L’ALTRA META’ DELLA MELA
Capitolo
1
«Lucy, Lucy Dotson, sei
proprio tu?»
Sentendosi chiamare lei si
voltò e vide un ragazzo alto e affascinante che le sorrideva. Di certo, si
disse, non lo conosceva altrimenti se lo sarebbe
ricordato.
«Non mi hai riconosciuto
vero? Sono Andrew Archer, eravamo in classe insieme al
liceo.»
Lucy cercò di ricordare di
chi si trattasse finché…no, quello non poteva essere Andrew! Lui era un
secchione, basso, robusto e con gli occhiali che tutti, lei compresa, prendevano
in giro durante gli anni delle superiori. Però in effetti una certa somiglianza
c’era compresa quella piccola cicatrice sul mento e quegli occhi di un grigio
così particolare.
«Andrew, sei proprio tu,
ma quanto tempo, come stai?»
«Bene grazie, e anche tu
vedo,»
Lucy arrossì. «Grazie, sei
gentile.»
Lui si offrì di accompagnarla e iniziarono a
raccontarsi della loro vita. Così venne a sapere che era diventato investigatore
per una società di assicurazioni, viveva in città e, cosa non poco rilevante,
era single.
«Ecco, io sono
arrivata.»
Andrew guardò l’edificio
davanti al quale si erano fermati e rimase sbalordito. «Lavori per
l’FBI?»
«Proprio così. Anche se
non sono un agente lavoro a stretto contatto con loro, è un lavoro molto
interessante.»
«Non ho dubbi. Senti non
vorrei sembrarti frettoloso ma ti andrebbe di cenare con me questa
sera?»
Si aspettava quella
domanda, ai tempi della scuola Andrew aveva una cotta per lei che però non lo
aveva mai considerato da quel punto di vista. Doveva ammettere che invece adesso
quell’invito la lusingava molto.
«Con molto piacere.» Gli
diede il suo indirizzo e fissarono l’appuntamento per le
sette.
Quando entrò in ufficio
aveva un ampio sorriso che non sfuggì ai presenti. «Si può sapere cosa ti è
successo. Sembri il gatto che ha appena mangiato il canarino» fece notare
Myles.
«Beh, in effetti qualcosa
mi è successa. Ho incontrato un vecchio amico del liceo, ci siamo messi a
parlare e mi ha invitata a cena.»
Tara le si avvicinò
subito. «Racconta, com’è questo ragazzo?»
«Molto diverso da come lo
ricordavo ma stupendo» spiegò con aria sognante.
«Bene bene, la coppia
Hudson-Thomas fa proseliti. Oggi è toccato a Lucy, domani forse a Tara, chissà
quando a Bobby.»
Bobby lo guardò storto.
«Ehi, a me succederà molto presto, piuttosto Myles e su di te che dovresti avere
dei dubbi.»
«Molto, molto
simpatico.»
«Voi due finitela di
punzecchiarvi e torniamo a lavoro» si intromise De.
Allora tutti rivolsero la
loro attenzione al tabellone davanti al quale si trovavano Sue e Jack. «Allora
il nostro nuovo caso riguarda un traffico internazionale di droga proveniente
dalla Colombia. All’aeroporto avevano arrestato un corriere ma prima che
potessimo convincerlo a collaborare è stato ucciso in carcere. Sappiamo solo che
un altro carico dovrebbe arrivare tra tre-quattro giorni.»
«Dovremo trovare il nuovo
corriere», aggiunse Sue, «per poter avere altre informazioni. Intanto Tara farà
delle ricerche approfondite sull’uomo ucciso.»
«Bene, tutti a lavoro.»
concluse Jack.
Quando gli altri si furono
allontanati attirò l’attenzione di Sue. «Allora tutto confermato per stasera?»
lei fece segno di si «allora ci vediamo a casa tua. Ora vado dal supervisore per
aggiornarlo sulle indagini.»
Lei lo guardò
allontanarsi. Erano passati alcuni mesi ormai da quando si erano dichiarati il
loro amore nella sala lì vicino, ed erano stati mesi molto felici ma (come in
ogni storia c’era un “ma”) non era facile dover mantenere segreta la loro
relazione. Nessuno, tranne i componenti della squadra che in quanto amici non li
avrebbero mai traditi, doveva sapere di loro e questo li costringeva a fingere
durante tutto l’orario di lavoro quando erano così vicini ma non potevano
neanche sfiorarsi.
«Che ne dici di questo? Non
credi che sia troppo audace?» Lucy si guardò allo specchio per la millesima
volta nell’ultima ora.
«No Lucy, è perfetto, sei
stupenda e lui ti adorerà.»
«Ne sei sicura? Forse
dovrei riprovare quello bianco.»
Levi avvisò Sue che
suonavano alla porta. «Salvata dal campanello. Andiamo deve essere
lui.»
Arrivate in soggiorno
videro che Jack aveva già aperto e fatto entrare Andrew.
«Lucy sei
bellissima.»
«Grazie. Ah, Andrew lei è
Sue la mia coinquilina e lui è Jack.»
«Il fidanzato di Sue»,
aggiunse lui stringendo la mano che Andrew gli tendeva.
Le due ragazze lo
guardarono sorprese ma Lucy fu la prima a riprendersi. «Noi ora andiamo
altrimenti faremo tardi. A dopo.»
Rimasti soli Sue inclinò
la testa da un lato e chiese a Jack: «sbaglio o ti sei presentato come il mio
fidanzato?»
