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Autore: Caya    29/11/2012    2 recensioni
Ciao a tutti non so bene come introdurre la mia storia diciamo che è un pò il frutto delle canzoni degli FT Island e della voce di Hong Ki e un pò il frutto dei loro video musicali che rispecchiano troppo la mia idea di storia.
Questa storia non fa altro che raccontare come la semplice Minji ha incontrato il ricco e apparentemente sempre allegro Hong Ki, di come la loro vita piano, piano è cambiata fino ad arrivare ad un punto di non ritorno.
L'ambientazione non è quella reale ovvero gli FT Island non sono il famoso gruppo musicale ma semplici ragazzi.
N.B: nella storia sarà presente un tema che potrebbe risultare pesante
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ciao ragazze/i, non so che dire. Perdonami se posto dopo secoli ma credo di aver scritto questo pezzo una cinquantina di volte ma non mi piaceva mai come venica. Il problema principale è che ho tante idee ma non mi piace per nulla come scrivo. Quindi vi chiedo scusa e spero possiate apprezzare la mia storia per la sua trama più che per la forma. Grazie a tutte/i e buona lettura.



Moonlight Angel
 (Anno 2009)

 
Erano già passate due settimane da capodanno e Minji con la scusa di doversi preparare per gli esami era riuscita ad evitare di incontrare i ragazzi. Per quel che riguardava Jae Jin invece, sembrava non aver  raccontato a nessuno di averla riaccompagnata a casa in lacrime la notte di capodanno. In compenso, però, la chiamava quotidianamente e ogni scusa era buona per sapere come stesse. Questo suo atteggiamento però non faceva altro che far sentire Minji ancora di più in colpa. Sapeva che quello era il modo di Jae Jin per dirle che se voleva parlarne con qualcuno lui era lì per lei ma non si sentiva ancora pronta né a parlarne né a rivedere i ragazzi e soprattutto Hong Ki. Al solo pensiero del ragazzo sentiva il cuore stringersi e le lacrime iniziare a scendere. Che stupida che era, perché doveva essere lei a sentirsi in colpa? Perché continuava a star male per uno stupido come quello? E soprattutto, perché nonostante tutto desiderava cosi tanto rivederlo? No, no non poteva farlo. La sua mente era ancora troppo confusa e la paura che le risposte alle domande che le frullavano nella testa non avrebbero fatto altro che ferirla ancora di più era troppo forte. E se Hong Ki non volesse più vederla? Se si fossero incontrati come avrebbe dovuto comportarsi? Cosa sarebbe diventato il loro rapporto? Potevano continuare ad essere amici?
Ah, se continuava cosi sarebbe impazzita.
Alla fine fu Jae Jin a costringerla ad uscire.
< Minji devo dirti una cosa importante dobbiamo incontrarci>
< Non puoi dirmela per telefono?>
< Non mi sembra il caso >
< I.. io..>
< Ci saremo solo noi due non ti preoccupare. Ci vediamo alle cinque di oggi pomeriggio allo starbucks dove andiamo sempre>
 
Nonostante non si sentisse affatto tranquilla alla fine si presentò all’appuntamento. Prese un respiro profondo ed entrò nello starbucks. Tirò un sospiro di sollievo quando lo vide era davvero da solo. Il ragazzo se ne stava seduto ad un tavolino e continuava a picchiettare nervosamente sul si esso con la mano destra.
-          Jae Jin -  lo chiamò avvicinandosi.
-          Oh Minji –
Minji si sedette e guardò la tazza di caffè del ragazzo, era ancora colma ma sembrava essersi raffreddata. Da quanto tempo era li?
-          Prendi qualcosa? –
-          Un frappuccino dark –
-          Ok –
Jae Jin andò al bancone a prendere il frappuccinno e tornò.
-          Minji non so come iniziare.. forse non dovrei dirtelo ma credo sia giusto che tu lo sappia.. –
Aveva ripreso a picchiettare con le dita sul tavolo, quel rumore la infastidiva.
