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Autore: Cardy    28/11/2012    1 recensioni
[In trappola]
Si dice sempre che non bisogna fidarsi del primo amore. Anche per Eljiah è così. E l'amore fa soffrire.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Someboby that I used to know'
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Solo un capriccio



Era passato un anno. Un anno da quell'inferno, poco importava che alla fine avesse toccato il paradiso, fatto di ghiaccio e di freddo. E di calore.
Il terzo anno era cominciato, tutto era tornato come prima. E quando diceva tutto, intendeva proprio tutto. Era tornato una semplice ombra, un qualcuno che passava per il corridoio venendo ignorato dagli altri, ma a quello era abituato. Era abituato ad essere invisibile alla massa, venire scostato in malo modo, sentirsi prendere in giro in ogni modo possibile.
Quello a cui non era abituato erano le fitte al petto, quelle fitte dovute a mille punture di insetti velenosi direttamente nel cuore.
Quando erano usciti da lì, all'inizio, Les lo aveva chiamato, si erano frequentati, tutto andava bene, anche se erano quasi sempre chiusi in camera di uno o dell'altro. perchè era come una droga, una droga che lo spingeva a richiederne sempre di più. Il castano all'inizio era rimasto sorpreso, non si aspettava che il cucciolo biondo potesse prendere l'iniziativa, poi una volta Elijah si era spinto verso di lui, trasformando il bacio dolce che si stavano scambiando in qualcosa decisamente vietata ai minori a cui non aveva potuto dire di no. Ed era successo ancora che fosse il più piccolo a ricercare quelle attenzioni.
Però poi era ricominciata la scuola. Varcare ancora quella soglia aveva fatto perdere un battito nel petto del biondino, quello che tutti consideravano emo. E per un pò tutti si erano interessati anche a lui, domandandogli cosa era successo, come si fosse sentito. troppa notorietà per i suoi gusti.
Ma era successo anche qualcos'altro.
Les si era allontanato lentamente, non avrebbe saputo trovare il momento giusto in cui era iniziato tutto. Troppo lentamente per capirlo seriamente. all'inizio erano state le chiamate a diminuire, poi erano saluti che sembravano più freddi, sorrisi quasi finti, come se non lo volesse intorno. E poi era semplicemente scomparso. Non c'erano state liti, nemmeno una.
Una mattina era arrivato a scuola, si era fermato a parlare con Scotty, l'unico dei loro compagni di sventura con cui avesse intessuto un rapporto di amicizia sincera, ed aveva scorto Les avvicinarsi. Aveva sorriso, un sorriso che fino a quel momento non era mai comparso sulle sue labbra, pronto a salutarlo. Ma le parole gli morirono sulle labbra quando, come se non esistesse, l'altro lo aveva superato senza degnarlo di uno sguardo, nemmeno un occhiata. Aveva voltato il viso nella direzione che l'altro stava imboccando, vedendo la sua schiena muscolosa, quella schiena che aveva graffiato tantissime volte mentre facevano l'amore, allontanarsi. Scotty aveva tossito a disagio, lui sapeva, gli aveva raccontato, e gli aveva posato una mano sulla spalla.
-"Va tutto bene fra di voi, Elijah?"-
Non lo sapeva, non sapeva nemmeno come avrebbe dovuto rispondere a quella domanda. Quindi era rimasto zitto, si era detto che era stato solamente un caso, che probabilmente era uno dei suoi soliti scherzi idioti, non era altro. A ricreazione sarebbe sicuramente andato da lui, lo avrebbe tirato contro al suo petto e preso in giro per la faccia che aveva fatto.
Ma Les non era venuto.
Come non aveva risposto alle sue telefonate, ai messaggi, come aveva fatto finta che non esistesse. E qualcosa si era rotto al suo interno. Un sonoro crack e poi nulla, una fitta al petto, tante fitte al petto. Scotty era un buon amico, non lo aveva abbandonato e con sua sorpresa, nemmeno Jason. Lo stesso Jason che, quando erano bloccati, gli rivolgeva poche parole.
Purtroppo lui non aveva bisogno di loro. L'unica persona di cui avrebbe avuto bisogno lo stava trattando come se fosse solo un fantasma.
Ed alla fine arriva sempre la stoccata peggiore. Una sera lo aveva trovato connesso al pc, aveva tentennato un secondo poi aveva digitato in fretta.
-Ti prego, che cosa ho fatto? Non capisco, sul serio.-
Ci era voluto un pò, quasi un ora, suo padre gli aveva urlato di andarsene a letto ma lui non lo aveva fatto. Poi la risposta.
-Elijah, smettila. è stato divertente, era solo un gioco, un capriccio, capisci? E poi eri l'unico che ci è stato.-
Crudele, crudele e vigliacco. Aveva calcolato tutto, aveva saputo cogliere i tempi giusti, lo aveva sempre portato dove desiderava, sempre. Anche nel dolore.
Quando suo padre era entrato in camera sua, pronto a dare di matto perchè non si era ancora infilato sotto le coperte, si era bloccato. Suo figlio era rannicchiato sul letto, il corpo scosso dai singhiozzi. Non era mai stato un buon padre, ma dopo avere letto la conversazione sullo schermo del pc non aveva potuto fare nulla che sedersi sulla sponda del lettino ed allungare una mano ad accarezzare la nuca di quel ragazzino in lacrime.
Lui lo sapeva, sapeva cosa significasse soffrire per amore, lo aveva provato sulla propria pelle.
-"Non merita nemmeno un decimo del tuo dolore."-
Le parole che suo padre gli aveva detto quel giorno gli risuonavano nella testa, però soffriva. Soffriva così tanto, come se il cuore volesse scoppiargli nel petto. Les non lo vedeva, anzi, era peggio. Les lo aveva usato per soddisfare un suo capriccio e lui si era fatto usare.
Da quella sera non si era più avvicinato, non lo aveva cercato ancora, però lo guardava. Era l'unica cosa che poteva fare, fissarlo da lontano, ed era stato tremendo vedere il suo nuovo giocattolo, vedere come lo fissava, conosceva quello sguardo, lo stesso che il castano aveva rivolto a lui.
E dal dolore era arrivata la rabbia, forte, pulsante. Una rabbia tremenda, una sensazione che lo portava a piangere ed urlare, quando nessuno lo vedeva, ma tanto nessuno lo aveva mai visto, giusto? per questo Les aveva scelto lui, qualcuno che poteva giostrarsi a proprio piacimento, per poi distruggerlo. E non si pentiva, quando aveva incontrato la nuova preda, di avere alzato gli occhi nei suoi e sorriso. L'altro lo aveva guardato con superiorità, era certo che lo sapesse, che sapesse chi era.
-"Ciao."-
La sua voce era fastidiosa, quasi petulante, gli occhi, di un scialbo verde, sfrontati. Era come se stesse festeggiando la propria vittoria.
-"Goditelo, finchè puoi, perchè sei il suo nuovo capriccio."-
Non aveva ascoltato la sua risposta, tornandosene in biblioteca. Il giorno dopo aveva incrociato di nuovo quegli occhi nocciola, gelidi, come se prometessero furia e tempesta. Ed aveva sostenuto quello sguardo, fregandosene delle fitte al petto. per colpa sua aveva prima scoperto e poi perso l'amore. Non doveva vergognarsi di nulla, non doveva scusarsi di nulla. Tanto... sentiva semplicemente dolore.
  
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