Serie TV > Sex and the City
Segui la storia  |       
Autore: CoCoRouge    29/11/2012    0 recensioni
Scesero dal taxi con fare elegante, non badando agli scatti dei fotografi che le avevano circondate.
“Rose, ma viene anche tua sorella stasera?” Chiese Carol preoccupata.
“Non credo proprio…! Non è il suo genere, questo!”
Erano bellissime, e Samantha – presente all’apertura del locale – quando le vide incedere verso l’entrata fece una piccola lacrimuccia di commozione.
“Ragazze… siete bellissime… sembrate noi quattro quando eravamo più giovani!” Esclamò, salutandole con un grande abbraccio.
--tutto quello che potrebbe succedere DOPO carrie bradshaw... uomini compresi--
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Movieverse | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sabato 18 Agosto
 
 
FullOut-FourIn – vol. I
 
“Ragazze, allora? Avete pensato a cosa fare?”
La telefonata a quattro funzionava sempre, prima di una festa.
“Tutte con il reggiseno rosso.”
“Ma non è Capodanno…!” Disse Carol, categorica.
Betty si sistemò bene i capelli con le mani e si diede uno sguardo allo specchio, seduta al suo comò bianco candido.
Era la serata-della-follia, ovvero una serata al mese concordata dalle quattro pazze!, in cui tutte fanno una cavolata insieme, che può essere uno scherzo, o un dress-code, o anche un modo di parlare per tutta la serata.
“Betty, è inutile che fai la finta tonta, poi ci devi raccontare della tua serata con Poppy!”
“Non c’è niente da dire. Stavo per farmi investire e mi ha salvata, poi… mi ha caricata su un taxi e sono andata a casa.”
“Ah sì?”
“Sì. Gentile, ma non mi farei mai vedere in giro con uno come lui, dai!” Ridacchiò la bionda, sistemandosi la gonna a pieghe.
“Sì, vero…! Allora, che facciamo stasera?”
“Ma proprio alla serata d’apertura del FullOut dobbiamo fare questa cazzata?” Replicò Carol.
“Certo che sì, è un patto di sangue!” Sentenziò Rose.
“Trucco anni Ottanta?” Propose Jade.
“Ehi, Cindy Lauper dei poveri, calma i bollenti spiriti…! Ci serve qualcosa di non vistoso, qualcosa di segreto, che sappiamo solo noi…”
“Andiamo via senza mutande!” Esclamò Betty d’un tratto, lasciando tutte a bocca aperta.
Carol sbarrò gli occhi.
Ci fu un silenzio imbarazzante, in cui Betty dall’altro capo dell’apparecchio succhiò la sua limonata con la cannuccia azzurra, abbinata alla gonna – ovviamente.
“E questa da dove ti è uscita?” Chiese Carol, incredula.
“Aspetta, Carol. Betty ha avuto una trovata magnifica! Io ci sto!” Esclamò Jade.
“E chi ha detto il contrario?” Ribatté Carol.
Tutte aspettavano Rose: “Ehi, non mettetemi in mezzo. La sottoscritta è entusiasta!”
Risero tutte insieme elettrizzate all’idea.
Quella sera dovevano essere perfette.
“Ragazze, stasera sferrerò un attacco diretto a Robbie.” continuò Jade, il telefono in mano e le altre tre amiche all’altro capo dell’apparecchio.
“Quale sarebbe questo piano?” Chiese Rose, curiosa.
“Beh, sapete, ieri sera sono tornata a casa in taxi insieme a lui. Era sul punto di baciarmi, o di farmi una carezza, non l’ho capito in effetti… però non l’ha fatto. Non ha fatto niente.”
“Magari ti sei sbagliata?” Chiese Carol, cinica.
“Magari ti sbagli anche tu su Jeremy?” Rispose l’amica, seccata.
“Ok, continua…”
“Dicevo, ognuno pensava ai fatti suoi, poi ad un certo punto mi ha accarezzato i capelli, così, senza dire una parola.”
“Zero?”
“Tabula rasa. L’ho guardato, gli ho sorriso, e lui è tornato al suo posto a guardare fuori dal finestrino… ma ti pare?!?”
“Ok, qual è il tuo piano per stasera?” Chiese Betty, curiosa.
“Beh, innanzitutto vestitino rosso fuoco – sapete quanto tira sugli uomini!”
“Giusto!” Risposero in coro le altre.