-          Jae Jin se fai cosi mi innervosisci, insomma si può sapere cosa sta succedendo? –
-          Promettimi che non ti arrabbierai e che non combinerai casini –
-          Cosa? –
-          Promettilo –
-          Si, si lo prometto ma ora parla –
-          Hong Ki ha lasciato l’accademia –
-          La.. lasciato – balbettò sconvolta.
Alle parole di Jae Jin aveva sentito tremare qualcosa dentro di sé. Cos’era quel sentimento che stava provando? Rabbia? Tristezza? Senso di colpa? Rancore?
 
-          Dopo capodanno non lo abbiamo visto molto ma dato che incombevano gli esami non ci siamo preoccupati. Quando ieri, però,  non si è presentato all’ esame  abbiamo iniziato a preoccuparci.
-          E quindi? -
-          Lo abbiamo chiamato sul cellulare ma ha risposto qualcuno dei suoi maggiordomi e ci ha detto che Hong Ki ha lasciato l’accademia e che non dovevamo più disturbarlo perché doveva studiare per i test di ammissione a medicina –
Minji non rispondeva, rimaneva lì come paralizzata.
-          Minji... - esitò - quella sera è per caso successo qualcosa? –
Per un attimo sentì come se il cuore le si fosse fermato. Non poteva essere, non poteva per un litigio cosi stupido lasciare l’accademia, e poi lei cosa centrava con l’accademia? Basta dirle che non voleva più vederla e lei sarebbe scomparsa.
-          Minji – la chiamò preoccupato Jae Jin vedendola sbiancare.
-          No.. noi abbiamo litigato ma non può aver lasciato l’accademia per una cosa del genere. Io non centro nulla con l’accademia e poi non può essere. Lui non rinuncerebbe mai alla sua musica. A lui non interessa minimamente la medicina–
-          Lo so –
-          Deve essere successo per forza qualcosa. Avete provato ad andare a casa sua? -
-          No, ai genitori non piace che si vada a casa loro -
-          Cosa? E voi non ci siete andati solo per questo? Chi se ne frega dei genitori. Hong Ki starà soffrendo da solo – fece scattando in piedi e afferrando malamente la borsa per andarsene.
-          Minji cosa hai intenzione di fare? - la fermò afferrandola per un braccio.
-          Vado da Hong Ki, mi sembra ovvio -
-          Ma credevo che non volessi vederlo -
-          E ti sembra il momento per pensare a una cosa del genere? -
-          Capisco cosa tu voglia dire ma come ti ho già detto i genitori non vogliono e non credo che ci faranno entrare -
-          E come ti ho già detto io, non me ne frega nulla dei genitori, se non mi fanno entrare loro allora troverò io un modo per farlo. Se vuoi venire è bene altrimenti perdonami ma io ora devo andare -
-          Sei una pazza, lo sai? - fece sorridendole.
-          E ne vado fiera –
Jae Jin chiamò gli altri ragazzi e nel giro di mezz’ora furono tutti sotto casa di Hong Ki.
Minji si avvicinò al campanello e bussò ma la voce di un uomo le rispose che il signorino Hong Ki non voleva ricevere visite, anzi, si corresse, non voleva più ricevere visite da lei e dal resto del gruppo e quindi li pregava di andarsene e di non tornare più.
Minji non si lasciò scoraggiare e si avviò sul retro,
–                    Minji cos'hai intenzione di fare? Ti avevamo detto che non ci avrebbero fatti entrare -
–                    Se non mi fanno entrare loro allora entrerò da sola -
–                    Scusa? - chiese preoccupato Jong Hoon.
–                    Cosa aspetti ? Vieni qui, devi prendermi sulle spalle cosi che io possa scavalcare la recisione -
–                    Mi.. Minji è violazione di proprietà privata – balbettò sempre più sconvolto.
–                    E chi se ne frega. Vuoi aiutare Hong Ki o no?  -
–                    Si che lo voglio ma.. -
–                    Allora niente ma e aiutami -
–                    Min Hwan aiuta anche me a salire – fece Jae Jin scambiandosi un sorriso complice con Minji.