«Non sbagli. Preferivi che
dicessi boyfriend o ragazzo? No, sono termini troppo riduttivi per esprimere
quello che siamo l’uno per l’altra. Fidanzato è perfetto.» Mentre parlava le
aveva preso una mano tra le sue e l’accarezzava
dolcemente.
Sue era felice di quelle
parole ma anche molto imbarazzata e cercò di cambiare discorso. «Il film sta per
iniziare, che dici, ordiniamo la pizza?»
Jack sorrise e posò
delicatamente le labbra sulle sue per un lieve bacio. «Come potrei rifiutare
un’offerta così eccitante?»
Lucy si guardò intorno
approfittando del fatto che Andrew aveva dovuto rispondere ad una telefonata.
Quel ristorante era
proprio carino, con un’atmosfera intima ed elegante, Andrew aveva davvero buon
gusto. Sorrise vedendolo tornare.
«Scusami ma aspettavo
notizie importanti da un collega sul caso di cui mi sto occupando. Mi servono
per un appuntamento di domani mattina e non potevo evitare di
rispondere.»
«Non preoccuparti. Posso
sapere di cosa si tratta?»
Lui sorrise e poi disse con tono cospiratorio «Normalmente
non potrei parlarne ma dato che lavori per
«Si, sono anche passata lì
davanti e del palazzo non rimane granché.»
Andrew annuì. «La società
è assicurata con noi e dato che i vigili del fuoco hanno stabilito che
l’incendio è dovuto ad un corto circuito dovremo pagare il premio.
Però…»
«Tu non ne sei
convinto?»
«E’ solo una sensazione.
L’incendio è scoppiato la notte del 13, beh io ho scoperto che l’ufficio delle
entrate aveva previsto un controllo dei registri della società per il 15. Non so
cosa cercassero ma so per certo che ora quei registri non esistono più. Non ti sembra
strano?»
«In effetti. Ma se hai
questi dubbi perché non lo fai presente al tuo capo?»
Lui fece una espressione
amareggiata. «Vedi quella notte il guardiano dell’edificio è morto. Lascia
moglie e due figli piccoli. Se paghiamo parte del risarcimento andrà alla
famiglia, se avanzo dei dubbi quei bambini non solo avranno perso il padre ma
non riceveranno neanche un dollaro. È solo per questo che sto aspettando di
avere maggiori informazioni, ho sparso un po’ la voce tra quelli che conosco per
vedere se riesco a trovare qualcos’altro.»
«E’ un pensiero molto
nobile il tuo, non tutti si comporterebbero così.»
«Grazie. Ma ora basta
parlare di lavoro, parlami di te.»
Arrivata a casa Lucy andò
nel soggiorno sicura di trovarli ancora lì. E infatti erano sul divano,
addormentati l’uno tra le braccia dell’altro.
Jack le teneva un braccio intorno alle
spalle e Sue aveva appoggiato la testa sulla sua spalla. Li osservò
attentamente, erano una coppia perfetta, peccato che non potessero rendere
pubblico il loro legame.
Levi intanto si era
avvicinato per salutarla. «Fa piano piccolo», bisbigliò, «non vorrai
svegliarli.»
«Sta tranquilla Lucy, non
sto dormendo» disse Jack. «Sue voleva aspettarti sveglia ma circa mezz’ora fa è
crollata. Ora che sei tornata però sarà meglio chiamarla.» Le posò delicatamente
una mano sul braccio e quando aprì gli occhi le sorrise. «Tesoro, è tornata
Lucy. Mi era sembrato di capire che volevi parlarle appena
rientrava.»
Lei si svegliò
completamente. «Oh si, grazie.» Si alzò e andò verso l’amica. Poi, ricordandosi
improvvisamente di lui, si voltò «scusami Jack, noi ci vediamo domani a lavoro.
Buonanotte.»
Lui si alzò fingendosi
deluso. «Voi donne, quando si tratta di spettegolare siete capaci di
dimenticarvi tutto il resto, noi poveri uomini per primi!»
Sue fece finta di non
capire e lo accompagnò alla porta. Mentre stava per uscire lui però si fermò per
insistere. «Ehi, sono rimasto in quella posizione nonostante il braccio mi
facesse male per non svegliarti», voleva sembrare arrabbiato ma si capiva che
scherzava, «e non merito neanche il bacio della buonanotte?»
Sue sorrise. «Ci sarebbe
da discutere su questa richiesta, ma siccome ho fretta di andare da Lucy», si
avvicinò e gli diede un bacio veloce, «eccoti
accontentato.»
Jack la guardò scontento.
«E tu questo lo chiami bacio?» la prese tra le braccia e la baciò a lungo, con
passione. «Ecco, questo è un bacio!» poi aggiunse con tono più dolce «buonanotte
amore» e uscì.
Sue, rossa in viso, si voltò verso Lucy provocandone la
risata. «Si può sapere quando smetterai di arrossire ogni volta che ti
bacia?»
«Non lo so Lucy. Io lo
amo, lo amo tantissimo, solo che non riesco ancora ad abituarmi completamente
alla svolta che ha preso il nostro rapporto. Prima di metterci insieme tra noi
c’era una grande amicizia e forse la paura di perdere anche quella se qualcosa
dovesse andare male non mi permette di lasciarmi andare
completamente.»
Lucy la prese
sottobraccio. «Sta tranquilla, tra di voi non può andare male. Jack per te è
l’altra metà della mela.»
«Spero che tu abbia
ragione!» poi con tono complice «ora dimmi tutto di
Andrew.»