“E poi tacchi vertiginosi neri, con suola rossa. Quelle che aveva mia mamma in vetrina la scorsa settimana, presente? Ne ho rubato un paio dal magazzino… gliele pagherò…!”
“Ceeeerto!” Continuarono le altre.
“E poi, non lo baderò.”
“Ovvero?” Chiese Rose.
“E cioè lo stuzzicherò, lo cercherò con gli occhi, ma andrò da tutti gli altri!”
“Classico. Non so se funzionerà. Magari lo scoraggi.”
“O magari si sveglia fuori.”
“Mmh… non ne sono così convinta. Prova a sentire zia Sam.” Consigliò Rose, perplessa.
“Ma tu hai più confidenza. Sentila tu.”
“Ok, poi la chiamo e ti dico.”
“Bene, e voi come vi conciate?”
“Io credo indosserò il vestitino in rasatello di seta verde smeraldo.” Disse Rose, “Sono però indecisa sulle scarpe.”
“Quelle nere, borchiate!” Suggerì Carol, “Non hanno anche un nastrino verde sull’open toe?”
“Già, è vero, perfette! E tu, Carol?”
“Non saprei, pensavo ad un tubino nero un po’ stretch con inserti di velo sui fianchi.”
“Vaffanculo, odio i tuoi addominali…” disse Rose, sbuffando.
“Grazie tesoro, anch’io ti voglio bene!” Scherzò Carol, “E poi pensavo a dei tronchetti neri…”
“Nah, metti le Manolo rosse, quelle con i rubini sul collo del piede…”
“Ah, belle! Devo ripescarle… grande, Jade!” Ridacchiò Carol.
Betty tacque.
“Ehi, Barbie, sei con noi?” La chiamò Rose.
“Mmh? Ah, sì. Ci sono.”
“Cosa metti stasera?”
“Mah, non so… mi ispirava l’abitino da cocktail in bianco e nero, quello un po’ Audrey…”
“…ehi, Barbie, guarda che non siamo al revival anni ’60, stasera ci si scatena!”
“Allora non saprei. Boh! Vedo dopo dai… ora scappo, ci vediamo al solito posto?”
“No, passiamo a prenderti noi. Sei l’ultima, quindi arriveremo da te per le dieci… ti va bene?”
“Perfetto! A dopo!” Disse Betty, e riattaccò in fretta.
Le altre rimasero in attesa.
“Okay ragazze, qui gatta ci cova. Non ci credo che non è successo niente col Poppy. Indagherò.” Concluse Rose, “Intanto passo e chiudo, ci vediamo dopo…!”
“D’accordo! Chi parte per prima?”
“Jade, ovviamente!”
“Te pareva… ok, a dopo! Parto per le nove e mezza! Passo da te, Rose… ciao!”
Chiusero la telefonata e si ritrovarono da sole, davanti ai loro armadi.
La preparazione ebbe inizio, rito fondamentale per l’apertura estiva di un locale.
 
 
Scesero dal taxi con fare elegante, non badando agli scatti dei fotografi che le avevano circondate.
“Rose, ma viene anche tua sorella stasera?” Chiese Carol preoccupata.
“Non credo proprio…! Non è il suo genere, questo!”
Erano bellissime, e Samantha – presente all’apertura del locale – quando le vide incedere verso l’entrata fece una piccola lacrimuccia di commozione.
“Ragazze… siete bellissime… sembrate noi quattro quando eravamo più giovani!” Esclamò, salutandole con un grande abbraccio.
“Vediamo se mi ricordo ancora tutti i vostri nomi…” cominciò, andando da Jade; “…tu sarai Jade, con questi begli occhi color della giada! Adoro questo rosso, ti dona da morire – a quanto ne so, poi dobbiamo parlare io e te…!” Disse, facendole l’occhiolino; “E tu devi essere Carol?! Aggressiva con questo tubino nero, ma mi piace! E certo, la mia rosellina Rose! Sei splendida con questo smeraldo di seta! E… oh! Ma sei davvero tu, Betty?”
La bionda sorrise, imbarazzata.
“Sì, è stata una sorpresa anche per noi!” Spiegò Rose.
“Beh, gioia mia, questo oro ti dona da morire! È delicato ma intrigante! E non sbotta troppo con la tua bella chioma bionda… magnifica! E quelle scarpe…!”
“Sì, sono in coccodrillo, come la pochette.”
“Stupenda! Davvero stupenda! Entrate, poi vi raggiungo!”
“Grazie, Sam!” La salutò Rose, per poi fare la sua entrata in sala con le altre.