Dopo essersi scambiati uno sguardo perplessi Jong Hoon e Min Hwan scossero le spalle e andarono ad alzare gli amici. Ci vollero un paio di minuti ma alla fine riuscirono a entrare tutti. Cercarono di muoversi di soppiatto ma essere in cinque non era per nulla di aiuto, cosi quando  videro una cameriera uscire fuori in giardino, nel tentativo di nascondersi non ottennero altro che farsi scoprire. La ragazza prese ad urlare e corse in casa a chiamare aiuto.
-          Minji – si sentì chiamare.
Dalla porta che dava sul retro la cameriera Nana la chiamava incitandola a sbrigarsi. Minji guardò verso gli amici, non poteva lasciarli soli e ormai due uomini stava uscendo in giardino accompagnati dalla cameriera che indicava i cespugli dove li aveva visti.
Jong Hoon sorrise ai ragazzi che intuendo quel che aveva in mente fecero cenno di si con la testa.
-          Vai, ci occupiamo noi di loro - le sorrise e senza darle il tempo di controbattere, si mise in piedi e subito imitato dagli altri prese a correre nella direzione opposta a quella dove Minji sarebbe dovuta andare.
-          Jon.. grazie – bisbigliò prima di correre verso Nana.
-          Sapevo che saresti venuta –
-          Nana, ho bisogno di vedere Hong Ki –
-          Lo so. È al piano di sopra nella sua stanza. Io cercherò di non far salire nessuno ma tu sta comunque attenta –
-          Si  -
Nana l’accompagnò alle scale.
-          Vai veloce! – fece guardandosi agitata in torno.
-          Nana, grazie –
-          Non devi ringraziarmi, sono io che devo ringraziati –
-          Io… –
-          Ora vai! –
Minji corse al piano di sopra, si guardò intorno spaesata, era già stata in quella casa ma c’erano tante stanze e le porte erano tutte uguali, e se sbagliava stanza e ci trovava dentro qualcun altro? Procedette piano cercando di ascoltare i rumori dietro alle varie porte quando all’improvviso qualcuno le coprì la bocca con una mano e con l’altra la tirò con sé in una stanza.
-          Cosa ci fai tu qui? –
Minji sentì il respiro mancarle, un brivido le salì lungo la schiena. Era fra le braccia di Hong Ki, si era lui, non aveva alcun dubbio, avrebbe riconosciuto la sua voce, il suo profumo fra mille al mondo.
Hong Ki la liberò dalla stretta e la voltò verso di lui.
-          Allora? Si può sapere cosa ci fai qui? –
-          Co..–
Dio, le era mancato cosi tanto. Era cosi bella la sensazione di essere fra le sue braccia che sentiva di poter scoppiare in lacrime da un momento all’altro. Cercò di trattenere l’emozione e tutto d’un fiato gli urlo contro.
-          Cosa ci faccio io? Cosa ci fai TU qui? –
-          Uno forse è casa mia? Due abbassa la voce, vuoi forse farti scoprire? –
-          Vero, scusa. Comunque sia, non fare il finto tonto. Cos’è questa storia che non vuoi più vedere i ragazzi? E perché hai lasciato l’accademia? Sei impazzito? –
-          I.. io. Non credo che sia una cosa che ti riguardi – rispose distogliendo lo sguardo, non sarebbe riuscito a sopportalo.
-          Non mi riguarda.. S..si, forse hai ragione ma ho bisogno di sapere che io.. –
Il ricordo della lacrime della ragazza la notte di capodanno gli tornò alla mente provocandogli una dolorosa fitta al centro del petto.
-          Credi che sia per colpa tua? –  chiese sorridendo divertito, nella speranza che cosi Minji non si accorgesse dei suoi sensi di colpa.
