Abbandonato

Odore di sangue. Questo odore metallico e freddo che circola nell'aria è quello del sangue e della morte.

Perchè non esiste niente di più freddo e gelido della morte, della vita che ti viene risucchiata via misteriosamente e che non tornerà mai più.

Essere qui in mezzo alla strada ignorato da tutti non è bello, anzi è una tra le cose peggiori che ti possano capitare nella vita da lupo.

Si sentono le stesse frasi e gli stessi insulti da ore: -Che schifo, un lupo morto in strada- oppure -Guardate, una bestia morta!-.

Vi faccio schifo?

A voi umani fa schifo un lupo morente e non le guerre o tutte le cose orribili di questo mondo?

Non vi fanno schifo quelle persone false con cui ho avuto a che fare parecchie volte?

Ricordo il mio pelo bianco candido prima dell'attacco. Tutti lo guardavano invidiosi, desiderosi di una pelliccia come la mia, tutti lo volevano e mi consideravano un re.

Ora però, sono maculato: schizzi scarlatti hanno macchiato la mia pelliccia, ora color bianco sporco e ci sono ancora alcune chiazze marroncine di terra che la pioggia non ha ancora rimosso e nessuno mi vuole.

Nessuno si preoccupa di me.

Nessuno si degna di aiutarmi.

Non sono ben cosciente di quello che è successo. Ricordo solo il violento suono degli scrosci di pioggia, i denti freddi del mio avversario conficcati nella mia carne calda e morbida e una fuga veloce e improvvisata. Questo e nient'altro. Come se i ricordi si fossero rifugiati in un angolino remoto della mia mente.

Ad un tratto mi risveglio dai miei pensieri sentendo una carezza lieve sul mio pelo. Socchiudo leggermente gli occhi e l'unica cosa che riesco ad intravedere è una persona. Un cespuglio di capelli lilla, spettinati e bagnati fradici sotto l'acquazzone di quel giorno e due bellissimi occhi rossi appannati da un velo di tristezza.

Richiudo gli occhi. Non voglio sapere se anche lei mi abbandonerà tra pochi secondi fuggendo via dallo schifo o se rimarrà con me.

-...Kiba...-. Qualcuno mi chiama. Non so se quel qualcuno è la ragazza, non riesco a identificare la voce.

-Kiba, sono Cheza. Ti ricordi di me?-. Non rispondo.

-Kiba per favore, rispondi!-. Parla con una vena di agitazione nel tono della voce.

Apro gli occhi e osservo il suo viso imperlato dalle gocce di pioggia. Le mani pallide coprono gli occhi, impedendomi di ammirare per l'ultima volta il rosso fuoco che li colora.

Intenerito dall'innocenza della ragazza, faccio forza sulle zampe e mi sollevo fino a toccare le sue gambe snelle con il muso.

-...Kiba! Sei ancora vivo!-. Adesso è gioiosa. Adoro questa ragazza, è l'unica a cui voglio bene veramente, la mia unica amica femmina.

Mi accarezza dolcemente il pelo, mantenendo la mano morbida e leggera sulle ferite. Quando le sfiora, è come se stessi guarendo lentamente e acquistando a poco a poco la forza, sembra una fata.

Non ha schifo del sangue. È diversa dagli altri, è anche per questo che le voglio bene.

-Kiba... Cosa ti è successo?-

-Stavo cacciando da solo e ho incontrato Darcia. Mi ha fatto fuori...- le spiego sforzando la voce, ora roca e debole.

Mentre racconto continua a coccolarmi e anche se siamo sotto una delle violente e interminabili piogge autunnali resta con me.

-Kiba, lasciami fare una telefonata- mi sussurra e poi si gira, lasciando una mano tra la pelliccia folta della mia coda.

-Come non posso portarlo con me? … È qua in mezzo alla strada allo stremo delle forze e quasi senza vita! … Sei un insensibile!- urla quasi in lacrime al telefono.

-Kiba... Mi dispiace, vorrei... Portarti con me, ma... Al mondo ci sono alcune persone che non hanno... Il cuore- dice singhiozzando.

Mi coccola ancora un po' con le sue mani fatate e dopo un bacio umido sul muso si siede accanto a me e comincia a canticchiare. La sua voce melodiosa maschera il ticchettio insistente delle gocce di pioggia sull'asfalto della strada.

Continua a piovere. Sia io che Cheza sappiamo che abbandonarmi o no non cambierà la situazione.

Sento ancora le sue mani accarezzare il pelo, alleggerendosi nei punti feriti.

-Cheza... Non ce la faccio più, mi dispiace...- sussurro sommessamente.

Sento le carezze che si affievoliscono lentamente, il cuore che batte sempre meno veloce e un'ultima frase mi risuona più volte nella mente: -Questo non è un addio, Kiba. Sappi che non ti dimenticherò mai. Ci ritroveremo lassù e ti coccolerò ancora come oggi, è una promessa-.

Ammiro per l'ultima volta quei capelli violetti e poi tutto si oscura all'improvviso.

Il mondo si fa nero e silenzioso, tutti i suoni sono stati risucchiati via, il cuore batte per l'ultima volta e poi il silenzio più totale regna nel mio corpo e nella mia anima.

Ricordo poche cose.

Ricordo che sono Kiba.

E che sono un lupo bianco dimenticato da tutti. 

O quasi.



...My space...
Ciao a tutti :D
Allora, questa fanfiction l'avevo pubblicata tempo fa, ma rileggendola mi ha fatto letteralmente schifo e così ho deciso di riscriverla e di pubblicarla nuovamente.
Quindi ringrazio di nuovo Black Fullmoon, che aveva recensito la cacchina postata inizialmente.
Ultima cosa: mentre scrivevo ascoltavo ininterrottamente -In The End- dei Linkin Park -canzone che vi consiglio vivamente-. 
Spero che piaccia a qualcuno e alla prossima <3
_Nobody_