“Beh, Betty, l’hai davvero conquistata, e anche noi, davvero! Stai benissimo, e finalmente hai osato il rossetto rosso! Ti sta una favola!”
“Grazie, spero di abituarmici per la serata…!”
“Ma sì, non ci pensare! Alcolici, arriviamo!”
La musica era alta, e l’umore pure. Le luci al neon azzurre e viola illuminavano i tavolini neri e trasparenti, e tutti gli ospiti appartenevano alla New York più in voga in quel momento.
C’erano altri due piani superiori, che terminavano nel tetto del piccolo edificio.
Al primo piano c’era la zona più ‘calda’, con musica adatta a ballare e tanta gente che di lì a poco si sarebbe scatenata come se fosse in discoteca.
I piani erano costituiti da ampi spazi centrali e tanti corridoi intricati ai lati, che nascondevano guardaroba, bagni e nicchie adatte agli ‘inciuci’.
Le ragazze entrarono a mo’ di plotone di combattimento, come una forza spartana, pronte a spalleggiarsi e a trarsi in salvo in caso di ‘attacchi esterni’.
Betty trovò subito lo sguardo di Milo, ma lo evitò.
Arrossì come una bambina, e andò al banco degli alcolici, buttando giù uno shot di vodka alla mela verde.
Carol vide Jeremy ma non fece nulla – subito. Avrebbe aspettato che anche le altre fossero occupate, in modo da non dare nell’occhio.
Le amiche portarono Jade da Sam e proseguirono il loro giro.
 
 
“Ma ciao, bella bionda.”
La voce di Milo la fece rabbrividire. Betty strinse il drink tra le dita e si voltò lentamente verso di lui.
“Wow, stasera sei davvero una favola, lo sai?” Le disse piano, avvicinandosi alle sue labbra. lei sgusciò via e gli sorrise, sorseggiando un po’ di gin.
“Scappi?”
Lei scosse la testa.
“Beh, veramente, stasera non vedo una ragazzina, ma una donna. Sei veramente uno splendore. Se non fossi incastrato qui ti porterei via subito, all’istante.”
Betty boccheggiò. Buttò giù un altro sorso.
“Grazie, Milo, sei molto gentile. Hai già bevuto qualcosa?”
“Sì, direi di sì…ah, ah, ah!” Rise lui, rubando una flute dal vassoio di un cameriere; “Cin! Al FullOut!”
I due brindarono e continuarono a guardarsi negli occhi, incerti su come andare avanti.
Di fatto, non avevano punti in comune.
Lui, nelle sfere alte della società newyorkese, ma malandrino dongiovanni dei sobborghi, circondato da donne mascherate e ragazzine ribelli.
Lei, figlia di borghesi, ragazza per bene dentro e fuori, che contava le calorie di ogni mandorla fuori pasto. A parte l’ultima notte, che le aveva fatto tirare fuori un cigno nero prima sconosciuto, ma che aveva prontamente soppresso appena appoggiata la testa sul cuscino.
Forse dei punti in comune li avevano, ma nessuno aveva il coraggio di tirarli fuori.
D’un tratto però qualcosa scosse il bel trentunenne biondo: una chioma ramata che svolazzava verso un corridoio vicino attirò il giovane e lo distolse dalle attenzione di Betty.
“Scusami, bellezza, torno subito.” Le disse, dandole un fugace bacio sulla guancia.
Quella arrossì e si mise a posto i capelli gonfi e lunghi.
Milo percorse il corridoio, arrivando ad un punto cieco. Sentì ridacchiare fuori dalla finestra, e si avvicinò per vedere se si era sbagliato.
No. Non si era sbagliato.
Rebecca era sul poggiolo, abbracciata ad un marcantonio bruno, e se lo stava spupazzando per bene. Quando la vide baciarsi con il tipo, ebbe un sobbalzo. Ma tornò indietro dalla bionda. E le offrì da bere.
“Ti offenderesti molto se ti rapissi ora?”
“E dove vorresti andare?” Chiese un po’ spaventata Betty, ricordando la notte appena passata.
“Non lo so. Con te ovunque sarebbe perfetto.” Le disse, con un sorriso.
Quella si sciolse e tornò a sorseggiare il suo drink.
“Che c’è?”
“Nulla. Mi domandavo cosa ti avesse fatto cambiare idea.”
“Che idea?”
“L’idea che hai di me…”
“E che idea avevo di te?”
“Non lo so, quella che hanno tutti – suppongo. Che sono una bambolina senza importanza.”
