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Autore: _Crizia_    30/11/2012    1 recensioni
Tratto dal 3° capitolo:
- Per quanto mi riguarda, osservo la vita della mia cittadina dalla finestra, ma non sono concentrata, infatti ho un maledetto pensiero che mi ronza per la testa da sabato scorso (che corrisponde a una settimana fa), quel nome -Tomlinson-, sono sicura di averlo sentito da qualche parte, quando ci penso sento come un fastidiosissimo campanellino accendersi dentro di me, ci penso fino a farmi scoppiare la testa e quando sembra che il mio subconscio abbia trovato la risposta questa scappa via dal mio conscio.
È una situazione frustrante!
Ma perché mi sto arrovellando il cervello su 'sta questione?
Mi sa tanto che Bea mi ha influenzata con la sua pazzia! -
Spero che vi incuriosisca e passiate a leggere e magari a recensire! ^.^
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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 L'arrivo di alcune carte importanti
 

  
 
DRIIIN. DRIIIN!!!!!!!
 
Tiro fuori una mano da sotto le calde lenzuola che mi avvolgono per fermare lo scassante suono di quella maledetta sveglia che ormai suona come ogni giorno da circa 11 anni. Vado a tastoni sul comodino, la tocco e la getto per terra sicura che l'indomani sarà certamente risuscitata e accuratamente appoggiata dove era qualche attimo fa.
Che sfiga!!! Che tutte le sveglie possano essere maledette per l'infernale suono che producono!
Ritiro la mano e porto le coperte fin sopra la testa senza la minima voglia di alzarmi dal mio dolce giaciglio ma all'improvviso il rumore di una porta che sbatte, lo scalpiccio di alcuni passi e il suono delle persiane che si scontrano con il muro esterno della casa, mi fanno intuire che mia madre è entrata nella MIA camera.
Non faccio in tempo a formulare questo pensiero che sento lenzuola e coperte scivolare via dal mio corpo, istantaneamente l'aria fresca mi risveglia i sensi e una volta alzata mi trascino fino in bagno con gli occhi impastati dal sonno e un'andatura stile zombie.
Faccio una veloce doccia e mi soffermo a guardare il mio riflesso allo specchio: ciò che vedo è una normalissima ragazza di 17 anni, con una normale altezza di 1,70 m , un corpo abbastanza proporzionato, occhi di un comune ed insulso marrone, sinuosi boccoli castani fino a metà schiena.
Indosso i leggins in jeans, abbino sopra una lunga maglia bianca con una scritta rosa fluo al centro e calzo le mie inseparabili Converse bianche.
Matita nera sugli occhi e scendo in cucina a fare colazione, inizio a sgranocchiare qualche biscotto quando casualmente, grazie al cielo, volgo lo sguardo all'orologio appeso al muro.
Metto lo zaino sulla spalla e mi fiondo fuori casa diretta di corsa a scuola, per fortuna la strada non è molta.
 
"Please pay attention!".
Ed eccomi qui, nella mia 'adorata' classe durante l'ora di inglese, detto ironicamente si intende, figuriamoci se si può definire la scuola 'adorata', se poi si parla del liceo penso di avervi già detto tutto.
Finalmente suona la campanella, simbolo della bontà divina e ancora di salvezza per tutti gli studenti; non che io sia una lavativa, me la cavo abbastanza bene, ho un'invidiabile media dell'otto che a molti farebbe gola, ma la campanella rimane un melodioso suono di sollievo anche per me.
Esco dalla classe per la ricreazione quando mi sento tirare per un lembo della maglia, mi giro e mi ritrovo di fronte un bellissimo sorriso.
"Ehi Chiara! Non sai che notizia ho da darti! Hai presente i One Direction?", ecco lei è Beatrice una delle mie migliori amiche, la conosco dalla scuola elementare e vi posso assicurare che è una vera forza della natura.
 Il primo giorno di scuola elementare non conoscevo nessuno perché la mia famiglia si era da poco trasferita in questa nuova città, durante la pausa merenda mi ero accucciata in un angoletto mangiando tranquillamente il buon panino con la nutella che mi aveva preparato la mia dolce mamma.
Quando ho percepito che un'ombra era proiettata su di me ho alzato lo sguardo e ho visto una bambina che con un'aria un po' superiore mi ha detto: "Voglio assaggiare la tua merenda."
Io ero intimorita, non sapevo cosa fare, ho chiuso gli occhi e stretta forte la mia merenda fra le mani, non volevo che me la prendesse, la mia mamma l'aveva preparata per me...
"Lucrezia tornatene dalle tue false amiche e lascia stare Chiara!"
Vidi Lucrezia stringere occhi e mani, guardare di traverso la bambina che l'aveva ripresa, girarsi per poi andarsene.
La bambina che mi aveva aiutata mi tese la mano: "Ciao io sono Beatrice! Non ti preoccupare per quella, stai vicina a me e non ti succederà niente."
Titubante afferrai la sua mano, mi alzai in piedi, aggiustai il mio grembiulino a quadretti rossi e bianchi e le dissi un timido: "Grazie."
Lei ha iniziato a squadrarmi e mi ha fatto la domanda più semplice e infantile del mondo: "Vuoi diventare mia amica?".
Non sapevo cosa risponderle visto che non la conoscevo, ma qualcosa in lei mi ispirava fiducia, protezione e una richiesta di reciproco affetto.
Le ho fatto un piccolo sorriso ed ho annuito, lei ha ricambiato con un mega sorriso poi, cogliendomi di sorpresa, mi ha abbracciata.
Da quel giorno siamo diventate inseparabili, se si muove una si muove anche l'altra, se soffre una soffre anche l'altra, se è felice una è felice anche l'altra: entrambe dipendiamo l'una dall'altra, così come la terra gira e la luna le va dietro.  
Quante risate, quante lacrime, quanti segreti, quante passioni abbiamo condiviso e condividiamo!
Comunque ritornando alla domanda di sopra...
" Ehm... dovrei conoscere questi One cosi?"
" Ma come! Te ne parlo da non so quanto?!?! Ti ricordi quei cinque fighi anglo-irlandesi di cui ti ho fatto sentire tutte le canzoni?"
"Vagamente..."
"Chiara sei un caso perso!"
"Va bene sorvoliamo. Su raccontami."
"Sai che non passa giorno che io non mi tenga informata su di loro."
"Figurati se non lo so! Anche quando rimani tutto il giorno a casa mia, almeno una volta, devi attaccare il computer per sapere cosa hanno fatto o faranno!"
"Dunque ieri ho letto che passeranno la maggior parte dell'estate nella loro patria; i manager hanno detto che si sono meritati questa pausa di riposo dopo il loro strepitoso tour!"
"Ok, quindi...?"
"Niente è semplicemente una favolosa notizia!"
"Bene ora che lo so, mi potresti accompagnare in presidenza? Devo vedere se sono arrivate quelle carte per la vacanza-studio."
"Ok!"
Quindi ci avviamo verso la segreteria.
Per quanto riguarda le nostre passioni comuni, anche la musica è una di quelle, certo, non sono pazza di quei cinque ragazzi come Bea ma condividiamo altri interessi; tuttavia quella squinternata della mia migliore amica ha messo alcune delle loro canzoni nel mio Ipod, dicendomi che non potevano assolutamente mancare, per questo motivo mi capita che mentre ascolto la musica mi imbatta nei loro pezzi, senza mai prestare troppa attenzione ai testi è sottointeso.
 
