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Autore: Nefelibata    30/11/2012    3 recensioni
'Lui mormorò un "Si, sono proprio io, piacere" rimanendo impassibile e continuando a guardarsi attorno.'
Pairing: Larry
Conteggio parole: 3788
Note: Josh Devine's POV
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcun scopo di lucro, non intendo dare rappresentazioni veritiere dei caratteri di queste persone, ne offenderli in alcun modo. Sfortunatamente nessuno dei personaggi mi appartiene.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bromance or romance?

Quando Josh Devine entrò a fatica nella sede di giornalismo di New York, quel 22 marzo, il sole era ancora un ricordo per la città.
Il cessante ticchettio della pioggia e i rumori provenienti dal traffico sottostante scandivano il tempo nella sala registrazioni, quinto piano, seconda sala a sinistra.
Delle volte, a intervalli di minuti, il rombo di qualche tuono spezzava quell'atmosfera di ordine e quiete che regnava nel grattacielo prima di quell'arrivo tanto atteso dalle mie colleghe.
Guardai l'uomo, 91 anni, di Leicester, chiudersi la porta alle spalle e sedersi lentamente sulla poltrona prugna che era stata posizionata davanti ad uno sfondo bianco, di fronte a due telecamere.
Sbuffai impercettibilmente, guadagnandomi un'occhiataccia da Leight, occhiali da professoressa bordeux e una quinta ben piazzata, la mia collega che si occupava di memorie di “grandi personaggi”.
Odiavo lavorare con gente di quell'età, avevano una lentezza estenuante anche per le più piccole cose, scandivano le parole in modo paziente, meticoloso, fastidioso, spesso divagavano.
Non volevo nient'altro che fare il mio lavoro, consistente nello strappargli quattro parole di bocca, meglio se confessioni indedite, e poi mandarli a quel paese una volta finita l'intervista.
Rivolsi il mio sguardo fuori dalla finestra dove ancora le nuvole nere oscuravano il cielo, mentre gli assistenti spiegavano all'uomo come sistemarsi sul divano, dove guardare, come comportarsi.
Non vedevo l'ora che quella giornata stressante finisse, per andare a casa e continuare il mio progetto da solo, davanti ad una tazza di espresso.
Solo una volta che Josh fu seduto mi presi la briga di alzarmi dalla mia poltrona e avvicinarmi a lui.
<< Salve, io sono Michael Westley, ideatore e produttore di questo documentario. Lei deve essere Josh Devine, giusto? >>
A volte trovavo la cortesia una cosa ripugnante, avrei volentieri fatto a meno di tutti quegli stupidi convenevoli.
Lui mormorò un << Si, sono proprio io, piacere >> rimanendo impassibile e continuando a guardarsi attorno.
<< La trovo a suo agio, è la prima volta che partecipa ad un documentario? >>
<< No, ne facevamo uno all'anno a quei tempi, credo di aver frequentato più una stanza del genere che la cantina di casa mia >>
Mi chiesi se fosse il caso di ridacchiare o meno a quello squallido tentativo di ironia, ma mi ricordai all'istante di avere cose più importanti da fare, perciò mi limitai a sorridere educatamente.
<< La troupe le ha già spiegato come funziona? Le farò delle semplici domande e lei non dovrà fare altro che rispondere guardando la telecamera, tutto chiaro? >>
Josh annuì. Anche lui, come me, non sembrava interessato alla questione. Anche lui, come me, desiderava solo finirla presto, tornare a casa e sedersi davanti al caminetto con le pantofole ai piedi, il gatto in grembo e una tazza di tè in mano.
<< Seth, portami il foglio con le domande, per favore. John, pronto a partire tra un minuto. >>
Se c'era una cosa che adoravo nel mio lavoro era il vedere tutte quelle persone al lavoro, quasi formiche operose, che correvano di qua e di là reggendo tazze di caffè, documenti, macchine fotografiche per la realizzazione di una mia idea.
Stupiscimi, Michael, dammi qualcosa che la gente vuole, qualcosa che non è mai stata fatta prima, dammi una fottutissima novità, un qualcosa di eccezionale, e l'aumento sarà tuo.” aveva detto Chris Fletcher, direttore della sede, settimo piano, ultima porta in fondo al corridoio, un tipo scorbutico ma efficiente.
Due settimane, passate a fare ricerche e sondaggi per capire qual'era la richiesta delle persone. Due settimane di pippe mentali, per poi giungere all'illuminazione semplicemente ascoltando la radio.