Lui si sentì spiazzato: sì, perché effettivamente pensava davvero che lei fosse una bambolina senza importanza, e ora quella parvenza di forma di vita intelligente lo aveva sorpreso.
“Ma scherzi? Non penso affatto questo di te! Certo, sarai un po’ frivola, ma sei ancora giovane, è normale che sia così…! Secondo me sei molto sexy.”
Lei arrossì.
Rebecca tornò in sala, lontana tre passi dal bruno, e i due si ritrovarono all’altro angolo della stanza e ricominciarono a baciarsi.
Lui la stringeva forte.
“Sei veramente sexy, tesoro. Stasera poi, davvero, non me l’aspettavo.”
Rebecca gli prese il viso tra le mani e lo cercò avidamente.
“Vuoi qualcos’altro da bere?”
“No, me ne hai appena offerto uno, grazie.” Disse Betty, imbarazzata.
“Oh, già, perdonami. Sei troppo bella, vado in tilt.”
Improvvisamente nella testa di Betty emerse un lontano ricordo di sua madre, quando, qualche anno prima, le aveva detto qualcosa del tipo ‘Un complimento di troppo da parte di un uomo è come il pesce dopo tre giorni: puzza.’.
Milo stringeva nella mano un bicchiere di bianco, mentre lei un gin tonic. Lui aveva la testa altrove e lo sguardo perso oltre la sala. Senza farsi vedere, Betty versò un po’ del suo drink trasparente nel bicchiere mezzo pieno di Milo.
Due secondi dopo lui portò il bicchiere alla bocca per inerzia e buttò tutto giù, in un fiato, dal nervoso.
Betty si tirò indietro per evitare lavate di gin e vino bianco. E fece bene.
Una fontana a spruzzo scoppiò dalla bocca di Milo, lavando tre giovani in abito bianco: la morte!
Betty ridacchiò, mentre Milo – mortificato – cercava di rimediare con delle salviette.
La bionda sbuffò e si avvicinò al ragazzo: “Quando hai finito di guardarle il sedere, io sono sul tetto-giardino. Bye, bye!” Gli disse, salutandolo con un frivolo gesto della mano.
Dopodiché proseguì verso le scale che portavano di sopra.
 
 
Samantha ascoltava pazientemente le perplessità della piccola Jade, ma quando si rese conto che la ragazza stava cominciando a ripetere le stesse cose dall’ansia, la fermò, mettendole una mano sulla spalla: “Tesoro, ti fermo.”
Jade la guardò, rimanendo a bocca aperta.
“La vita è semplice. E anche l’uomo è semplice. Noi donne, invece, siamo un casino con le gambe. Ora senti qua: vi conoscete, vi volete bene, se ti vuole davvero possedere del tutto si farà avanti, non temere. Certo, potrebbe avere dei dubbi, ma un uomo non esita. Un uomo, per quello che vuole, fa di tutto. Se ti vuole, ti prende. Se non ti vuole, ti lascia andare.”
“Sì, ma se a me piace… come faccio?”
“Bingo! È questo il problema che attanaglia la donna da sempre, ma io ho la soluzione: folleggia.”
“Folleggio?”
“Sì, vai di fiore in fiore, non fermarti mai. Sbaglia, se ti capita, ma cresci. Non puntarti su di lui. Certo ora ti sembrerà il ragazzo migliore del mondo, ma c’è tutto un mondo la fuori! Lui non ti bada? E tu allora bada a tutti gli altri!”
Jade incrociò le braccia: “Tu sei illuminante. Davvero. Grazie Sam, ti adoro!”
Si salutarono con un schiocco di baci e Jade tornò da Carol.
Da un lato della sala, videro il mitico trio Brady-Jeremy-Robbie darci dentro con tre ragazze molto carine.
Le due si gonfiarono di rabbia. Recuperarono Rose al bancone, mentre buttava giù il terzo Cosmopolitan.
“Rose, dobbiamo passare al contrattacco!” Esclamò Carol.
Rose diede un’occhiata ai tre gigolò, e ridacchiò tra sé e sé: “Tranquille, quelli tra cinque minuti sono scaricati…!”
Carol in quel momento vide passare Betty, e la seguì sul tetto giardino, mentre le due brunette avanzarono a passi decisi verso I Gemelli, ovvero Louis e Daniel McKean, che si trovavano esattamente a fianco dei tre Mariachi.
“Looooouis!” Esclamò Rose, un po’ brilla.
“Ciao Rose, come stai?”