"Buon giorno!"
"Buon giorno signorina Chiara! La stavo proprio cercando: oggi sono arrivati quei fogli che tanto attendeva, un momento che li prendo, eccoli a lei."
"Grazie. Arrivederci."
 
"Allora, Chiara, in quale parte dell'Inghilterra andrai quest'anno?"
"Da quello che è scritto in questi fogli, sarò ospitata da una famiglia londinese. C'è scritto che non hanno avuto altre esperienze di questo tipo, quindi per loro sarà la prima volta, ma hanno parecchi figli perciò non ci dovrebbero essere problemi."
"Non hai... paura? Cioè abiterai con degli sconosciuti che non sanno la tua lingua per circa un mese, aggiungi che sarai anche oltre mare..."
"A dire il vero non mi fa più molto effetto. Ormai sono quattro anni che passo un mese dell'estate in Inghilterra, è vero gli scorsi anni ero con altri coetanei, studiavo nel college e c'era un programma ben organizzato, ma fra un po' diventerò maggiorenne, la lingua la so quindi neanche mi serve più fare quel tipo di vacanza-studio.
Quest'anno sarà come abitare per un mese in terra straniera e sentirsi parte di un'altra cultura!
Comunque Bea, non sarà la stessa cosa senza di te, mi dispiace che i tuoi non ti lascino andare."
"No, no, no, cosa sono questi sensi di colpa verso di me?!?! Pensa alla tua estate, divertiti anche per me e telefonami almeno una volta al giorno, voglio sapere tutto di Londra, dei ragazzi che conoscerai e della famiglia che ti ospiterà.
E mi raccomando non fare cavolate, mi hai capita?" mi dice quella pervertita della mia amica ammiccandomi.
"Ma pensi sempre a certe cose?? Sei scandalosa!"
"E tu troppo pudica. Lasciati andare, datti alla pazza gioia, divertiti finché sei giovane!"
"E no è, anche la citazione dei One cosi no!"
"A proposito dei One Direction, magari sarai talmente fortunata da incontrarli per caso per le strade di Londra, così finalmente potresti capire perché li adoro così alla follia!"
"Ma perché hai in testa sempre e solo loro? E poi scusami ma secondo la probabilità statistica, la possibilità di incontrarli rasenta lo 0%."
"Ok, non mettere di mezzo la matematica che tanto lo sai che non ci capisco una mazza! Pessimista!"
"Sognatrice senza speranze!"
"Non è vero io nutro una grande speranza verso il mio sogno!"
"Cioè?"
"Quello di incontrarli!"
"Rettifico la mia analisi psicologica su di te: sei un caso perso di sognatrice senza speranze!"
"Anch'io ti voglio bene Chiara; ma ora ci conviene ritornare in classe, nonostante preferisca restare a parlare con te. Hai presente  quella megera impellicciata anche se ci sono 30° all'ombra che è comunemente definita prof di italiano? Mi dovrebbe interrogare per farmi recuperare il voto... quindi mi conviene, anzi ci conviene affrettarci."
"Questa volta hai ragione."
"Cosa?!?! Io ho sempre ragione!"
"Va be'... Andiamo!"
Così lascio cadere il discorso e ci avviamo in classe.
Essendo leggermente in ritardo l'insegnante ci guarda torva, ma immediatamente mi scuso e dico che eravamo in segreteria.
Delusa di non poterci fare una bella ramanzina ci manda a posto annuendo, poco dopo chiama sulla cattedra Bea e mentre lei viene interrogata io leggo più accuratamente quelle carte che sono il pass par tout per le mie favolose vacanze.
Noto il nome della famiglia che mi ospiterà: Tomlinson.
Non so come mai, ma mi suona familiare eppure è impossibile che io possa averlo sentito da qualche parte. 

   
 
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