Chi si ricorda dei One Direction, una delle boyband più famose del mondo? Ascoltiamo ora What makes you beautiful, il loro primo singolo che raggiunse in fretta le vette delle classifiche inglesi e internazionali sbaragliando la concorrenza...
'Bleah, ma c'è ancora gente che ascolta questa merda?' avevo pensato mentre le note di quell'insulsa canzoncina riempivano la mia BMW, ma poi avevo sorriso.
'Ti stupirò, figlio di puttana, puoi scommetterci'.
Ed ora eccomi qui, cinque libri letti e tre giorni di ricerche, davanti al vecchio batterista, per ottenere delle fottute informazioni da inserire in quel documentario che, ne ero certo, mi avrebbe assicurato l'aumento.
Il cameraman mi fece segno con la mano che aveva iniziato a riprendere, così iniziai subito a fare domande.
<< Andavano tutti d'accordo tra di loro? >>
<< Se mi sta chiedendo se litigavano la risposta è si, spesso, ma in fondo è così per tutti, no? Sapevano di volersi bene e finchè tre ore dopo erano già a pigliarsi per il culo di nuovo, non c'era problema per nessuno. >>
'Che risposta di merda.'
<< Come vedevano il successo? Come una mancanza di libertà o semplice fortuna? >>
<< Dipendeva dai momenti, essere assaliti dalle fan al supermercato non è bello e credo che spesso si siano sentiti in gabbia, ma tutti loro vedevano “questa cosa” come un'opportunità. Vivevano come se fossero sulle montagne russe: c'è tensione, c'è adrenalina, ci sono alti e bassi, ma alla fine la corsa è valsa tutto ciò. >>
'Bella risposta, Josh, davvero, molto poetica, ma non è quello che ci serve, diamine.'
Il vecchio risultava palesemente annoiato, lo sguardo smorto, il corpo immobile, quasi avesse paura di muovere un solo muscolo.
'Riproviamo' pensai.
<< Avevano dei buoni rapporti con le loro famiglie? >>
A quella domanda si accigliò.
<< Presumo di si.. >>
'Dai, Josh, cazzo.'
<< No, no, no, no, così non va bene.. >> sestenziai duro appallottolando l'ammasso di fogli pinzati tra loro e scagliandolo in qualche angolo indefinito della stanza, facendo segno a John di mettere in pausa le riprese, sotto lo sguardo stupito di tutti.
<< Josh, mi fa piacere che lei risponda a tutte le mie domande e fa ciò che io le chiedo con pazienza, il punto è che mi serve materiale. Mi dica qualcosa che non so, parliamo.. ecco, si, parliamo delle loro fidanzate >> sparai poco convinto.
Per la prima volta lo vidi irrigidirsi, le mani si intrecciarono e presero a torturarsi, la bocca si schiuse e le iridi si mossero veloci vagando per la stanza, ignorando la telecamera che nel frattempo aveva ricominciato a riprendere.
<< Non c'è molto da dire in realtà. Come sapete Louis ha sposato Eleonor, Zayn ha sposato Perrie, Liam con Sharon, Niall con Pamela, e Harry, bhe, prima che succedesse ciò che è successo, si era visto con qualche ragazza ma nulla di serio. >> provò titubante, quasi come fosse un tasto dolente, e in effetti avrebbe dovuto esserlo.
Cercai di mantenere la calma.
<< Josh, la prego, mia dia qualche informazione in più.. >>
<< Vorrei ma.. non posso. >>
Sembrava indeciso.
Bene, se avessi dovuto strappargli le parole di bocca, l'avrei fatto tranquillamente, in fondo il mio lavoro consisteva anche in questo.
<< Che rapporto aveva Louis con Eleonor? Era felice di sposarla? Come l'hanno presa i ragazzi? Come la trovavano? >> provai con la prima coppia che aveva citato.
Mi accorsi di star sovraccaricando il vecchio di domande e per un attimo temetti che gli sarebbe esploso il cervello, dal momento che si era di nuovo immobilizzato.
Ma dopo che ebbe sospirato, il suo tono cambiò: non c'era più indifferenza.
<< Spegnete le telecamere. >>
Non sembrava una richiesta, più che altro quasi un ordine.
<< Perchè? >> chiesi senza timore.
<< È una cosa troppo grande. Io.. il mondo non è pronto. >>
A quel punto capii che quello strano individuo non scherzava affatto.