“Una favola! E tu? Sei uno splendore stasera… lasciatelo dire.”
“Beh, dovrei dirtelo io, questo, tesoro!” Scherzò lui.
Daniel prese Jade per un fianco e la strinse a sé: “Ma buonasera, piccola Jade. Ti trovo in forma stasera!”
“E dovevi vedermi ieri, Danny!” Ridacchiò lei, gettando la testa indietro e accorgendosi che Robbie la stava guardando, un po’ scocciato.
Le si tirò su, facendo volare il suo ciuffo morbido, e si aggrappò a Daniel che la tenne saldamente stretta a sé.
“Vieni fuori con me? Nella saletta qui a fianco danno musica d’altri tempi.” Propose Daniel, sorridendole.
“D’altri tempi? Non vorrai farmi invecchiare?!?”
“No, ti porto indietro nel tempo… avanti, fidati! È solo un ballo.”
“Ok, andiamo!”
I due uscirono nel patio e trovarono questa terrazza magnifica, appena sotto il tetto giardino, illuminata da candele e luminarie discrete, con le strutture necessarie a ricoprire il tutto in caso di pioggia. Magnifica.
E in quell’ambiente così romantico, suonavano le migliori canzoni dei film d’altri tempi: Peggy Lee, Marilyn Monroe, Frank Sinatra, e chi più ne ha, più ne metta!
“Le mie scarpe però non sono proprio adatte a questo tipo di ballo…” sussurrò lei, imbarazzata.
“Oh, ma non ti faccio volare con i piedi, stai tranquilla!”
I due si abbracciarono e, sulle note di ‘Incurably Romantic’, ciondolarono dolcemente, senza pretese, senza aspettative, così, come due amanti sconosciuti.
Lui era bravo, la sosteneva senza farla cadere, e la stringeva senza opprimerla.
Lei si gustò quel momento, anche se voleva che al posto di Daniel ci fosse Robbie. Ma non ci pensò. Si tenne fissa in mente le parole di zia Sam: Folleggiare, sempre e comunque.
Una romantica incurabile, sì, lo era sotto certi aspetti. Ma se tutto si riduceva ad un’occhiata fugace in taxi e sole chiacchiere, beh, qualcosa doveva smuoversi.
E se non fosse successo, Daniel avrebbe passato una delle sere più flirtose della sua vita, perché Jade era predisposta al folleggiamento.
Con la coda dell’occhio vide l’amica Rose buttare giù quantità considerevoli di vodka.
Sorrise fra sé e sé, e tornò alle attenzioni del suo cavaliere, che ora la fece scivolare con la schiena per farle fare un bel casché!
Quando la tirò su, non resistette e la baciò. Quella rimase sorpresa, ma rimase al gioco e approfondì il bacio, accarezzandogli il collo.
Daniel la guardò, allontanandosi un momento da lei: “Spero di non essere stato sfacciato.”
“Affatto, mio dolce gentleman! Mi concede un altro ballo?”
“Dovrei chiedervelo io, signorina… accettate un altro ballo in mia compagnia?”
“Lei non accetta un bel niente!” Esclamò Robbie, intervenendo nella coppia.
Jade rimase a bocca aperta.
“Scusami, Daniel, te la rubo un secondo, faccio presto.”
Il ragazzo rimase attonito ma annuì, dirigendosi al banco dei vini.
Jade ridacchiò: “Non ci credo, Robert Stuart che prende l’iniziativa? Che ti succede?”
Robbie la trascinò in un angolo della terrazza protetta da un separé di vetro e la guardò bene, un po’ offuscato dai fumi dell’alcool.
“Sei davvero bellissima.”
“Grazie. Anche se dopo il ballo con Daniel, non basta. Mi sentivo… una diva d’altri tempi!”
Robbie sbuffò e guardò il panorama.
Jade incrociò le braccia, in attesa.
“È che… è difficile…!”
“Cosa è difficile?”
“Tutto! Stasera volevo passare a prenderti, ma sapevo che venivi con le ragazze. Allora ho aspettato che arrivaste, ma poi vi siete catapultate dai Gemelli, e allora…”
“Mi pareva fossi in buona compagnia, al nostro arrivo. O sbaglio?”
“Di chi stai parlando?”
“Delle tre biondine…”
“Ah, quelle! Beh, una era una cameriera, le altre due sono una coppia. Sono lesbiche. E Jeremy le conosce, sono venute a farci un saluto, tutto qui.”
Jade non sapeva come ribattere.
