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Autore: Cardy    28/11/2012    1 recensioni
[In trappola]
Piccola storia tratta da "in trappola" Di Michael Northrop".
Sette ragazzi rimangono bloccati a scuola da una tormenta di neve, in Canada. Il freddo si fà più pungente e due di loro trovano un modo alternativo per riscaldarsi.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Someboby that I used to know'
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Calore

Neve, solo ed esclusivamente neve. Ogni qual volta guardasse dalla finestra vedeva solamente quello, un muro alto, spesso, gelido. Lo sapeva. Aveva sempre amato giocare con la neve, quando era piccolo, in quel momento odiava semplicemente tutta la situazione e la neve non migliorava il suo umore. Lì dentro tutti sembravano essersi scordati che le cose stavano peggiorando, non smetteva di nevicare e lui non aveva voglia di stare in compagnia di imbecilli. Non che fossero realmente imbecilli, probabilmente erano simpatici, ma non lo avevano mai calcolato e non sapeva il perchè avrebbero dovuto farlo in quel momento, per questo preferiva starsene per i cavoli propri. Si sistemò meglio contro al muro, sul banco, osservando le finestre da cui profeniva un bagliore fioco. Chissà che ore erano, quanto ci sarebbe voluto prima che anche gli altri si accorgessero che nessuno sarebbe andato a cercarli, sospirò, passandosi una mano fra i capelli biondi. Chissà perchè in quel momento avrebbe desiderato semplicemente una doccia. Quando la porta si aprì rivolse lo sguardo in quella direzione, lanciando un occhiata pigra al nuovo arrivato. Les era un ragazzone, il classico cattivo ragazzo, quello di cui tutti avevano paura, anche in quel momento la sua presenza lo inquietava, l'altro sembrava non essersi nemmeno accorto della sua presenza, sistemandosi su un banco poco distante dal suo, in silenzio. Si rilassò leggermente, sembrava che non volesse trovare qualcuno con cui prendersela, tornò a fissare fuori, cercando un qualcosa che gli desse ancora una piccola speranza.
-"Che cosa ne pensi?"-
La domanda lo colse in contropiede e la prima cosa che fece fu guardarsi intorno, credendo di individuare un altra persona, no, c'erano solamente loro e si accorse che gli occhi nocciola dell'altro erano puntati nei suoi.
-"Non sanno che siamo qua."-
Mentire non era il suo forte, suo padre glielo ripeteva sempre. Elijah, dovresti filtrare quello che ti esce dalla bocca, sei uno stronzetto. Forse aveva ragione ma non si sarebbe mai aspettato che l'altro scoppiasse a ridere, una risata sincera, sgorgata dalle labbra come l'acqua di un ruscello, era una bella risata.
-"Non hai peli sulla lingua tu, vero?"-
-"Addolcire la pillola non è il mio forte."-
-"Mi piace."-
Sentì le guancie prendere calore, strano ma vero, non gli era mai successo in 15 anni di vita, di sentirsi così imbarazzato, ringraziò che la poca luce nella stanza lo nascondesse. E poi iniziarono a parlare, veniva naturale, era strano. Il terrore della scuola, l'unico del secondo anno che intimoriva quelli dell'ultimo, che parlava con uno sfigato come lui quasi si conoscessero da una vita. Ed era simpatico, veramente. Quando se ne andò si ritrovò a desiderare che non lo avesse fatto, ma non disse nulla. Il giorno dopo era di nuovo lì, con lui. Per la prima volta nella sua vita sembrava che qualcuno apprezzasse la sua compagnia e non uno qualsiasi. Les Goddard, il teppista della scuola, interessato a lui! E si stava bene in sua compagnia, era un ragazzo in gamba e buono, davvero buono. Poi era successo. Erano lì, a guardare la muraglia di neve contro ai vetri, in silenzio. Con l'andare dei giorni la distanza dei banchi era diminuita, ora erano seduti uno fianco all'altro, le spalle di entrambi si sfioravano ed ogni movimento gli faceva provare una piccola scarica elettrica.
-"Inizia a fare freddo, non trovi?"-
Annuì, voltando il viso nella sua direzione e trovando gli occhi dell'altro nei propri, nocciola immerso in una sottospecie di grigio-azzurro. Le parole erano portate da una nuvoletta di alito condensato, le giacche erano ben chiuse, i berretti calati.
-"Il riscaldamento non funziona senza elettricità, Les."-
-"Lo so, lo so, ma ci sono altri modi per scaldarci, sai?"-
Aveva visto passare un lampo in quelle iridi, un lampo pericoloso. Ma alle volte era stupido, non pensava, oppure era solamente troppo ingenuo.
-"Ah, si? E quali?"-
Non avrebbe dovuto chiederglielo, lo sapeva da solo, avrebbe dovuto lasciare perdere, ridere e prendere quella frase per uno scherzo. Invece non lo aveva fatto e si era reso conto di essere appena finito all'angolo dove l'altro lo voleva. Perchè alla fine con Les era stato tutto così. Lo aveva voluto conoscere e ci era riuscito, lo aveva voluto fare aprire un pò con gli altri e ci era riuscito ed in quel momento lo aveva trascinato nuovamente dove voleva lui, in trappola. Un ghigno si dipinse sulle labbra del ragazzo, mentre passava il braccio intorno alle sue spalle, circondandogliele, e l'altra mano si posava sul suo volto, alzandoglielo leggermente.
