Voglia di morire
Vincent Valentine stava seduto in
una valle protetta dalle montagne con un solo desiderio: la morte. Erano passati
lentamente quasi duecento anni da quando aveva affrontato assieme ai suoi amici
la minaccia di Sephiroth ed ora era rimasto solo, nessuno di coloro che lo
avevano accompagnato per quella indimenticabile avventura era più in vita. Si
guardò attorno, il luogo era pieno di lapidi ed affianco ad ognuna un’arma
diversa. Iniziò a leggere i nomi dei defunti, sperando che, prima o poi, li
avrebbe rivisti.
Cloud Strife, quello che si
poteva dire essere il capo del gruppo. Avevano parlato centinaia di volte e
durante tutte le loro conversazioni riusciva a capire sempre una cosa: erano
sulla stessa lunghezza d’onda. Entrambi avevano problemi riguardanti il proprio
passato, tutti e due freddi in battaglia, spietati contro i nemici e
probabilmente i punti di forza dell’intera squadra. Ora che non c’era più non si
confidava con altri e pensava che non avrebbe mai più vissuto battaglie
memorabili come quelle che aveva vissuto assieme a lui.
Tifa Lockheart, la tipa più
inflessibile che aveva mai visto. Durante i periodi di pace quella ragazza era
come il punto di ritrovo della squadra. Era sempre stata decisa a realizzare il
suo scopo ed alla fine ci era riuscita,
Barret Wallace, il ribelle per
eccellenza. Non gli era mai piaciuta la sua fissazione di bestemmiare ed
imprecare ogni volta che gli era possibile, ma che ci poteva fare? Quello era il
suo carattere e per quanto fastidioso potesse essere nessuno poteva cambiarlo.
Ora che era venuto a mancare in un certo senso gli mancavano quelle espressioni
poco decenti che elargiva ogni volta che voleva.
Cid Highwind, il pilota e
meccanico del gruppo. Assieme a lui era il più vecchio della squadra e forse per
questo erano entrati abbastanza presto in confidenza. Forse quest’intesa era
rafforzata perchè anche lui aveva amato una donna e non era mai riuscito a
dimenticarla, tanto da dare ad un’Aeronave lo stesso nome della moglie. Da quel
momento non avrebbero più parlato di ciò che avevano perduto, non avrebbero più
progettato il futuro e non avrebbe più sentito l’odore del tabacco che emanava
l’ormai tipica sigaretta del pilota.
Red XIII, l’animale più
intelligente del mondo. In effetti non aveva mai stretto un legame vero e
proprio con lui, ma sentiva lo stesso di essere legato a quel cane, forse perché
anche lui era stato vittima di un esperimento. Adesso la voce di quella creatura
capace di provare sentimenti umani
non avrebbe più riempito l’aria che ora gli sembrava così
vacua.
Reeve e Caith, il Turk ed il
robot. Aveva collaborato a lungo con Reeve, soprattutto quando Weiss minacciò di
risvegliare Omega. Anche lui era stato un Turk e come lui aveva abbandonato gli
obblighi verso
Aeris non era sepolta lì, quella
povera ragazza non aveva visto la vittoria dei suoi compagni, era morta troppo
tempo prima. Quella era una delle tante persone che non conosceva bene, ma con
la quale avrebbe potuto condividere molte cose.
Shelke, la ragazzina che aveva
risvegliato i suoi sentimenti verso Lucrezia. Con lei aveva condiviso parte dei
suoi ricordi e dei propri sentimenti riguardanti l’ormai defunta donna che
amava. Ora che anche lei non c’era più non ne avrebbe più parlato con
nessuno.
Infine Yuffie Kisaragi, la ninja
pasticciona che lo seguiva dappertutto. Lei era una delle persone con cui aveva
legato prima a causa della sua simpatia coinvolgente e della sua testardaggine.
Molte volte Tifa e Cid gli avevano detto che facevano una bella coppia assieme,
ma lui non la pensava così. Aveva sempre visto la ragazzina più come una figlia
che come una donna da amare, per lui non esistevano altre donne con cui
condividere l’esistenza. Ora gli mancava quell’esuberanza così piena di vita e
le frecciate lanciate dai suoi compagni.