“E poi tu prendi e te ne vai con Daniel? Si può sapere che cosa vuoi?” Le chiese, confuso.
“Ma… io…”
“Sì, certo… forse è meglio che la chiudiamo qui. L’hai pure baciato – per quanto fosse palesemente innocente, dato che Daniel non ci sa fare con le donne.”
“Oh, e tu sì?”
“Scusami?”
“Lasciamo perdere. Torna a divertirti con i tuoi amichetti e dalle coppie lesbo. Io me ne vado.”
“Fammi capire, adesso sei incazzata?”
Jade si voltò, con un grande sorriso in volto: “Ma figurati! Per niente! Vado solo a… folleggiare!”
 
 
Louis accompagnò Rose al bagno, le sciacquò il viso e le bagnò i polsi con dell’acqua fredda.
“Stai un po’ meglio, pazzerella?” Le domandò, sorridente.
“Oh, sì. Grazie Louis! Tua madre è una grande se ti ha educato così…”
“Siamo a posto, adesso parli come mia zia! Dai, forza, ti riporto dalla tua amica!”
Come uscirono dal bagno, beccarono Jade e Louis le scaricò la ragazza, un po’ troppo brilla.
“Rose, ora ti metto a sedere mentre vado a cercare le altre, d’accordo?”
“Ceeeeerto, lasciami qui. Dammi una birra e sono la donna più felice del mondo!” esclamò Rose, appoggiandosi al muro.
Jade l’abbandonò su un divanetto dal tavolino con le birre incustodite, e corse a cercare le ragazze.
La brunetta agguantò una birra già iniziata e se ne scolò una bella quantità, noncurante di chi fosse il proprietario.
Si alzò, ciondolante, e s’infilò nel fitto labirinto di corridoi della sala.
“Ahahahah!!!”
Continuava a ridere, mentre stringeva la birra ormai vuota nella mano sinistra. D’improvviso passò un ragazzo con un bicchiere mezzo pieno di martini, e lei glielo rubò dalle mani, scolandone due sorsi.
Il ragazzo rimase interdetto e fece per insultarla, ma Brady comparì dal nulla e calmò l’amico, voltandosi poi verso la ragazza: “Ehi, Rosey… siamo un po’ brille, eh?”
“Braaaadyyy!!! Ciaaaoooo…!! Ma da quando sei così alto?!?”
“Sei tu che stai scendendo contro il muro, piccola…!” Rise lui, cercando di tirarla su per le spalle.
“Oh, cristo…” Rose appoggiò gli alcolici a terra, gli mise le braccia attorno al collo e si fece tirare su di peso, “Scusami Brady…”
“E di che? È divertente!”
Lei alzò gli occhi, segnati di ombretto nero sbavato, e si avvicinò pericolosamente a lui: “Brady, hai degli occhi proprio… proprio belli.”
“Sì, e tu sei già nel mondo delle favole. Vieni, ti porto a casa.”
“No! Che cazzo, no… una volta che mi diverto!” Protestò lei, sbattendolo al muro.
Jeremy e Robbie cominciarono a ridacchiare e se la filarono, lasciandoli soli.
Brady prese il volto della ragazza e la guardò bene: “Ehi… che fai?”
Le mani di lei lo cercavano sotto la giacca scura, scorrendo tutta la schiena ormai sudata dai troppi balli scatenati e facendola finire abbracciata a lui, al suo petto chiaro e costellato di lentiggini.
Lui la strinse a sé e sentì un profumo di fiori avvolgerlo in un’ondata, senza lasciargli via di scampo.
Le mise una mano nei capelli e ne respirò ancora il profumo, chiudendo gli occhi e sperando di ricordarselo, forse, il giorno dopo.
“Brady…” sussurrò lei, baciandogli poi la fossetta alla base del collo.
“Rose, dobbiamo andare.” Le disse lui, cercando di rimanere lucido.
“Sì, dobbiamo andarcene da qui. Andiamo via, adesso.” Suggerì lei, premendo il suo petto su di lui.
Quello fece un bel respiro e gettò la testa indietro: “Ma che sto facendo…?”
Lei sorrise e fece un passo indietro, appoggiandosi all’altro lato del corridoio.
Lo guardava, con quegli occhi rigati di nero, occhi che parlavano, che gridavano, che sussurravano una via d’uscita.
“Tu sei ubriaca.” Sentenziò lui, cercando di tornare alla realtà.
“Sì, e tu sei un codardo.”
“Ah sì?”