-          Io non voglio crederci, tu non sei quel tipo di persona però.. ho bisogno di sentirlo dire da te -
Hong Ki si sentiva comfuso, ma cosa stava succedendo? Era diventata immune alle sue offese? Di solito si sarebbe arrabbiata vedendolo ridere. No, proprio non riusciva a capirla e soprattutto a causa sua non riusciva più a capre neanche se stesso. Perché davanti a lei continuava a sentirsi strano? Perché era felice di rivederla e allo stesso tempo contrariato?
-          Non è per colpa tua, ok. Ora però va via, se dovessero tornare i miei e trovarti qui… -
-          Non mi muovo da qui se non mi dici la verità –  fece andandosi a sedere sul letto del ragazzo.
-          Tu sei davvero pazza. Ma ti rendi conto di essere nella stanza di un ragazzo? -
-          Certo -
-          E ti siedi tranquillamente sul letto? -
-          E perché non potrei – Hong Ki scosse la testa esasperato – Non sono il tuo tipo di ragazza, non mi salteresti mai addosso e poi se pure lo faresti , la casa è piena di persone, mi basterebbe urlare e in un secondo sarebbero tutti qui -
-          Cosi finiamo nei guai sia io che tu e poi – arrossì – non ti salterei addosso neanche se tu fossi l'ultima donna al mondo -
-          Visto? - fece soddisfatta.
Ma.. ma come? Ma lei non era innamorata di lui? Perché la prendeva cosi bene? Perché non si arrabbiava? E perché lui si sentiva cosi offeso da ciò?
–                    Allora vogliamo stare qui tutto il giorno o ti decidi a parlare? -
–                    Lo sai che sei insopportabile? Ok, ok. - fece rassegnato, le avrebbe raccontato una mezza verità – I genitori di Seung Hyun hanno chiamato i miei per informarli che Yong Hwa ci ha proposto di fare da gruppo di spalla ai suoi concerti e che se sarebbe andata bene allora avrebbe chiesto al padre di farci un contratto e di farci debuttare. I miei non l'hanno presa affatto bene e mi hanno rinchiuso qui dentro. Fine puoi andare ora -
–                    Non mi quadra. Perché avrebbero lasciato che ti iscrivessi all'accademia musicale se poi non vogliono che tu diventi un professionista? -
–                    Gli avevo promesso che se mi avessero lascito diplomare all'accademia poi sarei andato a lavorare con mio padre e lui mi avrebbe insegnato a dirigere l'ospedale -
–                    Stai scherzando vero? L'accademia costa un boato di soldi e loro te la pagavano anche se poi  non ti sarebbe servita a nulla? -
–                    Diciamo che è il loro modo di tenermi buono. Io studio per diventare dirigente e loro mi permettono di andare all'accademia -
–                    Non ci credo. Come hai potuto accettare una proposta del genere? -
–                    Non avevo altra scelta -
–                    Non è vero – fece alzandosi dal letto arrabbiata – Ce l'avevi allora e ce l'hai ora – l'afferrò per un polso e lo tirò verso la porta.
–                    Cosa hai intenzione di fare? - chiese fermandola.
–                    Ti porto via da qui -
–                    Sarebbe inutile dovunque andassi verrebbero a riprendermi. E poi dove vado? Senza di loro non possiedo nulla -
–                    Vieni da me, ti trovo un lavoro e si forse non potrai permetterti l'accademia ma potrai continuare a cantare, tu e i ragazzi aprirete i concerti di Yong Hwa e sono certa che avrete cosi tanto successo che il padre non ci penserà due volte a farvi un contratto -
Un dolce sorriso si aprì sul viso di Hong Ki, come faceva ad essere cosi ingenua? All'inizio odiava la sua testardaggine ma ora iniziava ad essere una delle cose che più le piacevano di lei.
–                    Lo so che ti piacerebbe che venissi a vivere da te ma credo proprio che non sia la cosa più opportuna -
Minji arrossì di colpo.