In quel luogo però non c’erano
solo le lapidi dei suoi migliori amici, ma anche quelle di altre persone.
Denzel e Marlene, anche loro
erano passati a miglior vita. Li aveva conosciuti che erano poco più che bambini
e non ce l’aveva fatta a vederli invecchiare e morire mentre lui continuava a
vivere.
Reno, Rude e gli altri Turks. Con
loro non aveva niente in comune, solo il loro lavoro. Dopo la caduta della
ShinRa si poteva ben dire che Reno aveva deciso di diventare suo amico. La cosa
non gli dispiaceva in fondo, il rosso era un tipo strano dalla punta dei capelli
alle unghie dei piedi e la sua compagnia lo rallegrava in molti momenti
abbastanza tristi della sua esistenza. Adesso che anche lui era morto non
avrebbe più riso delle figuracce o di quanto fosse imbranato il
Turk.
Sephiroth, Kadaj, i suoi compagni
ed infine tutti gli Sviets. Loro non erano sepolti lì, nessuno sapeva che fine
avessero fatto i loro corpi, ma lui sentiva di doverli ricordare. Se loro non
fossero esistiti non avrebbe vissuto ciò che aveva vissuto e non avrebbe mai
incontrato i suoi amici. Dopotutto anche loro dovevano avere qualcuno che li
avrebbe ricordati, ed a ricordarli sarebbe stata la persona che aveva subito la
loro stessa sorte, essere usati come cavie senza alcuno scrupolo. Per Sephiroth
però provava un rimorso che non riusciva a controllare. Quella creatura era il
figlio di Lucrezia e lui lo aveva ucciso, aveva ucciso quello che forse, un
giorno, se tutto sarebbe andato bene, sarebbe potuto essere suo
figlio.
Finalmente Vincent si alzò e si
diresse in una grotta tappezzata di cristalli, la tomba della sua adorata
Lucrezia. Quella era stata la prima persona che aveva amato e nessuno l’avrebbe
potuta sostituire. Rimase ad osservarla per minuti, ore, attimi, non seppe dirlo
mai con precisione, fatto stà che ogni volta che la rivedeva si sentiva un
idiota, non era riuscito a salvarla, mentre lei era riuscita a riportarlo in
vita grazie ad una scoperta di un suo vecchio collaboratore, il padre di
Vincent. Uscì dalla caverna e si diresse lontano da quel luogo pieno di ricordi,
rammarico e dolore. Da quando erano morti anche Denzel e Marlene non aveva più
stretto legami con nessuno, se lo avesse fatto avrebbe solo sofferto
ulteriormente. Aveva partecipato a centinaia di missioni rischiosissime,
cercando un modo dignitoso di lasciare questo mondo, ma era sempre
sopravvissuto. Molti ormai lo consideravano un eroe, un immortale, addirittura
un dio, ma lui si sentiva solo un fallito, non riusciva nemmeno a fare la cosa
più semplice: morire. In quel momento desiderò che Lucrezia non lo avesse
salvato, avrebbe preferito raggiungere subito il sonno eterno ed incontrare più
in là la sua amata. Da quando si era unito a Chaos era diventato immortale, non
sarebbe mai invecchiato né sarebbe morto di malattia, l’unica opportunità che
gli rimaneva era lottare e sperare che qualcuno lo uccidesse in battaglia. Non
aveva mai avuto così tanta voglia di morire, ma orami quella era la sua unica
possibilità di raggiungere coloro che amava. Non aveva più nessuno scopo nella
vita, l’unica cosa che voleva era ritrovare i suoi amici, ma per farlo poteva
solo morire.
Fine
NDA: La mia prima fanfiction su
FFVII, spero non mi vogliate linciare per aver rinnegato la coppia più gettonata
di tutti i FF, ma se conosco abbastanza bene il personaggio penso che questi
sarebbero stati i suoi pensieri. Beh, non ho altro da dire, dedico questa
fanfiction a tutti coloro che non hanno più nessuno al mondo, con la speranza
che possano ricominciare a credere nell’amicizia e nell’amore, cosa che Vincent
non può fare perché alla fine perderebbe sempre le persone che ama. A
presto.