Dall'alto dei suoi anni, da quasi star finita nel dimenticatoio, stava per dirci qualcosa di importante, qualcosa che avrebbe cambiato la storia di quella band di merda, qualcosa di grande.
Sentii John ridere divertito.
<< Che razza di stronzate sono queste?! Ci servono informazioni esclusive, me ne sbatto il cazzo di chi è pronto e chi no. >> disse tra le risate.
Prima che Josh aprisse bocca, intervenni io.
<< John, spegni la telecamera. >> la mia voce ferma e autoritaria lo fece smettere di ridere all'istante.
<< Ma.. tu.. >
<< Spegni quella cazzo di telecamera, oppure puoi accomodarti fuori e non tornare. >>
Non ero mai stato un tipo curioso, i cazzi degli altri non mi importavano, mi interessava solo il mio lavoro, ma per un attimo la curiosità aveva preso possesso della mia mente ponendosi persino sopra al progetto.
Josh continuava ad essere agitato, il piede che ticchettava ritmicamente accompagnato dal suo sopracciglio sinistro inarcato.
John si era limitato ad abbassare lo sguardo, il leggero ronzio della telecamera non si sentiva più.
Il vecchio era ancora in silenzio, perciò << Vai >> lo invitai a condividere il suo segreto prendendo posto su una poltrona accanto alle telecamere e portando una gamba sull'altra e la mano ad accarezzarmi l'accenno di barba, in attesa.
Un tuono colorò per un istante la sala di blu, e quasi rabbrividii.
<< Inizierò dicendovelo papale papale: Louis non era contento di sposare Eleonor, lui non l'amava, non l'ha mai amata, gli altri ragazzi si erano fin da subito opposti al matrimonio, non la sopportavano, Harry più di tutti, non tanto per il suo carattere in se, più per essersi appropriata di ciò che palesemente apparteneva solamente a lui. >>
<< Vuoi dire che Eleonor e Louis andarono a vivere nella casa di lui ed Harry, e questo si infuriò? >> intervenne Jenny, coda alta, giacchetta Chanel e terza di tette, mia assistente.
Lui sospirò in difficoltà, e abbassando lo sguardo mormorò << Non avete capito nulla. >>
<< E allora parla, cazzo. >> Lo invitò scortesemente John, che si zittì subito ad una mia occhiata gelida.
<< Avete presente le bromance? >>
Tutti, ad eccezione di Leight, scossero la testa.
<< Una bromance è una grossa amicizia, quasi fratellanza tra due ragazzi >> spiegò la donna.
<< Grazie. Nel gruppo c'erano molte bromance, le fan ne andavano pazze. Gli avevano pure affibiato dei nomi in base all'unione di quelli dei ragazzi. C'erano la Narry, la Zouis, la Lilo.. poi.. >> sospirò di nuovo, strusciando le grosse mani rugose contro le guance << .. e poi c'era la Larry >>
<< ..Larry? >>
<< Harry Styles e Louis Tomlinson, se li unisci esce Larry Stylinson >> accorse in suo aiuto Leight, iniziando a fremere, come se avesse intuito il succo del racconto.
<< Le bromance erano semplici amicizie, che le fan si divertivano ad esaltare, e anche la Larry avrebbe dovuto essere così, ma le cose andarono diversamente.
La Larry non era una bromance, era una romance. >>
<< Parla chiaro, per favore, con sti termini non ci sto capendo un cazzo >> stavolta ad interromperlo fu Oliver, che se ne pentì subito non appena sentì Josh sbottare, ormai con i nervi tesi.
<< Stavano insieme, cazzo. Si amavano, cosa ci vuole a capire? >>
Tutti rimanemmo basiti a quelle parole, compreso io, che normalmente avrei mormorato un “Chissenefotte” tra me e me.
<< Perciò quando chiamavano i One Direction froci per pigliarli per il culo era tutto vero? >> chiese Oliver tra le risate, e sta volta non resistetti.
<< Oliver, fammi la cortesia di lasciare questa stanza. >> sestenziai duro.
Lui aprì bocca per ribattere, ma poi si accorse che sarebbe stato inutile, perciò imbarazzato si alzò e si avviò verso l'ingresso.
<< Ah, e se farai parola di questa conversazione con qualcuno, verrai licenziato all'istante. >>
Lui annuì e si sentì il tonfo della porta che si chiudeva.
<< Mi scusi, continui. >> rassicurai il vecchio, che ora ai miei occhi aveva ormai guadagnato rispetto e quasi ammirazione.