–                    E comunque non credo che il padre di Yong Hwa ci farebbe un contratto. Si farebbe mio padre come nemico e credimi nessuno lo vuole -
–                    Troveremo qualcun'altro e per l'alloggio i ragazzi di sicuro riescono a trovarti un posto dove stare. Potremo chiedere a  Jun Hyung, come ho fatto a non pensarci prima -
–                    Minji.. –
–                    Intanto andiamo via poi vediamo come fare –
–                    Minji è tutto inutile, non posso venire -
–                    Ma loro non possono costringerti a rimanere qui. Sei maggiorenne puoi fare quello che vuoi -
–                    Non voglio mettere nei guai nessuno –
–                    I.. io non è giusto - adesso si che le veniva da piangere e Hong Ki che si avvicinò ad abbracciarla non era faceva che peggiorare la situazione.
Hong Ki l’abbracciò istintivamente, non avrebbe sopportato di vederla piangere di nuovo per colpa sua.
–                    Non c’è bisogno che piangi. Ti prometto che metterò a posto le cose. Ora i miei sono troppo nervosi per l’accaduto ma non appena si saranno calmati gli parlerò e cercherò di trovare un compromesso –
–                    Me lo prometti? –
Allontanò la ragazza da sé e si tranquillizzò nel vedere che non era più sul punto di piangere.
–                    Si, però ora vedi di filare a casa e non combinare più casini almeno fino a quando non tornerò –
–                    Ok ma sappi che se tra una settimana se non sei tornato mi rivedrai qui –
–                    Haha ci credo e ne sono terrorizzato. Ora non ti muovere da qui che chiamo Nana cosi ti aiuta ad uscire –
Hong Ki uscì a cercare la cameriera e Minji si ritrovò per la seconda volta da sola nella stanza del ragazzo. Aveva già notato la volta precedente quanto fosse grande e l’aveva anche un po’ invidiato ma ora provava solo disprezzo. Aveva sempre odiato le persone ricche, credeva che avessero tutto, ciò che desideravano ma invece i genitori di Hong Ki non si rendevano conto che l’unica cosa che voleva il figlio era realizzare il suo sogno e diventare un cantante. Insomma ma non vedevano come gli si illuminavano gli occhi quando parlava di musica, non si erano accorti di come nel cantare ci mettesse il cuore?
Si avvicinò alla scrivania, c’era sopra un quaderno lasciato aperto ma proprio in quel punto le pagine erano state strappate. Minji si guardò attorno e trovò un foglio stropicciato in terra di fianco all’immondizia. Lo raccolse e lo aprì. C’era scritto quello che probabilmente era il testo per una canzone. Il titolo era  “Moonlight Angel”.
-          Can you hearme? I don’t want cry anymore. Please, takeme. Oh, I miss you everyday.Sono stanco per favore abbracciami – lesse ad alta voce.
-          Minji – la chiamò Nana entrando in stanza.
La voce della donna la riportò alla realtà. Per un attimo le era parso di essere tornata alla prima volta che aveva sentito Hong Ki cantare, non sapeva perché ma quelle parole le trasmettevano lo stesso senso di tristezza e vuoto che le aveva trasmesso la canzone che aveva cantato la prima volta.
-          Dobbiamo andare. Hong Ki sta tenendo occupata la sicurezza –
-          Si arrivo –
Scrisse velocemente qualcosa sul foglio e segui Nana.
 
-          Che faticaccia quella ragazza – fece Hong Ki buttandosi sul proprio letto. – Riesce a farmi preoccupare sempre. Aah ora basta pensare a lei, riesce solo a causarmi problemi. Meglio se scrivo una nuova canzone –
Le frasi scritti poche ore prima gli tornarono alla mente. Non era riuscito a scrivere null’altro per quel brano eppure era come se non riuscisse a eliminare quelle parole dalla sua testa. Si chinò per raccogliere il foglio dalla spazzatura ma non lo trovò.
-          Ma do.. –
Cosa ci faceva sulla scrivania? E chi lo aveva letto? Lo prese in mano. C’era un’altra frase.
“I’m still with you’”
Un sorriso gli solcò il viso.
-          Scema – sussurrò mentre una singola lacrima scivolava lungo il suo viso.
  
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