“Sì, non hai le palle di farti una come me. Preferisci fare il bravo ragazzo.”
“Anche tu sei una brava ragazza.”
“Sì. Appunto.”
Brady tirò le labbra in un sorrisino compiaciuto: quel battibeccare con quella brunetta lo stava stuzzicando più di quanto credesse.
Non pensò a quanti pomeriggi avevano passato insieme, da piccoli, quando lei era solo una piccola peste. Non era più la piccola Rose. Era sbocciata. Ora era solo Rose. Ed era pure una gran figa, una di quelle che se non cogli l’attimo, il giorno dopo ti senti un coglione e te ne penti.
Si grattò la nuca, pensando a cosa fare.
Rose perse la pazienza: si mise in equilibrio sui tacchi e gli prese il mento, dandogli un leggero ma intenso bacio sull’angolo del labbro.
“Ciao rosso. Ci si vede.” Disse lei, e se ne andò con passo felpato e un po’ barcollante verso il guardaroba.
Uscì dal locale e si strinse nel giacchetto chiaro, le scarpe alte che la facevano barcollare. L’aria fresca del marciapiede la fece svegliare dai fumi dell’alcool, e si ricordò di Carol: l’aveva lasciata dentro con Jeremy, e Jade con Robbie, e… oh, che palle!
“Cazzo…!” Piantò i tacchi e fece marcia indietro, quando sbatté contro un ragazzo: era Brady.
“Merda! Scusami Brady, prima non ero in me. Cioè… veramente…”
Lui la prese tra le mani e la baciò, senza farla parlare. La spinse lentamente contro il muro dell’edificio che costeggiava il marciapiede.
Cominciò piano, cercando di capire se aveva cambiato idea, con baci delicati e con piccoli tocchi leggeri.
Poi lei gli accarezzò il mento e scese con la mano sul collo, cercandolo sempre di più.
Lui si fermò. La guardò negli occhi, illuminati dalle luci della città. Era davvero bella, ma non si mosse.
Toccava a lei.
Lei avanzò di un passo, prendendogli la nuca. Non servivano parole.
Lo baciò, stavolta con più vigore, stringendolo a sé sempre di più. Lasciò cadere la borsa a terra e si aggrappò alle spalle di lui, tirandolo verso il basso.
Si fece spazio con la lingua e lasciò che lui la stringesse ancora.
Quella calda serata di agosto cominciò a rinfrescarsi, e continuare in strada poteva essere un problema.
Presero un taxi e si fecero portare fino alla settantatreesima strada. Scesero in fretta e Rose fece tintinnare le chiavi fuori dalla borsetta. Salirono in fretta le scale e si lanciarono nel palazzo.
Non sapeva se era la cosa giusta da fare, ma non gliene fregava niente. Finalmente Brady si era accorto di lei, non avrebbe rinunciato a lui.
Davanti alla porta di casa lei faticò ad inserire la chiave nella serratura, e Brady alle sue spalle la cinse per la vita e continuò a baciarla sul collo e sulle spalle, facendosi ora più delicato, ora più aggressivo.
Quando finalmente entrarono, Rose sbatté la porta alle sue spalle e abbandonò la borsetta a terra.
Lo portò davanti alla finestra e aprì gli scuri, facendo entrare la luce della strada nella stanza buia.
Lo guardò ora, con la luce blu che gli faceva brillare i capelli, e gli occhi talmente azzurri da sembrare irreali.
Andò nella piccola cucina per cercare qualcosa da bere, ma lui chiuse il frigo. La fece indietreggiare fino al piano cucina e la alzò di peso, facendola sedere sopra. Le allargò le gambe e si eccitò nel vedere la pelle nuda scivolare da sotto il corto vestito verde. Le accarezzò il ginocchio, risalendo piano nell’interno coscia.
Rose sussultò e sorrise dall’imbarazzo.
Lui proseguì e avanzò con le dita, fino ad arrivare all’inguine. In quel momento Rose ebbe un fugace momento di lucidità: gli slip! Si era dimenticata che era uscita senza e in un rapido riavvolgimento della serata cercò di ricordare se avesse fatto mosse distratte da far vedere a tutti quel che non c’era. Le parve di no.
Lui sorrise a sua volta: non portava gli slip e la cosa, ovviamente, lo eccitava tantissimo.
Lei istintivamente cercò di allontanarlo, ma non era ciò che voleva veramente. E lui lo sapeva.
Rimase fermo, accarezzandole ora la gamba con una mano, e con l’altra cercava di raggiungere la vita, sempre da sotto il vestito.