<< Dicevo.. iniziò tutto ad x factor. Harry mi avrebbe raccontato in seguito che non seppe perchè o come, ma ad un certo punto si ritrovò a baciare il suo migliore amico, con cui aveva già un rapporto speciale.
Inizialmente ignorarono la cosa, classificandola come un “Ci siamo lasciati prendere dall'atmosfera” o una cosa innocua tra amici.
Nel frattempo però si lanciavano sguardi maliziosi, e si provocavano in ogni modo.
Lo vedevano come un divertimento, un modo diverso di passare le giornate, alcune persone stavano sul cesso a leggere la gazzetta, loro si accarezzavano le cosce.
I loro occhi si incontravano spesso ed era impossibile non notare il sorriso ebete che ricopriva il volto di entrambi ogni qualvolta si sfioravano.
Harry mi raccontò che iniziò tutto così, tra un gioco tra amici e una battutina squallida, finchè un giorno, il compleanno di Louis e la vigilia di natale, si era ritrovato a casa da solo con la sua famiglia, senza il castano che gli tirava le guance o lo abbracciava.
Era triste perchè Louis non gli aveva nemmeno risposto al timido messaggio di auguri, con tanto di faccine, baci e cuoricini, che gli aveva inviato.
Mi raccontò di come il suo cuore iniziò a battere forte quando il campanello suonò e la porta si aprì rivelando un Louis infreddolito, con il naso rosso, un patetico cappello di natale in testa e l'intera famiglia Tomlinson al seguito.
Mi raccontò di come scherzosamente disse a sua madre di odiarla per non avergli detto della sorpresa che le due famiglie avrebbero festeggiato il natale assieme.
Mi raccontò di come andò quella sera, quando Louis, entrando in camera sua, gli porse sorridendo timidamente un piccolo pacchetto, e di come voleva assolutamente piangere di fronte a quel bracciale, semplice ma per lui speciale.
Mi raccontò dell'improvvisa consapevolezza di provare qualcosa per Louis, che andava oltre all'amicizia, qualcosa che non sapeva ancora classificare, ma che bruciava dentro facendolo sorridere.
Lui voleva di più, in quel momento più che mai, con il suo migliore amico bellissimo davanti e per una volta, per quell'unica sera, decise di rischiare.
Mi raccontò di come combaciarono perfettamente le sue labbra con quelle dell'altro, dopo aver mormorato un flebile ma emozionato “
Grazie, è splendido, ma tutto ciò che voglio per Natale sei tu.
Mi raccontò di come le loro lingue si incontravano mentre il regalo di Louis, una grosso pacco dorato con un fiocco al centro, era rimasto all'angolo della sua stanza dimenticato da entrambi.

Mi raccontò di come a quel bacio ne seguirono altri nove o dieci e di come sorridettero ebeti guardandosi negli occhi e con le mani intrecciate prima che la madre di Harry li chiamasse al piano di sotto per il dolce. >>
Un altro grosso rumore si scagliò di nuovo sulla sede, e Josh rivolse il suo sguardo malinconico al traffico Newyorkese e le luci dei grattacieli.
<< E.. poi? >> domandai curioso.
<< Poi.. poi iniziarono i casini. >> sospirò un'altra volta e, senza aspettare inviti o domande, riprese a raccontare.
<< Non si erano mai detti di essere fidanzati, non avevano mai accennato allo stare insieme, forse perchè in fondo non c'era bisogno di dare un nome alla loro relazione, le mani costantemente allacciate e i baci ad ogni angolo disponibile e vuoto parlavano da soli.
Harry disse che fu una sera, dopo una notte d'amore, che Louis chiese “Harry, ma noi cosa siamo?”. “Siamo tutto” aveva risposto lui, senza ragionarci sopra. Louis aveva ridacchiato e poi gli aveva detto “No, sul serio, stiamo insieme?” a quel punto Harry si era girato verso di lui e aveva sestenziato “Dipende se tu lo vuoi”, “In realtà io pensavo lo fossimo già”. Occhi negli occhi, sorrisi ed altri mille baci.
Harry raccontò di come avevano parlato prima con il resto della band, che aveva già intuito qualcosa e dovette solo abituarsi, poi alle famiglie, che li accettarono senza problemi vedendo quei continui sorrisi e occhi innamorati.
Raccontò di come il prossimo passo era dirlo al management, per decidere insieme come e quando fare coming out, o almeno quello era ciò che speravano di fare.