-"Si dice che sia il calore umano quello che soddisfa di più."-
Non gli aveva dato nemmeno il tempo di replicare, tappandogli la bocca con la propria, la lingua che cercava la gemella. Ci mise un attimo a rispondere, qualche secondo, prima che timidamente la padrona di casa andasse incontro a quell'ospite inaspettato, sfiorandola lentamente. Potè sentire il sorriso distendere le labbra dell'altro, mentre faceva maggiore pressione per farlo distendere sui banchi che avevano sistemato per stare più comodi durante la contemplazione della finestra. Si ritrovò sotto Les, le mani fredde dell'altro sulla sua pelle calda, ma ben presto si ritrovò a dargli ragione. Il calore aumentava ad ogni strato che veniva tolto, ad ogni tocco e quando la lingua prese il posto delle mani divenne fin troppo caldo. Non si era nemmeno reso conto che aveva alzato la voce, gemiti di piacere fuoriuscivano dalla bocca socchiusa, almeno fino a quando l'altro non li intrappolò nella propria.
-"Ci sentiranno."-
-"Scusa."-
Il castano aveva sorriso e scosso la testa, come a dirgli che non doveva scusarsi di nulla, mentre tornava a torturalo con le proprie mani, le labbra premute sulle sue per non fare troppo rumore. Non si era mai posto il problema di essere o meno gay, non ci aveva mai fatto caso, anche se fosse non gli sarebbe importato molto. A 15 anni aveva altro di cui pensare, e comunque era sempre stato trasparente per tutti gli altri, per cui non se lo era mai chiesto. Nessuno si era mai interessato tanto a lui, lo consideravano nulla, dire che sapessero della sua esistenza era tanto, eppure in quel momento era il piatto principale, il protagonista, l'ospite importante. E tutto quelle attenzioni venivano da un altro ragazzo, quindi si, era gay! Si lasciò sfuggire un verso simile ad un miagoliò quando l'altro sfiorò il suo sesso con la lingua, sentendolo emettere una risatina divertita. E tutto quello gli piaceva, anche se fu doloroso all'inizio. Sentirlo dentro di sè era strano ma bello, almeno quando si fu abituato, sentirlo scavare nel proprio corpo mentre gli graffiava la schiena e mordeva le spalle per non gridare. E quando i denti ferivano la pelle, Les spingeva con maggiore forza al suo interno, facendogli temere che la sua voce fosse talmente alta da sovrastare la radio nella stanza degli altri, allora stringeva maggiormente ed anche le spinte aumentavano, era fantastico. Si sentiva plasmato da lui, era come se lo stesse modellando ad ogni spinta, rendendolo adatto alla sua presenza. Quando lo sentì riversarsi al suo interno non riuscì a resistere, venendo a sua volta nella mano che aveva preso a masturbarlo. Le labbra si incontrarono un ultima volta mentre Les usciva dal suo corpo, accarezzandogli lentamente i fianchi, staccandosi poco dopo, portandosi la mano sporca del suo seme alle labbra, ripulendosi con la lingua, un sorriso malizioso.
-"Sei semplicemente delizioso."-
E lo era davvero, ancora ansimante, con i capelli sparsi sul banco, gli occhi socchiusi e liquidi e le labbra tumide per i baci che si erano scambiati. Elijah era delizioso, così come era stato delizioso tutto quello. Posò un altro bacio sulla fronte sudata del piccolo, accarezzandogli una guancia con tenerezza. Nell'altra aula si iniziarono a sentire le voci degli altri, segno che il tempo a loro disposizione si era esaurito, come la luce. Sorrise ancora, gli era impossibile non farlo, lo aveva puntato dall'inizio dell'anno, ci era voluta una tormenta per poterlo avere, cazzo! Gli passò i vestiti, in modo che si sistemasse prima di tornare dai ragazzi.
L'altro lo fissò appena, rivestendosi, si era incupito all'improvviso, probabilmente credeva che fosse solamente un gioco. Non era così. Prima che uscissero lo bloccò, spingendolo contro la parete, baciandolo ancora.
Si staccò per riprendere fiato, rimettendogli a posto i capelli scompigliati, Elijah era tremendamente carino, sembrava uno scricciolo e quegli occhioni chiari erano un mondo a parte, anche in quel momento che lo fissavano con aria dolce ed impacciata, carino da impazzire!
-"Direi che domani farà ancora più freddo, dovremo riscaldarci ancora."-
Scherzò, vedendo un sorriso illuminare quel visetto dai tratti delicati.
-"Probabile."-
Scoppiarono a ridere entrambi, tornando dagli altri. Poco ma sicuro, quello sarebbe stato il loro piccolo segreto. E poi... se anche non fossero usciti, poteva morire contento, ora!
  
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