Protetti dalla discrezione della notte, si lasciarono andare in quell’angolo di casa così oscuro. Rose cercò la testa di lui e gli baciò l’orecchio sinistro, e lui capì di dover continuare.
Scese con la mano e cercò di farsi spazio piano con le dita, mentre lei si scioglieva lenta al piacere. Chiuse e riaprì le gambe in uno scatto, fremendo dall’eccitazione. Brady ricominciò a baciarla e nel frattempo se la lavorava bene, con l’esperienza del donnaiolo che era diventato negli ultimi anni della sua gioventù.
Rose lo cinse a sé con le gambe e lo baciò su una delle sue spalle muscolose, abbandonandosi alle cure di Brady.
Era gentile ma stuzzicante, non ne stava affatto approfittando, cercava solo di darle piacere.
La ragazza d’un tratto emise un gemito di piacere e cercò di scendere dal piano cucina, ma lui interruppe tutto e la prese in braccio, portandola di là.
C’erano dei tappeti arrotolati e buttati a terra. La fece sedere lì, e riprese a baciarla. Lei si stese e lui gattonò sopra di lei fino a farle mancare il respiro. Rose gli sbottonò i jeans e glieli tirò giù per quanto possibile, mentre lui tirò su il vestito leggero che ora risplendeva di un verde brillante.
Rose gli sfilò tutto e prese il membro tra le mani, accarezzandolo piano. Brady si fermò, anche se eccitato, e la guardò bene negli occhi.
Non c’era esitazione.
Aspettò ancora qualche secondo, poi lei condusse il membro di lui verso di sé, e non ci furono altri dubbi. Non una parola uscì dalle loro labbra, non ce n’era bisogno.
Lui si mosse piano sopra la ragazza, e poi in crescendo sempre più verso di lei, sempre più dentro.
Rose cominciò ad ansimare e si mise sopra di lui, sentendolo ora ancora di più, ancora più suo.
Si abbassò su di lui e lo baciò di nuovo, cercando di tenere il ritmo.
Lui le prese le natiche e sollevò il bacino, facendola gemere di piacere.
Il ritmo si fece sempre più intenso, più profondo, interrotto solo a momenti da lenti movimenti che prolungarono il piacere.
In quei momenti, era Brady a gemere e a volerne sempre di più.
Lui la prese e si mise ora sopra di lei, spingendo ancora più forte, con la paura di farle male.
Ma Rose non disse nulla, anzi, assecondò quella spinta e capovolse di nuovo le parti. Ormai erano vicini al muro e Brady si mise seduto, stringendo Rose al suo petto.
Lei sentì un nuovo piacere nascere in lei, e diede altri colpi di bacino, decisi e veloci.
Lui gemette di nuovo: guardò la ragazza negli occhi, serio come non mai, poi scese con lo sguardo e chiuse gli occhi, gettando la testa indietro dall’eccitazione.
Rose socchiuse la bocca, il suo respiro si faceva affannoso e affaticato.
Diede dei forti colpi di bacino, aggrappandosi alle spalle di lui, così larghe e muscolose, così forti e sicure.
Brady gemette per l’ultima volta, e raggiunse l’orgasmo stringendo a sé la giovane Rose, entrambi soddisfatti e sudati.
Il ragazzo le accarezzò i capelli e inspirò quel profumo inebriante.
“Rose…” sussurrò.
Quella non rispose, si sentiva completa, non voleva svegliarsi da quel bel sogno.
“Rose… sei fantastica.”
Lei sorrise e lo baciò sul collo.
Rimasero lì fermi, a ciondolare, per qualche istante.
Dopodiché Rose si alzò, sempre piano, e perdere quella parte di sé fu quasi una tortura. Andò al bagno e fece scorrere dell’acqua fresca. Si diede una sciacquata e poco dopo lui la raggiunse, facendo lo stesso.
Lei cercò di far finta di niente, non voleva essere troppo appiccicosa, adesso.
Ma lui era stato così carino, così corretto, così… tutto!
Riprese la borsetta e fece per andare, ma lui la prese per una mano e le chiese di rimanere.
“Ma non è casa mia, potrebbe arrivare qualcuno domani mattina!” Replicò lei.
Lui la baciò di nuovo e la convinse.
Si sedettero sui tappeti e si accoccolarono lì, in una ormai fresca notte di agosto.
 
 
-:-:-:-
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sex and the City / Vai alla pagina dell'autore: CoCoRouge