Pare che fu proprio lì, davanti a quella porta, con Harry che tremava tra le braccia di Louis, che si dissero “
Ti amo” per la prima volta.
Ricordò di come avendo acquisito sicurezza da quella confessione, non ci girò intorno e di come loro si arrabbiarono, agitandosi e sparando ipotesi quali “
Dimenticatevi l'uno dell'altro” “Statevi lontani” o “Trovatevi delle ragazze”, che poi non aveva importanza visto che alla fine decisero tutte e tre le soluzioni insieme.
Raccontò di un pianto infinito durato un giorno, con baci e parole fatte di dolore, promesse, speranze, paure.
Raccontò di come si vide arrivare Eleonor, un giorno, a casa, dicendo di essere stata mandata dal management per fare da copertura fingendosi la fidanzata di Louis.
Raccontò delle bottiglie di alcool, delle litigate furiose, raccontò di quando aveva tirato uno schiaffo ad Eleonor e di come Louis si era arrabbiato, ricordò di come si era sentito pugnalato mille e più volte, raccontò delle fan che iniziavano a sospettare qualcosa proprio mentre la loro relazione andava in fumo. Raccontò di come tutto si stava sgretolando, pezzo per pezzo.
Fu in quel momento che raccontò, in quel periodo spesso si sfogava con me e gli altri ragazzi della band, purtroppo defunti, che dio li benedica.
Piangeva e io lo accoglievo tra le mie braccia, mormorava parole a caso e io dovevo accarezzargli la testa riccia e dire rassicurazioni in cui nemmeno io credevo per farlo calmare.
Quattro anni andò avanti questa storia, Louis ed Eleonor che uscivano insieme davanti ai paparazzi, Harry che si sentiva morire, Louis ed Harry che litigavano, lui che correva da me singhiozzando “
è finita, stavolta davvero” e Louis ed Harry che, non riuscendo a starsi lontani, finivano sempre per baciarsi e fare l'amore assieme.
Per quattro anni andò così, finchè il management scagliò la bomba. “è ora di sposare Eleonor, sarebbe un grande vantaggio per la band”.
Nessuno dei due ebbe più la forza di ribattere, nessuno dei due disse nulla, nessuno dei due versò una lacrima.

Avevo sempre creduto che quei due non fossero gay, semplicemente si appartenessero l'un l'altro, e in effetti lo credo ancora.. >> sorrise, come se gli stesse passando davanti tutta la storia di quell'amore proibito << .. ma in quel momento questa teoria crollò, tutti si chiedevano “Perchè dio? Perchè farli incontrare, innamorare, se per loro non c'era futuro?”.
Harry era dimagrito, aveva perso vitalità, sorrideva sempre meno, gli occhi erano quasi sempre lucidi e spenti, e c'era chi giurava si drogasse.
Poi bhe.. il resto della storia lo conoscete.. >>
<< Louis sposò Eleonor, Harry gli fece da testimone e in seguito venne ucciso in un'incidente stradale. >> continuò Leight per lui, che ormai aveva gli occhi lucidi, e mi sorpresi di constatare che anche i miei erano umidi e.. erano farfalle quelle che avevo nello stomaco?
<< Non andò proprio così.. Harry non morì casualmente, lui.. provocò volontariamente l'incidente. >>.
<< Vuoi dire che.. si è suicidato? >>
<< Diciamo di si, non riusciva più a sopportare tutto ciò, il matrimonio era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Sapeva che Louis lo amava, semplicemente ciò non gli bastava.
Louis rimase distrutto dalla sua morte, erano ancora dei ragazzi, e continuava a chiedersi il perchè di tutto quello, perchè non potessero tenersi per mano per le strade e baciarsi su quel palco davanti alla platea e si dava le colpe, per tutto, ma non accennò mai ad una lacrima, mai ad un “
Ti seguirò”, mai una sfuriata, mai un eccesso d'alcool. Non era forte, non lo era affatto, semplicemente sapeva che anche se Harry fosse stato ancora vivo, non avrebbe amato nessun'altro, ma solo lui, anche se con le rughe e i capelli bianchi, il suo cuore sarebbe stato sempre e solo rivolto a lui. Sapeva che l'avrebbe sempre dovuto vedere con quel dolore negli occhi, avrebbe sempre dovuto guardare quelle mani senza poterle stringere, accarezzarle, scaldarle..
Ormai il loro destino era quello, e cercare di cambiarlo non sarebbe servito a nulla. >>
Si asciugò una lacrima solitaria, gesto che fu imitato da Leight e Jenny.
