise, colpita dalla dolcezza e dal coraggio del bambino.

« Sono sicura che diventerai un samurai forte e coraggioso! » annuì la fanciulla, contenta, prima di sollevarsi in piedi, forse si era trattenuta troppo a lungo lontano dal suo promesso sposo.

« Tu non dovrai preoccuparti! C’è sempre qualcuno che cerca di fare del male alle persone buone, però ci sono anche persone valorose che sapranno battere i cattivi! »
 Hitomi restò sorpresa dalle parole del piccolo mentre quest’ultimo si allontanava, accucciandosi accanto ai fratelli. 

Nella sua mente, apparvero di nuovo immagini confuse. 

Vide Allen, suo caro amico, mentre brandiva la sua spada, le labbra che si muovevano, come se stesse dicendo qualcosa. Non le giunse alcun suono alle orecchie. Gli occhi concentrati sulla scena, cercava di comprendere qualcosa, di capire che cosa stesse accadendo in quello scenario di confusione.

Vide le fiamme avvolgere completamente la sua visuale.


 Sobbalzò, qualcuno le aveva messo le mani sulle spalle, riscuotendola delle immagini.

« Hitomi, tutto bene? » la voce di Van la rassicurò, si volse verso di lui, annuendo.
 « Si, sono solo un po’ stanca, forse è meglio se vado a dormire, va bene? » fece lei, sorridendo mestamente.

Van l’osservò poco convinto, era evidente che fosse turbata. La giornata era stata lunga e gli eventi si erano succeduti veloci, forse aveva davvero solo bisogno di riposare.
 « Va bene Hitomi, vengo con te. » fece lui sfiorandole le braccia, ma il cenno di Hitomi gli arrivò poco dopo.

« No, non è necessario. Vado da sola. » disse lei, rassicurante. « Ma.. » cominciò lui, immediatamente interrotto. « Dico davvero, se ci allontanassimo entrambi chi intratterrebbe tutti gli altri? Mi dispiace lasciarti solo.. » mormorò lei, con il tono di qualcuno che sembrava stesse ripensandoci. Van sorrise, annuendo poco dopo. Aveva capito e la cosa bella fra loro era questa, riuscivano ad incontrarsi a metà strada, ogni volta.

« Hai ragione, Hitomi. Se dici che vuoi andare da sola, va bene così. Buona notte. » e sfiorandole la fronte con un bacio lasciò che se andasse.

Hitomi si volse quindi, dirigendosi verso il palazzo. 

Si accese una candela, la cui fiamma illuminava debolmente il corridoio che già ben conosceva. Ad ogni passo sentiva la stanchezza accumulata sempre più incombente ed anche il vino bevuto le stava facendo avere qualche capogiro. 

Quando si accostò alla porta scorrevole che portava alla sua stanza, sembrò sorridere alla vista del suo letto: era davvero sfinita. 

Il suono della porta che scorreva sembrò in qualche modo risvegliarla da quello stato di torpore nella quale era avvolta: la fiammella della candela proiettò la sua immagine sul muro di fronte a lei, che in quel momento le apparve un mostro spaventoso. Il cuore sobbalzò prima che la vista le diede ragione di rendersi conto della sua ombra.
« Neanche se avessi visto uno di quei vecchi film horror. » commentò, a bassa voce, ripensando a quando viveva sulla terra e ai film che guardava in compagnia dei suoi amici, detestava quelli che facevano paura. Pensò che non c’era ragione che giustificasse la sua tensione. « Sarà meglio che vada a dormire, prima di pensare che le mie stesse vesti vogliano uccidermi. » sussurrò, ricordando la trama di un vecchio film che aveva visto molto tempo prima, cominciandosi a svestire. Solo quando fu completamente denudata sentì freddo sulle spalle. Eppure non v’era alcuna porta aperta. Sentendo la spiacevole sensazione del freddo su tutto il corpo, Hitomi si rivestì dei suoi indumenti da notte più in fretta che poté. Era una serata primaverile, ma la temperatura nel cuore della notte era particolarmente bassa, si era anche sollevato un po’ di vento, lo vedeva a malapena dalle fronde che si muovevano visibilmente.

Si sedette qualche istante sul suo letto, prima di abbassare il capo, sdraiandosi e cominciando a sentire le membra più rilassate.

« Domani pioverà. » sancì in un soffio, prima di chiudere gli occhi e crollare in un sonno profondo.  


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Editing del 06/2020

Ciao a tutti!

Finalmente ho ripreso a scrivere questa storia e, contemporaneamente a revisionare i capitoli precedenti. Non ho parole per esprimere la gratitudine nei vostri riguardi. Ho continuato a ricevere recensioni ed incoraggiamenti e finalmente, dopo innumerevoli esperienze, credo di essere pronta a concludere questa storia. Spero di rivedervi più entusiasti che mai ed ancora appassionati come me al mondo di Escaflowne!  

  
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