Il silenzio regnava nella sala che si era fatta buia, nessuno aveva osato alzarsi durante il racconto per accendere le luci, cosa che feci lentamente sotto gli occhi di tutti, che probabilmente aspettavano un mio verdetto finale.
Invece di tornare a sedermi mi diressi verso la finestra, osservando il cielo e pensando a Harry e Louis, chiedendomi se si fossero ritrovati lassù, se ora non stessero facendo l'amore in mezzo agli angeli.
Quasi sorrisi al pensiero. Ormai era palese, quel racconto avrebbe cambiato il mio cuore.
<< Per favore, non fatene parola con nessuno, il mondo non è pronto per tutto ciò.
Hanno sacrificato un'amore, hanno sacrificato la vita per nascondere chi erano davvero, per mantenere il segreto, non potete fare in modo che tutto ciò sia stato fatto invano. >>
Nessuno rispose, erano tutti immersi nei propri pensieri, perciò continuò.
<< Loro erano, sono e saranno sempre destinati a stare insieme, solo non in quella vita.
Il loro amore era troppo grande, troppo magico, troppo significativo per gli occhi del mondo, dell'iprocrisia e dell'omofobia. Era un amore troppo bello per essere sbandierato ai quattro venti, per essere macchiato dei giudizi. >>
Si alzò, afferrò cappotto e cappello, prese il suo bastone e, rivolgendoci un solo sorriso, il primo della giornata, si avviò verso la porta e, prima di chiuderla disse solo << Per favore, non dite nulla. >> e se ne andò, quel 22 marzo, sotto un temporale di primavera, con gli occhi pieni di ricordi e il labbro che tremava.
Se ne andò lasciando solo silenzio e commozione dietro di se.
Sorrisi, stavolta sul serio, e girandomi verso i miei colleghi, presi una decisione.
<< Cosa fate ancora lì impalati? Mettetevi al lavoro, abbiamo un progetto da portare avanti. >>


<< “Larry Stylinson, la più grande bromance del 21° secolo” >> lesse il titolo Chris aggrottando le sopracciglia, le dita che picchiettavano sulla scrivania facendo sussultare le foto incorniciate in cui lui e la sua donna sorridevano.
<< Ha idea di cosa sia o cosa riguardi? >> gli chiesi sorridendo intuendo la risposta.
<< A dire la verità no.. >> confermò le mie aspettative.
<< Bhe, allora è il caso che lei faccia qualche ricerca, vado a prenderle un caffè, senza zucchero come piace a lei.. >>.
Mi alzai soddisfatto dalla poltroncina di pelle nera sotto lo sguardo di Fletcher e, sempre sorridendo, mi avvicinai alla porta.
<< Westley >>
<< .. Si ? >>
<< Complimenti, mi hai stupito. L'aumento è tuo. >>
E non potei che ringraziare di cuore quei due froci di quella band di merda, il loro amore paranoico e il cazzo di sole che mi faceva pensare a loro, e non per avermi fatto guardagnare una consistente somma in più nel reddito, ma per avermi fatto stringere, piangere e sorridere il cuore.

FIN

*

Cari lettori, mentre vi scrivo canto Truly,madly,deeply a ritmo della radio stupendomi di nuovo della bellezza di questa canzone e dell'assolo di Louis.
Allora, ovviamente questa os doveva essere un'idea campata per aria, un progetto per il futuro, chiamatelo come vi pare..
Fatto sta che ho perso il controllo della situazione.
Ho iniziato scrivendo qualche frasetta come introduzione sul mio cellulare, ne sono uscite tre pagine di note.
Le ho riportate al computer ieri sera, e alla fine ecco a voi sei pagine delle mie boiate.
Mi piace la trama, non ho mai letto una os con questa trama, perciò spero di avervi stupiti almeno un po'!
So che è davvero lunga e non so se qualcuno avrà voglia di leggerla tutta, in ogni caso se lasciate una recensione ve ne sarò grata a vita.
Ho già in mente una threesome (Mi ci vorrà un po' per scriverlaslashpubblicarla, sapete come sono fatta con le rosse..) e una raccolta di one shot che scriverò appena ho temposlashvogliaslashidee.
Non ho ancora scritto il capitolo della mia Larry, ma ci lavorerò nel weekend, promesso. 
Detto questo vi lascio come sempre il mio Twitter e il link della mia long, se vi va di leggerla.
- The only exception
- Twitter
Un bacio
Nicole

  
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